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    AVVENTURA MAGAZINE 2023: I TRE BILL - VOTO: STATE SCHERZANDO?

    Soggetto e sceneggiatura: Gianluigi Bonelli
    Disegni: Giovanni Benvenuti, Roy D'Amy

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    Si tratta della ristampa delle storie dei Tre Bill. Sono i tre fratelli Bill: Sam (l'omone buono alla John Wayne), Black (il tipo oscuro che comanda)e Kid Bill (il ragazzo rubacuori), che avevano fatto la promessa a loro padre, sul letto di morte, che non avrebbero ucciso nessuno. Se non in casi eccezionali. Che accadono praticamente in ogni storia... :lol: :lol: :lol: Questo Almanacco, ovviamente, ha anche degli approfondimenti sui personaggi e sugli autori.

    LA REALIZZAZIONE DEI TRE BILL

    Ma perchè Gianluigi Bonelli ha fatto dei personaggi così strampalati? Bisogna sapere che, nei primi anni '50, Tex, per quanto fosse il personaggio di punta della casa editrice e l'unico che proseguiva senza problemi, era considerato troppo "adulto" dal pubblico, e quindi non vendeva tantissimo. Non si era ancora arrivati alle grandi tirature di copie vendute, che arriveranno alla fine degli anni '50 e negli anni '60-'70. All'inizio degli anni '50 Tex era considerato un fumettaccio violento, pieno di allusioni sessuali ed efferatezze.

    E' assai difficile capire questo oggi, ed è facile riderci sopra, dicendo che allora erano dei gran bacchettoni. Il fatto è che, in settant'anni, prima con la televisione (a quei tempi pochissimi l'avevano in casa), poi col computer, con internet e soprattutto coi i telefonini, si sono trasmessi, anno dopo anno, miliardi di messaggi sessuali ed efferatezze varie ad ogni clic di telefonino. E' impossibile pensare quale fosse allora il modo pulito di vivere e di pensare che avevano i nostri nonni o bisnonni. Adesso noi nipoti siamo letteralmente bombardati da messaggi che sono delle vere e proprie latrine, con la ferocia di una gatling messicana che spara a tutto volume tutto il giorno.

    I primi anni '50, invece, senza questo luridume di comunicazioni, erano un mondo ancora pulito, in cui non si vedeva di buon occhio ciò che faceva vedere esplicitamente il male. Siamo ancora lontani anni luce dagli orrori di Dario Argento o dai film pornografici che esploderanno tra dieci anni circa, trasformando le nuove generazioni in persone ciniche, disilluse e abituate alle oscenità a tutto spiano. Ma già si capiva che si stava andando in quella direzione, e che era purtroppo inarrestabile. Per questo tentarono di arginarla con le prime censure: nelle ristampe di Tex, e pure nelle storie nuove, la presenza di donnine discinte era calata sempre di più (per poi riprendere in futuro, ovviamente). Tuttavia, queste censure ebbero vita breve: era come fermare una tsunami.

    Altri personaggi, più "morigerati", a quei tempi vendevano di più: Capitan Miki e il Grande Blek, che divennero in breve tempo campioni di incassi del fumetto, surclassando Tex di diverse lunghezze. Il boom di Tex, infatti, era avvenuto per accumulazione successiva di nuovi lettori negli anni. A differenza degli altri fumetti, i suoi lettori hanno continuato a comprarlo anche da adulti.

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    Comunque, il successo di Miki e di Blek indussero la Bonelli a tentare di inserirsi nel filone del western più "per bambini" e umoristico, con personaggi come Il Piccolo Ranger e persino Zagor. E credo che, nelle intenzioni iniziali, I Tre Bill fossero un tentativo di andare in quella direzione: tre personaggi caratterizzati in maniera esagerata, con la faccia di attori del cinema, e che "non uccidevano".

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    TORNIAMO AI TRE BILL

    Il grosso problema di Tex era proprio il fatto che, all'epoca, prima delle censure, uccideva senza farsi tanti problemi. I Tre Bill, per la promessa fatta al padre in punto di morte, invece, non uccidevano: però, se andate a leggere le storie che scrisse Gianluigi Bonelli sui tre Bill, in pochissime pagine quel giuramento viene completamente dimenticato e le storie si fanno più truci e violente, presentando anche una versione molto romanzata del massacro di Little Big Horn. Segno che Bonelli non ce la faceva a scrivere storie alla Capitan Miki. :lol:

    Tra i tanti personaggi scritti da Gianluigi Bonelli, i tre Bill non sono certo i migliori: la caratterizzazione esageratamente monodimensionale (il belloccio, il forzuto, il cupo...), il giuramento (per quanto poi ignorato), i disegni poco convincenti di Benvenuti e Roy d'Amy non potevano sollevare una storia poco convinta.

    Anche i testi, per me, non sono al livello di quello che faceva Bonelli per Tex. Mi spiace, ma il mio giudizio è negativo: i Tre Bill non hanno superato il tempo. Disegni pessimi, personaggi macchietta, storie che non decollano. Passiamo al prossimo (ho preso ampi stralci di questa analisi da un'osservazione molto interessante di Diablero su Tex Forum)

    ZAGOR 700: "LA FORESTA DEI DESTINI INCROCIATI" - VOTO? MA PER FAVORE! =_=

    Soggetto e sceneggiatura: Giorgio Giusfredi
    Disegni: Alessandro Piccinelli

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    TRAMA

    La storia inizia con un flashback della prima storia di Zagor (la solita strizzatina negli occhi), in cui lo spirito con la scure incontra il cattivo Regan. Poi compare uno Zagor invecchiato che ha perso la memoria e che viene assistito da Cico. A frammenti, cerca di ricostruire quello che gli è successo. Dunque, dopo aver fatto pensa che ti pensa, ponza che ti riponza, gli sembra di ricordare che un tal Taika, che era un vecchio stregone di una tribù composta da indiani espulsi dai loro villaggi, avesse invitato Zagor nel loro accampamento.
    Ora, tra questi indiani mandati via a calci nel sedere dai loro rispettivi accampamenti (senza che se ne spieghi il perchè), un guerriero Huron, tal Bullsnake (ma che razza di nome sarebbe per un indiano? Toroserpente?) aveva sfidato Zagor per prendere il suo posto di spirito di Darkwood. Zagor vince, ma una sua ferita lo stordisce: infatti è stato avvelenato a tradimento. Viene portato dentro il rifugio di Taika, per curarlo. Ma Zagor ne esce invecchiato e rimbambito, mentre il vecchio stregone Taika ne esce ringiovanito, per magia. Quindi Taika diventa il nuovo sakem, o capo, della tribù.
    Ma era tutto un inganno: il Taika giovane era in realtà il figlio di Taika, che lui aveva nascosto. E lo Zagor invecchiato è in realtà Ben Greene, un trapper un pò suonato che si vestiva sempre da Zagor. Il vero Zagor, creduto morto per il veleno, era stato sepolto da Taika padre e figlio (sepolto? :huh: ), ma viene salvato da un tal Tolland, un gobbo un pò suonato che fa parte della comunità dei malati di mente di tal padre Bauer, tra i quali c'era anche Ben Greene. Il tal decerebrato Tolland, non so come, viene a sapere che Zagor è sepolto lì, tira fuori una pala e scava (e perchè?), poi lo estrae, gli dà un paio di colpetti, capisce che è vivo, lo prende per un braccio e lo trascina fino alla comunità di padre Bauer. Roba da fumetto comico di Serafino. :lol: :lol:
    Zagor comunque si riprende e le cose si rimettono a posto: i Taika padre e figlio vengono sconfitti; Bullsnake. che non sapeva niente del piano cretino di Taika, diventa il nuovo capo del villaggio. Ben Greene muore per difendere Zagor da un ultimo attacco velenoso da parte del Taika padre.

    COMMENTO

    Giorgio Giusfredi su Zagor ha realizzato solo il poco convincente Il signore dell’isola. Non capisco quindi perchè affidare a uno sceneggiatore esordiente una storia come quella per i 700 numeri di Zagor. :huh:

    Come si vede dal titolo, la storia si richiama a un romanzo di Italo Calvino: "Il castello dei destini incrociati". Quel libro era un'opera sperimentale, tipica dei lavori di Calvino, dove delle persone che raggiungono un castello sono state misteriosamente private dell'uso della parola e raccontano i loro eventi attraverso le carte dei tarocchi, aprendo così la strada a ogni possibile interpretazione, che varia anche a seconda dall'ordine in cui si guardano le carte. Una storia così può andare bene per Calvino, ma è pessima per un fumetto come quello di Zagor, che privilegia la narrazione normale. =_=

    Infatti è una storia che va avanti e indietro, pesantissima, con ripetuti flashback e scene oniriche che iniziano e finiscono senza far capire subito se sono oniriche o no. Questo richiedere uno sforzo al povero lettore che non capisce, e continua a non capire, quello che sta accadendo. Una storia da allucinazioni psichedeliche, insomma, proprio adatta per Zagor.

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    Un cosplayer di Zagor! Non ne vedo manco uno a Lucca! Posso farti una foto??? :lol:


    Inoltre, il soggetto non sta in piedi: il piano di Taika è fin troppo arzigogolato, ed è assurdo che Cico, che conosce Zagor da una vita, non solo non si rende conto che il tal Ben Greene non è Zagor. Ma scusate, il colore degli occhi? La struttura fisica? Il tipo di naso? E mille altri dettagli? Possibile che il tal Ben Greene sia TUTTO uguale a Zagor da vecchio? Una cosa inverosimile. Inoltre, com'è possibile che Cico non l'abbia mai visto prima? Zagor sì e Cico no? Tutti i trapper lo conoscevano, perchè era il famoso "tizio un pò suonato che si travestiva da Spirito con la Scure". Questo vecchio cosplayer rimbecillito lo conoscevano tutti da anni, e Cico non lo conosceva? :huh: Ridicolo. Oltre ad essere raccontato male, con una struttura che va avanti e indietro, non è convincente per nulla. Bocciato in pieno. =_=

    MARTIN MYSTERE 399: VOTO: SOPRASSEDIAMO
    Soggetto e sceneggiatura: Luca Barbieri
    Disegni: Marco Foderà

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    Mi spiace parlar male di una storia di Martin Mystere, proprio adesso, dopo la morte di Castelli (che riposi in pace). Ma qui parlo della storia e basta, che, tra l'altro, non è stata fatta da lui.

    Si tratta di una storia di pirati saraceni che attaccarono Genova nel 1559 (ordinaria amministrazione: i saraceni saccheggiavano da secoli sulle coste italiane, e pure tutte le altre. Ci volle la vittoria di Lepanto del 1571 per toglierceli dai piedi). Detti saraceni saccheggiarono pure il borgo ligure di Arenzano: uno dei pirati era interessato a una cosa che poi Martin Mystere, ai giorni nostri, scoprirà essere collegata con la solita storia di Atlantide e Mu.

    I disegni sono inguardabili, la storia si dimentica dopo cinque minuti, i personaggi non hanno personalità, la storia è breve perchè si dà spazio a: rubriche di Castelli, il nuovo capitolo del racconto di Andrea Carlo Cappi (“Zona Y”), una storia di Zio Boris e la nuova striscia dei Bonelli Kids. Quello che ho sempre desiderato da una vita.

    Le prime storie di Martin Mystere incollavano alla lettura perchè erano realizzate bene, con dei personaggi tridimensionali, trame coinvolgenti, ottimi dialoghi, disegni spesso belli. Castelli sapeva fare il suo mestiere. Adesso Martin è solo l'ombra di se stesso, non ha più nemmeno dei disegnatori validi. Speriamo che si riprenda...
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    ZAGOR 32-34: LA CASA DEL TERRORE (analisi di Ivan)
    (questa analisi è un approfondimento dell'analisi già realizzata da Ivan qui)

    Trama: Nolitta (Sergio Bonelli)
    Disegni: Gallieno Ferri
    Pagine: 135

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    La storia “La casa del terrore” di Guido Nolitta apparve per la prima volta negli Albi a strisce di Zagor, dal n. 8 al n. 12 (26 aprile-21 giugno 1967). Poi furono ristampati nell'edizione originale collana Zenith n. 83, 84, 85 (usciti nel 1968). Però i numeri reali di Zagor nella collana sono: 32, 33, 34. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancora oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, in questo caso 32, 33, 34.

    STORIA

    Il giovane Stanford, accompagnato dal detective Bat Batterton, Zagor e Cico va a trovare suo zio che vive in un maniero a Windy Cliff. Ma scopre che lo zio è morto e che la casa è infestata da un inquietante spettro di una donna morta da secoli...solo alla fine si scopre che è tutto un trucco da parte di un gruppo di criminali che usava il maniero come rifugio per gli evasi di prigione.

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    L'indimenticabile casa stregata Windy Cliff: il richiamo a "Cime tempestose" è evidente... ^_^



    COMMENTO DI IVAN

    Riletta e rivalutata al rialzo. Un classico sempreverde. Quest'episodio ha quasi 60 anni, eppure sono convinto che un giovane neo-zagoriano lo potrebbe leggere con lo stesso coinvolgimento emotivo che abbiamo provato noi leggendolo in tenera età. :lol:

    PREGI

    Il primo pregio riguarda la collana in generale, ovvero la conferma che Nolitta era un autore in crescita esponenziale, e che quindi le sue ultime buone storie non erano state solo un exploit fortuito. Il Sergione stava affinando il suo particolare stile, quello stile per cui il COME raccontare vale più del COSA raccontare.

    Anche in questo episodio, al di là di alcune forzature nel soggetto, la narrazione coinvolge a ritmo incalzante vignetta dopo vignetta, senza perdere un colpo. E questo è il segreto dei grandi raccontastorie: fare in modo che le (inevitabili) incongruenze di una storia scivolino via senza che il lettore ci dia peso.

    Questa è una delle prime incursioni di Nolitta nel genere horror (o meglio, falso horror). L'atmosfera “haunted house” è resa alla perfezione, e, fino alla scoperta che la bara di Nathaniel Stanford è vuota, tutto lascia credere che la casa sia davvero infestata da un'entità arcana.

    Le apparizioni “sovrannaturali” di Priscilla funzionano molto bene. In particolare, è geniale l'idea del fantoccio fatto comparire a mezz'aria fuori dalle finestre, che rende apparentemente inspiegabili le scomparse del “fantasma”.

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    Certo, i lettori moderni sono più smaliziati; negli horror sono abituati a ribaltamenti e contro-ribaltamenti delle premesse iniziali (in Dylan Dog è un cliché ormai inflazionato), ma negli anni '60 l'horror che infine si rivela un'abile messinscena era ancora una strategia narrativa di grande effetto. E Nolitta se la gioca bene.

    (In proposito, vorrei condividere un piccolo amarcord con gli amici zagoriani più anzianotti) :lol:
    Io ho letto questa storia a 6-7 anni su un albo unico (proprio LA CASA DEL TERRORE scritta rossa), quindi la fifa procuratami dall'atmosfera horror è durata solo una mezz'oretta, cioè fino a quando ho appreso che la faccenda del "fantasma" era tutta una messinscena. E ricordo di essere rimasto un po' deluso: infatti, mi piaceva l'idea di credere che, almeno nei miei amati fumetti, i fantasmi esistessero veramente...ma quella immediata rivelazione me l'aveva un po' castrata.

    Bisogna però considerare che questa storia era stata originariamente pensata per gli albetti a strisce, quindi i lettori che l'avevano letta in quel formato avevano dovuto trepidare per circa UN MESE prima di scoprire che si trattava di una macchinazione. E durante quel mese mi immagino la loro strizza di sera, per paura di un'apparizione di Priscilla nel buio della cameretta...Beati loro, sigh! (Della serie: quando bastava poco per emozionarsi.) :lol:

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    Tutta la saga della Casa del Terrore nei libretti settimanali di Zagor. ^_^


    Ben sfruttati Cico e Bat, la cui goffaggine fa da perfetto contraltare all'aura horror della vicenda. Da notare che i loro (numerosi) siparietti comici non intaccano minimamente l'atmosfera horror dell'episodio. Anche questo aspetto faceva parte della magia dello stile di Nolitta, che sapeva piazzare le gag nel modo giusto, ottenendo un mix equilibrato di Dramma & Commedia, introvabile in altri fumetti similari – e che rendeva Zagor un fumetto UNICO, nel pur vasto panorama editoriale dell'epoca. Oggi, purtroppo, Zagor non è più un "fumetto unico", e, secondo me, una delle cause principali del suo appiattimento è proprio la rottura di quel delicato equilibrio tra Dramma & Commedia che caratterizzava lo Zagor dei tempi di Guido Nolitta. :(

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    Mi sento di fare un approfondimento sull'utilizzo di Cico nelle storie di Nolitta. Anche qui, a margine delle consuete gag che esaltano i suoi tratti di mangione/pauroso/pigro/maldestro, Nolitta gli concede anche ruoli risolutivi all'interno della trama "seria"...ma svolti sempre alla maniera di Cico. Quindi, per salvare Zagor, che sta per essere ucciso da Annie, non irrompe nelle scuderie sparando come farebbe un Kit Carson, bensì fa cadere "per sbaglio" la ragazza sollevando la botola sotto i suoi piedi. Si ottiene lo stesso risultato (cioè salvare Zagor), ma seguendo le regole del "personaggio Cico".

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    Ecco; ora vorrei chiedere da quanto tempo non si vede più QUESTO modo di sfruttare Cico all'interno della narrazione. La mia sensazione è che il messicano sia percepito dalla maggioranza degli autori come una presenza-fastidio da accantonare con un pretesto qualsiasi, piuttosto che una risorsa aggiunta – come lo era ai tempi di Nolitta. =_=

    Tra le pieghe della storia, Nolitta coglie anche l'occasione per esprimere la sua opinione sulla caccia alle streghe (opinione che personalmente condivido in toto; le motivazioni "religiose" erano solo un pretesto di facciata per perseguitare persone scomode al potere politico dell'epoca). Il Sergione espone il tutto in modo semplice e diretto, senza né dilungarsi in spiegoni accademici, né lasciando punti in sospeso. Insomma, il numero di parole giusto affinché un concetto possa essere compreso al volo sia dai bambini che dagli adulti. Questa universalità di destinatari (sia bambini che adulti) era la formula vincente dello "stile Nolitta", non solo nei dialoghi ma anche nella semplicità delle trame e nella fluidità della narrazione.

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    L'impianto narrativo riguardante le evasioni è, invero, un po' forzato (un tunnel naturale che per caso finisce proprio sotto il forte, scoperto per caso da una famiglia di banditi in fuga, che per caso aveva scelto casa Stanford come suo temporaneo rifugio, che per caso aveva fama di casa stregata, e sempre per caso Landon incontra un suo vecchio conoscente nel carcere del forte...), ma se si sorvola sulla fortunosità di questa serie di circostanze, sono tutti elementi organizzati tra loro in modo lineare.

    Il personaggio di Priscilla/Annie è affascinante anche in versione “umana”: bella, scaltra, spietata, manesca...e pure pianista e lanciatrice di coltelli. Da sposare. :lol:

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    Struggente la fine di David che, ferito a morte, arranca verso i prigionieri con l'intento di ucciderli per proteggere la sua famiglia. Pur legato, Zagor riesce comunque a guadagnare abbastanza tempo per sfinire il moribondo. Si tratta di una tipica sequenza "allungabrodo" (narrativamente, infatti, si poteva far morire David subito durante l'assalto dei paesani) ma di grande intensità emotiva per il suo svolgimento. Lo stato di sofferenza di David è comunicato molto bene, e devo dire che un po' mi è dispiaciuto per lui, perché tutto sommato era un personaggio che mi stava simpatico. :lol:

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    Nolitta conclude la vicenda con un finale dolceamaro: pur avendo risolto il mistero e sgominata la famiglia Landon, Zagor non riesce ad impedire la distruzione di Casa Stanford. Una nota di tristezza per evitare un happy ending completo che forse avrebbe stonato con le atmosfere presentate nella prima parte della storia.

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    DIFETTI

    Non si nota immediatamente, ma c'è una perplessità che riguarda la presenza di un maggiordomo in Casa Stanford. In teoria, il suo padrone è morto da tempo, nessuno lo paga per le sue mansioni...quindi cosa ci sta ancora a fare a casa Stanford? :huh: In pratica, è un occupante abusivo, ma nessuno dei nuovi arrivati si preoccupa di chiedersi il motivo per cui si trova ancora lì; lo accettano e basta (come lo accettiamo noi lettori). :lol:

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    Mi è parso un po' gratuito l'attacco dei paesani contro Casa Stanford. Intendo dire: la maledizione aleggia da vari decenni...e tutt'ad un tratto, i timorosi abitanti di Lafayette si trasformano in leoni proprio nel momento in cui, casualmente, Zagor si trova in pericolo di vita. Questa improvvisa spavalderia sa più di pretesto buttato lì da Nolitta per cavare d'impaccio Zagor & C. (Comunque, narrativamente è funzionale.)

    Una piccola incongruenza nei dialoghi: la falsa Priscilla viene chiamata a più riprese sia “Marta” che “Annie” (Ok, facciamo finta che il suo nome sia “Annie Marta” e buona così.) :lol:

    DISEGNI

    Ferri dimostra di trovarsi pienamente a suo agio con le atmosfere tenebrose. La sua Priscilla è davvero inquietante. Ed anche David è una perfetta riproduzione dell'Uncle Creepy di Reed Crandall.

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    Una menzione particolare per la prima vignetta in cui appare la lugubre casa di Windy Cliff:

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    Storia: 8
    Disegni: 9
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    ZAGOR 693: VENDETTA SEMINOLE - VOTO: LASCIAMO PERDERE, RAGAZZI.

    Soggetto e sceneggiatura: Jacopo Rauch
    Disegni: Domenico e Stefano Di Vitto

    ZZ


    Non sono riuscito ad andare oltre il primo numero. La storia è troppo noiosa, non mi ha coinvolto. Più che una storia, è un compitino fatto per completare una storia realizzata nel 1972-73, cioè di cinquant'anni fa: la famosa "Libertà o morte", di cui ha parlato anche Ivan, e che parla della drammatica storia di Manetola e dei Seminoles. Ma siamo lontani anni luce dalla tensione narrativa di quella storia: questa è talmente noiosa che dopo il primo numero non sono più andato avanti. I disegni, inoltre, sono troppo legnosi e non coinvolgono. I personaggi parlano troppo: ci sono persino ben due flashback sulla morte di Manetola in questo numero soltanto, tanto per far capire bene a noi lettori tonti in che modo che era stato ammazzato. Anche gli utenti dei forum su Zagor sono rimasti perplessi.
    OK, si è avuta la vendetta contro il malvagio Hazon, l'assassino di Manetola (mi è stato detto questo per interposta persona), ma era talmente telefonata da non dare nessuna emozione. Fredrick Hazon ha avuto una bella ripassata da Zagor, per poi essere giustiziato da Chaka, il figlio di Manetola, e gli schiavi Seminoles sono stati liberati. Prevedibile e telefonato.
    Si trattava, in sostanza - almeno per me - di un'operazione commerciale per attirare gli appassionati che lessero quella storia di Manetola e ne rimasero colpiti. Perchè dargli il voto? Non è neanche una storia, è un seguito che non mi ha detto nulla. Non basta certo la presenza di Satko o del presunto figlio di Manetola per alzare l'asticella di gradimento.

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    Mi spiace, ma i disegni di Di Vitto non mi coinvolgono. Troppo statici. =_=


    Inoltre, è necessario chiarire una cosa: non ha senso dire "non puoi giudicare una storia solo dopo aver letto l'inizio: la devi leggere tutta, per poterla poi commentare". Non è così: come quando si assaggia un piatto, basta la prima porzione, il primo cucchiaio, la prima forchettata, per capire subito se il piatto è buono. Stesso discorso per il vino. Chiedetelo a ogni buongustaio. Non è necessario leggere tutta la storia per vedere se poi diventa una storia buona. Una storia buona ti cattura subito sin dall'inizio, non ha bisogno di una falsa misericordia tipo: "Ma dai, aspetta, vediamo un pò, magari poi migliora". Una storia è bella o brutta sin dalle prime pagine. Non c'è bisogno di leggere pedissequamente tutto dall'inizio alla fine, come non si può mangiare tutto un piatto che sembra già cattivo: alla fine hai solo mal di pancia. Potete essere d'accordo con me o no, ma io la vedo così.

    Riporto qui anche le osservazioni fatte da Ivan su questo sequel della saga di Manetola:

    Pare che sia in programmazione un ritorno di Zagor a Britannia (il commento è stato fatto un anno prima della pubblicazione). Al di là del fatto che possa magari essere una buona storia, mi permetto qualche perplessità sul progetto in sé. In primis, do per scontato un esito "positivo" della vicenda. Per logica narrativa, è troppo improbabile che Zagor subisca una seconda mazzata sullo stesso campo di battaglia. E ciò innesca la mia seconda perplessità: che un sequel comporta quasi inevitabilmente una "correzione" della sensazione emotiva lasciata dal suo capostipite. L'intensità emotiva di "Libertà o morte" è un ricordo che noi zagoriani ci porteremo nel cuore: la struggente morte di Manetola, lo sterminio dei Seminoles rimasto impunito, la sconfitta storica di Zagor...e va benissimo così com'è! Nessuno chiede che a distanza di 50 anni ci venga modificato questo ricordo, per amaro che sia. A parer mio Britannia andava lasciata nel limbo della memoria (e questo, ripeto, indipendentemente dalla qualità della futura storia; è proprio il progetto in sé che mi fa storcere il naso). Per me la vicenda di Britannia inizia e finisce definitivamente con "Libertà o morte": non desidero conoscere elementi aggiunti a posteriori che possano intaccare il ricordo che conservo di essa. Augh, ho detto.

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    Zagor contro Hazon, il responsabile della morte di Manetola.



    COMMISSARIO RICCIARDI "PER MANO MIA" - VOTO: NON MI E' PIACIUTO

    Soggetto: Maurizio de Giovanni
    Sceneggiatura: Claudio Falco
    Disegni: Daniele Bigliardo

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    Ricciardi l'impassibile. Alla faccia di Clint Eastwood, di cui dicevano che aveva due sole espressioni: col cappello e senza cappello...


    "Il commissario Ricciardi" è una serie di romanzi gialli ambientati nella Napoli degli anni 30, realizzati da Maurizio de Giovanni, scrittore, sceneggiatore e drammaturgo. Da questa serie è stata tratta una versione televisiva in due stagioni, trasmessa nel 2021 e nel 2023. La Bonelli ne ha fatto una serie a fumetti in versione libreria e in versione formato classico.

    Il protagonista di queste storie è Luigi Alfredo Ricciardi, commissario di polizia di Napoli: come ho detto, sono ambientate negli anni Trenta, quindi nel periodo del ventennio fascista. Ricciardi ha delle capacità extrasensoriali: può percepire le ultime parole pensate o dette dai fantasmi delle vittime di morte violenta, che si manifestano con un'immagine evanescente nei luoghi del decesso, e sono visibili solo a lui.

    Mi hanno regalato questo libro, e quindi l'ho letto, anche se non mi piacciono le storie gialle mescolate col soprannaturale e con l'horror. Per me è un controsenso: a parte il fatto che detesto l'horror, il soprannaturale nei gialli - che sono esercizi di sola deduzione - non ci può stare. Ma a volte fanno queste "variazioni sul tema".

    In questa storia, siamo a Natale del 1932, e siamo a Napoli, ovviamente. Emanuele Garofalo e sua moglie sono stati trovati uccisi in modo bruitale, proprio davanti al loro presepe che stavano preparando nella loro casa. Garofalo era un funzionario fascista che gestiva l'attività del porto e Ricciardi scopre diverse storie di tangenti e corruzioni gestite dall'esimio Garofalo: quindi è possibile che il colpevole sia stato uno dei tanti ricattati da lui. Come sottotrama, che non c'entra niente con la storia ma dà un pò di pepe alla vicenda, abbiamo l'aiutante di Ricciardi, il brigadiere Malone, che vuole trovare l'assassino di suo figlio e, forse farsi giustizia da solo. Intanto, Ricciardi, anche grazie alle sue "apparizioni" (che sono sempre sanguinolente e macabre, allegria ragazzi!), che vede solo lui, indaga sulle ultime parole che avevano detto le vittime prima di morire: cosa che lo porta a tutta un'altra strada.

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    Dylan Dog ha fatto scuola.


    I disegni sono molto accurati e la storia si sviluppa bene, ma il tono anticristiano si vede sin da subito (infatti l'autore, De Giovanni, è dichiaratamente ateo). Non è solo a causa della presenza dei fantasmi che Ricciardi vede (non esistono i fantasmi nella fede cristiana), ma si nota anche con l'atteggiamento superficiale del protagonista verso il cristianesimo, visto solo come una sorta di fanatismo religioso e un pò stupidotto, senza alcun vero significato, al quale guardare con compatimento chi lo segue (infatti, i titoli dei romanzi di Ricciardi la dicono lunga: per esempio, Inferno per il commissario Ricciardi, Nessuna resurrezione per il commissario Ricciardi)

    La ciliegina sulla torta è la scoperta dell'assassino di questa storia, che
    è ovviamente Suor Veronica: una pazza suora cattolica, con le mani fredde e appiccicose: untuosa, fanatica e ipocrita, voleva fare giustizia con le sue mani contro i due perchè era innamorata da giovane della vittima e perchè sì
    : e questo la dice lunga sul modo di pensare dell'autore.

