JOE7 FORUM

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    LE VENDITE DEI SUPEREROI IN ITALIA E IN AMERICA

    Cap-vs-Hulk
    Sì, abbiamo avuto un leggerissimo calo nelle vendite, ma nulla di cui preoccuparsi...


    E i supereroi in Italia? Superman vende sotto 2.000 copie; Batman un pò di più, 3.500. Ma è veramente poco. Anche l'Uomo Ragno e gli altri fumetti Marvel dovrebbero essere più o meno a quel livello.
    Inoltre, dal 2017 i quotidiani del gruppo RCS Mediagroup (quelli del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport, per capirci) pubblicano in ordine cronologico il settimanale Super Eroi Classic: si tratta delle avventure classiche degli eroi Marvel. La RCS li pubblica con delle copertine orrende, prese dalle vignette interne, e con un prezzo elevato: 6,99 euro (mai che arrotondino a 7 euro, per ingannare gli acquirenti). Le vendite comunque sono basse: meno di 2.000 copie. Per dire, l'Uomo Ragno della Corno ai suoi tempi vendeva 200.000 copie ogni 15 giorni.

    Super-Eroi-Classicù
    Il primo numero della testata Super Eroi Classic della RCS Mediagroup


    E i supereroi all'estero? Le classifiche di vendita dei fumetti in America oggi sono diventate top secret come in Italia: segno che vendono male, sempre a causa dell'ideologia queer-gay-filoimmigrati che impongono in continuazione (ne riparleremo). Comunque, nessuna serie Marvel supera la quota di 100.000 copie e la media è scesa sotto le 35.000 copie. Guardate che stiamo parlando degli Stati Uniti: una nazione con più di 300 milioni di abitanti. Eppure le serie Marvel vendono meno di Tex, e in Italia siamo solo 50 milioni. Quindi questi dati sono ben più gravi di quanto sembri a prima vista. Per una compagnia come la Disney, che è la proprietaria della Marvel Comics, questi guadagni sono solo spiccioli e tenere su il settore non conviene più. L'incasso di una serie a fumetti ora è molto modesto. Il mercato americano si è ridotto a una nicchia di fan: ben il 10% di quelli di una volta. Quando Claremont scriveva gli X-Men a metà anni '80, ogni numero vendeva circa 700.000 copie. Erano fumetti molto popolari, venduti a meno di un dollaro e ogni mese facevano guadagnare milioni alle casse della Marvel. Oggi un fumetto Marvel costa in media 4,99 dollari.

    IL MERCATO DEI FUMETTI SI RESTRINGE IN FUMETTERIA

    In Italia, la maggior parte dei fumetti di ogni tipo si trova in fumetteria o in libreria, non più in edicola. Non passa mese che le serie delle linee Marvel e DC della Panini Comics passino sotto la dicitura "Panini Direct", che significa che queste serie vengono distribuite solo in fumetteria e alcune solo nelle librerie. Infatti, il numero delle edicole è diminuito drasticamente, e ne sono stato testimone: molte edicole che conosco sono scomparse. Il fatto che la Panini Comics e gli altri editori si stiano ritirando in fumetteria dimostra che il mercato, inteso in senso generale, si sia ristretto. In fumetteria si riesce a stare, ma con tirature molto risicate. Su circa 200 fumetterie ancora aperte, basta una tiratura di 1.000 copie per essere presenti, con 5 copie in ognuno di questi negozi. Non c'è paragone, però, con le edicole, dove servono tirature parecchio più alte. Se si volesse uscire in edicola (ce ne sono circa 11.000 in Italia, attualmente), e mettere almeno 2 copie in ogni edicola, bisognerebbe stampare almeno 22.000 copie del fumetto. Ora, se il venduto di una serie è inferiore alle 500 o 700 copie, come fai a distribuire 22.000 copie e venderne solo 700? Così si vende meno del 10% della tiratura. Insomma, si va in perdita, e che perdita: il 90% della produzione! Il problema è che in fumetteria e in libreria ci vanno poche persone. E Amazon non è un'alternativa seria: vendere TUTTO in rete significa impoverire le vendite, perchè saranno sempre più ristrette e specifiche.
    Anche la Bonelli cerca di vendere in libreria con dei cartonati, ma i risultati sono a dir poco modesti: il 95% delle vendite riguardano i fumetti in edicola. Solo il 5% riguarda il venduto nelle librerie, che invece sono piene di manga e il materiale Bonelli è sempre relegato in un angolo:
    "La Bonelli? E' lì, in fondo a sinistra, vede, signò?"
    "Ah, non l'avevo mica visto."
    "Avevamo bisogno di spazio, signò, abbiamo un mare di quella roba dei cinesi."
    "Giapponesi."
    "Sì, quelli lì, insomma, vogliono solo quelli, che volete farci?"
    "Vediamo...Dragonero la via dei boschi, QUINDICI EURO E VENTI? Commissario Ricciardi, VENTUN EURO E OTTANTACINQUE? Ma questi fumetti-libroni della Bonelli costano uno sproposito, e poi pesano, boia se pesano!"
    "Eeh, li fanno così e li vendono a questi prezzi signò, mi spiace."
    "OK, grazie, devo pensarci, tornerò un'altra volta."