    Oltre a questa opera, De Giovanni ha realizzato anche la serie poliziesca "I bastardi di Pizzofalcone", ambientata nella Napoli dei giorni nostri: ha avuto anch'essa una versione televisiva. Inoltre, la Bonelli ne ha fatto un fumetto in versione canina, con tutti i personaggi con la testa di cane, in genere. I poliziotti sono tutti personaggi divorziati con rapporti passionali nascoste; oppure non hanno più buoni rapporti con la moglie; inoltre, ci sono anche dei personaggi omosessuali che poi si sposano pubblicamente. Insomma, il solito tran tran del politicamente corretto. =_=
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    PARADISO CANTO 13 - QUARTO CIELO DEL SOLE - TOMMASO D'AQUINO SPIEGA LA QUESTIONE DI SALOMONE

    Re-Salomone
    La Regina di Saba incontra Re Salomone


    GLI SPIRITI SAPIENTI E LE STELLE IN CIELO

    Dante cerca di descrivere adeguatamente il movimento rotatorio delle due corone di spiriti sapienti, composte ciascuno dai dodici spiriti di cui abbiamo parlato finora. Per farlo, invita il lettore a immaginare le quindici stelle più splendenti della volta celeste. Infatti, le stelle di prima grandezza, ufficialmente conosciute a quei tempi, erano quindici, descritte nell'Almagesto di Tolomeo1. Poi aggiunge le sette stelle dell'Orsa Maggiore, che, che essendo una costellazione circumpolare, non tramonta mai e resta sempre nel polo artico (e con queste siamo arrivati a 22 stelle):

    imagini quel carro a cu’ il seno (immagini poi il Carro dell'Orsa Maggiore,)
    basta del nostro cielo e notte e giorno, (a cui lo spazio del nostro polo è sufficiente per il moto diurno e notturno,)
    sì ch’al volger del temo non vien meno; (cosicché al volgere del suo timone non tramonta mai;)

    Infine, Dante aggiunge le due stelle, più basse, dell'Orsa Minore. Il poeta descrive la costellazione dell'Orsa Minore come se fosse un corno, la cui punta coincide con la Stella Polare, mentre la parte bassa (la bocca del corno) è formata appunto dalle due stelle più basse dell'Orsa Minore. La Stella Polare si trova sull'asse sulla quale Dante immagina che ruoti il Primo Mobile (cioè il Nono Cielo, sotto cui stanno tutti gli altri Cieli che Dante sta attraversando adesso. Ricordiamo che ora è nel Quarto Cielo del Sole, dedicato agli Spiriti Sapienti. Sopra il Primo Mobile c'è l'Empireo, o Cielo Immobile, in cui c'è la Presenza di Dio):

    imagini la bocca di quel corno (immagini la parte bassa di quel corno (l'Orsa Minore)
    che si comincia in punta de lo stelo (che ha il vertice nella punta (la Stella Polare) dell'asse)
    a cui la prima rota va dintorno, (attorno a cui ruota il Primo Mobile ("prima rota")

    Abbiamo così in tutto 24 stelle, come i 24 beati delle due corone. Dante paragona queste stelle a quelle in cui Arianna, la figlia di Minosse ("Minoi" lo chiama il poeta), si era trasformata dopo la sua morte. Sembra che Dante abbia letto un'altra versione di Arianna. oggi perduta, perchè, nel mito attualmente conosciuto, Arianna, dopo essere stata abbandonata da Teseo, fu presa in sposa dal dio Dioniso. Per le nozze, Dioniso fece dono ad Arianna di un diadema d'oro creato da Efesto che, lanciato in cielo, andò a formare la costellazione della Corona Boreale (una costellazione del Nord). Invece, nella versione letta da Dante, è la stessa Arianna a trasformarsi in una costellazione dopo la morte.

    Se queste ventiquattro stelle, continua il poeta, formassero due corone concentriche che ruotano una in senso opposto rispetto all'altra, esse darebbero un'immagine sbiadita delle due corone di beati che danzano e cantano davanti agli occhi di Dante e Beatrice. Infatti, quello spettacolo trascende a tal punto le cose del mondo ("ch’è tanto di là da nostra usanza"), quanto lo è lo scorrere lento della Chiana (fiume della Toscana: ai tempi di Dante, si impaludava nella Val di Chiana, ricordata come luogo di malaria, e scorreva lentissimo).

    Il canto intonato dai beati non inneggia agli dei Bacco o Apollo, ma alla Trinità e alla duplice natura di Cristo, umana e divina:

    Lì si cantò non Bacco, non Peana, (Lì non si inneggiava agli dei Bacco o Apollo ("peana" significa inno in onore di Apollo, quindi per associazione indica Apollo stesso)
    ma tre persone in divina natura, (ma alle tre persone della Trinità)
    e in una persona essa e l’umana. (e alla duplice natura di Cristo, divina e umana.)

    Il canto e la danza dei beati nelle due corone viene completato, poi si fermano gioiosi e ansiosi di risolvere gli altri dubbi di Dante.

    SAN TOMMASO D'AQUINO RIPRENDE LA PAROLA

    Il silenzio felice dei beati è interrotto da san Tommaso d'Aquino, che, poco prima, aveva raccontato a Dante la vita di san Francesco (Canto 11). E inizia dicendo che, dopo aver risolto, sempre nel Canto 11, il primo dubbio di Dante relativo ai Domenicani ("l’una paglia è trita" e "la sua semenza è già riposta": cioè ha risolto il primo dubbio, "paglia", di Dante e l'ha messo via), ora è pronto a sciogliere l'altro dubbio, come gli dice l'amore di Dio ("dolce amor l'invita"). L'altro dubbio riguardava la frase di San Tommaso d'Aquino su Salomone, che il beato aveva dichiarato essere l'uomo più saggio mai vissuto. Si veda il Canto 10, quarta parte:

    entro v’è l’alta mente u’ sì profondo (dentro vi è l'alta mente dove fu infuso un sapere così profondo,)
    saver fu messo, che, se ‘l vero è vero (che, se le Scritture dicono il vero,)
    a veder tanto non surse il secondo. (non ci fu un uomo più saggio di lui (Salomone).

    Eppure, alla fine della sua vita, Salomone era finito male, seguendo donne straniere che adoravano altri dei. Per cui è necessaria una spiegazione. Tommaso d'Aquino inizia a farla, dicendo che Dante è convinto che in Adamo, dalla cui costola è stata creata Eva, e in Cristo, che morendo sulla croce redense l'umanità del peccato originale, sia stata infusa da Dio la massima sapienza consentita a un uomo. Si tratta della scienza infusa, cioè il conoscere ogni cosa.

    Tra l'altro, Dante confronta il peccato originale di Adamo e di Eva con la salvezza di Cristo:

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    Gesù Cristo, con Adamo ed Eva.


    Tu credi che nel petto onde la costa (Tu credi che nel petto (di Adamo), da dove fu presa la costola)
    si trasse per formar la bella guancia (per creare la bella guancia (di Eva)
    il cui palato a tutto ‘l mondo costa, (il cui palato è costato all'umanità il peccato originale (per aver gustato il frutto proibito),

    e in quel che, forato da la lancia, (e nel petto di Cristo che, trafitto dalla lancia)
    e prima e poscia tanto sodisfece, (redense tutti gli uomini vissuti prima e dopo)
    che d’ogne colpa vince la bilancia, (dallo stesso peccato originale,)

    quantunque a la natura umana lece (fu infusa tutta la sapienza ("lume")
    aver di lume, tutto fosse infuso (che è lecita ("lece") alla natura umana)
    da quel valor che l’uno e l’altro fece; (da Dio stesso ("quel valor") che creò l'uno e l'altro)

    Questo aveva suscitato il dubbio di Dante, visto che Tommaso aveva detto che nessun uomo è mai stato più saggio di Salomone. E Adamo allora? Il beato invita Dante ad ascoltare con attenzione il suo ragionamento, che gli spiegherà in che modo ciò che lui aveva detto e ciò che Dante crede sono parte della stessa verità. Da notare, en passant, che Dante dice chiaramente che il sacrificio di Cristo ha redento tutti gli uomini vissuti prima e dopo di lui: non solo quelli dopo, ma anche quelli prima. E' un aspetto che è stato spesso trascurato: il sacrificio di Cristo, infatti, anche se è avvenuto nel tempo, nello stesso tempo trascende il tempo.

    TOMMASO SPIEGA LA SAPIENZA DI SALOMONE

    Tommaso risponde a Dante, dicendo che quello che il poeta crede (cioè che Adamo e Cristo abbiano avuto entrambi la Scienza Infusa, cioè il conoscere ogni cosa) coincide con quello che ha detto lui su Salomone (che cioè nessun uomo fu più saggio di lui), perchè fanno parte della stessa verità ("il tuo credere e ‘l mio dire / nel vero farsi come centro in tondo": cioè, le due affermazioni fanno parte della stessa verità, come tutti i punti del cerchio sono alla stessa distanza dal centro), ed ora glielo spiegherà.

    Per prima cosa, inizia, devi sapere che tutte le cose incorruttibili ("ciò che non more") e corruttibili ("ciò che può morire") sono riflesso della Trinità. Qui Dante dà una descrizione perfetta della Trinità: il Figlio è l'Idea che viene dal Padre. "Idea", cioè "Logos" (Ragione), "Parola", "Verbo": come dice il Vangelo di San Giovanni proprio all'inizio, "In principio era il Verbo, e il Verbo era Dio, e il Verbo era presso Dio". Il Figlio è generato dal Padre attraverso l'Amore, cioè lo Spirito Santo. Leggete qua la sintesi di Dante, che ha dell'incredibile: parla della Trinità in due sole terzine di un poema! Ecco la prima terzina:

    Ciò che non more e ciò che può morire (Ciò che è incorruttibile e ciò che è corruttibile)
    non è se non splendor di quella idea (non è altro che riflesso di quell'Idea (il Figlio)
    che partorisce, amando, il nostro Sire; (che il nostro Signore ("Sire": il Padre), amando, genera con lo Spirito Santo; )

    Poi la seconda, in cui parla del Figlio, detto "viva luce" che procede ("si mea": è un latinismo, da "meare", cioè "passare", "derivare") dal Padre. Il Padre, a sua volta, è indicato come "suo lucente": infatti, il termine significa "che emana luce". Inoltre, sono inscindibili : il Padre, il "lucente", non si separa dal Figlio, "viva luce", nè dall'amore che c'è tra loro due, cioè lo Spirito Santo, chiamato da Dante "l'amor che a lor s'intrea". Cioè, lo Spirito Santo è l'Amore che si inserisce tra loro due: "s'intrea" è un neologismo, cioè una parola inventata ad Dante per esprimere un concetto non spiegabile con altre parole. "Intreare" significa proprio "porsi come terzo elemento accanto ad altri due".

    ché quella viva luce che sì mea (perché quella viva luce (il Figlio) che promana (o procede)
    dal suo lucente, che non si disuna (da chi la genera (il Padre, "suo lucente"), che non si disunisce)
    da lui né da l’amor ch’a lor s’intrea, (da Lui né dallo Spirito Santo che si inserisce come terzo fra Loro)

    Ora, la Trinità, questa viva luce, manda i suoi raggi, che vengono raccolti nei Nove Cori Angelici. Qui non bisogna fare confusione: questi non sono i Nove Cieli del Paradiso, ma sono le Nove Gerarchie Angeliche, presenti nell'Empireo, il punto più alto del Paradiso, dove è presente Dio (vedere lo schema qui). I Nove Cori Angelici sono chiamati da Dante le "nove sussistenze", cioè le nove "esistenze": esistono infatti in modo direttamente dipendente da Dio. La luce della Trinità manda i suoi raggi nei Nove Cori Angelici, senza mai perdere la sua unità. Da qui scende più in basso, di Cielo in Cielo ("di atto in atto": ogni Cielo è un "atto", un'azione, perchè tutti i Cieli sono in movimento, a differenza dell'Empireo), fino alle "ultime potenze", cioè gli elementi dei mondo sublunare e materiale: il nostro mondo, insomma. La luce divina si riduce al punto da fare cose effimere, dette "brevi contingenze", attraverso i movimenti dei Cieli: cose effimere con seme (viventi) o senza seme (i non viventi o inanimati).

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    La Creazione di Michelangelo.


    Ora, la materia delle cose create e l'influsso dei Cieli non sono identici (cioè, la grazia divina non è uguale per tutti: se no, saremmo tutti fatti con lo stampino). Quindi la materia riflette più o meno la luce dell'idea divina, a seconda dei casi. Per esempio, due peri possono dare delle pere buone o meno buone. E gli uomini, pur essendo uguali, nascono con indole diversa ("diverso ingegno", dice Dante). Se la materia creata fosse la migliore possibile, e l'influsso astrale fosse nella migliore condizione, allora l'essere creato - in questo caso, l'uomo - rifletterebbe tutta la luce divina. Ma questo non avviene mai, perché la natura che genera è imperfetta, a causa del peccato originale: è simile a un artista che realizza la sua opera con mano tremante.

    Se lo Spirito Santo, però, imprimesse direttamente la luce della potenza divina, allora la cosa creata - l'uomo, in questo caso ("cosa" non nel senso di "oggetto", ma di "concetto", "essenza") - sarebbe pienamente perfetta. E in questo modo, all'inizio, la Terra fu creata, degna di tutta la perfezione degli esseri animati, compreso Adamo. Pure in questo modo la Vergine fu resa incinta di Cristo, Dio fatto uomo. Ecco come Dante esprime questo confronto:

    Così fu fatta già la terra degna (Così la Terra fu creata degna)
    di tutta l’animal perfezione; (di tutta la perfezione degli esseri animati (quando fu creato Adamo; "animal" nel senso di "esseri animati", non di "animale")
    così fu fatta la Vergine pregna; (così la Vergine fu resa incinta di Cristo-uomo; )

    Quindi, conclude San Tommaso, il pensiero di Dante circa la somma perfezione della conoscenza di Adamo e di Gesù è corretto. Oltre ad Adamo, anche Eva, ovviamente, aveva la scienza infusa: ma Dante si riferisce ad Adamo come ai "progenitori", quindi parlava di Adamo ed Eva, insieme.

    Tommaso d' Aquino anticipa l'obiezione del poeta, cioè: come fu possibile, allora, che la sapienza di Salomone, come lui ha detto, fosse senza pari, come lo era quella di Adamo e Gesù? Salomone non aveva la scienza infusa come loro. Eppure San Tommaso, dalle sue parole, sembrerebbe dire il contrario.

    Tommaso invita Dante a riflettere: chi era Salomone? Un re. E Dio gli apparve in sogno, invitandolo a chiedergli cosa volesse da lui (Primo libro dei Re, capitolo 3, versetti 4-12). Ora, essendo re, Salomone gli chiese la saggezza necessaria a governare con giustizia. Non aveva chiesto la sapienza in quanto tale (cioè, appunto, la scienza infusa), al fine di conoscere i problemi insolubili per la mente umana.

    A questo proposito, Tommaso ne elenca quattro, di problemi insolubili: uno di natura teologica, uno di natura logica, uno di natura filosofica/metafisica e uno di natura geometrica:

    1) Quale sia il numero degli angeli. E' un numero talmente sterminato che è impossibile contarli.

    2) Un problema di logica aristotelica: se una premessa necessaria (cioè una premessa che non può essere altrimenti, che deve essere fatta così) e una premessa contingente (cioè non necessaria, solo possibile), insieme, hanno mai prodotto una conseguenza necessaria? (cioè una conseguenza che non può essere altrimenti, che deve essere così). So che è complicato da seguire: è pura filosofia. Questo, comunque, è un problema filosofico di base, su cui si era molto riflettuto nell'antichità e nel Medioevo, senza mai trovare una risposta soddisfacente. Nemmeno adesso si ha una risposta.

    3) Il problema dell'esistenza di un primo moto, non generato da un altro moto. Infatti, ogni movimento è regolato da un altro movimento che è stato fatto prima: per esempio, per abbassare una cosa, la devi prima alzare. Qui si parla invece di un moto che avviene da solo, senza alcun'azione precedente: è il concetto di Primo Mobile, cioè Dio.

    4) Il problema se in un semicerchio si può inscrivere un triangolo non rettangolo. Infatti, qualsiasi triangolo inscritto in un semicerchio (e quindi coi vertici che coincidono col semicerchio) è sempre un triangolo rettangolo, la cui ipotenusa coincide con il diametro della semicirconferenza. Non ci sono altre soluzioni: ma qui si reputa possibile un'alternativa, che per logica non dovrebbe esserci.

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    Questi esempi mostrano quanto fosse elevato il pensiero nel "buio" Medioevo: oggi neanche a scuola si capisce di cosa si sta parlando, se si presentano questi casi.

    Riassumendo, Salomone voleva solo quella sapienza necessaria a ricoprire il suo ruolo di sovrano. Quando Tommaso aveva detto che non c'era stato un uomo più saggio di lui, lui si riferiva in rapporto a tutti gli altri re, non a tutti gli altri uomini: infatti i re sono molti, ma pochi di questi sono saggi e giusti. Quindi l'affermazione di Tommaso non è in contraddizione con quanto Dante crede, riguardo alla sapienza di Adamo e Cristo.

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    Salomone chiede a Dio la sapienza necessaria per essere un buon re.


    MONITO DI TOMMASO A NON DARE GIUDIZI PRECIPITOSI

    Quanto detto da Tommaso deve indurre Dante - e ogni uomo - a usare i piedi di piombo, quando si giudica su una questione che non è ovvia. Infatti, l'uomo stolto si lascia andare a giudizi affrettati su ciò che non conosce. Poi l'opinione corrente lo porta a conclusioni errate, poi l'amore per la sua tesi gli impedisce di riconsiderare la sua idea sbagliata. E quindi gli impedisce di riflettere per conto suo: un errore frequentissimo oggi, in un tempo di mass media imperante. Chi va a cercare la verità - continua San Tommaso - e non ne è capace, cioè non ne ha i mezzi perchè non riflette davvero e non ha delle vere guide, ma ha come guida solo l'opinione comune - lascia la riva, cioè fa la sua "analisi" inutilmente, e con proprio danno, perchè raggiunge così delle conclusioni sbagliate, di cui però è sicurissimo. Questa è l'ottusità.

    Questo errore si vede, continua San Tommaso, nei filosofi come:
    - Parmenide (V sec. a.C.) sostenitore dell'esistenza del solo visibile, l'Essere, visto come l'unica realtà possibile e necessaria. Quindi rifiuta l'aldilà perchè non visibile. Inoltre, rifiuta il concetto di essere che nasce dal nulla, che invece è proprio quello che accade nella Genesi, in cui Dio crea dal nulla.
    - Melisso di Samo (metà V sec. a.C.), discepolo di Parmenide. Approfondisce la filosofia del maestro, aggiungendo che l'Essere è infinito (invece è finito: anche l'universo, per quanto grande, ha una fine). In pratica, si tratta di una divinizzazione del creato.
    - Brisone di Eraclea. Discepolo di Socrate, tentò di risolvere la quadratura del cerchio, una cosa di per sè impossibile.

    Lo stesso errore commisero anche famosi eretici come Sabellio (autore di una dottrina che negava la Trinità) e Ario (negava la natura divina di Cristo), che deformarono con le loro false dottrine la verità delle Scritture.

    Gli uomini non devono essere precipitosi nel giudicare, conclude San Tommaso, come colui che pensa che il grano sia già maturo anche se non lo è ancora: spesso un pruno rinsecchito in inverno fa sbocciare i suoi fiori a primavera. Oppure, una nave può percorrere speditamente la sua rotta, però può naufragare in vista del porto (tipo il Titanic...). E conclude: non si creda del destino eterno di un uomo che ruba e di uno che fa pie offerte: infatti il primo può redimersi e salvarsi, il secondo può peccare e finire dannato.

    Non creda donna Berta e ser Martino, (Non credano donna Berta e ser Martino)
    per vedere un furare, altro offerere, (che, se vedono un uomo che ruba e un altro che fa pie offerte,)
    vederli dentro al consiglio divino; (essi siano già giudicati da Dio;)

    ché quel può surgere, e quel può cadere». (infatti il primo può salvarsi, l'altro può finire dannato».)

    Donna Berta e Ser Martino sono dei nomi convenzionali di uso assai frequente nel Medioevo: indicano delle persone qualunque, come i nostri Tizio e Caio. I titoli "donna" e "ser" vogliono forse indicare saccenteria presuntuosa.

    COMMENTO

    Questo Canto costituisce una parentesi, o approfondimento (come il Canto 2, che parlava delle macchie lunari; i Canti 4 e 5, che parlavano di Platone e del problema di fare dei voti davanti a Dio; e il Canto 7, che parlava della crocifissione di Gesù e del problema ebraico), essendo dedicato soprattutto al problema della sapienza di Salomone. Può sembrare un argomento ozioso e di scarso interesse anche per i contemporanei del poeta: ma, in realtà, Dante affronta la questione assai più delicata dei limiti della sapienza umana rispetto al giudizio divino, che, da un lato, si collega al suo «traviamento» intellettuale di cui si è già parlato, dall'altro anticipa il grande tema della giustizia divina, di cui si parlerà nel Cielo di Giove.

    Il Canto si apre con la descrizione delle due corone di spiriti che ruotano in senso opposto: per descriverli, Dante ricorre a una similitudine tratta dall'ambito astronomico: il lettore provi a immaginare le quindici stelle più lucenti del cielo, più le sette dell'Orsa Maggiore e le due più basse dell'Orsa Minore (24 in tutto) che formino per assurdo due corone concentriche, e avrà solo una pallida idea del meraviglioso spettacolo cui lui ha assistito nel Cielo del Sole. È il consueto tema della "visione inesprimibile con parole umane", per cui il poeta è costretto a ricorrere a complesse e intellettualistiche similitudini per rappresentare solo una traccia di quanto ha visto (come ha spiegato all'inizio del Primo Canto del Paradiso). Ma è anche il preannuncio del tema al centro del Canto, ovvero il limite insuperabile della sapienza (e dunque della ragione) umana che non può conoscere tutto, come nel caso di complesse questioni filosofiche e scientifiche e del delicato problema della salvezza, che sarà ampiamente discusso nel Canto 20. Dante sottolinea che il canto dei beati va al di là di ogni realtà umana, quindi non si può descrivere col solo ausilio della parola poetica (cfr. X, 70-75; XII, 7-9), anche perché esso inneggia alla Trinità il cui mistero qui è oggetto della dotta spiegazione di san Tommaso.

    Tommaso d'Aquino riprende la parola dopo la fine del canto degli altri spiriti (San Bonaventura che ha parlato di San Domenico), per sciogliere il dubbio di Dante riguardo a quanto da lui detto prima a proposito di Salomone, ovvero che in lui fu posta da Dio tanta sapienza che "a veder tanto non surse il secondo" (Canto 10). Tale affermazione trae spunto dal passo biblico in cui Dio appare in sogno al re d'Israele e gli chiede cosa desideri: Salomone risponde di volere la saggezza necessaria a giudicare il suo popolo e distinguere il bene dal male. Dio esaudisce la sua richiesta e dichiara: "Ti ho dato un cuore saggio e sapiente, al punto che nessuno è stato simile a te in precedenza, né alcuno nascerà in futuro".

    Il dubbio di Dante nasce dal fatto che egli sa, in base alla dottrina cristiana, che la massima sapienza fu quella infusa da Dio in Adamo e in Cristo-uomo, che erano perfetti, in quanto creati direttamente da Dio: quindi, quello che ha detto Tommaso d'Aquino sembra contraddire questo fatto. Ma il santo dimostra il contrario, con una lunga e complessa spiegazione filosofica, simile a una lectio magistralis, cioè una lezione di alto livello, tenuta da un insegnante con notevoli competenze e grande fama. Per esempio, c'è stata la Lectio Magistralis di Papa Ratzinger a Ratisbona il 12 Settembre 2006.

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    La Lectio Magistralis di papa Ratzinger a Ratisbona.


    Partendo dal mistero della Trinità, che egli non spiega in quanto inconoscibile all'uomo, Tommaso d'Aquino spiega come solo ciò che è creato direttamente da Dio è perfetto: cosa che non si può certo dire per Salomone. La sapienza chiesta a Dio da Salomone e a lui concessa, infatti, riguardava solo il suo ufficio di re, quindi la necessità di saper giudicare e distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato: ovvero il tema trattato nel libro della Sapienza della Bibbia, che, tradizionalmente, è attribuito a Salomone stesso (e che contiene il famoso verso "Diligite iustitiam, qui iudicatis terram" cioè "Imparate la giustizia, voi (potenti) che giudicate la Terra. Ed è chiaro che la giustizia, comunque, la devono imparare tutti: ma i potenti in particolare, perchè hanno maggiore responsabilità).

    Tommaso sottolinea dunque il limite invalicabile della ragione umana, che deve arrestarsi di fronte ad argomenti superiori alle sue forze, come quelli della fede, per cui sembra di leggere un riferimento abbastanza trasparente al cosiddetto «traviamento» di Dante, cioè al suo tentativo di arrivare alla piena conoscenza solo grazie alla ragione e all'intelletto. Da qui, probabilmente, nasce il monito finale del beato a non emettere giudizi precipitosi e superficiali, come hanno fatto in passato filosofi pagani e degli eretici: troppa facilità nel giudicare su delicati argomenti filosofici può portare a pericolose deviazioni che portano alla propria rovina.

    Altrettanta prudenza è necessaria anche rispetto al tema, ugualmente delicato sul piano dottrinale, della salvezza, che viene decretata dalla giustizia divina in modi non sempre conoscibili dalla ragione umana: ciò è legato anzitutto al destino ultraterreno dello stesso Salomone, cui la Scrittura attribuiva il peccato di lussuria senile e la cui salvezza era dubbia per gli uomini: ma si riferisce in generale a tutti i casi di inattese dannazioni e clamorose salvezze che Dante ha mostrato nel corso del poema, di cui Guido da Montefeltro (Inferno, Canto 27) e Manfredi di Svevia (Purgatorio, Canto 3) erano gli esempi più lampanti.

    Tommaso ribadisce che solo Dio, nella sua infinita saggezza, può conoscere in anticipo il destino escatologico delle persone, per cui un uomo può rubare e poi ravvedersi guadagnando la salvezza, mentre un altro può fare pie offerte e in seguito peccare e finire all'Inferno. E' il delicatissimo problema della predestinazione: per quanto sia difficile da capire, Dio sa del destino eterno di ciascuno, e, nello stesso tempo, ciascuno è assolutamente libero di salvarsi o di dannarsi. Anche se questa sembra una contraddizione, è così: è un mistero che non si può spiegare a viste umane.

    L'uomo è e resta assolutamente libero di salvarsi o meno, e il suo destino è sempre da definire. Questo sarà ampiamente spiegato dall'aquila nel Cielo di Giove, che vedrà anche in quel caso due clamorosi esempi di salvezza imprevedibile, ovvero l'imperatore Traiano e Rifeo, che saranno fra i beati dell'occhio dell'aquila e che la sola sapienza umana, con tutti i limiti che san Tommaso ha ben evidenziato in questo Canto, non può pretendere di comprendere razionalmente.

    BIBLIOGRAFIA

    https://divinacommedia.weebly.com/paradiso-canto-xiii.html

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    1 L'Almagesto ("Grande trattato") era un'importante opera astronomica scritta intorno al 150 d.C. da Claudio Tolomeo (100-168: fu un astronomo, astrologo e geografo greco, con cittadinanza romana. Fu autore di importanti opere scientifiche: la principale fu appunto l'Almagesto). Per più di mille anni, fino ai tempi di Dante, l'Almagesto costituì la base delle conoscenze astronomiche. Tolomeo fu il fondatore del "sistema tolemaico", secondo il quale era il Sole a girare intorno alla Terra, considerata un pianeta fisso. Solo nel '500 entrò in vigore la visone copernicana, in cui era la Terra invece a girare intorno al Sole. L'idea copernicana non era una novità: infatti era un'ipotesi già sostenuta sin dai tempi dell'antica Grecia da Aristarco di Samo (astronomo e matematico).
  5. .
    MARTIN MYSTERE 400: "I COLORI IMPOSSIBILI" - VOTO: 6

    Soggetto e sceneggiatura: Carlo Recagno
    Disegni: Giancarlo Alessandrini, Fabio Grimaldi, Alfredo Orlandi, Rodolfo Torti
    Colori: Daniele Rudoni, Elisa Sguanci

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    TRAMA

    I colori all'improvviso stanno scomparendo, lasciando soltanto il bianco, il nero e il grigio. L'illusionista Spektor analizza la situazione, mostrando ai personaggi alcune storie su Martin Mystere: una su un particolare apparecchio che fa vedere i desideri nascosti; un altro sul colore magenta e sulle sue particolarità; un altro infine su Angie, Dee e Kelly in un universo alternativo a causa di un mandala (immagine della religione indiana) e risolvendo così alla fine il caso.

    COMMENTO

    In sostanza, si tratta di alcune storie slegate mostrate qui una di seguito all'altra, col tenue legame dei colori: è stato lo stesso procedimento fatto anche per gli altri "centenari" di Martin Mystere. Tra l'altro, i miei più sinceri complimenti per essere arrivati fino al quattrocentesimo numero. ^_^

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    Lo sceneggiatore Carlo Recagno ha realizzato soprattutto gli Speciali di Martin Mystere, dopo il periodo di Castelli. La storia parte dllo spunto dei colori, come ho detto, per passare poi di palo in frasca, collegando storielle brevi con Martin Mystere e i vari coprotagonisti come Angie, Dee, Kelly, Docteur Mystere, eccetera. Niente di eccezionale, ma divertente, comunque. I miei complimenti per la documentazione che c'è dietro ogni storia e ogni dettaglio.
    Come al solito, insieme al fumetto ci sono: Fantasmagoria, la rubrica di Alfredo Castelli coi "Misteri di Mystere", stavolta basata (ovviamente) sui colori; il capitolo finale del racconto di Andrea Carlo Cappi, “Zona Y”; una striscia dei Bonelli Kids; una pagina di Zio Boris di Castelli e Bonfatti. Così, però, la storia è di 82 pagine, invece delle canoniche 98... -_-

    L'IDEA ERRATA DEI COLORI

    Il concetto base della storia, cioè che i colori non esistono, ma sono solo percezioni dei nostri sensi, è un esempio di nominalismo, cioè di quella corrente filosofica secondo la quale è impossibile percepire il reale così com'è: del reale noi sappiamo solo il nome, ma non la sostanza (lo dice anche il famoso "Nome della rosa" di Umberto Eco). Per capirci, è il concetto base delle religioni orientali, secondo le quali tutta la realtà è illusione.
    Esattamente il contrario di quello che dice il cristianesimo, che dice che la realtà esiste ed è percepibile dai nostro sensi: questo è sintetizzato nella famosa scena di Tommaso d'Aquino, che portava una mela all'inizio della sua lezione, la metteva sulla cattedra, la indicava agli studenti e diceva: "Questa è una mela. Con un colore indiscutibilmente rosso con striature verdi in alto. Chi non è d'accordo, può andarsene". Cioè: i colori esistono, ci sono, e noi li percepiamo così come sono. Non sono frutto dell'immaginazione dei sensori degli occhi.
    Quello che percepiamo, sia con la vista, che col tatto, con l'olfatto, col gusto e con l'odorato, è quello che è, pur con tutte le limitazioni del caso (nel buio è ovvio che non si vedano i colori, per esempio; oppure, il daltonismo è una malattia, ma non è una possibilità di vedere i colori in modo alternativo). I sensi ci servono per entrare in contatto con la realtà, non per darci un'illusione di realtà. Per fare quello, basterebbe usare la TV, o internet, o il cinema, o tutte le varie esperienze tridimensionali, che mostrano - quelle sì - delle cose che non esistono.
    Ma la realtà esiste, e la percepiamo coi sensi, che sono stati fatti proprio perchè noi la potessimo percepire. E' strano che nessun personaggio, in questo fumetto dalla grande documentazione, si renda conto che tutti gli uomini percepiscono, o possono percepire, gli stessi colori, uguali l'uno per l'altro (con le solite eccezioni dovute a casi particolari). Tra noi e il reale c'è sempre corrispondenza.

    LE STORIE 131 - WILD BILL HICKOK - VOTO: 3
    Soggetto, Sceneggiatura, Disegni e Copertina: Rino Albertarelli (Orpo! ) :huh:

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    Rino Albertarelli è stato un autore famoso sin dai tempi del dopoguerra: sono memorabili i suoi Kit Carson e Faust, con un Mefistofele che sarà poi ripreso da Bottaro per la storia di Paperino che interpreta il Dottor Paperus.

    Faust-1
    Faust e il diavolo Mefistofele di Albertarelli.


    Questa storia fa parte della collana "I protagonisti" (1973), che fu il suo ultimo lavoro (purtroppo restato incompleto), realizzato dopo un lungo periodo di inattività. Sono storie che raccontano la vita vera (o almeno così sembrerebbe) di vari personaggi famosi del west: Toro Seduto, Custer e così via. Qui tocca a Wild Bill Hickok. Albertarelli qui è autore completo, sia nei testi che nei disegni.

    Si tratta però di storie di altri tempi, con una narrazione che già nel 1973 era datata. I personaggi sono statici, lo sfondo è quasi inesistente, la narrazione è didascalica: tutto stile fumetti anni '50. Inoltre, essendo una storia ufficialmente "realistica", sembra di leggere le avventure di tanti imbecilli sbandati, contaballe e vigliacchi, più che di "eroi del west".

    Si vede che l'intenzione della serie era quella di "demitizzare" gli eroi: dopotutto qui siamo nel periodo degli anni di piombo e si esaltava il ribelle, mentre l'eroe era preso in giro come un povero deficiente, o veniva trattato come un delinquente oppure un mezzo disgraziato: infatti, anche i racconti della "storia rivisitata" del Numero Uno di Alan Ford seguivano lo stesso filone, anche se in modo più farsesco, con un Leonida capo degli spartani e ciccione, un Giulio Cesare ladro di polli e così via. Qui Hickok è chiamato "l'onesto assassino", tanto per dare l'idea del personaggio da presentare.

    Storie-131a-Wild-Bill-Hickok-4-50
    Hickok il contaballe.


    Il personaggio qui trattato, James Butler Hickok, detto "Wild" Bill, cioè Bill il selvaggio, era considerato come il più grande pistolero che ci sia mai stato nel west. Finì la sua vita ucciso a tradimento alle spalle da Jack McCall, un cercatore di fama che voleva diventare famoso per aver ammazzato il grande pistolero. Hickok fu ucciso mentre giocava a poker, a Deadwood: aveva in mano due otto e due assi, una combinazione che da allora fu chiamata "la mano del morto". Anche qui il tono didascalico e il racconto piatto non rende certo avvincente la storia: infatti si dimentica subito. Non c'è da meravigliarsi se la collana dei "Protagonisti" ebbe scarso successo. Mi spiace per Albertarelli, ma questa storia, con un Hickok che non ha nulla di eroico, tra l'altro, non va oltre un 3.

    Di Hickok ricordo la sua famosa ballata, che iniziava così (il resto lo farò sapere a chi vuole saperlo):
    "La lunga sua mano puniva ogni torto,
    fino a quando non lo prese la mano del morto.
    Di nome Bill Hickok, detto "Wild" il selvaggio,
    di affrontarlo ben pochi avevano il coraggio.
    Sparava in maniera talmente incredibile
    che nacque la voce che fosse invincibile.
    Per questo Bill Hickok, eroe solitario,
    già da vivo era leggendario.
    La lunga sua mano puniva ogni torto,
    fino a quando non lo prese la mano del morto."


    Almeno in questa ballata lo trattavano da eroe, invece che da sbandato, assassino e contaballe come nel fumetto. Chi vorrebbe leggere le storie di uno così? =_=

    Edited by joe 7 - 2/2/2024, 23:42
  6. .
    ZAGOR "L'UOMO CON IL FUCILE" - VOTO: 4
    (la storia è una ristampa di Zagor 336-338)
    Soggetto e sceneggiatura:: Moreno Burattini
    Disegni: Gallieno Ferri

    Zagor-l-uomo-col-fucile-9-90


    TRAMA (attenzione spoiler)

    A Sud del lago Ontario, in mezzo alla neve dei monti Allegheny, Zagor e Cico trovano i cadaveri di quattro trapper, uccisi a colpi di fucile. Il tipo di fucile usato è riconoscibile. Dal diario di uno di essi, sembra che quegli sventurati siano stati uccisi a causa di una miniera d'oro che avevano trovato. Un meticcio, Bull, salva Zagor e Cico dai lupi e li accompagna, perchè Palance, che sarebbe l'"uomo col fucile" che ha sicuramente ucciso i trapper, è lo stesso che gli ha appena ucciso la moglie indiana Luna d'Argento.

    Zagor-1
    Il meticcio Bull e la moglie Luna d'Argento, uccisa da Palance.


    Poi lo sceriffo Brad Stevens e i suoi due aiutanti (uno di loro si chiama Hansen) si uniscono al gruppo: anche loro sono a caccia di Palance, che, tra le altre cose, aveva anche rapinato una banca e ammazzato due uomini. Non solo: ne aveva poi ammazzati altri due per prendersi una slitta per scappare. Successivamente avrebbe ucciso i trapper ed era andato a casa di Bull (che in quel momento non c'era) per rubargli dei viveri, ma la moglie Luna d'Argento aveva cercato di impedirglielo. Lui le aveva strappato di mano il fucile che aveva e l'aveva ammazzata, come detto prima.

    Come se non bastasse, Palance il gentiluomo, mentre è inseguito da Zagor e dagli altri, va in una capanna Seneca, ruba il cibo a un vecchio indiano Seneca e a sua figlia. Poi ammazza il vecchio e cerca di violentarne la figlia, ma lei si suicida. I Seneca della tribù del vecchio e della ragazza indiana, guidati da Sedak, il fratello della ragazza indiana, attaccano lo sceriffo e gli aiutanti, pensando di essere loro i responsabili della loro morte.

    Zagor chiarisce le cose: uno degli aiutanti dello sceriffo, ferito, è curato dai Seneca (nota: Ferri però fa vedere due aiutanti feriti, confondendo un pò la storia). Poi gli altri riprendono la caccia a Palance.

    Gli inseguitori si accorgono che c'è un altro uomo: il cacciatore di taglie Venom, che dà anche lui la caccia a Palance, ma per conto suo, perchè vuole tutti i soldi della taglia, e quindi mette loro i bastoni tra le ruote.

    Tutti raggiungono la pericolosa zona dei Denti di Ghiaccio: Palance cade in un crepaccio e si spacca un ginocchio. Intrappolato nel crepaccio, fa per spararsi per abbreviare le sue sofferenze, quando viene salvato da Venom, che lo vuole vivo per la taglia.

    Poi Venom si prepara a fare un agguato e ammazzare: lo sceriffo, l'aiutante Hansen, Zagor, Cico e Bull, così nessuno gli può fregare i soldi della taglia. L'attentato riesce in parte: Venom ammazza lo sceriffo Brad con un colpo alla testa e ferisce l'aiutante Hansen. Però viene preso di sorpresa da Zagor e scappa: ma viene ferito alla gamba da Bull ed entrambi cadono in un altro crepaccio.

    Venom muore finendo in fondo al crepaccio, trafitto dalle punte acuminatissime di ghiaccio che spuntano fuori dal fondo. Zagor scende nel crepaccio per salvare Bull, che era finito aggrappato a una sporgenza ed è ancora vivo. Ma Palance, anche se aveva il ginocchio fratturato, si libera dando una bastonata a Cico, ammazza l'aiutante Hansen, raggiunge Zagor e Bull, che sono ancora nel crepaccio, e si prepara a fare il tirassegno su di loro con una pistola.

    Zagor è aggrappato a Bull e non può difendersi: allora Bull, per permettergli di avere una mano libera, molla Zagor e si sfracella sullo sfondo del crepaccio, finendo trafitto anche lui, come Venom: ma sopravvive. Zagor ora può muoversi: tira la scure in testa a Palance, che cade in fondo al crepaccio, viene trafitto anche lui e muore.

    Zagor tira su Bull, che è ancora vivo, nonostante le ferite inferte dagli spuntoni del fondo, ma è moribondo. Bull, prima di morire, rivela a Zagor che a uccidere i trapper era stato lui, per non far sapere a nessuno dell'esistenza della miniera, così gli indiani del posto avrebbero potuto vivere in pace.

    COMMENTO

    E' una storia assai cruda e molto verbosa: i personaggi parlano troppo, fanno troppi flashback, danno troppe spiegazioni. Persino Bull, che, prima di morire alla fine della storia, si mette a raccontare TUTTO quello che ha combinato, manco fosse in una cella degli interrogatori della Polizia. Ma non stava per morire? No, muore solo quando ha finito e ha riempito tutte le ultime 10 pagine della storia col suo flashback e con le sue spiegazioni. Un moribondo molto sano. :huh:

    Ma soprattutto è una storia molto cupa e violenta, dove tutti sono colpevoli e muoiono in modo atroce o truculento. Il sangue qui scorre a fiumi: non sopravvive quasi nessuno (solo lo sconosciuto aiutante dello sceriffo, che è comunque ferito, e gli è ancora andata bene). Ci sono morti come se piovesse: questa attitudine sanguinaria di Burattini diventerà sempre più accentuata con le sue future storie, come gli archi narrativi della figlia del Mutante e dei ritorni di Marcus e Thunderman, che sono pieni di morti atrocissime. Per non parlare di Sybil, la donna di Mortimer, fatta divorare dagli squali. =_= A Burattini piace il sangue e lo splatter. Mi chiedo per quale motivo lo mettano a sceneggiare Zagor: starebbe meglio su Dylan Dog.

    Tornando alla storia, il meticcio Bull, da piccolo, era stato trattato atrocemente dal padre bianco, che aveva venduto la moglie indiana (che lui prendeva a frustate un giorno sì e l'altro pure, sia lei che il figlio) a Hugh, un altro trapper. Poi il perfido padre bianco muore bruciato vivo mentre litiga col figlio, quindi muore atrocemente. La madre indiana di Bull fu trattata atrocemente anche lei da Hugh, che l'aveva acquistata, e fu poi ammazzata dal cattivo Hugh perchè lei voleva difendere il figlio piccolo, Bull, che era venuto a salvarla da Hugh.

    Zagor-2
    Ma non solo: il malvagio Hugh, dopo aver ucciso la buona madre indiana, sta anche per sgozzare il figlio. Tutti i bianchi qui sono cattivi cattivissimi in modo persino ridicolo. E' un "Topolino contro Gambadilegno" truculentissimo.


    Naturalmente, le truculenze continuano: il giovane Bull cresce, ammazzando pian piano, usando il fucile rubato da Hugh, tutti gli altri sporchi trapper bianchi che, insieme a Hugh, gli avevano ucciso la mamma e anche l'amico Sataka (un indiano che lo aveva aiutato). Altre morti atroci, alè.

    Dopo averli ammazzati, che se lo meritavano, quei fetenti, un giorno l'adulto Bull scopre che degli altri sporchi bianchi avevano scoperto una miniera d'oro, e cosi potranno arrivare, per causa loro, altri sporchi bianchi, che maltratteranno altri poveri indiani come la sua povera mamma. E allora che fa Bull il giustiziere? Ta-ta-ta-ta, ammazza anche loro, a sangue freddo, perchè l'unico sporco bianco buono è uno sporco bianco morto. Infatti, l'uomo con il fucile che aveva ammazzato i trapper era Bull e non Palance, come abbiamo spiegato: ma sono assassini spietati entrambi, comunque.

    E le truculenze continuano, naturalmente: Venom, Palance e Bull cadono in fondo a un crepaccio tutti e tre, finendo trafitti tutti e tre dagli spuntoni: una morte orribile. Alè, altre truculenze.

    Non parliamo delle azioni di Palance: rapine, omicidi (due uomini in banca, due proprietari di slitta, un vecchio Seneca ammazzato a calci, l'indiana Luna d'Argento), stupri (a Burattini piace così tanto infilare qualche stupro ogni tanto nelle sue storie: non scende nei dettagli o si ferma prima dell'irreparabile, perchè siamo in un fumetto per ragazzi. Però li mette).

    Zagor-3
    Palance il violentatore. E' praticamente il personaggio principale della storia, insieme a Bull...bei personaggi, uno peggio dell'altro.


    Per rendere più allegra la storia, oltre alle truculenze abbiamo anche due suicidi: l'indiana che stava per essere stuprata da Palance e che si spara per salvare la sua virtù; poi lo stesso Palance, quando finisce in fondo al crepaccio (il primo crepaccio eh, non il secondo, che qui ci cadono a frotte nei crepacci), ma non riesce a suicidarsi davvero, perchè non ne ha il "coraggio". Sai che "coraggio" a spararsi: è solo pazzia.

    Poi abbiamo: ginocchia spappolate (quello di Palance); mani bruciate (il vecchio indiano SI FA BRUCIARE LE MANI per liberarsi dalle corde e attaccare Palance, che stava per violentarne la figlia: finirà trattato a calci in faccia, allegria); avvelenamenti (l'indiana, prima di essere assalita dallo stupratore Palance, aveva avvelenato le focacce per ammazzare quella carogna: ma ci vanno di mezzo i cani della slitta di Palance, non lui, purtroppo); impiccagioni; frustate (il padre schifoso di Bull che prende a frustate il figlio); pallottole che traforano la testa stile splatter...devo continuare? Questa storia è un tunnel degli orrori. Ci sono talmente tante di quelle truculenze che sembra quasi di vedere un film sanguinolento, o slasher movie. =_=

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    La fine del malvagio Venom - "veleno", un nome che è tutto un programma - con un punteruolo nel cuore, come coi vampiri. Truculenza a gogò in questa deliziosa storia. =_=


    Poi, qui c'è sempre il solito razzismo alla rovescia: tutti i bianchi in questa storia (a parte ovviamente Zagor e Cico, e forse lo sceriffo) non sono solo cattivi, ma cattivissimi, veri e propri demoni spuntati dall'Inferno, malvagi malvagissimi, disgustosi, repellenti, che devono morire tutti male perchè se lo strameritano. Insomma, sembra di vedere il demonio in persona. Una malvagità abnorme, esagerata, senza limiti. Persino l'aiutante Hansen, quello che sta con lo sceriffo, un personaggio minore, punta in continuazione il fucile contro Zagor, che era appena arrivato a salvarli dagli indiani :huh: :huh: poi litiga con Bull, perchè lui è solo uno sporco mezzosangue. Che noia, sembrano tutti cattivi fatti con lo stampino. Ripeto, solo Zagor e Cico si salvano qui solo perchè, pur essendo bianchi, sono i protagonisti (e lo sceriffo, che si comporta da amico di Zagor, quindi dell'unico buono).

    E gli indiani? Ah, loro, al contrario, non sono solo buoni, ma buoni buonissimi, dei santi, altruisti, amorevoli, e anche delle povere vittime: nel leggere la storia si vorrebbe dire: ooh, ma quanto soffrono questi candidi fiorellini, così torturati da quei mostri dei bianchi. La mamma indiana si sacrifica per salvare il figlio, mentre il malvagio padre bianco invece li prendeva a frustate tutti e due tutto il giorno e tutti i giorni. E il mohawk Sataka, un indiano qualunque che neanche conosce Bull, :huh: :huh: lo salva dai malvagi trapper rapitori e assassini di mamme indiane, e lo fa a rischio della vita. Viene massacrato di botte dai cattivissimi bianchi trapper (e te pareva) che lo impiccano anche, tanto per farsi odiare un altro pò di più. Altra morte atroce, stavolta di un santo indiano. Sataka santo subito.

    Ma non è finita. Sedak, il figlio del vecchio indiano Seneca ucciso a calci da Palance e anche fratello della Seneca quasi violentata da Palance e poi morta suicida, quando capisce che lo sceriffo e gli altri bianchi non c'entrano con Palance, non li ammazza lo stesso perchè sono degli sporchi bianchi, ma, anzi, cura il bianco ferito e lo porta al villaggio.

    E poi Luna d'Argento, la moglie di Bull, una bellissima ragazza, candida, buona, altruista, viene subito ammazzata da Palance il malvagio demone. Alè.

    E poi gli sporchi bianchi che maltrattano Bull perchè lui è uno sporco meticcio, ma i buonissimi indiani, invece, lo accolgono come uno di loro, anche se è un meticcio. E questa è una balla: nella vita reale, anche gli indiani disprezzavano i meticci. Ma questi Indiani sono tutti dei santi, ma quanto sono sporchi questi bianchi che maltrattano dei simili santi.

    Ma dico: neanche in Ken il guerriero c'erano delle distinzioni così nette tra buoni e cattivi! ^U^ ^U^ E' una storia talmente razzista da far vomitare: ma, se è contro gli sporchi bianchi, allora va bene. Tanto, questo è l'unico razzismo politicamente corretto oggi.

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    Altri partecipanti allo sport del trafiggimento in fondo ai crepacci. Bull è inspiegabilmente vivo, anche se per poco; l'altro trafitto è Palance. I fondi del crepaccio fanno tutti i giustizieri per aiutare quell'incapace di Zagor, che se li è fatti sfuggire tutti e a momenti ci restava secco pure lui.


    La storia, inoltre, è poco avvincente: lo spiegazionismo burattiniano irrompe in continuazione in ogni scena. Il capolavoro è la scena di Bull, che, alla fine, trafitto da una stalattite e moribondo, trova il tempo di confessare tutto con un racconto-dialogo di dieci pagine. Oppure Palance che, sul ciglio del crepaccio mentre punta la pistola a Zagor finito dentro, perde tempo a spiegargli chi è Venom e si diverte a sparargli intorno.

    Ci sono anche delle scene poco convincenti: come diamine fa Palance, col ginocchio fracassato, a stare in piedi, stendere Cico, ammazzare l'assistente cretino dello sceriffo, raggiungere - sempre a piedi - il crepaccio, stare lì per tutto il tempo a parlare con Zagor? E perchè non ha fatto anche un triplo salto mortale, già che c'era? Con un ginocchio rotto neanche ci si può alzare. Figurarsi fare tutte quelle cose. :? :?

    Oppure: Venom è un cacciatore di taglie, d'accordo. Ma perchè dovrebbe mettersi ad uccidere della gente, compreso persino uno sceriffo, solo per prendersi la taglia? O a salvare Palance facendo cadere nel lago ghiacciato Zagor e gli altri, che se no lo raggiungevano? In questo modo, Venom diventerebbe un criminale ricercato e si beccherebbe una taglia. Però lo fa lo stesso. E' una malvagità stupida, senza il minimo senso.

    Tutti qui (i bianchi intendo, ovviamente: i rossi indiani sono dei santi, non li tocchiamo eh) sono talmente malvagi che sembrano essere nati solo per fare il male: non c'è neanche una spiegazione almeno razionale per le loro azioni. Ammazzano troppo facilmente, e in un modo insensato, sembra una gara a chi ammazza di più. Sembra una storia alla homo (biancus) homini (bianchis) lupus: l'uomo (bianco) lupo per l'uomo (bianco).

    Ciliegina sulla torta, in questa storia Zagor è un emerito idiota. Dopo un'intera storia in cui dà la caccia a Palance, che nel frattempo fa un mucchio di stragi, si espone poi liberamente (lui e gli altri, Bull e Cico) al tiro di Venom, dicendo agli altri di abbassarsi subito e sparare per fargli cadere addosso la neve. Ma che garanzie hai che lui non centri te o uno degli altri, Zagor? Esporsi così ad un fucile è morte certa. :huh:
    Ma non solo: dopo Zagor volta le spalle a Venom (Zagor il voltaspalle professionista: quante volte fa questa stupidera?), lasciandolo scappare. :huh: E gli spara dietro, ma con la pistola scarica, che, evidentemente, lui non aveva controllato. Ma è incredibile quanto sia tonto qui Zagor.
    E così, a causa della sua stupidità, Bull finisce nel crepaccio insieme a Venom. E per poco lo stesso Zagor sta per finire ammazzato pure lui da Palance: ci vuole il sacrificio di Bull perchè Zagor si salvi. E tutto solo perchè quell'idiota di Zagor aveva voltato le spalle. =_= =_=
    Anche Cico qui è un idiota pericoloso: non fa ridere il fatto che il suo comportamento (divide il fuoco che dovrebbe far allontanare i lupi in tre fuochi, che si spengono subito mentre lui dorme: allucinante! :huh: :huh: ) fa rischiare a lui e a Zagor di finire sbranati dai lupi. Il messicano che conosciamo è un pasticcione, certo, ma mai al punto da mettere a rischio la vita di entrambi!

    Questa è una storia dove Zagor è solo uno spettatore: non solo combina poco o niente, ma peggiora persino le cose. I veri protagonisti sono il mezzosangue Bull, il macellaio Palance e il bounty killer Venom. Guarda caso, i tre personaggi più disgustosi e sgradevoli della storia (anche se il comportamento del mezzosangue Bull lo si può capire, ma fino ad un certo punto: non lo si può certo approvare).

    Non è di sicuro una bella storia rilassante: è volutamente sgradevole. :sick:
  7. .
    TEX 755: LA CAVALCATA DEL DESTINO - VOTO: INCLASSIFICABILE
    (Ringrazio Diablero del Tex Forum per avermi permesso di postare la sua analisi della storia che presento qui, e che condivido.)

    Soggetto: Graziano Frediani1, Mauro Boselli. Sembra che l'idea sia stata di Frediani, poi gestita e sviluppata da Boselli.
    Trama: Mauro Boselli
    Disegni: Claudio Villa

    Tex-755-4-90
    La copertina e il personaggio controverso di Higgins.



    NOTA: Scusate la lenzuolata: questo è un articolo molto lungo, ma questa storia richiedeva diversi chiarimenti. Questo articolo è il frutto di numerose discussioni che si sono sviluppate all'interno del forum di Tex sull'argomento. Nonostante il fatto di essere una brutta storia - e cercherò di spiegare il perchè - ha aiutato comunque a comprendere meglio l'importanza del "Giuramento", la storia alla quale "La Cavalcata del destino" fa espresso riferimento. Buona lettura.

    TRAMA

    Una banda di profittatori senza scrupoli ha usato le coperte infette di vaiolo per impossessarsi delle terre dei Cherokee. Chiamato in aiuto dal suo amico Ely Parker, Commissario agli affari indiani, Tex ritrova sulla sua strada Higgins, il malvagio agente di Brennan e Teller che anni fa aveva portato le coperte infette ai Navajos e aveva provocato la morte di sua moglie Lilyth. Creduto morto, era sopravvissuto e per quasi vent'anni ha continuato a fornire di coperte infette gli indiani. Infatti, Higgins, ai tempi della morte di Lilyth, dopo il suo incontro con Tex, aveva raggiunto il suo compare Sherman, gli aveva sottratto la borraccia e la pistola, lo aveva ammazzato e, con la pistola, aveva costretto due indiani, che erano passati di lì, a portarlo ad una sorgente d'acqua: in questo modo, Higgins era sopravvissuto.
    Tex e i suoi pard partono all'inseguimento di Higgins: alla fine, prima che Tex lo raggiunga, davanti al malvagio compare lo spettro di Lilyth e lui si suicida sparandosi un colpo di pistola.

    COMMENTO

    Questa storia non è stata gradita dalla stragrande maggioranza dei lettori di Tex e ha sollevato un vespaio di aspre discussioni. Nonostante i disegni di Claudio Villa, la colorazione e la celebrazione dei 75 anni di Tex, il racconto è pessimo. Non brutto, pessimo: cioè al più basso livello di classifica possibile.
    La storia, intanto, di per sè, è noiosa come un documentario sui fagiani di Acitrezza: i personaggi, Tex, i pard non fanno altro che parlare, parlare, parlare per quasi tutta la storia. E di cosa? Di scambi di rotaie per il treno, di cosa fanno i tizi tali, di cosa fanno i tizi talaltri, ma poi e se quello lì fa così, noi dovremmo fare cosà, e se lui fa così, allora noi eccetera. Neanche in parlamento sono così noiosi. E poi i siparietti "comici" che fanno ridere solo i bambini: Kit Carson che ripete in continuazione che non gli piacciono i treni e Kit Willer che gli tira addosso uno stivale di notte perchè il vecchio bavoso russa e non lo fa dormire. Ammazza quanto dramma c'è in questa storia, al confronto Mio Mini Pony è una tragedia di Amleto. Eppure l'argomento di per sè è terribile: il mandare delle coperte infette e far ammalare gli indiani di vaiolo. Come possano entrarci dentro questi siparietti e queste perdite di tempo non lo capisco.
    Ma questo è il minimo, (che però già basterebbe per bocciare la storia): i motivi per cui questa è una brutta storia sono ben più gravi. Infatti, "La cavalcata del destino" semplicemente distrugge il personaggio di Tex, trasformandolo in un vero e proprio idiota. Per capire perchè dico questo, per prima cosa metto il riassunto del "Giuramento", la storia di Tex alla quale "La cavalcata del destino" si riferisce ed è connessa.

    TRAMA DEL "GIURAMENTO" (TEX 103-107)
    Soggetto e sceneggiatura: Gianluigi Bonelli
    Disegni: Aurelio Galleppini (Galep)

    Tex-giuramento


    Un giorno, Tex, insieme a Kit Carson, suo figlio Kit e Tiger, vengono a sapere sul giornale di un tal Brennan che era scappato via con la cassa, rovinando gli allevatori della zona. E Tex racconta al figlio che lui, Brennan, è l'ultimo sopravvissuto dei colpevoli che avevano ucciso sua moglie Lilyth ed ora andrà ad ammazzarlo.