    Lo stanno ancora aspettando. Questo esempio dice tutto.

    librone



    IL FUTURO E' IL FUMETTO DIGITALE? SCORDATEVELO.

    Se gli editori pensano che si potrebbe risparmiare vendendo fumetti solo col digitale, evitando così i problemi delle spese di distribuzione, è meglio che si tolgano dalla testa queste idee. L'uomo preferisce sempre avere qualcosa di concreto in mano. Senza contare che ora si sta parlando seriamente di problemi agli occhi per chi guarda a lungo lo schermo di computer e telefonini. Quindi il digitale non è e non sarà mai il futuro, nonostante quello che possono dire gli altri.
    ComiXology, che è la principale piattaforma per l’acquisto e la lettura online di fumetti americani da parte di Amazon, sta per chiudere, e quasi il 75% dei suoi dipendenti è stato licenziato. Fondato nel 2007, era stato il principale portale per l’acquisto di fumetti in digitale. Ed è fallito.
    La Bonelli ha aperto un'applicazione per leggere i suoi fumetti in digitale, formando un ricco catalogo con centinaia e centinaia di titoli: il tutto a 10 euro al mese. Il problema è che il pubblico della Bonelli è composto soprattutto da persone anziane, che non hanno dimestichezza col digitale. Senza contare che ci sono alcuni che si lamentano delle qualità delle immagini. Inoltre, il digitale in sè in Italia ha sempre fallito.
    Manga Plus, la piattaforma digitale della Shueisha, è sempre seguito: ma resta il fatto che i manga in formato cartaceo continuano a vendere lo stesso. Spy x Family, che era nato solo come fumetto digitale, alla fine è stato stampato. Le altre piattaforme digitali di manga sono meno presenti e meno seguite. Manga Plus è seguito perchè i manga che fa vedere sono quelli sulla cresta dell'onda, e quella piattaforma digitale fa vedere subito i manga aggiornati. Ma i lettori non si accontentano di vederli in rete: vogliono anche acquistare il fumetto. Di conseguenza, il fumetto digitale, anche quando ha successo, non sostituirà mai il fumetto cartaceo: al massimo gli farà da spalla, e solo fino a che il fumetto cartaceo avrà successo...

    BIBLIOGRAFIA

    https://fumetti-70.blogspot.com/
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    PARADISO CANTO 12 (prima parte) - QUARTO CIELO DEL SOLE - SPIRITI SAPIENTI DELLA SECONDA CORONA: SAN BONAVENTURA, SAN DOMENICO

    San-Domenico
    San Domenico riceve il rosario dalla Madonna, che le dice che con questo rosario sconfiggerà tutte le eresie. Di San Domenico si diceva che: "O parlava di Dio, o parlava con Dio".


    San Tommaso d'Aquino ha appena terminato di parlare, quando la prima corona di spiriti sapienti (detta da Dante la "santa mola", perché ruota orizzontalmente come la macina di un mulino) riprende a ruotare orizzontalmente attorno a se stessa: non fa in tempo a compiere un giro completo, che arriva una seconda corona di altre dodici anime, che la circonda, formando così due cerchi. Cantano in modo così armonioso che vincono le nostre Muse e le nostre Sirene (cioè i canti terreni), tanto quanto l'originale superi la copia, o quanto il raggio diretto superi quello riflesso.

    Le due corone sembrano due arcobaleni concentrici e degli stessi colori, l'uno riflesso dell'altro, che ricordano il mito di Iride inviata da Giunone/Hera sulla Terra (Iride era la messaggera degli dei: quando scendeva sulla Terra per recare un messaggio, tracciava appunto un arcobaleno. Nell'Eneide è appunto Giunone a mandare Iride). L'arcobaleno esterno è il riflesso di quello interno, come lo era il riflesso della ninfa Eco con tutte le altre voci (Dante si riferisce al mito di Eco, che, innamorata di Narciso e non corrisposta, fu consumata dall'amore fino a ridursi alla sola voce, che ripeteva sempre gli altri suoni). Inoltre l'arcobaleno è anche segno del patto tra Dio e l'uomo dopo il Diluvio Universale, con cui Dio promette a Noè che non ci sarà più il Diluvio.