    Infatti, ai tempi in cui Tex si era sposato con Lilyth, il pistolero aveva rovinato i piani dei trafficanti d'armi Brennan e Teller. Per vendicarsi, i due trafficanti avevano ingaggiato dei cowboy senza scrupoli che avevano già preso la terribile malattia del vaiolo e ne portavano ancora i segni sul volto: ma, avendolo preso, ne erano nello stesso tempo immuni. Quindi, sotto la copertura di fornitori di merci agli indiani, questi cowboy, capeggiati da Higgins, portarono al villaggio dei navajos di Tex delle coperte infette di vaiolo, sperando di far morire anche Tex di quella malattia. Ma la cosa non andò secondo i loro piani: infatti, in quel periodo, Tex era andato da un missionario-medico per curare il neonato Kit, che si era ammalato di pertosse, e Lilyth era rimasta al villaggio. Il vaiolo colpì anche lei, insieme a tanti indiani navajos, e lei morì senza poter rivedere Tex.

    Quando lui tornò (il piccolo Kit rimase alla missione) e venne a sapere del fatto, giurò vendetta davanti alla tomba di Lilyth, gettando su di essa, come segno una lancia, la "lancia della vendetta", che sarebbe rimasta lì fino a quando non saranno morti tutti i responsabili, dal primo all'ultimo. Tex per prima cosa fece uccidere Tucker, uno dei cowboy segnati dal vaiolo, poi tutti gli altri.

    Diede personalmente la caccia a Higgins, il principale responsabile. Gli indiani navajos lo catturarono, insieme al suo collega Sherman, e lo portarono nel mezzo del deserto del Lava Flow (niente sabbia: solo terra dura di lava solidificata, con sporgenze taglienti). Dopo aver fatto camminare Higgins e Sherman per un'intera giornata, legati ai cavalli, sotto il sole, Tex affrontò a duello Higgins. Non solo quest'ultimo fu sconfitto, ma fu poi malmenato brutalmente da Tex, tanto che Tiger lo dovette fermare: a momenti lo uccideva. Siccome il collega di Higgins, Sherman, che non era stato picchiato selvaggiamente e quindi era sano (quanto lo poteva essere una persona che cammina per un giorno sotto il sole del deserto), aveva chiesto una possibilità a Tex, questi gli diede solo una borraccia d'acqua, che però non gli sarebbe di certo servita a sopravvivere. E gli diede anche una pistola, da usare per spararsi quando avrebbe capito che non c'era nessuna speranza di sopravvivenza e lo aspettava solo un'orribile e lenta morte di sete. Questo per una persona sana come Sherman: figurarsi per il massacrato Higgins, moribondo e col naso e la mascella molto probabilmente rotti.

    Poi il cerchio si strinse intorno a Brennan e Teller: a El Paso, Tex fece bruciare il loro centro di smistamento di traffico d'armi. Dopo uno scontro a fuoco, e dopo la morte di Teller, Brennan riuscì a scappare, mentre Tex era rimasto ferito. Fuggito all'estero, andò lontano e fece perdere le sue tracce. Tex credeva comunque che fosse già morto da tempo: vedere il suo nome sul giornale gli aveva dato la possibilità di concludere la sua vendetta.

    Brennan ora era diventato padrone di una bisca galleggiante a New Orleans, la River Queen. Tex e gli altri si alleano con una banda di tagliagole che, in una locanda, ammazzavano gli incauti passanti: col loro aiuto, abbordano di notte la River Queen, mandano via tutti e incendiano la nave. Brennan, che è l'unico che era rimasto a bordo, svenuto per aver bevuto prima del vino drogato, che i colleghi di Tex gli avevano preparato, si sveglia senza trovare più nessuno a bordo. Sente delle urla che parlano delle coperte di vaiolo.

    Sconvolto, Brennan si aggira per la nave deserta, mentre il fuoco inizia a diffondersi dalla stiva: vede uno scheletro messo di guida timone e gli spara. Poi scappa via terrorizzato, scende al bar della nave, beve una bottiglia a garganella e cerca di capire cosa sta succedendo. Scopre che la nave sta andando a fuoco e affonda in mare: infatti, la "River Queen" era stata portata al largo da Tex.

    Tex e i suoi osservano la scena dell'affondamento della nave a bordo di una barca. Brennan finisce in acqua insieme alla "River Queen": laggiù degli squali lo divorano vivo. Nello stesso istante, in Arizona, nella riserva Navajo, il vento spezza via la vecchia lancia piantata sulla tomba di Lilyth: la vendetta è stata finalmente compiuta.

    Tex-106-La-paga-di-Giuda-082
    Nel "Giuramento", c'è la solenne conclusione della vendetta. Nella "cavalcata" la scena diventa una solenne derisione.



    NELLA "CAVALCATA DEL DESTINO", TEX VIENE DERISO E "IL GIURAMENTO" FINISCE MASSACRATO

    In questa storia c'è un'assoluta mancanza di pathos: per esempio, si "glissa" sulle emozioni di Tex e dei pard alla notizia che Higgins è vivo. Piuttosto, come ho detto prima, si dedica molto tempo agli scambi ferroviari e alle scenette di Carson che russa e prende stivalate nella notte. La missione viene spiegata e spiattellata a Tex in continuazione, così che anche il lettore più cretino può capirla. Tutto stile Nizzi, anche l'abuso dei soliti "origlioni" che danno l'imbeccata ai protagonisti. Inoltre, entrambi i "cattivi principali" (Higgins e il losco trafficante) vengono fatti fuori da altri, non da Tex, che sembra che abbia fatto in fondo una scampagnata. Anzi, Higgins viene ucciso dal fantasma di Lilyth, che in quella circostanza sembra salvare Tex, che magari altrimenti si faceva impiombare...

    Ma questi sono dettagli: il cuore del problema è che in questa storia si vuole rimarcare in continuazione che quello che è successo, cioè la sopravvivenza di Higgins e il fatto che lui abbia continuato a diffondere coperte infette, è tutta colpa della stupidità e incapacità di Tex (e di Tiger, tra l'altro). Già salvare Higgins (che Tex e Tiger davano per spacciato) li rende automaticamente degli incapaci e fa fallire da subito il giuramento di Tex. Anzi, viene fatto vedere che Higgins si salva solo per la stupidità di Tex. Senza Tex, lui non si salvava: infatti, Higgins prende la borraccia e la pistola da Sherman e, grazie a questo, sopravvive. Una borraccia e una pistola che Sherman aveva ricevuto da Tex.

    Sherman
    "Il Giuramento": Tex il giustiziere dà un'inutile borraccia e una pistola a Sherman. "La Cavalcata": Tex il cretino dà a Sherman il materiale per far sopravvivere Higgins.


    Rivediamo un attimo la scena del "Giuramento": Tex conduce Higgins e Sherman per ore, al sole, fino al tramonto, dentro i Lava Flows. È ovvio, se Tex non è un cretino, che lui li porta molto fuori dalle piste, lontano da ogni sorgente, dove non passa nessuno. Poi si assicura, pestandolo come un tappeto, che Higgins non sia più in grado di ritornare sulla pista. E invece, Boselli si inventa non solo che di lì passano cani e porci, che i Lava Flows sono una pista trafficata, ma che un indiano a piedi sia in grado di portare Higgins ad una bella fontana di acqua fresca, di cui tutti gli altri indiani che erano con Tex evidentemente ignoravano l'esistenza...una storia che fa acqua da tutte le parti.

    Higgins avrebbe potuto essere salvato in molti modi più verosimili. Per esempio, con interventi sovrannaturali. O si poteva farlo salvare magari da qualcuno degli indiani che era con Tex, che tornava indietro, ore dopo, a salvarlo per denaro o per qualche altro motivo. O magari qualcuno stava seguendo Tex e trovava Higgins. Insomma, c'erano tante maniere di far sopravvivere Higgins senza smentire Tex e Tiger, facendoli passare per imbecilli.

    E invece no: il metodo scelto da Boselli e Frediani si preoccupa di smontare accuratamente ogni singolo pezzo del "Giuramento". Tex e Tiger dicono che Higgins non ce la farà mai? Questa storia mostra invece che ce la fa, e facilmente anche, recuperando lo svantaggio che aveva con Sherman, e salvandosi con le proprie mani. Higgins viene pestato a sangue da Tex? Questa storia ce lo mostra senza un segno in faccia, certificando che alla fine Tex non gli ha fatto niente, lui è troppo debole per far del male a un vero uomo come Higgins. E soprattutto... cosa salva, alla fine, Higgins? Cosa trova, quale oggetto, senza il quale non si sarebbe mai potuto salvare? La pistola che Tex ha dato a Sherman. È quella che consente a Higgins di salvarsi e uccidere tanta altra gente. Davvero, un'incredibile cura dei dettagli per far passare Tex Willer come un emerito deficiente.

    Per capire quanto poco questa storia sia "un omaggio a Gianluigi Bonelli" basta vederne i risultati. Il macello fatto sul "Giuramento" è tale che, per difendere questa storia, si deve per forza macellare "Il giuramento". Quello che per tutti pareva essere un capolavoro, viene trattato come se fosse una storiella scritta male e piena di buchi: "Perchè non hanno fatto vedere morto Higgins? Se non si vede è vivo!" Oppure scritta male e confusionaria: la lancia della vendetta si era spezzata anche se Higgins era sopravvissuto? "E' ovvio che la lancia si riferiva solo ai mandanti, Bonelli doveva certificarlo meglio!". Insomma, questa storia contraddice apertamente "il giuramento". Se vuoi dire che questa storia è un capolavoro, devi dire nello stesso tempo che "Il giuramento" è una schifezza. E viceversa.

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    Nel "Giuramento", Higgins è praticamente morto di botte e Tex e Tiger sono giustizieri implacabili. Nella "Cavalcata", Higgins salta come un grillo e Tex e Tiger sono due emeriti cretini. Non c'è via di mezzo: o l'uno o l'altro. Altrochè "questa storia è un omaggio ai 75 anni di Tex": piuttosto è un insulto ai 75 anni di Tex.


    Non solo: accettando la morale di questa "cavalcata", devi dire di conseguenza che Tex è sempre stato un incapace, che è normale che lasci andare l'assassino della moglie, e che tanto lui si sbaglia sempre, non c'è da stupirsi se lui e Tiger dicano delle cretinate credendosi competenti, mentre in realtà sono due persone che non capiscono un tubo.

    Se si fa notare che nel "Giuramento" è assolutamente ovvio che la vendetta è stata compiuta, che tutti, dal primo all'ultimo, sono morti, che lo dice lo stesso Gianluigi Bonelli alla fine come "narratore onnisciente" nella didascalia finale... si risponde che "Il giuramento" è una storia sbagliata. Se no, si è costretti ad ammettere che "La cavalcata" è un'emerita schifezza. Quindi, per difendere la "Cavalcata", si va a dire: "come faceva Tex a sapere che era impossibile Higgins che si salvasse? È un errore di Gianluigi Bonelli, il Giuramento è una storia sbagliata, Higgins si poteva salvare benissimo, e Boselli è stato come al solito un genio superiore che ce l'ha spiegato per bene".

    Ai tempi di Nizzi, spessissimo, per colpa di Tex moriva un innocente. Qui, invece, per colpa di Tex, di innocenti ne muoiono a centinaia. Muoiono perchè il sopravvissuto Higgins (che chiaramente quel cretino di Tex, nella storia di Gianluigi Bonelli, non doveva aver picchiato neanche con un fiore), dopo "l'orribile pestaggio" e "il deserto", che per la verità era un parco giochi, ha continuato tranquillamente, per più di quindici anni circa, a infettare centinaia di indiani con la sua premiata ditta "Attività di smercio pelli infette gratis S.p.A." E così centinaia di persone, per anni, senza che Tex se ne accorga perchè aveva altro da fare, muoiono come Lilyth, per mano dell'assassino di Lilyth, per l'assoluta stupidità di Tex, che lo ha lasciato andare libero e sano come un pesce. Che idiozia di storia sarebbe questa? Non ha senso. E' incredibile, ma Boselli (e Graziano Frediani, che ha fatto il soggetto della storia insieme a lui) con una storia sola hanno superato Nizzi nel numero di morti causati dall'imbecillità di Tex. Impressionante, e lo è ancora di più il fatto che pochi se ne siano accorti.

    TEX HA DAVVERO UCCISO HIGGINS

    Ci sono due motivi principali che fanno credere che Higgins sia morto senza alcun dubbio nel Giuramento: la camminata del deserto e il pestaggio.

    La camminata nel deserto
    Tex, per un giorno intero, si trascina dietro Higgins e Sherman, per cercare il punto dove lasciarli morire di sete. Vengono fatti camminare per ore e ore, trascinati dai cavalli: e quindi senza potersi riposare. Oppure, vengono trascinati fra le pietre taglienti del Lava Flow. E così fino al tramonto, sempre più all'interno di una zona dove non ci sono fonti d'acqua e dove nessuno possa salvarli. Quindi, o Tex e tutti gli indiani con lui sono dei piedidolci che non conoscono il deserto, o lì di acqua non ce n'era assolutamente e di lì non ci passava nessuno. Tex conosce quei luoghi e sa bene dove lasciarli. Come se non bastasse, lo accompagnano degli indiani, che sanno bene quanto sia impossibile sopravvivere da quelle parti. Diamine, ci sono nati!

    Basta


    Higgins (e non Sherman) viene riempito di botte
    Tex, dopo aver portato lì Higgins, lo picchia, per dire un enorme eufemismo. E' più esatto dire che lo massacra: lo pesta talmente tanto, tanto, tanto che, alla fine, Higgins non ha neanche la forza di muoversi. In questa scena, Tex continua a picchiare, picchiare, picchiare: quando Higgins non ha più nemmeno la forza di rialzarsi, Tex lo tira su e lo picchia ancora. Il volto di Higgins ormai è diventato una maschera di sangue. Mai nessuno è stato picchiato da Tex in questo modo: anzi, c'è da chiedersi come abbia fatto Tex a non rompersi le mani nel picchiare in quel modo. Anzi, Tiger - che è un indiano, badate bene - dice a Tex di fermarsi, perchè lo sta ammazzando: e, se lo fa, Higgins non potrà morire lentamente di sete nel deserto.

    Quindi, o Tiger è una mammoletta che si impressiona per un po' di sangue, oppure Higgins è davvero ad un passo dalla morte, col naso e la mascella probabilmente fracassati, con gli occhi pesti e chiusi. Quindi probabilmente non riesce nemmeno a vedere... e in ogni caso, senza protezione, nel deserto diventerà cieco ben presto. Quando, nella "Cavalcata", Higgins incontra Sherman, ha passato due giorni senz'acqua nel deserto: avrebbe dovuto essere morto o delirante. Ma, nel Tex di oggi, il deserto evidentemente non fa male a nessuno.

    Oppure Tex, nel picchiare Higgins, aveva i pugni flaccidi, e quel sangue non era di Higgins (e di chi era, allora?). Higgins nella "Cavalcata" non ha un graffio, come si vede nelle tavole di Villa: è tutto pulito, lindo e in piena salute.

    Higgins, insomma, nel "Giuramento", doveva morire male, e atrocemente, nel deserto. E' assolutamente impossibile collegare questo Higgins con l'Higgins che va in giro a fare sfracelli appena Tex se ne va, come è stato descritto nella "Cavalcata".

    VOGLIONO RIFIUTARE AD OGNI COSTO IL FATTO CHE HIGGINS SIA MORTO

    Narrativamente, la fine di Higgins nel "Giuramento" è una soluzione brillante. Ma il fanzinaro, il nerd che vuole sapere tutto, si contorce come una biscia. Lui non legge le storie come delle storie: vuole sapere tutti i dettagli, come se leggesse una cronaca di giornale. Vuole sapere se Higgins è davvero morto o no. Vuole vederlo morto, disegnato in una vignetta, per esserne sicuro. Eppure, dal punto di vista narrativo, sarebbe una stupidaggine far vedere Higgins morto nel deserto, dopo la scena del pestaggio e tutto il resto: non solo è superfluo, ma rovina la struttura narrativa. Tuttavia, farà felice il fanzinaro proprio per quello. Elimina il mistero, elimina l'ambiguità, elimina il fascino, ma così il fanzinaro può aggiungere "1" alle sue statistiche su quanti personaggi sono stati uccisi da Tex: che quell'ambiguità non gli faceva proprio tornare i conti. Ecco le obiezioni che sollevano i fanzinari:

    L'ARGOMENTO DELLA LANCIA DELLA VENDETTA CHE FA SELEZIONI

    Ma che c’entra la lancia spezzata? La vendetta di Tex era contro i mandanti, Brennan e Teller, non contro delle mezze tacche come Higgins. Con la morte di Brennan, la lancia si spezza: Higgins era ancora vivo, ma lui non contava nulla.

    In questo modo, però, il finale del "Giuramento" diventa ridicolo: evidentemente, la lancia si era rotta solo perchè era marcia, nessuna vendetta era stata "compiuta" e Tex è un emerito deficiente. Bisognerebbe farle aggiustare, le lance sulle tombe Navajo: non sanno far bene i conti.
    A parte le battute, l'idea della lancia che vuole vendetta solo contro i capi e non contro Higgins è un'emerita sciocchezza. Higgins è l'uomo che causa materialmente la morte di Lilyth. Brennan e Teller lo pagano per farlo, certo, ma è lui l'esecutore. È lui che porta le coperte infette. È lui che ha ucciso, insieme a Lilyth, decine se non centinaia di Navajos. Altrochè "mezza tacca": è l'assassino materiale. Perchè mai la lancia non lo dovrebbe considerare?

    L'ARGOMENTO DI HIGGINS COME "POCO IMPORTANTE"

    A Tex della morte di Higgins non importa molto. Non è lui il bersaglio principale. Se lo avesse voluto davvero morto, si sarebbe assicurato che lo fosse.

    Non è così. Anzi, Tex nel "Giuramento" considera la morte di Higgins talmente importante che perde quasi un giorno intero per dargliela: segno che ci teneva parecchio.

    Invece di mettersi subito sulle tracce di Higgins, fa una lunga deviazione per uccidere tutti quelli che conducevano i carri con le coperte infette di vaiolo. Questa scena mostra quanto Tex li voglia tutti morti. Tutti: non certo "solo i mandanti". Questo dimostra che la lancia di vendetta gettata sulla tomba di Lilyth si riferiva proprio a tutti i responsabili, sia quelli di minor importanza che quelli di maggior importanza. La vendetta, per sua natura, non fa distinzioni.

    La morte di Lilith non è una faccenda normale come tutte le altre, non è un'ordinaria amministrazione contro dei ladri di bestiame. È questo che sembra sfuggire alle persone che dicono, per giustificare la sopravvivenza di Higgins: "Oh, quante volte Tex lascia andare qualcuno..." Non è così. Per assicurarsi che muoiano tutti, ritarda anche l'inseguimento di Higgins. Ma non se lo dimentica di certo.

    Tex infatti potrebbe sbrigarsela facendo uccidere Higgins dagli indiani Zuni. No. L'ordine di Tex è che attendano. Higgins deve morire per mano sua, questo è il messaggio di Tex. Certo, anche Sherman, il compagno di Higgins, deve morire: ma è soprattutto Higgins, il principale responsabile, che interessa a Tex.

    Inoltre, Tex sapeva già che i responsabili erano Brennan e Teller: non ha certo bisogno di una confessione da parte di Higgins. Quindi non lo vuole vivo per avere delle informazioni. A Tex non gliene frega niente delle informazioni che gli potrebbe dare Higgins. Invece ha perso tutto quel tempo perchè Higgins deve morire, e deve morire male.

    Altro che questa cosa della "vendetta che interessa solo i mandanti". Senza contare che, nella stessa storia di Boselli, se Higgins era trascurabile, allora perchè addirittura la famosa Lilyth torna dalla morte proprio per lui? Che si mettano d'accordo: prima Higgins non era importante, poi è diventato importantissimo.

    Quante storie per un personaggio di poco conto come Higgins. Chiamatelo errore, se volete. Tecnicamente, la decisione di Tex era ineccepibile, ma quando lasci uno in vita ci sta anche che possa ritrovartelo di nuovo davanti. E' successo, non mi sembra il caso di fare questa crociata per un personaggio che fino a ieri interessava meno di zero.

    Se Higgins "interessava meno di zero" che senso ha farlo tornare per il 75° anniversario? Magari per l'80° anniversario faranno un albo su Luigino, che compare a pagina 3 del numero 67, un passante che poi non si vede più.

    L'ARGOMENTO DI TEX CHE A VOLTE LASCIA ANDARE I CRIMINALI

    Però Tex lascia andare degli assassini nel "Giuramento"! Quindi poteva lasciar andare Higgins!

    Per spiegare a cosa si riferisca questa frase, nel "Giuramento" c'è una scena in cui Tex lascia andare una banda di tagliagole di una locanda malfamata. Infatti, si era servito di loro per catturare Brennan e allestire il macabro teatrino per lui. Sono assassini, ma li lascia andare perché sono pesci piccoli. Non si potrebbe dire così per Higgins?

    No. Allora perchè Tex li lascia andare? Ma perchè gli servivano dei complici privi di scrupoli per fare un omicidio.

    Ma davvero non si capisce quanto sia "diversa" la storia del "Giuramento" rispetto a tutte le altre storie di Tex? La morte di Lilyth non era stata una morte qualunque. In una storia normale, Tex non avrebbe mai lasciato andare della gente che scannava i viaggiatori nel sonno. Ma qui lo ha fatto.

    L'ARGOMENTO DI TEX CHE NON UCCIDE DIRETTAMENTE HIGGINS. HIGGINS NON SI VEDE MORTO, QUINDI E' VIVO

    Ma si poteva far vedere Tex che torturava a morte Higgins, così non ci sarebbero stati dei dubbi sulla sua morte, no? Il fatto che non lo si veda dà dei dubbi sulla sua morte, no?

    No. Perchè questa scena non sarebbe mai stata pubblicata. Né all'epoca, né oggi.

    Forse l'avrebbe pubblicata una casa editrice che pubblicava dei fumetti "neri": ma scene come quella del pestaggio di Higgins all'epoca non c'erano neanche nei "neri" di allora, tanto per dire. Comparvero dopo.

    Gianluigi Bonelli non poteva far mostrare Tex che faceva efferatezze come torturare a morte, solo per far vedere morto Higgins. E comunque Gianluigi Bonelli si spinse molto oltre ai limiti della casa editrice. Probabilmente, solo la sua autorevolezza - sia come autore della serie più venduta, che come padre dell'editore - gli consentì di spingersi così tanto avanti. Non credo che esista nessun altro caso di un eroe Bonelli che, in una storia, porti qualcuno in un deserto allo scopo di farlo morire lentamente di sete per farlo patire di più. Mi pare ancora incredibile che Sergio Bonelli l'abbia fatta passare. Boselli e la casa editrice attuale non hanno quel coraggio.

    In questa versione della "Cavalcata", che è una versione "riveduta e corretta" della vendetta, Higgins si spara da solo e gli altri cattivi vengono semplicemente impiombati. Chi avrebbe il fegato, oggi, alla Bonelli, di scrivere una storia "dura" come quella del "Giuramento"? Gianluigi Bonelli avrebbe potuto cavarsela semplicemente facendo morire i killer mentre combattono contro Tex. Come facevano allora e fanno oggi gli autori. No. Lui ha fatto la scelta di spingersi oltre, oltre a qualunque altra cosa mai pubblicata dalla casa editrice, tutto per dirci come era morto Higgins. Più di così non poteva davvero fare.

    Non ha senso dire: "si vede che Bonelli padre voleva che Higgins si salvasse, altrimenti avrebbe fatto una scena di 50 pagine con Tex che torturava lentamente Higgins" Nel corso degli anni, sia la visione autoriale di Gianluigi Bonelli (che all'inizio era più "sanguinaria", vedi la fine di Coffin e della Mano Rossa), che i "paletti" dati da Sergio Bonelli e dal bollino "Garanzia Morale" hanno dato una precisa immagina di Tex, che è rimasta poi coerente nelle storie successive.

    Per esempio, Tex può pestare un criminale come un tappeto; oppure, può uccidere senza farsi tanti problemi. Ma non tortura coi ferri roventi o col coltello un prigioniero. Al massimo, affida questi lavori a Tiger, o meglio, fa finta di affidarli a lui, per spaventare il criminale.

    Invece, nel "Giuramento" la sua ira gli fa passare gli scrupoli morali, fino all'omicidio organizzato freddamente. Ma il disgusto per la tortura non è "morale" (altrimenti non li pesterebbe neanche, anche quella è tortura), è caratteriale. Tex, cioè, può condannare Higgins a morte lenta nel deserto, ma non proverebbe nessun "gusto" a vederlo morire, anzi, la cosa lo disgusterebbe. Andandosene agisce "da Tex".

    Agire come si pretenderebbe (torturarlo fino a ucciderlo) sarebbe stato totalmente fuori dalle corde del personaggio. Qui non si tratterebbe di far vedere un Tex vendicativo e furioso, ma di far vedere un Tex disgustoso che gode alla vista di una persona torturata.

    Bonelli non ci fa vedere Higgins morto, quindi Higgins è vivo o può essere vivo. In una storia si racconta tutto e quello che non si racconta non c'è.

    C'è differenza fra la realtà e una storia.

    Se Tex fosse "realtà", non ci sarebbe nessun "montaggio": vedremmo Tex andare al gabinetto, dormire otto ore, eccetera, e leggeremmo tutto quello che dice, senza alcun montaggio per "narrare una storia". Il 99% delle cose che Tex dirà in una giornata saranno cose tipo "guarda, un passero" o "passami il sale", che non ha nessun legame con nessuna storia.

    Ma Tex è letteratura, anche se disegnata. E tutta la letteratura, alta o bassa, colta o popolare, funziona così. E la letteratura è comunicazione. L'autore racconta una storia al lettore: e, per raccontare una storia, bisogna selezionare e montare le scene significative. "Significative" in che senso? Nel senso che, messe in successione, significano qualcosa, dicono qualcosa, comunicano qualcosa: cioè, un messaggio.

    Per esempio, nel vedere Tex che dice: "Non mi sfuggirà, o non mi chiamo più Tex Willer!" e subito dopo cattura il bandito, quella frase dice qualcosa. Ma, se invece il bandito sfugge a Tex, quella frase indica qualcosa di ben diverso.

    La letteratura è comunicazione: la sequenza conta, dà un senso. L'autore, insomma, ti vuole dire qualcosa: sta a te capirlo.

    Nelle pagine in cui Tex massacra Higgins, cosa ti vuole dire Bonelli, non potendo far vedere Tex che tortura Higgins per 50 pagine fino a ucciderlo? Ti vuol dire che Tex vuole uccidere Higgins senza avere il minimo dubbio, e non se ne va di certo senza essere assolutamente sicuro che lui sia già praticamente morto. Il messaggio qui è anche il fatto che Tex è davvero implacabile, epico, drammatico.

    Nella "Cavalcata", invece, subito dopo che Tex se n'è andato, Higgins si alza e gli sfugge ridendo. In questo caso, il senso della scena non cambia forse? Cosa ci vuol dire Boselli, che è l'autore della "Cavalcata", in quel caso? A dirla chiara, dice che Tex è un emerito deficiente, che è facile da prendere per il naso. Mi spiace per la durezza della conclusione, ma è la logica conseguenza delle azioni presentate.

    Come si vede, i messaggi di Gianluigi Bonelli e di Mauro Boselli sono due messaggi diversi. Se Boselli dice una cosa, Gianluigi Bonelli invece ne aveva detta un'altra. La storia originale non è stata rispettata per nulla, protagonista compreso.

    L'ARGOMENTO DEL COLTELLO DI HIGGINS

    Tex ammazza Higgins solo perchè gli tira contro il coltello, mica per le coperte infette. Infatti, Tex dice esplicitamente "la sua marcia (quella di Higgins) verso la morte è iniziata nel momento in cui mi ha scagliato contro il coltello". A decretare la morte di Higgins non è dunque la faccenda del vaiolo, ma il tentativo di uccidere Tex.

    Infatti, nel "Giuramento", il duello tra Higgins e Tex, entrambi dotati di coltello, si conclude con Higgins che lancia il coltello contro Tex, ma lui lo evita. Poi segue il pestaggio.

    Comunque, anche questa osservazione non ha senso. Sarebbe come dire che Tex, da sempre, porta nel deserto a far morire lentamente di sete tutti quelli che gli tirano contro un coltello.

    Non è così. La marcia verso la morte di Higgins nasce nel momento in cui lui fallisce la sua unica possibilità: quella di morire rapidamente, almeno, uccidendo Tex. Infatti, nel duello, Tex gli dà questa possibilità: se Higgins riesce ad ammazzare Tex, allora gli indiani lo uccideranno. Però così morirà rapidamente, almeno, e non lentamente nel deserto.

    Prima del duello, Higgins era stato legato, era assetato ed era stanco per la lunga camminata nel deserto. Tex ha intenzione di picchiarlo selvaggiamente (il pestaggio di Higgins è forse il più "duro" di tutta la serie di Tex) e lasciarlo a morte certa. Ma non vuole picchiare una persona legata: fa parte del suo carattere. quindi gli dà un coltello: anche un verme come Higgins deve avere la possibilità di difendersi.

    Certo, se per un caso improbabile fosse Higgins ad uccidere Tex, probabilmente sarebbe stato subito ucciso dagli indiani attorno: avrebbe avuto almeno una morte rapida. Ma Higgins fallisce il lancio. Dopo, non ha più alcuna possibilità di scampo.

    Notate una cosa - sempre per far notare QUANTO Gianluigi Bonelli si immedesimasse nella psicologia di Tex, e, quindi, quanto fosse "sensata" la sua caratterizzazione: Higgins è di gran lunga la persona su cui Tex infierisce nel modo più crudele. Non ci sono casi paragonabili: Brennan ha avuto una morte atroce, ma rapida. Invece, la morte lenta di Higgins, durata ore ed ore sotto il sole, è difficile anche da immaginare. Quindi è ridicolo dire che è un personaggio poco importante. Certo, non è un criminale di valore, è solo un verme: ma nessun altro è mai stato ucciso così da Tex.

    L'ARGOMENTO DI BRENNAN SOPRAVVISSUTO

    Ma Brennan era sfuggito a Tex per 15 anni e lui non ha fatto manco una piega su questo.

    La "fine" di Brennan è più elaborata, più "poetica", con le urla dei navajos, ma è molto più rapida. Necessariamente, perchè stavolta Tex assiste. Stavolta Tex c'è fino alla fine, e non vuole vedere per ore e ore una lunga agonia. Ma stavolta Tex non gli offre nessuna possibilità. Stavolta non c'è coltello, non c'è sfida: Tex paga una banda di tagliagole, perchè gli consegnino Brennan legato come un capretto da sgozzare. Stavolta Tex non vuole rischiare. Cosa è successo in mezzo? È ovvio: la fuga di Brennan. I quindici anni in cui gli è sfuggito. Alla faccia del "gli è sfuggito per 15 anni, e Tex non ha fatto una piega"...

    Bisogna ricordare che Brennan e Teller non sono stati "arrestati". Questo non è "un caso come un altro", di cui può parlare tranquillamente alla Pinkerton. Brennan e Teller sono stati assassinati a sangue freddo. Se si scoprisse che è stato Tex ad ammazzarli, lui finirebbe sulla forca! :huh:

    Sul fatto che Tex e Tiger abbandonerebbero "troppo facilmente" la caccia a Brennan, sentiamo cosa dice Tex nel "Giuramento":

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    Quindi, Brennan era riuscito a scappare con un notevole vantaggio e aveva preso il treno: all'epoca, le locomotiva a vapore superavano facilmente i 50 km all'ora. Anche dicendo che, fra soste, cambi, coincidenze, eccetera, Brennan potesse viaggiare solo 8 ore al giorno, si tratta di oltre 400 km al giorno, 6000 km in quindici giorni. Brennan a quel punto avrebbe potuto arrivare in Patagonia.

    Ma, in realtà, è semplice capire perchè Brennan deve sfuggire a Tex: la storia del "Giuramento" è ambientata in "epoca contemporanea" per Tex. A quei tempi in cui si pubblicava Tex, i flashback erano rarissimi: l'unico era stato "Il passato di Tex", mentre "Fra Due Bandiere" (che parla della Guerra di Secessione) non era stato ancora scritto. Quindi, uno, e uno solo degli assassini, doveva essere ancora vivo, per poter essere punito dall'intero quartetto.

    Gianluigi Bonelli, all'epoca, lo fece semplicemente sfuggire a Tex. Il suo Tex non era infallibile: ma non era nemmeno un incapace. Oggi si preferisce mostrare Tex che, come un piccione, crede di aver fatto giustizia con Higgins, mentre, in realtà, nella "Cavalcata", la sua pochezza ha fatto sfuggire un sacco di assassini che fanno altre vittime...

    L'ASSURDO HIGGINS SUPERSTAR DELLA "CAVALCATA"

    Nel "Giuramento" vediamo un Higgins trascinato a piedi per ore nel deserto, senz'acqua, pestato come un tappeto, con la faccia tumefatta. Dei pugni così violenti sono mazzate: spaccano le viscere interne e incrinano o rompono le ossa, almeno quelle più fragili. Il naso di Higgins si sarà rotto e pure la sua mascella si sarà fracassata: prima parlava a fatica, poi non ha più parlato.

    Invece l'Higgins della "Cavalcata" usa la bocca tranquillamente, fa pure dei lunghi discorsi e fa persino dell'ironia. Provateci voi a farlo con la mascella fratturata. Per non parlare del resto: ogni movimento per Higgins, anche il più normale, per lui dovrebbe essere dolorosissimo. E siamo persino in un deserto rovente. Cosa ci vuole di più per darlo per morto?

    Ci vogliono almeno 4-6 litri di acqua ogni giorno nel deserto per evitare la disidratazione e per preservare il buon funzionamento del corpo. La borraccia che Tex dà a Sherman conteneva appena 1 litro: per forza che gli indiani lo davano per morto. Figuriamoci Higgins, senza borraccia. Ma non solo. La perdita di acqua attraverso il sudore e il conseguente bisogno di acqua aumenta con l'esercizio fisico. Tipo, camminare per miglia e miglia sotto il sole. Una disidratazione, anche lieve, riduce la resistenza fisica e compromette la concentrazione, che è pericolosa in una situazione di sopravvivenza, in cui pensare chiaramente è essenziale. Se si perde acqua equivalente al 5% del peso corporeo si ha nausea e sonnolenza. Se la perdita è del 10%, le condizioni psico-fisiche si deteriorano, con vertigini, difficoltà di parola e grande spossatezza. Se si perde il 15% in un clima torrido come quello del deserto, semplicemente si muore. Insomma, Higgins avrebbe dovuto essere già morto e stramorto.

    Cosa ci fa vedere invece Boselli? Un Higgins vispo come una rosa, che si fa tranquillamente due giorni di cammino senz'acqua. E' ciarliero, allegro, scherza, manco fosse al parco. Fa fuori due indiani (in un deserto dove non ci dovrebbe esserci nessuno, neanche se fai una settimana di cammino a piedi. Ma si vede che quella era l'ora di punta) e non ha nessuna botta in faccia.

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    Higgins è tanto veloce da raggiungere Sherman, che ha delle ore di vantaggio e ha una borraccia. I due sono nel Lava Flow, dove il terreno è roccioso. Come cavolo fa Higgins a seguire le tracce di Sherman? Di notte? Sherman aveva visto la direzione in cui si erano allontanati Tex e gli indiani e li segue: ma non è sicuro che non l'abbiano ingannato, perchè non ne può seguire le tracce. Tracce di diversi uomini a cavallo. Su un terreno di roccia, che tracce puoi vedere?

    Adesso: Higgins si sveglia dopo diverse ore, di notte, rinfrescato e pulito, e si mette subito in cammino, seguendo le orme di un uomo a piedi, a velocità superiore alla sua, manco avesse avuto un surplus di energia che le botte di Tex gli avevano dato, tipo l'Orsetto Duracell, e raggiunge Sherman. SuperHiggins l'Implacabile: ecco a chi si riferiva il titolo. ^U^ Ma siamo seri? Higgins non beve praticamente da due giorni. Dovrebbe essere morto sotto quel sole. Eppure è più veloce di Sherman.

    Non solo: lì non c'è alcun riparo. Persino Sherman, mezzo morto, lo vede quando è ancora distante. Ma i due indiani, che sono lì, non lo vedono?? Si tratta di un mezzuccio tipico del cinema d'azione: i protagonisti non si accorgono nemmeno di un carro armato che arriva avanti loro, perchè...sta arrivando da dietro la telecamera! ^U^

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    Addirittura, Higgins è più rapido di Flash: lancia un sasso contro uno dei die indiani da molto lontano, per non farsi vedere (ma per favore...): indiani che lui aveva visto prima di loro (?). Ma che velocità aveva quel sasso? Era un missile terra-aria? Guardate le dimensioni. Eppure Higgins, ridotto com'è, e senza fionde o altro, solo con la forza delle sue mani disidratate, gli dà una velocità tale da uccidere l'indiano.

    Non solo: prima che l'indiano più giovane faccia in tempo ad allungare la mano e afferrare la pistola, che era ad un passo da lui... Higgins fa venti metri di corsa e gli frega la pistola! :huh: Dopo essere stato, boh, "massacrato " da Tex e dopo due giorni senz'acqua, vediamo che è più lento l'indiano a prendere la pistola, che Higgins a correre dietro all'arma! Higgins piè veloce. Speedy Gonzales, vatti a nascondere che tu non sei nessuno!

    L'indiano, poi, non ha ferite, è sano come un pesce: Higgins dovrebbe essere pesto, dolorante e non avere bevuto nulla per due giorni...ma basta che Higgins lo tocchi col suo stivale magico e l'indiano diventa come paralizzato. E il "pesto e dolorante" Higgins, con calma, tranquillamente, gli prende la pistola. Higgins ha usato la sua arma segreta: il potere dello stivale paralizzante! Da piccolo, infatti, l'aveva morsicato uno stivale radioattivo. ^U^ ^U^ ^U^

    Poi Higgins minaccia il povero indiano paralizzato, che, se non fosse stato toccato dal "magico stivale", magari avrebbe preso Higgins (che non beve da due giorni) per la collottola e lo avrebbe riempito di botte, ben prima che lui si fosse chinato a raccogliere la pistola. Ma non può! E' stato toccato dallo stivale paralizzante!
    E questa sarebbe una scena "ben sceneggiata"? :huh:

    Insomma, a parte il fatto che questa storia è una totale demolizione del "Giuramento", vi rendete conto che è scritta coi piedi? Vi rendete conto di quanto sia inverosimile? E di quanto trasforma Tex in un povero deficiente, trasformando questa "Cavalcata del destino" nella "Cavalcata del cretino".

    MA PERCHE' UNA STORIA PROPRIO SU HIGGINS?

    Perché mai tirare fuori proprio Higgins in questa storia? Tex, tra l'altro, alla fine della "Cavalcata" neanche ci parlerà con lui. Non bastava un qualunque tizio butterato che a Tex faceva venire in mente l'antico uccisore della moglie, scatenando magari i ricordi e la rabbia? Mettendoci un criminale qualunque, la storia non sarebbe cambiata di molto e Tex avrebbe comunque ricordato Lilyth e quel periodo della sua vita. Così magari sarebbe venuta su una storia migliore, non si sarebbe rovinato "Il giuramento", non si sarebbe trasformato il personaggio di Tex in un totale cretino. E allora perchè non hanno fatto così, invece di tirare fuori Higgins?

    Perchè così si può "succhiare sangue", come nerd-vampiri, da una storia famosa, per cercare di spremere da lì un pò di vita da dare ad una storiella anemica e nata morta. Higgins, le visioni, anche l'intervento dello spettro di Lilyth (spettro, infatti, e non "visione", perchè Higgins non ha mai visto Lilyth in vita sua, salvo eventuali retcon...) sono tutte delle strizzatine d'occhio ai fan. Chi legge le recensioni dei film di Leo Ortolani sa che fine fa chi lo fa troppo. Tipo un certo J. J. Abrams. Spremendo. si rovinano le storie classiche tipo "Il giuramento" e si rovina il personaggio stesso.

    IL FANTASMA FARLOCCO DI LILYTH

    E' veramente ridicola la scena di Lilyth che torna per uccidere Higgins. OK, l'aveva fatto anche Robert Howard nella Regina della Costa nera, dove lo spirito della morta piratessa Belit salva Conan da un mostro. A parte il fatto che Lilyth non è una piratessa, che senso ha renderla una "rediviva" vendicativa? Lilyth, potendo tornare, invece di mostrarsi a Tex, per dargli almeno quel momento con lei per dirle addio, che Tex, dopo decenni, ancora rimpiange, la "rediviva" Lilyth si mostra all'avversario di Tex, Higgins...per farlo suicidare? :huh:

    Ma dove siamo, in un fumetto di Dylan Dog? Certo, Gianluigi Bonelli i fantasmi li ha fatti comparire, anche se di rado. Nella storia di "Massacro" (Tex 109) faceva evocare l'immagine degli spettri dei morti della città di Goldeena fatti ammazzare da Fraser, senza però farli vedere esplicitamente. Qui, invece, arrivano i "redivivi" stile orda di non morti, per caricare la storia di ulteriori banalità, come se non ce ne fossero già abbastanza.

    Ma non è tutto: la comparsa della Lilyth "spettro di vendetta" impedisce che Tex si sporchi le mani, così ne esce pulito come un puttino da questa storia. Gli autori moderni vogliono "migliorare" Gianluigi Bonelli correggendo i suoi "errori", ma non hanno il fegato di far vedere Tex che torce un solo capello a Higgins, affidandosi ad una "vendetta sovrannaturale", mediocre e senza alcun fascino. Davvero, di questa storia non si salva niente. =_=

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    1 Graziano Frediani: Lucchese, ha fatto parte degli staff editoriali di riviste come "Orient Express" e "Diva". Ha scritto dei saggi su Magnus, Crepax, Pratt, Satanik. Ha curato delle mostre su Pecos Bill, Chiomadoro, Dino Battaglia e L'Uomo Mascherato. Alla Bonelli si occupa della cura e della scrittura di articoli e approfondimenti che accompagnano le storie a fumetti su testate mensili e annuali come i "Magazine", dedicati ai vari personaggi della casa editrice, con una particolare attenzione per Tex.
  8. .
    TEXONE 39: "PER L'ONORE DEL TEXAS" - VOTO: 4

    Soggetto e sceneggiatura: Mauro Boselli
    Disegni: Maurizio Dotti

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    Ancora il Tex giovane?? =_=


    TRAMA

    Siamo ai tempi della Guerra di Secessione: da una parte c'era il Sud, cioè i Confederati, che volevano che gli Stati Uniti fossero una Confederazione, in cui ogni stato avesse una sua indipendenza, pur rimanendo negli Stati Uniti. Dall'altra parte c'era il Nord, cioè gli Unionisti, che volevano che ogni Stato perdesse la sua indipendenza e si sottomettesse completamente al Presidente di Washington, realizzando così uno Stato Unitario, con una struttura totalitaria. Infatti era questo il movente della guerra, non la schiavitù: questa servì dopo, più avanti, come pretesto o scusa ufficiale, nel corso della guerra già cominciata. Lo stesso Lincoln era schiavista, come pure lo era gran parte degli Stati del Nord: solo che non usavano gli schiavi negri per i campi di cotone perchè avevano delle industrie. Il Texas, che era il paese di Tex, era uno Stato Confederato, faceva parte del Sud ed era schiavista: tuttavia, Tex preferì combattere a fianco degli Unionisti/Nordisti perchè era contrario allo schiavismo.

    Questa storia ha come protagonista il giovane Tex Willer, che è un personaggio realizzato da Mauro Boselli, il curatore della serie di Tex. Fu realizzato nel 2018 in una testata mensile autonoma chiamata "Tex Willer", che è un derivato, o spin-off, della serie originale di Tex (con 66 pagine, però, al posto delle canoniche 98). In questo Texone ritorna la Nueces Valley, cioè l'area del Texas in cui nacque e crebbe Tex da bambino. Se ne parla per la prima volta nel Maxi Tex n. 21 "Nueces Valley" del 2017 (realizzato da Mauro Boselli coi disegni di Pasquale Del Vecchio): essendo uscito un anno prima della testata "Tex Willer", "Nueces Valley" è vista come una prima pubblicazione delle avventure del giovane Tex.

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    Il primo numero della serie derivata da Tex, "Tex Willer", e il Maxi Tex "Nueces Valley" uscito un anno prima.


    Per essere precisi (scusate la digressione, ma si tratta proprio dell'argomento del Texone), la storia "Nueces Valley" è frutto del revisionismo di Mauro Boselli: Gianluigi Bonelli non ha mai parlato di questa valle come luogo originario della nascita di Tex. Nel "Passato di Tex" (Tex 83 del 1967), Gianluigi Bonelli descrive Tex come un cowboy che gestiva un ranch, insieme al padre Ken Willer e al fratello Sam, nel sud del Texas, presso Rock Springs e le sorgenti del fiume Nueces. Ma senza parlare di una "valle del Nueces" dove sarebbe nato.
    Tornando al Texone, ecco la storia: dopo aver partecipato ad un funerale, Tex racconta al figlio chi era quella gente: con un flashback, si torna ai tempi della Guerra di Secessione: laggiù, in pieno territorio confederato (il Sud), c'erano dei coloni tedeschi che vivevano nella Nueces Valley ed erano fedeli all'Unione (cioè il Nord): per questo erano minacciati di morte dalle armate confederate/sudiste di Jim Waldrip e James Duff. Tex, che milita come scout del Kansas (quindi dell'Unione, cioè del Nord), insieme al suo amico "Damned" Dick e alla donna-agente della Pinkerton Kate Warne, che era stata mandata dal presidente Lincoln per aiutare i coloni fedeli al Nord, cerca di salvare i coloni. Anche Kit Carson, mandato per conto proprio dal presidente del Texas Sam Houston, fedele all'Unione del Nord nonostante sia presidente del Texas, cerca di salvarli. Dopo diversi scontri, l'obiettivo viene realizzato, anche se non totalmente: alcuni dei coloni perdono la vita.

    COMMENTO

    E con questo siamo a due Texoni con, al posto di Tex, il suo "alter ego", il giovane Tex (il primo era "Il magnifico fuorilegge", il 32° Texone, del 2017). Non capisco questo continuo desiderio di dare pubblicità al personaggio del giovane Tex inserendolo a forza nella serie regolare. Può capitare che a qualcuno non piacciano le storie del giovane Tex e vorrebbe leggere le storie del classico ranger: e invece si trova questo personaggio, come un intruso, nella serie regolare, anche se, per ora, si tratta solo dei Texoni. Però, in questo modo, si leggono le storie di un altro personaggio, perchè non tutti vedono in questo Tex il Tex classico. Comunque facciano come vogliono: non è che io inizi a comperare le storie di "Tex Willer" solo perchè le trovo all'improvviso nella serie regolare...

    Comunque, il problema non è solo la presenza del "giovane Tex". Il problema è la storia in sè. "Per l'onore del Texas" è una storia talmente complicata, che già a pagina 20 non capisco più niente. Non sai chi sta con chi, non sai chi è contro chi, e alla fine leggi la storia alla come viene viene, senza più badare a quello che sta succedendo, aspettando con sofferenza che finisca.

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    Fermi, fermi, fermi. Perchè vi sparate? Da che parte state? Perchè non vi mettete un cartello davanti, così capiamo?


    E' veramente una comica in questa storia vedere Tex e gli altri sparare, nel bel mezzo di una guerra, decidendo chi colpire e chi no, perchè Tex e i suoi amici sono tutti pacifisti, odiano la guerra e non vogliono mica dare una soddisfazione agli sporchi politicanti e ai potenti che vogliono la guerra. Quindi a quello lì no, non gli sparo, perchè è un soldato sudista e io non sparo contro i soldati sudisti, per non dare una soddisfazione ai potenti. Quello lì sì, perchè...er...non è un soldato sudista. Mi pare. Quello lì no, quello lì si, ma in certi casi no. Scusa, Tex, perchè non metti i bollini sui personaggi, così sai a chi sparare? Questa storia tutta "storica" e "realistica" è di un ridicolo che mollami. ^U^ ^U^ ^U^

    Ci sono persino degli sbagli di nomi, tanto per semplificare le cose: Eva, una dei protagonisti, prima dice che il giornalista Karl Wagner è suo zio; poi dice che è suo padre. Meno male che poi non ha più detto nient'altro su di lui, magari poi diceva che era suo cugino. Oppure Tex dice che non poteva lasciare il padre di Konrad (un altro protagonista) nel campo di prigionia. Ma nel campo di prigionia c'era il padre di Klaus, un altro personaggio ancora. Si vede che i padri se li ricordano poco da quelle parti.

    Mi spiace dirlo, visto che i disegni di Maurizio Dotti sono molto apprezzati dai fan: ma a me non dicono niente. Sono pieni di personaggi ingessati, in posizioni innaturali a volte, anche se ci sono a volte dei paesaggi grandiosi. Ma in una storia si guardano i personaggi, non gli alberi o i fiumi.

    La spia Kate Warne è la solita donna "moderna" che infilano oggi in tutti i fumetti e i film: emancipata, spregiudicata (va a letto con dei tizi per ottenere preziose informazioni), indipendente, capace di mille imprese, capace di bagnare il naso a tutti gli uomini, capace di mille abilità, assassina senza scrupoli (ammazza a sangue freddo se necessario) eccetera, eccetera. Mettono sempre la solita superdonna supersexy superfemminista, ormai le fanno tutte con lo stampino. =_=

    C'è anche una cosa da dire, sulla logica della storia: va bene dire "maledetta guerra", come diceva appunto Tex nel finale della storia "Tra due bandiere" (Tex 113). Ma, se non ti piace la guerra, allora perchè non te ne metti fuori e ti fai prete, oppure vai all'estero o qualcosa del genere? In una guerra è impossibile essere neutrali, come pretende di fare Tex e come cerca di fare il giovane Tex in questa storia. E' fuori dal mondo. Una guerra coinvolge tutti, piaccia o non piaccia, colpevoli e innocenti. Mi spiego meglio: vedete i dialoghi qui sotto?

    Tex-tramonto-rosso-finale-A


    Alla fine, racconta sempre Tex in "Tra due bandiere", si arrivò ad un compromesso: Tex e Dick dovranno solo portare il bestiame per l'alimentazione delle truppe nordiste, portare i cavalli per i soldati nordisti, fare la scorta delle munizioni per i nordisti. Ma scusa, Tex, non è ipocrisia questa? :huh: Si dice che è ladro "tanto chi ruba quanto chi tiene il sacco". Col bestiame che porti dai da mangiare ai soldati del nord che, poi, rifocillati, potranno sparare ai soldati del sud. Coi cavalli farai correre i soldati del nord contro quelli del sud. Con le pallottole...devo continuare? Chi va al mulino si infarina, Tex. E non pretendere di andarci senza infarinarti: nella guerra ci sei dentro lo stesso, anche se non lo vuoi ammettere. E, per interposta persona, anche tu spari ai soldati sudisti. Tra i quali magari ci saranno anche dei tuoi amici sudisti, come quel Rod, la cui morte ti aveva scosso così tanto. Mi spiace, ma questa storia del "Tex neutrale alla guerra" raccontatela ad un altro... =_=
  9. .
    TEX GRANDI STORIE: LA TIGRE NERA - VOTO: DAL 4 AL 5
    (la storia è una ristampa di Tex 382-384)

    Trama: Claudio Nizzi
    Disegni: Claudio Villa

    TOK


    TRAMA

    Visto che nel 2023 hanno pubblicato sulla serie regolare la nuova storia sulla Tigre Nera, per cavalcare l'onda, la Bonelli, nello stesso anno, ha ristampato, nella collana "Le grandi storie", la prima avventura di Tex contro il principe Sumankan, alias la Tigre Nera.
    Nel paesino di Leadville, una setta comandata da una fantomatica "Tigre Nera" commette atroci delitti. Mac Parland, l’agente della Pinkerton, non cava un ragno dal buco e chiede aiuto a Tex e Carson. I due ranger riescono a risalire a Sumankan e, dopo una pericolosa sortita nel suo covo, riescono a sconfiggerlo e a debellare la setta. Però Sumankan riesce a fuggire.

    COMMENTO

    Allucinante. Come voto dò un 4 al 5, solo perchè Villa è un grande disegnatore. Ma questo non basta a salvare la storia, che meriterebbe zero per come tratta Tex. Se volete sapere in che modo Nizzi, lo sceneggiatore, abbia rovinato Tex, questa è la storia giusta per iniziare a scoprirlo. Scusate la lunghezza dell'analisi (opera di Diablero un utente del Tex Forum, che ringrazio per avermi permesso di postarla), ma vi assicuro che merita. Lo so che questa non è una storia pubblicata nel 2023, ma la sua ristampa: tuttavia, merita lo stesso.

    Il personaggio della Tigre Nera fu realizzato nel 1992 da Nizzi come un "avversario che deve mettere in seria difficoltà Tex". Non era permesso a quei tempi usare dei personaggi che usavano la magia: quindi Nizzi e Sergio Bonelli decisero di fare il tipico capo di sette cinesi, con in più una maschera da tigre (presa dall'Uomo Tigre?).
    Kit Carson, in questa storia, fa la parte del "vecchio scemo ignorante" quando vede l'Amleto senza capirci niente: e va bè. Ma poi si parte per la tangente: Tex si mette a parlare dei suoi sospetti sulla setta, che è capeggiata da una "tigre" (c'è scritto sui biglietti che lascia nei luoghi degli omicidi) e agisce con dei pugnali cerimoniali. Quindi è una setta asiatica, come quelle che Tex aveva affrontato in passato. Va bene.
    Il punto è che Tex ne parla apertamente proprio in un ristorante cinese. :huh: E lo fa di fronte a un cameriere cinese. E non si accorge minimamente della faccia sconvolta del cameriere, ben disegnata da Villa. :huh:
    Ora, a causa della dabbenaggine e imprudenza di Tex, il cameriere scopre i suoi piani e l'ubriaco, cioè la persona sospettata da Tex di avere a che fare con la setta, e di cui Tex aveva parlato abbondantemente davanti al cameriere cinese, muore ucciso dai sicari della setta. Cioè, muore per colpa di Tex che ha fatto la cretinata. Purtroppo queste scene sono frequentissime nelle storie di Nizzi: tante volte qualcuno muore perchè Tex è scemo.

    Tex
    Come parlare di cose segretissime senza badare a chi hai intorno. -_-


    Ma gli orrori logici sono all'inizio (e si vede bene che sono intenzionali da parte di Nizzi, che fa apparire i due ranger come dei decerebrati): qualcuno tira un sasso con un messaggio attaccato, spaccando una finestra: un classico. Bene. Ma c'è il fatto che Tex e Kit Carson, prima di inseguire chi ha lanciato il sasso, stanno fermi, con calma aprono il foglio di carta, lo leggono, e solo dopo Tex si getta all'inseguimento, dicendo anche: "Devo acchiappare chi l'ha lanciato!" . E questa è una frase tipica di Nizzi: quando la dice Tex, stai sicuro che poi non acchiappa nessuno. Infatti, alla fine, Tex non acchiappa nessuno. Quel maleducato del cinese non era rimasto lì ad aspettare che finissero di leggere il messaggio! ^U^

    Ma non è finita: Tex vede che la persona che sta scappando, quella che ha lanciato il famoso sasso e ormai è lontana, è un cinese. Tex, nel vederlo, è perplesso. Forse non ha capito bene che sta combattendo contro una setta cinese, o almeno orientale. Eppure di tracce per capirlo bene ce n'erano, mi pare. Ma Mac Parland, l'investigatore della Pinkerton, che non si ricorda dove ha mangiato insieme a Tex pochi minuti fa, nè cosa hanno detto lì, dopo la morte dell'ubriaco/uomo della Tigre Nera, chiede a Tex: "Ma come hanno fatto a sapere che saremmo venuti ad interrogarlo?" Prova a fare uno sforzo, Mac Parlà, su. ^U^ E Tex che fa? Cosa gli dice? Risponde serissimo: "Se non ce ne fosse ancora bisogno, questo dimostra che abbiamo a che fare con avversari forniti di un cervellino di prim'ordine!" Ma questo è Tex o è Nick Carter di Bonvi? :huh: Questi avversari, come dice Tex, sono tanto, tanto intelligenti...che, dopo che Tex aveva detto in faccia al cameriere cinese che andava alla prigione per interrogare l'ubriaco sospetto, erano riusciti a capire che Tex sarebbe andato alla prigione per interrogare eccetera. Dimostrando di essere enormemente più intelligenti del Tex di Nizzi e dei suoi due pard, ancora più idioti di lui, tanto è grande la loro stupidità. E ti metti a ridere nel vedere quanto è scemo Tex. ^U^ ^U^

    Ma non è finita: anzi, c'è di peggio. Abbiamo adesso...l'"origlione", che è il personaggio preferito di Nizzi! Ad ogni momento delle storie nizziane di Tex, c'è il tizio che, casualmente, ha origliato da qualche parte e dice a Tex cosa ha sentito origliando. Per mandare avanti la storia, infatti, Nizzi usa la sua creatura prediletta che ausculta tutto per aiutare Tex il decerebrato. Dunque, l'origlione di questa storia ha sentito qualcosa sulla setta e va a raccontarlo a Tex e a Kit Carson. Ma attenzione: stavolta l'origlione è finto! Infatti, questo è un astuto stratagemma di quelli della setta orientale per portare Tex su una falsa pista! Poi quelli della setta ammazzeranno l'origlione, così Tex si convincerà che lui aveva detto la verità! Quindi, se lo hanno ammazzato, significa che lui diceva la verità! Così conclude Tex la volpe. Ma su che base, scusa? :huh: Perchè mai, essendo morto, l'origlione non poteva essere lo stesso un complice della Tigre Nera? E Tex pensa questo dopo aver appena visto un complice della Tigre Nera (il povero ubriaco, ricordate?) ammazzato proprio dalla Tigre Nera, dopo che aveva fatto il suo lavoro... =_=

    Ma andiamo avanti. Lo spietato assassino dell'origlione ha il fucile puntato sulla finestra di Tex per ammazzare l'origlione (sarebbe stato più semplice ammazzare Tex, ma va beh). Ora, che fa Tex? Mette gentilmente l'origlione in posizione davanti alla finestra, pronto ad essere ammazzato. E come faceva a saperlo, il killer, che Tex avrebbe messo proprio lì l'origlione? Boh. L'unica spiegazione è che il killer era un lettore del Tex di Nizzi, perchè questo Tex provoca sempre, ma dico sempre, la morte dei suoi informatori. E quindi sapeva benissimo che Tex l'avrebbe messo proprio davanti alla finestra, per facilitare le cose... ^U^ ^U^

    Tex-1
    Tex mette l'origlione davanti alla finestra, così il killer può sparargli con calma.