    SAN BONAVENTURA

    San-Bonaventura
    San Bonaventura di Bagnoregio, francescano e Dottore della Chiesa.


    Le danze e i canti, pieni di felicità e di carità, terminano nello stesso momento, ad una volontà concorde, proprio come gli occhi che, obbedendo alla volontà, si aprono e si chiudono simultaneamente. Dall'interno di uno dei lumi appena giunti viene la voce di un beato, che induce subito Dante a prestarle la massima attenzione, come fa l'ago magnetico con la Stella Polare. Il beato è san Bonaventura (1218-1274), francescano e dottore della Chiesa.

    Il suo vero nome era Giovanni Fidanza e nacque a Bagnoregio (Viterbo) nel 1218. A otto anni ebbe una grave malattia, ma San Francesco lo guarì miracolosamente, segnandolo sulla fronte con la croce ed esclamando: “O bona ventura!”. Da qui il nome: "bonaventura" significa infatti "fortunato". Fu anche filosofo e teologo, tanto che fu chiamato Dottore Serafico. Il suo contributo alla dottrina teologica è importantissimo: espresse la necessità di subordinare la filosofia alla teologia, in quanto l’oggetto di quest’ultima è Dio, quindi è più importante della filosofia. Studiò e insegnò alla Sorbona di Parigi e fu amico di san Tommaso d'Aquino. La sua biografia su San Francesco è considerata la biografia ufficiale del Santo ed è chiamata Legenda Maior: ad essa si ispirò Giotto per il suo ciclo delle storie su San Francesco nella basilica di Assisi. Fu ministro generale dell'Ordine francescano, del quale è ritenuto quasi un secondo fondatore. Morì a Lione durante un concilio e per questo fu sepolto nella cattedrale della città. Nel 1434, in una traslazione in un'altra chiesa, la sua lingua fu trovata in perfetto stato. Nel 1562, sempre a Lione, la città cadde in mano agli ugonotti, che, essendo protestanti e odiando il cattolicesimo e le chiese cattoliche, le profanarono tutte, come pure i resti dei santi sepolti nelle cripte o sotto gli altari (essendo protestanti, aborriscono il culto dei santi). Furono così profanati anche i resti del corpo di San Bonaventura: furono distrutti e sparpagliati ai quattro venti. Però, prima di questo atto sacrilego, il 14 marzo 1490, a seguito della ricognizione del corpo del santo a Lione, fu estratto il braccio destro, per donarlo alla sua città d’origine, Bagnoregio, e, nel 1491, fu collocato nella concattedrale di San Nicola. Oggi il braccio di san Bonaventura è l’unica reliquia al mondo del santo. E' festeggiato il 15 luglio.

    SAN BONAVENTURA INIZIA L'ELOGIO DI SAN DOMENICO

    Il francescano San Bonaventura dice che l'ardore di carità lo spinge a parlare del fondatore dell'Ordine Domenicano, perchè il domenicano san Tommaso d'Aquino aveva appena parlato bene del fondatore del suo ordine, san Francesco: dal momento che entrambi combatterono per lo stesso fine, è giusto che la loro gloria risplenda insieme. Bonaventura spiega che la Chiesa, a quei tempi, appariva incerta ed esitante, quando Dio la soccorse facendo nascere questi due campioni, le cui azioni indussero il popolo cristiano a ravvedersi.

    e cominciò: "L’amor che mi fa bella (e (san Bonaventura) iniziò: "La carità che mi abbellisce)
    mi tragge a ragionar de l’altro duca (mi spinge a parlare dell'altro condottiero cristiano (san Domenico)
    per cui del mio sì ben ci si favella. (per il quale qui si parla così bene del mio (san Francesco).

    Degno è che, dov’è l’un, l’altro s’induca: (È giusto che, se si parli di uno, si parli anche dell'altro: )
    sì che, com’elli ad una militaro, (cosicché, poiché combatterono insieme,)
    così la gloria loro insieme luca. (anche la loro gloria risplenda all'unisono.)

    Da notare l'importante osservazione "l'amor che mi fa bella" (detto al femminile, perchè San Bonaventura parla della sua anima). Infatti, Dante qui fa capire che, se si vuole essere belli anche fisicamente, non solo dentro, bisogna per prima cosa amare. Chi non ama a poco a poco si imbruttisce. Se vi guardate attorno ve ne accorgete.