    Tra l'altro, da quando in qua Tex e Kit Carson in albergo si fanno dare la stanza frontale, impiombabile dalle case vicine? Magari Nizzi non lo sa, ma da sempre il Tex di Gianluigi Bonelli chiedeva stanze "tranquille", sul retro o comunque non così facili da colpire. Ma non è tutto qui. Il bello, lo splendido, l'inverosimile, è che, dopo aver avuto la prova che chiunque dal tetto di fronte li può ammazzare, Tex e Kit Carson si mettono tranquillamente a dormire in quella stessa stanza! ^U^ ^U^ ^U^ ^U^ ^U^

    Insomma, alla fine Tex e Kit Carson si infilano nella trappola senza sospettare nulla, perchè l'origlione ammazzato era sincero solo perchè era stato ammazzato: una patente di validità, quindi. Loro hanno passato mille avventure western: quindi sanno (o dovrebbero sapere) cos'è una trappola, sanno se un posto è l'ideale per fare un'imboscata. Ma qui sembra che non sappiano nulla di tutto questo e si infilano dritti come tordi nella trappola. Proprio davanti ai fucili di ben nove (ripeto, NOVE) killer, che scaricano addosso a loro tutto il caricatore, da distanza ravvicinata, e alle spalle. Nei disegni, si vedono partire almeno una dozzina di colpi, ma non è verosimile che siano stati sparati solo quelli: si tratta di fucili a ripetizione (cioè che sparano senza bisogno di essere ricaricati), contro gente che non si difende nemmeno, presa completamente di sorpresa. Stiamo parlando quindi di almeno 100 colpi sparati in pochi secondi. Come possono salvarsi Tex e Kit Carson da morte certa? Da una trappola da cui è impossibile uscire vivi? Cosa può aver ideato Nizzi, con la sua nota fantasia, per riuscire a salvarli? Niente. Semplicemente, si salvano e basta. :huh: :huh: :huh: Qui la sospensione dell'incredulità se ne va a ramengo. A questo punto, sarebbero capaci di sopravvivere a una gatling che spara contro di loro a due metri di distanza.

    Questa è una storia esilarante, se uno vuole ridere di Tex. Perchè qui può farlo finchè vuole...e ce ne sarebbe ancora. Per esempio, ripensiamo al "difficilissimo caso" della storia, un "vero rompicapo" per Tex, Kit Carson e l'investigatore scemo Mac Parland (sembra davvero la storia di Scemo e più scemo...). Ci sono diverse persone scomparse senza lasciare traccia, o uccise. OK. Il numero dei morti è tale che si muove la Pinkerton in persona, appunto rappresentata da Mac Parland. Tex e gli altri scoprono che ogni vittima, prima di morire/scomparire, aveva firmato un atto di vendita dei suoi beni. E l'aveva fatto sempre davanti allo stesso notaio, Madison, che evidentemente dev'essere un uccello del malaugurio di quelli tremendi. Madison, in realtà, è la Tigre Nera in persona: cioè, un malese con la barba finta. E non se ne è mai accorto nessuno... :huh: Insomma, ce ne sarebbe parecchio per sospettare, almeno, di questo notaio portarogna. Ma per Mac Parland "è tutto a posto negli atti di vendita", dice lui...perchè sono scritti bene, "non c'è una virgola storta" (cito testualmente). Cioè, nel mondo del Tex di Nizzi, basta avere una bella calligrafia per fregare la Pinkerton. ^U^ ^U^ ^U^

    Tex-2
    Se sei bravo a scrivere sei un tipo a posto. Sempre. ^U^ ^U^


    Inoltre: Tex e Kit Carson, grazie al fatto che i famosi nove killer erano dei dipendenti di Morel (uno dei tizi che avevano ereditato tutte le ricchezze delle persone morte/scomparse dopo aver fatto testamento dall'avvocato portarogna Madison), cosa pensano? Pensano che forse questo Morel è sospetto. Ma và? Sarebbe lecito piuttosto sospettare subito di chi ci guadagna qualcosa dalla morte di qualcuno, come appunto Morel e gli altri, ma Mac Parland, Tex e Kit Carson neanche ci pensano a una cosa così ovvia.
    Ma non solo: i due pard vanno a cercare Morel il giorno dopo (facciamo le cose con calma, oh, cos'è tutta questa fretta?) e lo trovano morto. Ucciso dalla Tigre Nera, che, anche se era uno dei suoi uomini, non voleva che confessasse. La Tigre Nera aveva già fatto questo con l'ubriaco, possibile che Tex non ci abbia pensato? No, facciamo le cose con calma, dai. =_=

    A questo punto, Tex, Kit Carson e Mac Parland, finalmente, vanno dall'avvocato Morel...per chiedergli informazioni! :huh: :huh: E Tex si fida ciecamente di lui, convincendosi che "è un tipo a posto". La stupidità di Tex qui è a livello demenziale.
    E allora, come fa questo furbissimo Tex a capire che il notaio, che aveva certificato tutti gli atti di vendita fasulli, è un tipo sospetto? Ma è semplice...trova il fazzoletto di Morel nella stanza dell'avvocato! ^U^ ^U^ ^U^ Senza nemmeno perquisire la stanza, eh. Lo vede, semplicemente, mentre sta dicendo agli altri che il notaio è un tipo a posto di cui fidarsi. ^U^ il fazzoletto era lì dal giorno prima, da quando la Tigre Nera aveva ammazzato Morel. La Tigre Nera aveva fatto pulire tutte le tracce di sangue, ma evidentemente si era dimenticato del fazzolettino di Morel, che aveva le sue iniziali, tra l'altro, e lo aveva lasciato lì, in bella vista, per tutto il giorno, senza accorgersene. Inverosimile. :huh:

    Lo spasso c'è anche quando la Tigre Nera fa ammazzare l'altro suo uomo, Rickens. La setta della Tigre è così segreta, ma cosi segreta, che i sicari malesi, in vestito malese, con coltelli malesi, inseguono Rickens in piena città e in pieno giorno! ^U^ ^U^ ^U^ Nessuno li vede, non c'è nessuno in strada: sarà l'ora della pennichella, boh. Inoltre, per la fortuna dei sicari, Rickens è ancora così attento alla segretezza della setta che per pagine e pagine non chiama aiuto, e l'unica cosa che dice è il suo grido di morte. Che Tex, che passava da quelle parti, sente benissimo (quindi avrebbe sentito anche eventuali richieste d'aiuto precedenti). Ma siamo in una storia di Nizzi, e Rickens probabilmente sa cosa succede a chi chiede l'aiuto di Tex: muore subito. Provate a leggere le altre storie nizziane di Tex per accertarvene. X) X)

    Tex-3
    "Babbo, babbo, lì fuori ci sono due con una roba in testa che stanno inseguendo un ciccione!" "Sì, sì, figliolo, lasciami fare la pennichella."


    Inoltre, quando Rickens sta per tirare gli ultimi, dice tutto a Tex. Ed è fantastica la faccia che fa Tex quando qualcuno, finalmente, gli spiega che la persona di cui avrebbe sospettato chiunque, tranne loro, cioè l'avvocato Madison, era il capo della setta. E fa il paio con la faccia che fa quello sveglissimo di Kit Carson, quando Tex glielo dice. Mentre, nello stesso tempo, l'investigatore di professione, Mac Parland, anche dopo la storia del fazzoletto trovato nella studio di Morel, continua a pensare che Tex "ha preso una solenne cantonata" a pensare male dell'avvocato! Proprio lui, che scrive così bene! ^U^ ^U^ ^U^ Questo Mac Parland investigatore privato Pinkerton è talmente scemo che neanche una confessione firmata di Morel lo convincerebbe. =_=

    Inoltre: la setta è segreta e nessuno deve sospettare che ci sia. OK. Ma nello stesso tempo circolano in abbondanza dei volantini che la sponsorizzano ad ogni omicidio. A quale scopo lasciare dei bigliettini a destra e a sinistra con su scritto: made by Tigre Nera? Per creare terrore? Per creare una leggenda? La setta quindi non é segreta, tutti in città sanno che esiste, ma nessuno sa chi sia a farne parte o che tipo di setta sia. Non ha senso. Riflettiamo un momento sul modus operandi della Tigre Nera: richiede soprattutto il non fare rumore, il non farsi notare. Infatti, la Tigre Nera prende delle persone ricche, una per volta, e col testamento falsato le fa sparire, impossessandosi dei loro beni. Ma attenzione: non se ne impossessa direttamente la Tigre Nera, nemmeno sotto una falsa identità (con l'eccezione della proprietà dove c'è il suo covo: non è una proprietà normale gestibile da un prestanome). Perché non si impossessa direttamente lui, e solo lui, di tutti i beni dei ricchi ammazzati? Ma perché sarebbe scoperto in cinque minuti, visto che si è arricchito con quei soldi davanti a tutti! Per questo il suo piano si basa sul fatto che nessuno sospetti di questo, altrimenti li beccherebbero tutti senza fare la minima fatica. Infatti, i nomi di tutti i prestanome, come Morel e Rickens, sono nei contratti di proprietà! "Quindi il suo piano è già fallito con l'arrivo dei Pinkerton?" Logicamente, sì. Solo che qui Mac Parland è rappresentato come un idiota totale peggio dell'ispettore Clouseau. Ma, anche senza prove, chi siano i colpevoli lo capirebbe subito anche un bambino: sono gli unici che ci guadagnano! Basterebbe tenerli d'occhio di nascosto: o si tradiscono, o per non tradirsi devono smettere di ammazzare gente. Già così bloccherebbero i piani della Tigre Nera. L'ultima cosa che dovrebbe fare la Tigre Nera, quindi, è proprio quello che sta facendo: pubblicizzare la presenza di una setta!
    I casi sono due: o è stupida la storia, con un "genio del male" che fa cose stupide in continuazione...o la storia rappresenta un cosiddetto "genio del Male" che è un totale idiota! Qui la differenza sta nel pensare che Nizzi gli faccia fare cose stupide e assurde perchè scrive male, o perchè invece voglia dirci proprio questo, che la Tigre Nera fa una cretinata dietro l'altra! ^U^ Vista la rappresentazione caricaturale che ne dà Villa in diverse pagine, direi che la storia fa pensare alla seconda ipotesi, e che sia una satira dei vari "capi della setta del Drago" che si sono visti prima in Tex. Ma sarà stato intenzionale o no? Boh...

    La Tigre Nera, in questa storia, non è un genio del male: è solo un pazzo isterico, che ammazza i suoi complici al primo errore, che fa costruire, spendendo un patrimonio, delle trappole "mortali" nel suo covo...che scattano e non ammazzano nessuno! ^U^ ^U^ Sia Tex che Carson cadono nelle trappole, tutte, non ne evitano una, :lol: ma nessuna funziona come dovrebbe e si salvano sempre perchè le trappole li mancano (memorabile la scena dove Tex e Carson cadono in un trabocchetto, ma Tex si afferra ad un appiglio con una mano sola, e con l'altra regge Kit Carson: in quel momento sta tenendo su, con una mano sola, qualcosa come 200 chili, vestiti e armi comprese! Un record mondiale!) La Tigre Nera qui alla fine sembra Wilcoyote.

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    La forza da incredibile Hulk di Tex. :huh:


    La storia è così idiota che neanche nei peggiori fumetti di Topolino si è mai vista una roba simile. Nizzi presenta intenzionalmente Tex e Kit Carson come due stupidi vaccari ignoranti. Davvero, lo fa intenzionalmente. Fateci caso: non c'è nessun motivo narrativo o logico per il cameriere cinese origlione. Il testimone, il famoso ubriaco, andava ammazzato lo stesso, in ogni caso. Anzi, il fatto che non fosse stato ammazzato subito è un "buco di trama" che non si spiega. O meglio, si spiega solo se rifletti su una cosa: se non c'era bisogno, narrativamente parlando, del cinese origlione...allora perchè Nizzi ce l'ha messo? Se ci pensate bene, questa scena fa apparire la morte dell'ubriacone come una colpa di Tex l'incauto. Il suo omicidio era una cosa che andava fatta comunque, ed è assurdo che non l'avessero già fatto. Nizzi ha "impedito" virtualmente ai suoi personaggi di farlo, a costo di farli agire da stupidi, perchè "aspetta" di poter inserire questa scena del cameriere cinese, che:
    - presenta Tex come un totale idiota (e, tra l'altro, come un ottuso arrogante che "non nota la servitù" e parla senza badare alla loro esistenza)
    - presenta la morte del testimone come colpa di Tex.
    Non solo: anche dopo la morte del testimone ("firmata" anche stavolta dal capo di una setta che usa armi orientali, sicari cinesi, e ha il nome di un animale asiatico), Tex e gli altri non si ricordano di aver mangiato in un ristorante cinese e di aver raccontato tutti i loro piani a un cameriere cinese! Insomma: questa scena, completamente inutile ai fini della trama, è stata inserita da Nizzi per dirci che Tex e i pard sono fessi due volte. Perchè mai ribadire che Tex e i pard non hanno ancora capito niente? Che scopo ha nella storia il mostrarli ancora una volta come degli idioti? Appunto questo: il mostrarli come degli idioti. Una cosa che Nizzi fa praticamente sempre nelle sue storie su Tex...
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    PARADISO CANTO 12 (seconda parte) - QUARTO CIELO DEL SOLE - GLI SPIRITI SAPIENTI DELLA SECONDA CORONA

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    La prima e la seconda corona: immagine di Dorè.


    GLI SPIRITI DELLA SECONDA CORONA

    Il beato che, nel canto precedente, aveva fatto l'elogio a San Domenico, si presenta infine a Dante come Bonaventura da Bagnoregio (non si era ancora presentato), con una definizione curiosa:

    Io son la vita di Bonaventura / da Bagnoregio, (Io sono l'anima di Bonaventura / da Bagnoregio)

    Infatti, "anima" e "vita" sono la stessa cosa: "perdere l'anima" significa proprio perdere la vita, ma per sempre, cioè finire all'Inferno; "salvare l'anima" significa salvare la vita, ma per sempre, cioè andare in Paradiso. Bonaventura precisa che, nelle cariche ecclesiastiche che aveva ricoperto (infatti, oltre ad essere francescano, fu cardinale, maestro alla Sorbona di Parigi e per vent'anni fu ministro generale dell'Ordine Francescano), mise sempre in secondo piano i desideri mondani. Poi presenta gli altri 11 spiriti che formano la Seconda Corona
    di beati insieme a lui (della Prima Corona abbiamo già parlato nel Canto 10, che ho dovuto dividere in sei sezioni: si veda l'elenco qui). Il primo beato della seconda corona, ovviamente, è San Bonaventura; il secondo è Sant'Illuminato, descritto qui sotto. Seguiranno tutti gli altri.

    SANT'ILLUMINATO DA RIETI

    Francescano, accompagnò San Francesco alla visita al Sultano d'Egitto nelle Crociate. Fu anche il primo a percepire la presenza delle stimmate in San Francesco.

    SANT'AGOSTINO DA ASSISI

    Francescano e mistico: gravemente malato, vide in visione, a letto, l'anima di San Francesco salire al cielo dopo la sua morte. Si svegliò di soprassalto e disse: "Aspettami, padre, vengo anch'io con te!" e morì in quel momento, seguendo così San Francesco in Paradiso.

    Illuminato e Augustin son quici, (Qui (nella seconda corona) ci sono Illuminato da Rieti e Agostino da Assisi,)
    che fuor de’ primi scalzi poverelli (che furono tra i primi seguaci di Francesco che andarono scalzi in povertà,)
    che nel capestro a Dio si fero amici. (facendosi amici di Dio nel cinto francescano.)

    BEATO UGO DI SAN VITTORE

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    Ugo di San Vittore (1096-1141) fu teologo, filosofo, cardinale e vescovo cattolico francese. Fu tra i principali teorici della Scolastica (filosofia cristiana). E' venerato come beato e viene festeggiato l'11 Febbraio. Grande studioso, uno dei suoi motti era: "Impara tutto. Vedrai che in seguito nulla sarà superfluo. La conoscenza ristretta non è gioiosa."
    Grazie a Ugo e ai suoi scritti, si completò il processo di chiarificazione e razionalizzazione del testo scritto: infatti lui introdusse le spaziature tra le parole. Allora non c'erano spaziature: le parole erano tutte attaccate insieme, e bisognava capire da soli quando finiva una parola e iniziava un'altra. Per esempio: leparoleeranotutteattaccateinsieme.
    Ugo introdusse anche la punteggiatura, che prima non c'era: quindi introdusse la virgola, il punto, il punto e virgola, i due punti, eccetera. Purtroppo oggi questa cosa importantissima, cioè la punteggiatura, è trascurata, rendendo le frasi e i periodi poco comprensibili: non si capisce il soggetto, nè a cosa si riferisce quell'azione, eccetera. Ma questo non è tornare alla tradizione della scrittura prima di Ugo di San Vittore: questa è semplice ignoranza della sintassi e della grammatica.
    Ugo introdusse anche la divisione dei libri in capitoli con indici alfabetici: ovviamente non c'erano nemmeno quelli. I libri non erano suddivisi in capitoli e non avevano neanche un indice. Quindi, ringraziate il "buio Medioevo" quando scrivete.

    Ogni singola parola acquistò così indipendenza, e si crearono le condizioni per lo sviluppo della lettura silenziosa. Infatti, fino ad allora il testo si leggeva sempre a voce, mai in silenzio. La fama di Ugo di San Vittore fu molto vasta, sia per la sua sapienza, che per le sue esperienze mistiche. Fu chiamato "il secondo sant'Agostino" e aprì la strada a San Tommaso d'Aquino, sostenendo la connessione tra la ragione e la fede. La ricerca del sapere sacro e profano (cioè: non sacro, ma umano) si deve articolare così su due piani paralleli: il primo è quello della rivelazione e dell'illuminazione, che provengono da Dio (cioè il sapere sacro); il secondo è quello dell'investigazione affidata all'uomo, che si deve rivolgere alle cose esterne, alla sua anima e alla sua ragione (cioè sapere profano). Quello che la ragione non può spiegare, e che dev'essere pertanto oggetto di fede, è indicato come "mirabile": cioè, supera la ragione, senza mai negarla. Da questi presupposti, Ugo di San Vittore compose una duplice dimostrazione razionale dell'esistenza di Dio:
    1) esistenza di Dio a partire dalla certezza dell'anima, esistente e finita (cioè non infinita), che quindi deve partire da una causa creatrice, cioè Dio;
    2) esistenza di Dio a partire dalla certezza delle cose esterne, le quali, in quanto soggette alla caducità, presuppongono a loro volta un Creatore, appunto Dio.
    La natura è vista da Ugo di San Vittore come "l'autografo del libro di Dio", perchè creata e istituita da Dio perchè manifesti la Sua infinita sapienza (e quindi non va vista come una cosa da adorare e conservare come fanno oggi: la natura è una creatura, non un Essere da adorare!)

    Queste riflessioni di Ugo di San Vittore segnano una tappa del lungo cammino teologico-filosofico che porterà all'idea della natura come espressione del Pensiero di Dio: questo sarà il motore della rivoluzione scientifica del '600-'700, sviluppando la convinzione che la conoscenza delle leggi che regolano la natura fosse la strada maestra per avvicinarsi alla comprensione del Pensiero di Dio. Invece, una Natura scritta oggi con la maiuscola e adorata come un Essere superiore al posto di Dio non porterà a nessun progresso scientifico, ma porterà piuttosto a un regresso, con un pensiero e un modo di pensare che sarà equivalente a quello dell'Età della Pietra. Il secolo buio che stiamo vivendo è questo, non il Medioevo, che invece fu un periodo di luce.

    L'opera più importante di Ugo di San Vittore è il De sacramentis christianae fidei ("Sui sacramenti della fede cristiana"): una prima grande Summa Teologica medievale, in cui definisce i Sacramenti. Inoltre, sviluppa la chiave per la comprensione delle Sacre Scritture, distinguendo tra il significato letterale (quello che si legge) e il senso profondo oltre le righe (allegoria).

    PIETRO MANGIADORE

    Detto anche Pietro Conestore, fu il più famoso maestro di sacra dottrina del secolo 1000, insieme a Pietro Lombardo (Canto 10). Fu detto "Mangiadore", che significa "divoratore di libri", per indicare la sua vasta conoscenza. Insegnò teologia a Parigi, poi volle ritirarsi a una vita di preghiera e solitudine, lasciando ai poveri tutte le sue sostanze. Fu accolto nel monastero di San Vittore, ove morì tra il 1179 e il 1185.

    PIETRO DA LISBONA, o PIETRO SPANO, o PAPA GIOVANNI XXI

    E' l'unico Papa (a parte, ovviamente, San Pietro) citato da Dante in Paradiso: col nome laico, però, non con quello di Papa. Nacque a Lisbona e fu chiamato, oltre a Pietro da Lisbona, anche Pietro Spano, cioè "spagnolo". Visse nel '200 e studiò e insegnò medicina: successivamente intraprese la strada ecclesiastica, poi divenne cardinale e pontefice nel 1276. Cercò di conciliare i re Rodolfo d'Asburgo e Carlo d'Angiò, poi Alfonso X di Castiglia e Filippo III di Francia. Intraprese la Crociata contro i Saraceni. Condannò diverse dottrine filosofiche non cristiane. Morì a Viterbo il 20 maggio 1277. Di lui furono famosissime e assai diffuse nelle scuole medievali le Summulae logicales. Si trattava di un manuale di logica aristotelica, diviso in dodici trattati ("i dodici libelli" citati da Dante). Per oltre 300 anni (quindi fino al 1600, quasi) fu considerato un importante testo di riferimento per le università europee.

    In campo medico, la sua opera principale è il Thesaurum Pauperum ("II tesoro dei poveri"): una raccolta di rimedi per i mali più diffusi (infatti lui era anche medico). Fu trascritta in più versioni e tradotta in diverse lingue fino a tutto il '700. Curiosamente, Pietro da Lisbona/Giovanni XXI non è mai stato nominato santo dalla Chiesa. Non significa che non lo sia, ma solo che Dante lo ha messo in Paradiso, anche se non era un "santo ufficiale".

    IL PROFETA NATAN

    Natan
    Natan rimprovera il re Davide del suo peccato con Betsabea e dell'omicidio di Uria l'Ittita.


    Natan era profeta di corte e consigliere del re Davide. Annunciò a Davide l'alleanza che Dio stava facendo con lui: fu uno dei primi vaticini sulla futura venuta di Gesù. Più tardi, Natan rimproverò Davide per aver commesso adulterio con Betsabea, mentre lei era la moglie di Uria l'Ittita, la cui morte il re aveva anche organizzato per nascondere l'adulterio (dal Secondo Libro dei Re, capitolo 12, versetti 7-14). Natan presiedette anche all'unzione di re Salomone, il figlio di Davide.

    SAN GIOVANNI CRISOSTOMO

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    Una delle famose sentenze di Giovanni Crisostomo.


    “Crisostomo” significa “bocca d'oro”: lui fu chiamato così a causa della sua incredibile capacità di predicare. Nacque ad Antiochia (344-354) e divenne vescovo di Costantinopoli. Fustigatore dei costumi, nemico delle eresie, amato dal popolo, fu però odiato dai potenti. Infatti, l'imperatrice Eudossia e il patriarca di Alessandria, Teofilo, lo condannarono all'esilio: le persecuzioni subite ne provocarono la morte nel 407. Le sue ultime parole furono: "Gloria a Dio in tutte le cose".

    Le sue opere furono numerose. Fu un uomo innamorato della morale cristiana, vissuta come "amore in atto". Riteneva che il monachesimo non fosse la sola via per raggiungere la perfezione; la vita sacerdotale al servizio dei credenti e in mezzo alle mille tentazioni del mondo era per lui il miglior modo di servire Dio. Fu sepolto nella Basilica di San Pietro a Roma.

    Ci sono ancor oggi delle polemiche sugli scritti di Giovanni Crisostomo contro gli Ebrei: scritti che furono abilmente utilizzati dai nazisti, estraendoli dal contesto, per giustificare le loro atrocità. Ma sono invece comprensibili nel contesto in cui lui li scrisse: a quei tempi i cristiani (che erano ancora una minoranza) erano ferocemente perseguitati dagli ebrei, che minacciavano la loro fede e facevano credere che la religione ebraica fosse quella vera. Anche dopo l'Editto di Costantino del 313, infatti, i cristiani erano ancora una minoranza e gli Ebrei avevano degli appoggi potenti. I cenni delle persecuzioni, ed esecuzioni, degli ebrei contro i cristiani sono descritti anche negli Atti degli Apostoli: lo stesso ebreo San Paolo, prima di convertirsi, fu un feroce persecutore di cristiani. Se tanti ebrei si fecero cristiani, molti altri non solo rimasero ebrei, ma perseguitarono tenacemente i cristiani. Solo se si leggono questi scritti in quel contesto è possibile capire perchè il Crisostomo li realizzò. Non c'erano allora buoni rapporti tra cristiani ed ebrei: soprattutto da parte degli ebrei, che perseguitavano ferocemente i cristiani.

    SANT'ANSELMO D'AOSTA, o SANT'ANSELMO DI CANTERBURY

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    Statua di Sant'Anselmo, ad Aosta.


    Anselmo d'Aosta (1033-1109), noto anche come Anselmo di Canterbury (perchè morì laggiù; invece era nato ad Aosta, da qui l'altro nome), fu teologo, filosofo e arcivescovo di Canterbury. Era stato uno dei massimi esponenti del pensiero cristiano. E' noto soprattutto per i suoi argomenti a dimostrazione dell'esistenza di Dio, che influenzarono fortemente la filosofia successiva.

    Ricoprì un ruolo rilevante nella lotta per le investiture, in cui il Re d'Inghilterra pretendeva di interferire nelle decisioni della Chiesa nelle "investiture", vale a dire nelle elezioni dei sacerdoti e vescovi. Il re, infatti, avrebbe voluto dei religiosi più arrendevoli e concilianti coi suoi modi di pensare (adulterio, rapina, omicidi, eccetera), ottenendo così un cristianesimo addomesticato a suo uso e consumo.

    Ma la Chiesa, con Anselmo, gli negò sempre quel "diritto". Fu canonizzato (cioè, nominato santo), poi proclamato dottore della Chiesa. E' festeggiato il 21 Aprile. Fu sepolto nella cattedrale di Canterbury. Però le sue spoglie furono profanate durante il regno di Enrico VIII e con la nascita della sua Chiesa Anglicana (in questo caso, si può dire che il re vinse la sua "lotta alle investiture"). Gli anglicani furono feroci contro i cattolici: non solo uccidendoli e torturandoli, ma anche profanandone le chiese e le reliquie dei santi. Come avvenne appunto col corpo di Anselmo d'Aosta, di cui si persero per sempre le tracce a causa del fanatismo anglicano.

    ELIO DONATO

    Elio Donato fu un famoso maestro di grammatica latina (l'arte della scrittura, in sostanza, perchè allora il latino era la lingua più usata). Nella sua scuola studiò anche S. Girolamo. Durante il Medioevo, e quindi anche nel periodo di Dante, fu largamente utilizzato nelle scuole il suo corso di grammatica latina, distinto in due sezioni: la prima elementare (Ars Minor), la seconda più avanzata (Ars Maior). Non si parla di una sua beatificazione: ma Dante lo inserisce nel Paradiso lo stesso, anche se non è un santo "ufficiale".

    SAN RABANO MAURO

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    La colomba, il simbolo dello Spirito Santo. Infatti, Rabano Mauro compose uno dei canti più famosi dedicati allo Spirito Santo: il "Veni Creator Spiritus".


    San Rabano Mauro, abate e teologo, nacque a Magonza (Germania) intorno al 784 ed entrò nella famosa abbazia benedettina di Fulda. Divenne poi arcivescovo di Magonza e combattè le posizioni eretiche di Godescalco, o Gotescalco, suo ex-allievo. Costui proclamava la salvezza cristiana solo per alcuni e la dannazione eterna per gli altri, che non erano stati salvati da Cristo. Invece, Rabano disse chiaramente, seguendo il cristianesimo cattolico, che Cristo era venuto per salvare tutti, e non solo alcuni. Il protestantesimo, tuttavia, seguirà l'impostazione di Gotescalco.

    Rabano Mauro fu il più grande dotto del suo tempo: trasmise alla sua epoca tutto il sapere teologico dei Padri della Chiesa e contribuì alla vita spirituale dell’età carolingia. Si meritò il titolo di “Precettore della Germania”. Spiegò e commentò molti libri sacri del Vecchio e del Nuovo Testamento, utilizzando con sapienza le opere dei grandi Padri: s. Girolamo, s. Agostino e s. Gregorio Magno. Inoltre, scrisse vari manuali e omelie per l’educazione del clero; realizzò delle poesie e iscrizioni per chiese e sepolcri.

    Ma la sua opera più grande fu il “De Universo”: un compendio enciclopedico in 22 libri, con la descrizione di tutto il sapere del suo tempo. Compilò anche un "Martirologio", cioè un elenco dei santi venerati, con note della loro vita o del loro martirio. Gli viene attribuito il celebre inno “Veni Creator Spiritus”, qui sotto presentato.

    VENI CREATOR SPIRITUS (in italiano)
    Vieni, o Spirito creatore, visita le nostre menti, riempi della tua grazia i cuori che hai creato.
    O dolce consolatore, dono del Padre altissimo, acqua viva, fuoco, amore, santo crisma dell'anima.
    Dito della mano di Dio, promesso dal Salvatore, irradia i tuoi sette doni, suscita in noi la parola.
    Sii luce all'intelletto, fiamma ardente nel cuore; sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore.
    Difendici dal nemico, reca in dono la pace, la tua guida invincibile ci preservi dal male.
    Luce d'eterna sapienza, svelaci il grande mistero di Dio Padre e del Figlio uniti in un solo Amore.
    Sia gloria a Dio Padre, al Figlio, che è risorto dai morti e allo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.
    Amen.


    Morì il 4 febbraio 856 a Magonza e le sue reliquie furono deposte nel monastero di S. Albano a Magonza. Successivamente, furono profanate e disperse dai protestanti. Nominato santo, è festeggiato il 4 Febbraio.

    GIOACCHINO DA FIORE

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    Gioacchino da Fiore, personaggio controverso, nacque a Celico, in provincia di Cosenza, nel 1130-45. Entrò nel ramo cistercense dell'Ordine benedettino e si recò in Terra Santa, per poi ritornare in Italia. Si convinse dell'inadeguatezza del monachesimo tradizionale di fronte alla crisi che attraversavano allora il mondo civile e quello ecclesiale. La sua analisi (detta "esegesi") della Bibbia fu l'occasione per proporre il radicale rinnovamento morale all'interno della Chiesa. Nel 1189, sui monti della Sila, fondò il monastero di S. Giovanni in Fiore, che divenne il centro del nuovo ramo dell'Ordine benedettino, chiamato Ordine Florense, che ottenne l'approvazione, con regolare bolla papale, da papa Celestino III. La vena riformatrice e l'ansia di purezza di Gioacchino attirarono molti francescani della corrente spirituale, ed il dono della profezia che gli veniva attribuito suscitò numerose opere attribuite erroneamente a lui, però con un carattere visionario più che profetico. Queste "opere" riunirono alcuni eretici di diverse provenienze in alcuni gruppi chiamati "gioachimiti" ed ispirati, più o meno liberamente, al pensiero di Gioacchino. Tutti questi elementi misero presto in moto la censura dell'ortodossia e la condanna delle idee di Gioacchino fu netta e decisa, fin dal concilio Lateranense del 1215, anche ad opera di S. Bonaventura (lo stesso santo che presenta a Dante proprio Gioacchino). Nel 1202, Gioacchino da Fiore morì a Canale, nei pressi di Cosenza: la sua salma fu trasportata e tumulata nella cripta di S. Giovanni in Fiore. Papa Onorio III, con una bolla del 1220, lo dichiarò perfettamente cattolico e ordinò che questa sentenza fosse divulgata nelle chiese.

    Sfrondata dai molti errori, opera per lo più dei suoi seguaci, la dottrina di profondo rinnovamento proposta dal beato Gioacchino si basa sulla profezia della "terza età". Ad ogni persona della Trinità, infatti, lui attribuiva un'età storica: all'età del timore - quella del Padre - si era succeduta, con l'Incarnazione, l'età della grazia che ora, sul finire del secolo (non è chiaro quale, comunque), doveva concludersi nell'età dello Spirito Santo, in cui alla chiesa delle gerarchie, vittima della corruzione, avrebbe dovuto sostituirsi la chiesa della spiritualità, guidata da un papa angelico.

    Le "profezie gioachimite" furono aspramente combattute da San Bonaventura, che ora invece è posto accanto a Gioacchino in perfetta concordia ("E lucemi da lato / il calabrese abate Gioacchino / di spirito profetico dotato", cioè: "colui che risplende al mio fianco / è l'abate calabrese Gioacchino da Fiore, / dotato di capacità profetiche"), in modo parallelo a quanto si è visto tra san Tommaso d'Aquino e Sigieri di Brabante nel Canto 10. L'accenno a Gioacchino da Fiore conferma ulteriormente il fatto che che in Paradiso i contrasti terreni sono ormai superati, come si è visto nell'episodio di Piccarda Donati (Canto 3), che nessun risentimento nutriva per chi l'aveva rapita dal chiostro.

    Il tratto che accomuna gli ultimi Spiriti Sapienti della Seconda Corona è l'essere stati difensori, con lo spirito profetico e la predicazione, della moralità in generale e della Chiesa in particolare. Come Natan rimproverò al re Davide i suoi peccati e Giovanni Crisostomo predicò contro l'immoralità della civiltà bizantina, così Gioacchino da Fiore sferzò la corruzione della Chiesa del suo tempo.

    CONCLUSIONE DEL CANTO

    Bonaventura conclude il suo discorso, spiegando che egli ha pronunciato l'elogio di san Domenico, paladino della Chiesa cristiana, per la cortesia di san Tommaso d'Aquino e le sue chiare parole su San Francesco, che hanno indotto lui e gli altri beati della seconda corona a danzare e a cantare.

    COMMENTO

    Si è parlato di canti simmetrici, anche se grande è la differenza nella presentazione dei discepoli dei due santi. San Tommaso fa, infatti, precedere alla vita di san Francesco un’ampia presentazione delle anime che costituiscono con lui la Prima Corona di beati, mentre san Bonaventura delineerà i discepoli di san Domenico (la Seconda Corona) in maniera più sbrigativa e a conclusione del lungo racconto. Inoltre, la contrapposizione interna nei Francescani, con la lacerazione tra Conventuali e Spirituali, che aveva dilaniato i frati minori nel Duecento ed è descritta da Dante, non compare nei Domenicani, che infatti hanno avuto nei secoli uno sviluppo meno tribolato. San Tommaso aveva sottolineato il carattere caritatevole dei francescani e la cultura dei domenicani; lo stesso fa San Bonaventura, presentando il "fare" francescano e il “dire” domenicano: con entrambi, comunque, Dio ha soccorso il suo popolo disperso.

    IL DANTE DI NAGAI

    Dante
    Nel manga, Dante piange nel vedere (a occhi chiusi) le vite di San Francesco e San Domenico; qui però non c'è nessuno che glieli racconta.


    Le due Corone di beati non sono state descritte nel manga: sono al massimo accennate come "corone di angeli". San Tommaso d'Aquino non presenta San Francesco a Dante, nè appare San Bonaventura per elogiare San Domenico. Qui Dante vede i due santi e le loro vite a occhi chiusi, piangendo: non ci sono intermediari. Inoltre, Beatrice dice che "tutti gli angeli che vivono nel Cielo del Sole si stanno radunando per darci il benvenuto, danzano e cantano per noi". Ma, nella Commedia originale, in questi canti non compaiono angeli: sono i santi che danzano e cantano. E non lo fanno per Beatrice o per Dante, come se facessero uno spettacolo per loro. Cantano e danzano per Dio. Anche qui, insomma, "Dio" è assente nel manga: persino in Paradiso non è citato...
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    TEX 745-747: VANCOUVER/ARTIGLIO D'ORSO/IL GRANDE INCENDIO: VOTO: 6,5

    Trama: Pasquale Ruju
    Disegni: Corrado Mastantuono

    Tex-Kit
    "L'unica cosa buona della storia sei tu, baby: beviamoci su!"


    TRAMA: A Vancouver, in Canada, Angela, una vecchia amica di Kit Carson, è in pericolo e suo marito, l'ingegner Flynn, è stato ucciso da una compagnia canadese guidata dal bieco affarista Warberg, che manda contro i pard il sicario Wes Kircher, detto “Artiglio D’Orso”. Tex e Kit mettono al rifugio Angela tra gli indiani Squamish di Joe Capilano. Il conflitto porterà all'incendio di Vancouver.

    COMMENTO: Storia gradevole e con ottimi disegni di Mastantuono. E' bello vedere Kit Carson e Angela insieme: una buona coppia di amici, più che di amanti. La storia però è poco scorrevole, con un cattivo mezzo pazzo alla Wolverine e un insieme di tante sequenze poco convincenti: troppo confusionaria. Tanto che non mi viene in mente niente su questa storia. Passa via senza lasciare tracce: i ranger sono fatti bene, ma sono anonimi. Non coinvolgono, non so come dirlo. E' fatto bene, ma sembra un compitino, non ha nulla di veramente memorabile: è solo un insieme di bei disegni. E' solo per quello che ha una sufficienza risicata.

    TEX 752: FRATELLO DI SANGUE: 6

    Trama: Giorgio Giusfredi
    Disegni: Alfonso Font

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    Orpo, fate attenzione! E il diverso gruppo sanguigno? E il tetano?? :huh:


    TRAMA: Tex racconta a suo figlio di quando lui, Tiger Jack e Kit Carson, da giovani, incrociarono la pista di una carovana di pionieri svedesi nelle praterie del Kansas, funestate da incursioni di Pawnee e Osages: in quelle circostanze, divennero fratelli di sangue tutti e tre.

    COMMENTO: Un'altra storia che si salva per il rotto della cuffia solo per i disegni di Font. Inoltre, l'argomento è evanescente: i soliti indiani, i soliti forti, i soliti duelli, le solite cose. Tutto gira intorno a una curiosità da nerd sulla quale a nessuno importava niente: il fatto che Tex, Tiger Jack (e anche Kit Carson, ma questo lo si capisce dopo) diventano fratelli di sangue. Ma non lo erano di già, praticamente? No, bisogna spiegare anche come è successo il rituale. E il rituale lo mettono solo nell'ultima pagina, che altrimenti se lo dimenticavano e rischiava di diventare una storia banalotta, uguale a tante altre. E' una storia costruita sul nulla. Fate delle storie che raccontino qualcosa, per favore, non fate delle fantasie da fanzinari nerd.

    TEX MAGAZINE 75 ANNI: 5/6

    La valle dell’ombra
    Trama: Mauro Boselli
    Disegni: Claudio Villa, Fabio Civitelli, Corrado Mastantuono, Maurizio Dotti, Michele Rubini, Stefano Andreucci, Alessandro Bocci.
    Un pittore nel West
    Trama: Giorgio Giusfredi
    Disegni: Giovanni Ticci

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    Tex stile harmony non si può vedere. =_=


    TRAMA: Umm...er...lasciamo stare, OK? Sapete, è una di quelle robe oniriche. Tex passa di qua e di là, poi si risveglia, ecco.

    COMMENTO: Non sopporto le storie oniriche: non ho fatto neanche il riassunto perchè è impossibile farlo in questi casi. Provateci voi....Questo tipo di storie, per loro natura, non hanno nessuna linea narrativa. Diciamo che Tex è alla ricerca di qualcosa per tornare alla normalità, se vogliamo trovare un senso. Nemmeno i disegni di Claudio Villa e degli altri bastano per salvarla dall'insufficienza. La seconda storia è normale, però è piuttosto semplice: parla di una coppia di artisti, un uomo e una donna, che incontra Tex e i suoi pard. Gli artisti sono simili graficamente a Ticci e a sua moglie Monica Husler. I disegni di Ticci sono buoni, ma sono solo poche pagine: vi sembra abbastanza per giustificare l'acquisto di un Tex Magazine che è costato la bellezza di 8,90€? Per gli appassionati forse sì, ma per me no.

    MAXI TEX 32: "LA GRANDE CONGIURA" - VOTO: 5/6

    Trama: Claudio Nizzi
    Disegni: Giancarlo Alessandrini

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    Tutti in posa per una copertina generica.


    TRAMA: Una nuova guerra minaccia la tribù dei Navajos, accusata di aver rapito Ely Parker, il segretario agli affari indiani e amico di Tex. Tex e i pard vanno a liberare Parker e a trovare i responsabili.

    COMMENTO: I disegni di Alessandrini non bastano a salvare questa storia, che è veramente lenta e non merita davvero i 9,90€ dell'acquisto. Ci sono fin troppo tempi morti e varie lungaggini: per esempio la scena dell'origliona (caratteristica di Nizzi) miss Lola che fa sapere a Kit Carson di aver sentito parlare un criminale, che però poi muore subito, quindi la soffiata non è servita a niente. O dell'origlione Piccolo Puma che dice a Tex che era lì nascosto quando erano passati proprio di lì gli indiani cattivi e gli dice quanti erano e dove sono andati. Nelle storie di Nizzi le mura e i sassi hanno orecchie. Tex maltratta Griffith, il proprietario della banca e del giornale, minacciandolo di incendiare la sede del giornale e anche la banca, se non fa il bravo. Senza badare ai risparmi della gente che non c'entra niente in questa storia. Insomma, sembra una banale storia di Tex che va avanti senza lasciare dietro niente. Ho fatto fatica a ricordarmela, per dire.

    TEX MAGAZINE 2023 - VOTO: 5

    La Palude del Morto
    Trama: Jacopo Rauch
    Disegni: Corrado Mastantuono
    TRAMA: Tex è coinvolto in una storia di omicidi che era avvenuta in una palude, detta "la palude degli uomini morti" (“Dead Man’s Swamp”) con dei fantasmi che vogliono vendicarsi. L'unico a non credere ai fantasmi è Tex, anche se compaiono davvero qui. Sono fantasmi infilati a forza in un contesto normale: i disegni di Mastantuono sono buoni, ma la storia zoppica.
    La strada del male
    Trama: Mauro Boselli
    Disegni: Gianluca e Raul Cestaro
    TRAMA: Un’avventura del giovane Mefisto. Durante la Guerra Civile, liberato dal carcere, Steve Dickart accetta di servire il Sud. Approfondisce i suoi studi di magia nera e diventa più potente di prima.

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    Giochiamo a chi è più serio.


    COMMENTO GENERALE: Non mi piacciono le storie stile horror generico ("Il figlio di Mefisto" era tutta un'altra cosa), soprattutto su Tex, quindi "La palude del morto" non mi ha detto niente. Bei disegni, ma è troppo poco. Mi incuriosiva il ritorno di Mefisto di Boselli e dei fratelli Cestaro, che avevano realizzato l'unica parte appena salvabile dell'ultima mefistolata da sei-sette numeri di cui avevo già parlato. Ma si trattava di una storiellina breve che si occupava del passato di Mefisto, come una di quelle storielle di "aggiustamento" dei personaggi Marvel che facevano ai tempi della Corno. Questa mentalità da personaggi Marvel ormai è entrata nella Bonelli da quando la Panini - che pubblica appunto i personaggi Marvel - l'ha acquistata. =_= Dò un 5 a tutte due le storie: meriterebbero di peggio, ma, come al solito, i disegni salvano un pò la situazione.
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    TEX LINK

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    STORIE COMMENTATE (TEX SERIE CLASSICA)
    TEX 382-384: LA TIGRE NERA (edizione Le Grandi Storie)
    TEX 673-675: IL RITORNO DI YAMA - PRESENTAZIONE
    TEX 673: IL SEGNO DI YAMA
    TEX 674: I QUATTRO CAVALIERI
    TEX 675: L'INFERNO CHE URLA
    TEX 678-679: JETHRO!
    TEX 680-681: TABLA SAGRADA (e la donna-uoma)
    TEX 682-683: IL RITORNO DI LUPE
    TEX 684-685: WOLFMAN (e il problema delle storie limitate a due numeri)
    TEX 693-694: IL RITORNO DI PROTEUS
    TEX 695: L'ULTIMA VENDETTA
    TEX 696-699: IL RITORNO DEL MAESTRO
    TEX 700: L'ORO DEI PAWNEE
    TEX 700: L'ORO DEI PAWNEE (commento all'interno della carrellata meglio/peggio)
    TEX 701-702: LA REGINA DEI VAMPIRI
    TEX 705-707: LA FIGLIA DI SATANIA
    TEX 708-709: LA FURIA DI MAKUA
    TEX 710-711: L'ASSEDIO DI MEZCALI
    TEX 712-713: DURI A MORIRE
    TEX 714-715: L'ODISSEA DELLA"BELLE STAR"
    TEX 716-719: NETDAHE'
    TEX 719-720: SULLA CATTIVA STRADA
    TEX 721-724: GUATEMALA
    TEX 724-725: IL MONACO GUERRIERO
    TEX 726-727: IL PISTOLERO VUDU
    TEX 728-729: UNA COLT PER MANUELA MONTOYA
    TEX 730-731: IL MOSTRO DEL GRAN LAGO SALATO
    TEX 738-744: IL RITORNO DI MEFISTO
    TEX 745-747: VANCOUVER
    TEX 752: FRATELLO DI SANGUE
    TEX 755: LA CAVALCATA DEL DESTINO
    TEX 756-758: IL RITORNO DELLA TIGRE NERA

    TEXONI
    TEXONE 32: IL MAGNIFICO FUORILEGGE
    TEXONE 33: I RANGERS DI FINNEGAN
    TEXONE 34: DOC!
    TEXONE 35: L'INESORABILE
    TEXONE 36: LA VENDETTA DELLE OMBRE
    TEXONE 37: OLD SOUTH
    TEXONE 38: I DUE FUGGITIVI
    TEXONE 39: PER L'ONORE DEL TEXAS

    TEX WILLER
    IL TEX GIOVANE PIRLA
    TEX WILLER 22: GUERRIGLIA NELLA PALUDE

    TEX MAGAZINE
    4: IL SEGRETO DI LILYTH; DINAMITE
    TEX MAGAZINE 75 ANNI
    TEX MAGAZINE 2023

    MAXI TEX
    MAXI TEX 26: CACCIA A TIGER JACK
    MAXI TEX 27: I TRE FRATELLI BILL
    MAXI TEX 32: LA GRANDE CONGIURA

    70 ANNI DI TEX: LE STORIE MIGLIORI
    1 - IL PATTO DI SANGUE / IL PASSATO DI TEX / VENDETTA INDIANA
    2 - L'IMPLACABILE / IL FIGLIO DI MEFISTO / L'ULTIMO POKER
    3 - L'ARTIGLIO HA COLPITO! / CANYON DIABLO / IL COLONNELLO WATSON
    4 - FURIA ROSSA / IL PASSATO DI CARSON
    5 - GLI INVINCIBILI / GLI ASSASSINI
    6 - HELLTOWN / MATADOR!
    7 - MEFISTO! / IL SENTIERO DEI RICORDI

    COMMENTI SU TEX
    TEX: PERCHE' HA SEMPRE SUCCESSO?
    TEX L'EROE E LA LEGGENDA / FRONTERA!
    TEX INCONTRA ZAGOR
    SONDAGGIO DEL 1981 SU TEX

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    Edited by joe 7 - 31/1/2024, 21:00
  13. .
    ANNO 2023: BONELLI - IL MEGLIO E IL PEGGIO

    Chiaramente, commento solo le storie che mi è capitato di leggere. Nel 2023 si sono festeggiati i 75 anni di Tex, con le minicopertine in regalo (e col rialzo dei prezzi insieme alle minicopertine nello stesso tempo per ingannare, ma questi sono dettagli) e con la fastidiosa "patacca", o "bollino chiquita" del "75° Anniversario di Tex" messo su TUTTE LE COPERTINE DI TEX, che ci stavano lì come un pugno in un occhio.

    Ora facciamo un attimo i conti: tra "Anniversari di Tex", "Anniversari della casa editrice", "Centenari" e "Cinquantenari", "ritorni di nemici", eccetera, negli ultimi TRE ANNI (2021-2023), solamente QUATTRO ALBI (736, 737, 745, 746) non hanno avuto, miracolosamente, un bollino sulla copertina. Quattro contro trentuno, tutti col bollino copricopertina. 12 avevano il bollino per i 75 anni di Tex; 12 avevano il bollino per gli 80 anni della Casa Editrice Bonelli Editore; 7 avevano il bollino per il ritorno di Mefisto. Ma chi comanda alla Bonelli? La banana Chiquita? Cosa c'è di "speciale" in una patacca, quando c'è SEMPRE la patacca? A questo punto gli albi "speciali", sempre più rari, saranno quelli senza patacca... ^U^ ^U^ ^U^

    Oltre alle (orribili) minicopertine, questo settantacinquenario (esiste questa parola?) è stato festeggiato col numero celebrativo 755 di Tex a colori, coi disegni di Claudio Villa: "La cavalcata del destino", che ha fatto sfracelli soprattutto tra gli appassionati di Tex: voglio dire che non è piaciuta a nessuno. Ma ne riparleremo. Inoltre, hanno fatto pure un numero celebrativo "Tex Magazine 75 anni" con una storia (assurda) realizzata a più mani con diversi disegnatori. Il Texone del 2023 è stato dedicato di nuovo al Tex giovane, come se ce ne fosse bisogno: ormai il Tex Giovane te lo trovi dappertutto. Per Zagor, invece, si sono festeggiati i 700 numeri con una storia che è meglio lasciar perdere, ma ne parleremo, purtroppo. E, sempre nel 2023, hanno fatto la storia che concluderebbe la saga di Manetola del classico "Libertà o morte". Una storia che non l'ho neanche finita, tanto poco mi interessava. Inoltre, si sono festeggiati i 400 numeri di Martin Mystere con una storia diciamo sufficiente. Comunque passiamo alle votazioni: quest'anno, voti bassi per tutti. Non fatevi ingannare dal 7 qui sotto: non c'è molto da rallegrarsi, credetemi. =_=

    TEX 756-757: LA TIGRE COLPISCE ANCORA - VOTO: 7
    (ringrazio Diablero del Tex Forum per le sue osservazioni, che mi hanno aiutato per questa analisi.

    Trama: Mauro Boselli
    Disegni: Andrea Venturi

    TEX-OK
    Notare i bollini- patacca del 75° anniversario... =_=


    STORIA (attenzione spoiler)

    La Tigre Nera, apparentemente morta, è sopravvissuta. Tex e gli altri seguono Lohana, la fedele donna di Sumankan/la Tigre Nera, affrontando i seguaci Vudu fino ad arrivare a un porto in Nicaragua, dove cercano di impedire la fuga di Sumankan e Lohana: ma i due, oltre a fuggire a bordo della loro nave, tengono il figlio di Willer, Kit, in ostaggio. Kit fa la conoscenza del figlio di Sumankan, Daniel, e viene a sapere del passato della Tigre Nera: lui, una volta, era un principe del Borneo, ma fu spodestato dagli Inglesi, comandati dal Rajah Bianco Van Gulik. Dopo vari colpi di scena, il Rajah Bianco viene ucciso da Sumankan, che però viene ucciso a sua volta, ottenendo comunque la sua vendetta. Il figlio Daniel diventa il nuovo Rajah.

    COMMENTO

    E' una storia difficile da giudicare, nonostante il voto, perchè, da un certo punto di vista (disegni, trama, sviluppi) è appassionante (Venturi coi suoi disegni è molto bravo), ma, da un altro punto di vista (il soggetto e i personaggi), non ha senso. Andiamo con ordine: la storia è un'avventura continua, coinvolgente, di tipo salgariano, visto che qui la Tigre Nera è ricalcato praticamente sul personaggio di Sandokan e Van Gulik su Brooke. Ma questa, però, è la Tigre Nera di Boselli. La Tigre Nera originale, che era stata realizzata da Nizzi, era solo un fanatico megalomane che era il capo di una setta malese/cinese/vuduista, con cui voleva dominare gli Stati Uniti per vendetta, perchè gli sporchi bianchi gli avevano rubato il trono. Papale papale: leggete qui sotto la sua presentazione.

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    La Tigre Nera originale


    Certo, anche lì era un principe spodestato dal Borneo e da lì si era avventurato in America: ma l'idea di ritornare a casa sua e di riprendersi il trono non l'aveva mai manifestata. Voleva solo conquistare l'America e basta: molto semplice. Tutta un'altra cosa dalla Tigre Nera di questa storia, che fa il principe spodestato che si vuole riprendere il trono e vendicare la moglie, citata solo qui (insieme al figlio). E già abbiamo un'incongruenza bella grossa. Boselli non ha solo "sanato un brutto finale", cioè la morte della Tigre Nera nell'ultima avventura raccontata da Nizzi (e qui ha davvero dovuto arrampicarsi sugli specchi per rimediare...), ma ha anche riscritto il personaggio, dandogli una diversa personalità e una maggiore intelligenza (non è che brillasse molto prima, in effetti). Ma questa Tigre Nera diventa incompatibile con le sue apparizioni precedenti.

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    La Tigre Nera e Lohana di Venturi


    L'inizio parte lentamente, con la languida e noiosa storia di Lohana sorvegliata dal tizio della Pinkerton che è...innamorato di lei, facendo perdere un mare di pagine che mi davano l'impressione di leggere uno shojo manga. Uno shojo manga su Tex. Orrendo. :sick:

    Inoltre, questa storia è tutta razzista al contrario, perchè i bianchi rappresentati, con la sola eccezione di Tex e dei suoi amici, sono degli sporchi bianchi sadici e sfruttatori dei poveri cinesi/malesi/eccetera, chiamandoli "razze inferiori". Sin dalle prime pagine vediamo la Tigre Nera che ammazza e fa ammazzare degli sporchi bianchi cattivi che fanno la guardia e prendono a frustate sadicamente un malese. Per non parlare dell'inglese che spara ai Dayak indifesi e sta per sparare persino alle ginocchia di Kit Willer. Fanno sempre la solita manfrina del "bianco cattivo di razza superiore". Come se gli stessi cinesi o malesi non fossero razzisti tra di loro. I cinesi odiano i giapponesi e viceversa, considerandosi ciascuno la razza superiore. I malesi detestano i cinesi e tutti quelli che non sono della loro razza. Il razzismo c'è sempre stato dappertutto nel mondo, purtroppo, e non è una prerogativa unica dei bianchi. Inoltre, i "miti" Dayak del fumetto erano dei tagliatori di teste. Se le portavano a spasso appese alla cintura anche nel fumetto. Alla faccia della "mitezza". =_=

    Tornando a Tex, mi spiace vedere di nuovo che fa la figura del tordo: per la 2.532° volta è caduto in un agguato. Questa volta in una palude: un agguato di cui Tex il genio non sospettava nulla. Stava seguendo da un pezzo Lohana e il suo "innamorato", possibile che non abbia mai pensato ad una trappola? Come al solito, qualcosa come 20 fucili gli sparano addosso, dei poliziotti della Pinkerton che erano insieme a lui muoiono o vengono feriti, ma lui ne esce sempre indenne, perchè lui è Aquila della Notte, eh. Quando la finiamo con questa idiozia degli agguati? Almeno fateli meglio.

    E poi...ci sarebbe anche da chiedere a cosa è servito l'intervento di Tex e dei suoi pard. Volevano catturare la Tigre Nera e non ci sono riusciti. Anzi, è la Tigre Nera che cattura il figlio di Tex. Volevano impedire a Sumankan di lasciare gli Stati Uniti, e invece hanno dovuto andare loro nel suo paese! Volevano salvare Kit, ma lui si è salvato da solo. Ma Kit salva i nativi del posto, si può obiettare. No: li salva Daniel, il figlio di Sumankan. A vedere la scena, si capisce bene che Kit si sarebbe fatto ammazzare senza riuscire a salvarli, anzi, perdendo le gambe. Inoltre, la rivolta della Tigre Nera ha avuto successo senza che ci sia stato il bisogno di qualcuno. Kit combatte con loro, certo: ma da nessuna parte si dice che le sue azioni siano state decisive. Anzi, la sua "armata" arriva in ritardo alla battaglia finale.

    Insomma: la Tigre avrebbe fatto tutto quello che ha fatto, anche senza la presenza di Tex e dei pard, che fanno al massimo da spettatori. Anzi, avrebbe vinto ancora più facilmente se non si fossero messi di mezzo loro: Daniel, infatti, arriva in ritardo alla battaglia, perchè aveva promesso a Kit di aspettare due ore prima di farlo. Insomma, se Kit Willer non si fosse messo di mezzo, Daniel avrebbe attaccato la città insieme alla Tigre Nera. Come se non bastasse, la ridicola "armata dei sepojs" (soldati indiani) capeggiata da Tex non è servita a niente per l'economia della storia. In sostanza, la Tigre Nera conquista la città senza bisogno dell'aiuto non solo di Tex, ma nemmeno di Daniel. Il vero protagonista è lui.

    In sostanza, Tex e compagnia hanno solo fatto da spettatori: anzi, hanno combinato dei guai come la cattura dei loro amici marinai, prigionieri del Rajah bianco. Poi li hanno liberati, OK, ma comunque loro sono finiti in galera perchè Tex li aveva coinvolti. Il 7 che dò a questa storia è solo per il fatto di essere avventurosa e per i disegni di Venturi: ma meriterebbe un 4 per come mette all'ombra Tex e gli altri. E per come cambia le carte col personaggio di Sumankan, che in pratica è un'altra persona, come ho detto...

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    In sostanza, hanno corso per tutta questa storia per NIENTE... =_=


    Insomma, alla fine...perchè si sono fatti tutta quella strada fino al Borneo? Per salvare Kit, d'accordo, e anche per fare da spettatori in prima fila della rivolta. Potevano sedersi, mangiare i popcorn e godersi il film. Che razza di storia di Tex sarebbe? Sembra una storia tipo "La vendetta di Sumankan, con, lì in fondo a destra, accanto a quella pianta, sì, lì, Tex e i pard".

    Un commento generale. Gran parte di questi "ritorni" (Tigre Nera, Tex, Hellingen, Rakosi, e compagnia malvagia varia) danno luogo a storielline insipide, se va bene, o a ciofeche (molto spesso). "Vediamo se possiamo farlo tornare" è una nerdata, cioè un'idea da appassionati, ma non da sceneggiatori, e dà luogo a storie il cui unico interesse è solo il ritorno. Se si vuole fare una storia "forte" su un tema, si parte dal tema. Non dalla storia dove torna quello che prima faceva parte di una storia dove c'era il tema. E, se fai una storia "forte", il personaggio te lo crei nuovo, per la tua storia. È la differenza fra fare storie come narratori o come fanzinari. Fra il vedere il valore di una storia in quello che dice, o in quello che cita. Partire da "ma questo posso farlo tornare o no?" è già la domanda sbagliata, e porta a storie fanzinare.

    Edited by joe 7 - 26/1/2024, 18:17
  14. .
    IL POLITICAMENTE CORRETTO CHE HA PROVOCATO L'AFFOSSAMENTO DELLE VENDITE

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    Il grafico del successo commerciale (e non solo) di chi, Disney o altro, segue le ideologie LGBT, gender, omosessuali, eccetera. =_=


    La massiccia campagna di indottrinamento di massa attraverso film e fumetti LGBT, omosessuali e simili è fallita (ma continueranno lo stesso anche quest'anno: infatti qui non conta il successo, conta l'ideologia). Erano davvero convinti di poter indurre la gente a credere che la società migliore dovesse essere quella in cui non vi fossero differenze basate su cultura e usanze in campo sessuale, imponendo le teorie gender, LGBT eccetera, che considerano il disordine sessuale come una cosa normale.

    La maggior parte dei film sui supereroi (ma non solo) negli ultimi anni ha avuto come comune denominatore il cast basato in gran parte su attori di colore, infilando ovunque personaggi omosessuali, lesbiche, trans, eccetera. Oltre a ciò, i testi e le sceneggiature sono di pessima qualità, con trame ridicole, penosamente nascoste sotto il paravento degli effetti speciali.

    Ma non manca il satanismo: tipo il film sul Dottor Strange. Da tempo, le storie dei vari supereroi DC e Marvel sono improntate all'insegna del satanismo o dell'esoterismo sfrenato. Il nemico di turno è quasi sempre un demone, e scenari e rituali di questo tipo sono la normalità. Nei fumetti Marvel, il Punitore è posseduto da un demone e guida un'organizzazione criminale, la Mano. Devil è posseduto da un demone e sposa Elektra in un rito satanico e insieme i due guidano un'organizzazione criminale nota come il Pugno. I lettori non hanno apprezzato e le vendite di Devil e del Punitore sono crollate. Stesso discorso per gli Hellfire Gala degli X-Men: tutta roba esoterica-satanica che ha fatto crollare le vendite. Contenti loro...

    Nel campo dei manga, la Star Comics, la Magic Press, la J-Pop e altre case editrici hanno pubblicato nel 2023 in Italia molti manga queer con personaggi gender, omosessuali o lesbiche. E le vendite sono sempre bassissime, per non dire fallimentari.

    Anche le riviste italiane che parlano di manga come Anime Cult presentano molti articoli che esaltano l'uso dei manga pornografici sotto l'ipocrisia della "libertà di espressione" e presentano, in diverse occasioni, l'ideologia omosessuale, lesbica e queer: sia nelle interviste, che nelle analisi, che in articoli che parlano ufficialmente di altro, e così via. Anche le riviste che presentano nuovi fumetti come Anteprima, mostrano in copertina con compiacimento i manga omosessuali e queer. E' tutto un suicidio commerciale, ma lo fanno lo stesso: sempre per ideologia.

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    Facciamo qualche altro esempio: nel campo dei fumetti dei supereroi DC, Son of Kal-El parla del figlio di Superman, che è gay, LGBT e bisessuale. Le vendite sono crollate e la testata è stata fatta chiudere. E Superman, in Italia, che ha pubblicato anche il citato Son of Kal-El, chiude in edicola col numero 43 passando alla fumetteria per scarse vendite (siamo a sotto 2000 copie). Per amor di completezza, in Italia anche Batman vendicchia: 3500 copie scarse, una miseria: ma ben di più di Superman col figlio gaio e bisessuale.

    E i fumetti Marvel? Facciamo qualche altro esempio, dopo Devil e il Punitore? La serie di Capitan Marvel, la protagonista musulmana, con contenuti gender e omosessuali (che, tra l'altro, sono argomenti rifiutati anche dai musulmani stessi, che avrebbero dovuto essere i destinatari del fumetto...), realizzata dalla scrittrice LGBT Kelly Thompson, è stata chiusa per basse vendite dopo quattro anni di sofferenze, perchè non vendeva mai. I New Mutants, che parla di ragazzini che compiono crimini mentre ballano e ridono, hanno chiuso per basse vendite.

    Per la Disney al cinema, è stato un fiasco su tutta la linea. Strange World, il film Disney LGBT, gay e comunista, ha avuto un crollo tremendo al botteghino. Pure Buzz Lightyear, col rapporto lesbico e l'inseminazione artificiale con l'utero in affitto, è stato un fiasco di quelli enormi. L'inclusiva LGBT Miss Marvel vive di continui e fallimentari rilanci con ben due film che sono stati dei fiaschi leggendari.

    Passiamo ancora ai fumetti DC: abbiamo solo l'imbarazzo della scelta, passando da una casa editrice all'altra. Hanno inserito un personaggio trans in Lazarus Planet: Dark Fate: come ulteriore provocazione, questo albo (per i bambini, eh, tra l'altro) è uscito il 14 febbraio 2023, il giorno degli innamorati, che dovrebbero essere soltanto un uomo e una donna: la provocazione è palese. Naturalmente, alè, altro fallimento.

    Passiamo di nuovo ai fumetti Marvel: il Capitan America LGBT. Non il personaggio vero, eh, sarebbe stata troppo grossa, ma un altro Capitano, omosessuale, presentato nella serie United States of Captain America. E' stato un fallimento: ma poi lo hanno fatto tornare nella serie regolare di Cap. Naturalmente lì le vendite sono calate subito.

    Insomma, la DC e la Marvel continuano a bruciare risorse nel folle piano di “educare le masse”, coprendosi continuamente di ridicolo. Continuano a proporre delle serie per “imporre” contenuti riprovati e respinti dalla maggioranza delle persone, continuando a bruciare milioni di dollari in questi progetti fallimentari.

    Altri esempi: nei fumetti DC, Bruce Wayne/Batman era stato sostituito con un Batman di colore: altro crollo delle vendite. Il Robin gay di Tim Drake: Robin (che aveva addirittura dei testi imbarazzanti e dei disegni inadeguati) e le donne LGBT di Batgirls hanno chiuso i battenti.

    Anche al cinema la DC non è andata tanto meglio, con fiaschi pazzeschi e film bloccati ancora prima di entrare in distribuzione, come il caso della Batgirl di colore. Aquaman 2, uscito a Dicembre 2023, coi soliti contenuti LGBT, è stato un ennesimo fiasco. Ma non demordono: nel 2024 faranno lo stesso il film col Joker trans, che prima era stato bloccato. Avanti, fatevi pure del male: il film col Joker trans sarà un'ennesima strage.

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    Non ne posso più...


    In un'intervista, Toriyama, l'autore di Dragonball, aveva detto che non c'erano persone di colore nel suo manga perchè è una storia con personaggi giapponesi, fatta appunto per i giapponesi. Apriti cielo: i woke (idealisti del politicamente corretto) hanno urlato al razzismo. Quindi, se non metti un negro in una storia, automaticamente sei razzista? Senza contare che in Dragonball c'è Mister Popo, che è un personaggio di colore.

    Eppure il razzismo dei woke-LGBT è palese: vogliono fumetti fatti solo con personaggi neri e realizzati da autori neri, e vogliono trasformare personaggi bianchi in personaggi neri. Così è stato fatto, col conseguente crollo delle vendite, ovviamente. Anche il fumetto di Lanterna Verde, o Green Lantern della DC, è stato un fallimento totale, sempre per via dell'ideologia woke, che ha imposto di far disegnare i fumetti di una Lanterna Verde di colore, e con comprimari di colore, solo da autori di colore. Un'idea platealmente razzista, quella di considerare solo il colore della pelle e non la bravura di una persona, o la qualità di un personaggio.

    Scegliere un tizio per scrivere un fumetto solo perché è nero è razzismo sfacciato e palese. Come al solito, crollo delle vendite e chiusura della serie di Lanterna Verde. Ora fanno ritornare la Lanterna Verde classica, cioè il bianco Hal Jordan, ma, per non scontentare nessuno, avrà come sceneggiatore Mariko Tamaki: una donna, così dicono che non sono sessisti. E' brava questa Mariko? Boh, forse sì, forse no, ma chi se ne frega se lei è brava, conta solo che sia di sesso femminile: quello che conta è solo il sesso, il cervello è un optional. E questo non sarebbe sessismo nè mancanza di rispetto per le donne. Inoltre, questa Mariko è giapponese, così dicono che non sono razzisti. Anche qui, stesso discorso: non conta la bravura, conta solo se è straniera, quindi. Che poi sia intelligente, questo è facoltativo. Bel rispetto per gli stranieri. Ma non è finita. Questa Mariko è un'attivista LGBT e Woke. Così torniamo al punto di prima. Alla faccia del Dragonball "razzista": gli ideologi woke sono i primi ad essere razzisti, sessisti eccetera: solo che non se ne rendono conto. E' proprio come il bue che dà del cornuto all'asino.

    Ma anche la Bonelli segue acriticamente l'ideologia woke. In Julia 303 abbiamo un matrimonio omosessuale, sbandierato anche in copertina. In Zagor 663 abbiamo dei personaggi gay. Virginia, un personaggio di Zagor, fa un discorso femminista su Color Zagor 18 che è praticamente un manifesto di propaganda: "Voi (uomini) siete cavernicoli che trattano le donne come incapaci di badare a se stesse. E' ora di effettuare una rivoluzione nei modi di vivere delle donne. E' l'ora di restituire loro la dignità perduta, scrive Mary Wellstonecraft, e far sì che esse operino riformando se stesse e così riformare il mondo.". Insomma, si fanno sfacciatamente dei discorsi ideologici che non c'entrano nulla con la storia, ma c'entrano molto col piegarsi totalmente alle ideologie attuali.

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    Julia 303, con un matrimonio gay. Ora queste cose sono indicate sempre più come "normali", ma vendono sempre meno. Evidentemente per la gente non sono normali per nulla...anche se si preferisce non dirlo.


    Per difendersi dalle critiche, gli autori Bonelli danno un colpo al cerchio e uno alla botte, dicendo, in sostanza, che non sono d'accordo con questa ideologia woke, ma ci sono in essi dei punti che vanno condivisi. Quindi sei d'accordo, invece, e vuoi arrampicarti sugli specchi. E naturalmente questo non aiuta le vendite: a nessuno piace chi fa l'istruttore che vuole insegnare agli ignoranti che li leggono come funziona, o dovrebbe funzionare, il mondo secondo loro, che ne sanno di più degli altri. I fumetti Bonelli, e non solo quelli, sono in crisi anche perché hanno perso la loro libertà di espressione. Quando il fumetto diventa propaganda, il lettore scappa.

    Fino a quando la Bonelli era stata in mano a Sergio, la comunicazione col pubblico era diversa. Anzi, i litigi pubblici su internet da parte di autori arrabbiati e snob non sarebbero mai stati possibili. Inoltre, Sergio Bonelli era contrario a far schierare i personaggi dal punto di vista woke o politico (a dire il vero, Dylan Dog si dichiarava apertamente di sinistra, ma si vede che il Sergio lasciò correre). Sergio Bonelli era di sinistra, ma, siccome voleva vendere a tutti, come fanno sempre i veri venditori, imponeva agli sceneggiatori che i personaggi si mantenessero lontani da certe posizioni. Invece, adesso, i forum sulla Bonelli sono spesso, per non dire sempre, pieni di minacce ed insulti degli autori in risposta a critiche o posizioni che ai loro occhi non dovrebbero esistere. Tanto per dire a che livelli beceri è arrivata la "comunicazione col pubblico".

    E il pubblico è fuggito a gambe levate, molti giovani compresi, chiedendosi tutti stupefatti: ma che è tutta 'sta roba? Era scontato uno sviluppo di questo tipo, con un rigetto totale dei messaggi (nemmeno tanto subliminali) che questi prodotti, scarsi e immorali, volevano propagandare. La gente comune ha detto NO a tutto questo e tanti film e fumetti sono andati in malora, con miliardi di dollari andati in fumo. La gente ha ancora un cervello che funziona, nonostante tutto. E ora arriva il conto salato da pagare.


    Cominciando dalla Disney, con grandi tagli al bilancio e ai posti di lavoro. Lo ha spiegato il sito di Milano Finanza, che cita i dati del fallimento: la Disney ha dovuto fare un taglio di 7.000 posti di lavoro e ridurre i costi di 5,5 miliardi di dollari (inclusi 3 miliardi di risparmi sui contenuti). E' stato licenziato anche Ike Perlmutter dal vertice del consiglio di amministrazione della Marvel Comics e Marvel cinematic universe. Insieme a lui, ci sono stati altri siluramenti nell'ambito di un progetto di riduzione dei costi a seguito della valanga di fiaschi, sia nell'ambito dei fumetti che in quello cinematografico, che hanno squassato i bilanci Disney, che è la proprietaria della Marvel dal 2009.

    Anzi, i vertici Disney vorrebbero anche disfarsi del settore editoriale Marvel, come del resto hanno fatto coi fumetti di Topolino, che oggi sono prodotti su licenza da altri editori. In questo momento, la Marvel Comics, come struttura autonoma, non esiste più e il suo presidente, Dan Buckley, è stato posto sotto la direzione di Kevin Feige, che dirige i Marvel Studios, la divisione che produce i film. Con la perdita di ogni autonomia, il settore dei fumetti Marvel è passato sotto il controllo di quello filmico. Questo significa che le trame future dei fumetti Marvel saranno tutte in funzione delle pellicole. E saranno di scarsa qualità, come le suddette pellicole. In parole povere, il messaggio è stato questo: non siamo riusciti a fregarli ed ora dobbiamo tagliare, perché andare avanti così metterebbe seriamente a rischio l'azienda.

    E stiamo parlando di un colosso multimediale come la Disney. Figurati gli altri. Se il bilancio Disney è riuscito a segnare ancora qualche punto in attivo, questo era dovuto - ma guarda un pò - ai guadagni che arrivano da parchi e prodotti basati sulla Disney classica: quella non queer, non omosessuale, non lesbica, non LGBT, non inclusiva di neri e altre razze e religioni, insomma, quella normale, che attira ancora la gente comune, sana, che ama le cose normali. Anche alla DC (di proprietà della Warner) è avvenuta una cosa simile, col licenziamento di parte del personale.

    MR. BANA: CAPOLAVORI DI BANALITA' STANDARD DEL POLITICAMENTE CORRETTO

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    Queste banalità ripetute all'infinito mi fanno venir sonno...


    Mister Bana è un personaggio inventato, uno stereotipo: è il tizio che dice solo delle banalità, tipo: "Se fuori piove, usate l'ombrello. Se no, potreste bagnarvi". Oggi Mister Bana è molto presente nei commenti LGBT, queer, ecc. politicamente corretti. In tantissime recensioni di fumetti (ma si potrebbe dire lo stesso delle recensioni di libri, film, canzoni o altro: qui però parliamo solo di fumetti) si vedono sempre le stesse identiche parole, con poche variazioni, che parlano sempre degli stessi argomenti, fino alla nausea. Ecco una carrellata di esempi del Mister Bana di turno:

    QUESTO FUMETTO...

    "...è una storia controversa, distrugge tutte le nostre certezze."
    (traduzione: parla di omosessualità, gender, razzismo dei bianchi cattivi, donne maltrattate.)

    "...sa farci accettare la nostra debolezza, sa portarci su temi scottanti e scomodi, è una storia torbida e senza compromessi, è controverso e provocatorio."
    (traduzione: parla di omosessualità, gender, razzismo dei bianchi cattivi, donne maltrattate.)

    "...è una delle voci più fresche del panorama fumettistico, è ironico e licenzioso."
    (traduzione: parla di omosessualità e gender.)

    "...è un percorso di coming out e di accettazione."
    (traduzione: parla di omosessualità e gender.)

    "...è una una pietra miliare, perché non offre risposte. E' un’opera anarchica e di rottura, fa sorgere domande scomode sulla natura umana."
    (traduzione: parla di omosessualità, gender, razzismo dei bianchi cattivi, donne maltrattate.)

    "...descrive le false credenze che minano la coesione di una comunità."
    (traduzione: parla delle religioni che sono tutte cattive, soprattutto il Cristianesimo.)

    "...decostruisce gli stereotipi di genere e le modalità sociali di femminilità troppo stretti."
    (traduzione: parla di omosessualità, lesbismo, gender, LGBT.)

    "...fa riflettere, divertire, arrabbiare, con immagini potenti e volutamente disturbanti."
    (traduzione: parla di omosessualità, lesbismo, gender, rapporti sessuali espliciti al massimo.)

    "...non fornisce risposte, stimola le domande e le riflessioni per chi è pronto a coglierle."
    (traduzione: parla di omosessualità, lesbismo, gender, rapporti sessuali espliciti al massimo.)

    "...è realistico perchè non è comodamente etichettabile come “buono” oppure “cattivo”. Nessuno è davvero buono o innocente, tutti siamo esecrabili e giustificabili in parti uguali, tutti siamo in realtà mossi da istinti animaleschi. E' uno specchio in cui rifletterci e vedere noi stessi."
    (traduzione: l'uomo è un animale e per essere liberi bisogna seguire i propri istinti: omosessualità, lesbismo, gender, rapporti sessuali espliciti al massimo.)

    "...è godibile, divertente e serio nello stesso tempo."
    (traduzione: parla di omosessualità e gender.)

    "...esprime un universo di sentimenti di una potenza inaudita e il rifiuto totale, rabbioso e disperato della realtà."
    (traduzione: tutto fa schifo, bisogna liberare i propri sentimenti: omosessualità, gender, ecc.)

    "...è fantastico per il numero di domande che lascia."
    (traduzione: tutto fa schifo, bisogna liberare i propri sentimenti: omosessualità, gender, ecc.)

    "...non segue le false inibizioni".
    (traduzione: la libertà dalle inibizioni equivale a LGBT, queer, gender, omosessualità ecc.)

    "...ha un personaggio che fa una relazione senza legami".
    (traduzione: accoppiarsi con chi si vuole. Ma una relazione è un legame fatto liberamente tra due persone. Una "relazione senza legami" è un controsenso: allora tanto vale andare a letto con una prostituta. Niente legami, tanto squallore.)

    "...è una storia fuori dagli stereotipi"
    (traduzione: personaggi omosessuali e gender dal sesso indistinto. Sarebbe davvero "fuori dagli stereotipi" la storia di un uomo che ama una donna, e da lei è riamato, poi si sposano in chiesa, fanno tanti bambini, li battezzano e dicono il rosario tutte le sere.)

    " ...analizza temi come la paura del diverso, l'incomunicabilità, la ricerca delle proprie radici."
    (traduzione: presentazione di LGBT, queer, omosessualità, gender)

    "...ha una protagonista convincente, coraggiosa e determinata, ma anche fragile e insicura. E' una vera e propria eroina di stampo femminista, dotata di un fascino non indifferente e con la quale si crea subito empatia."
    (traduzione: lesbismo, LGBT, maschio cattivo e oppressore)

    "...contiene degli spunti di natura filosofica ed esistenzialista, che danno all'opera un ampio spettro di possibili interpretazioni."
    (traduzione: presentazione di LGBT, queer, omosessualità, gender)

    "...non risulta mai banale."
    (questo è un capolavoro. ^U^ ^U^ ^U^ ^U^ Indovinate di cosa parla?)

    BIBLIOGRAFIA

    https://fumetti-70.blogspot.com/
  15. .
    LUCCA 2023: UN MACELLO

    Lucca-2023
    Un'altra Lucca sotto la pioggia a catinelle e vento. Possibile che non la si possa fare in un periodo più tranquillo, magari in Estate?


    La Lucca 2023 è stata un disastro in molti sensi. "Ma si trattava di ben 300.000 partecipanti!", può rispondere qualcuno. Appunto, dico io. Lucca è una città con 90.000 abitanti scarsi. E parliamo di TUTTA Lucca, non solo quella dentro le mura, dove avviene la fiera, che ha quindi ancor meno abitanti. Se dividiamo i 300.000 partecipanti per i 5 giorni di Lucca, abbiamo una media di 60.000 abitanti al giorno. Di conseguenza, abbiamo delle file infinite per entrare in ogni stand (gli stand a Lucca sono 20 o 30, fate un pò voi i conti). E anche delle file infinite per prendere i braccialetti, che sono necessari per entrare: i biglietti da soli non bastano.

    I FAMIGERATI BRACCIALETTI DI LUCCA

    Ci sono stati tanti disgraziati che hanno fatto anche cinque ore di fila per i braccialetti. Sotto la pioggia. All'aperto. Col vento. Divertentissimo.

    Perchè non bastano i biglietti acquistati in rete, gli organizzatori pretendono anche i braccialetti. Mandarli insieme ai biglietti per semplificare no, eh? Insomma, il risultato è un vero e proprio delirio.

    Tutto questo solo per guadagnarci sopra e spremere il più possibile i poveri "partecipanti". Un biglietto per un giorno solo costava la bellezza di 23 € nei giorni più tranquilli, fino a 31 € nei giorni di punta come il Sabato. E poi prendere i braccialetti: un calvario.

    Meno male che dopo 5 ore di fila ti davano almeno i braccialetti per tutti i giorni della manifestazione - se eri disposto a spendere un capitale di 120-130 € circa per acquistare tutto il pacchetto delle giornate - se no diventavi pazzo a ripetere la scena ogni giorno. Ma anni fa, a Lucca, facevano proprio così: un braccialetto al giorno, e quindi fare la fila tutti i giorni. Almeno c'era meno gente allora: ma era una cosa allucinante lo stesso.

    Braccialetti
    I preziosi braccialetti sacri di Lucca. =_=


    METTERE TROPPA GENTE INSIEME E' SEMPRE PERICOLOSO

    E tutto questo marasma, con una quantità spropositata di spettatori ben superiore a quello che la fiera, e la città intera, possa sopportare, tutto solo per guadagnarci sopra. Senza rendersi conto che così si poteva mettere a rischio la vita delle persone. Se uno stava male, come si faceva a far venire lì un'ambulanza, in mezzo a tutta quella gente? Poteva anche succedere un guaio come a Torino nel 2017.

    Laggiù, a Piazza San Carlo, il 3 Giugno 2017, mentre stavano guardando una partita al maxischermo, un gruppo di malviventi utilizzò dello spray urticante per aprirsi la strada dopo aver razziato oggetti di valore tra il pubblico, facendo scatenare però il panico. A quei tempi, infatti, si temevano attentati terroristici da parte degli islamici, con autobombe e terroristi suicidi (soltanto un mese prima, a Maggio 2017, in un concerto a Manchester, un kamikaze islamico si fece esplodere provocando decine di morti e centinaia di feriti). I torinesi in piazza, presi dal terrore, pensando appunto ad un attentato, avevano creato una calca che aveva provocato più di 1600 feriti e la morte di tre persone. Tutto questo per aver riempito in modo spropositato Piazza San Carlo senza neanche fare delle barriere di sicurezza e mettere un numero limitato di spettatori. La stessa cosa che hanno fatto gli organizzatori di Lucca. Certo, quest'anno è andata bene: ma se si va avanti così, è possibile che qualcosa alla fine succederà.

    LUCCA E I CONFLITTI INTERNAZIONALI

    Inoltre, l'iniziativa di diversi autori di non partecipare alla fiera di Lucca per protesta contro lo Stato di Israele ha fatto aumentare la tensione in una manifestazione che si doveva occupare solo di fumetti. Infatti, l’organizzazione di Lucca Comics aveva il patrocinio di Israele fin dal Giugno 2023: e a quel tempo non c'era nessun conflitto tra Israele e Palestina. Inoltre, Lucca Comics aveva anche invitato, come ospiti, dei fumettisti israeliani: i fratelli gemelli Asaf e Tomer Hanuka, che avevano realizzato persino il manifesto della fiera.

    Loro erano disegnatori, non erano uomini politici, e quindi non c'entravano nulla col conflitto: ma hanno preferito non partecipare a Lucca per non avvelenare gli animi. Ma la decisione degli altri autori di non partecipare per protesta contro Israele, purtroppo, gli animi li aveva già avvelenati: infatti, col loro comportamento, implicitamente accusavano tutti quelli che andavano a Lucca, e la fiera stessa, perchè, col loro comportamento e con la loro presenza - almeno secondo il loro punto di vista - Lucca e i visitatori stavano dalla parte di Israele. Un ragionamento assurdo.

    Invece, quella di Lucca è sempre stata solo una manifestazione artistica, in cui si parla di fumetti e null'altro, e quindi, per sua natura, è neutrale. Ma questa azione l'ha costretta a schierarsi: per questo gli organizzatori hanno dovuto chiarire che la decisione degli autori può essere rispettata, ma Lucca Comics, che si occupa di fumetti e videogiochi, di per sè non ha nulla a che vedere coi conflitti internazionali. Una cosa ovvia, ma è stato necessario specificarla.

    Manifesto-Lucca
    Il manifesto di Lucca 2023 realizzato dagli autori israeliani Asaf e Tomer Hanuka. Purtroppo, il termine "together", "insieme", è diventato tristemente contraddittorio.



    LUCCA, LA' DOVE REGNA IL CAOS

    Ma non c'è solo questo: Lucca 2023 è stata anche un disastro organizzativo. Non c'erano cartelli indicatori, quindi non si sapeva dove andare a prendere i braccialetti, non si sapeva dove erano gli stand. Nelle precedenti manifestazioni c'erano dei cartelli che indicavano le aree. Ma quest'anno non ce n'è stato manco uno. Forse uno o due cartelli c'erano, ma era una cosa ridicola rispetto alla necessità organizzativa. E così il caos era diventato ancora più grande, e sempre a prezzi folli. Guadagnarci sopra il più possibile e spenderci sopra il meno possibile, questo sembra essere stato l'obiettivo degli organizzatori.

    IL TREMENDO SERVIZIO NAVETTA

    Per non parlare dell'orribile servizio con la navetta per raggiungere Japan Town, la sezione con le produzioni giapponesi: l'hanno messa fuori dalle mura - mentre prima era dentro - a ben due chilometri di distanza dalla città, e per raggiungerla bisognava fare una camminata di mezz'ora o prendere delle navette - in una zona lontano dalle mura, tra l'altro, e con nessuna indicazione al riguardo - che richiedevano un'attesa di ore per salirci su, vista l'enorme quantità di persone e la scarsità delle navette a disposizione. Una cosa davvero vergognosa.

    CONCLUSIONE

    E in più, una pioggia infinita e un tempo infame. E in Autunno questo bisognava pur aspettarselo: non si può pretendere che venga sempre il bel tempo per un colpo fortunato. Alla fine, si fa una fatica tremenda, si spende un capitale e si rischia qualcosa, tra l'altro, con una calca così spropositata. Non ho più voglia di fare la parte di Fantozzi, quindi la prossima volta preferisco andare in altri lidi.

    Fatozzi-port



    Edited by joe 7 - 24/1/2024, 16:11
2225 replies since 31/8/2013
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