    L’essercito di Cristo, che sì caro (L'esercito di Cristo (la Chiesa), che a così caro prezzo (con la morte di Gesù)
    costò a riarmar, dietro a la ‘nsegna (fu riarmato, si muoveva dietro le insegne)
    si movea tardo, sospeccioso e raro, (lento, con esitazione e scarso di numero,)

    quando lo ‘mperador che sempre regna (quando l'Imperatore che regna in eterno (Dio)
    provide a la milizia, ch’era in forse, (provvide alla milizia che era in pericolo,)
    per sola grazia, non per esser degna; (non perché ne fosse degna ma per sua grazia;)

    e, come è detto, a sua sposa soccorse (e, come già detto (da Tommaso d'Aquino), soccorse la sua sposa (la Chiesa)
    con due campioni, al cui fare, al cui dire (con due campioni (Domenico e Francesco), le cui azioni e parole)
    lo popol disviato si raccorse. (indussero il popolo sbandato a ravvedersi.)

    TERMINI MILITARI NELLA CHIESA: NON SONO CONTROSENSI, ANZI NE SONO L'ESSENZA

    Da notare i termini militareschi con cui Dante indica la Chiesa: "esercito", "insegna", "milizia", "riarmare", termini oggi poco usati e poco compresi. Dio stesso è definito 'mperador, temine carico di significati militari e guerreschi nel linguaggio classico (Cesare era definito "imperatore", termine che significa "condottiero", "detentore del potere militare", "generale vittorioso", non solo "sovrano di un impero"); Domenico e Francesco sono definiti campioni della Chiesa (altro termine militaresco: il "campione" è un leale e generoso difensore), il cui scopo era quello di raccogliere l'esercito cristiano ("milizia") ormai sbandato ("sviato") e riorganizzarlo (raccorse"). Il linguaggio militaresco sottolinea come vita militia est ovvero «la vita è un combattimento» in primo luogo contro il proprio peccato e il male per affermare l’unico vero bene, quel Cristo che è via, verità e vita.
    Mi ricordo che alcuni pensavano che fosse un'eresia o una bestemmia parlare dei Cavalieri dello Zodiaco come erano definiti originariamente, cioè come "I Santi cavalieri di Athena": come se un santo fosse un uomo di pace e non dovesse mai essere un combattente. Invece il cristiano lo è. "Non sono venuto a portare la pace, ma la spada", dice il Cristo. E ancora: "Il regno dei Cieli è dei violenti", cioè di chi fa violenza verso se stesso per migliorare e combattere il peccato. Se non si combatte, in sostanza, non si vince.

    Cavalieri


    Infatti, la Chiesa è divisa in tre parti: la Chiesa Militante, cioè quella che combatte su questa Terra; la Chiesa Purgante, cioè la Chiesa che paga i suoi peccati nel Purgatorio, e la Chiesa Trionfante, cioè quella del Paradiso. Noi cristiani viviamo nella Chiesa Militante, in cui si combatte contro il peccato dentro di noi e attorno a noi (con la buona parola e con l'esempio): quindi si tratta di milizia, combattimento. Il cristiano che ha ricevuto la Cresima è chiamato Soldato di Cristo, che deve quindi combattere in suo nome. Si tratta del combattimento spirituale contro il diavolo e contro la parte malvagia che è dentro ciascuno di noi ed è attratta dal maligno. Una cosa che richiama sempre la battaglia: per esempio, San Massimiliano Kolbe, il santo francescano e martire di Auschwitz, aveva fondato la "Milizia dell'Immacolata", in cui i frati dovevano combattere (appunto, "milizia") con ogni mezzo giusto (preghiera, stampa, esempio, testimonianza, insegnamento, sacrificio) per testimoniare Cristo e salvare le anime attraverso l'aiuto dell'Immacolata, appunto la Madonna. E' la stessa lotta che sta facendo Dante nella Commedia: nell'Inferno riconosce le sue colpe, nel Purgatorio si purifica dalle sue colpe, nel Paradiso contempla la sua vittoria finale ottenuta con la Grazia di Dio, rappresentata prima da Virgilio, poi da Beatrice. In sostanza, per raggiungere il Paradiso si deve combattere confidando nell'aiuto di Dio: questo è il messaggio di Dante e della Chiesa.

    VITA DI SAN DOMENICO

    Bonaventura inizia a parlare di San Domenico: in quella parte dell'Europa dove lo zefiro (vento leggero e primaverile di ponente, cioè che viene da Ovest) dà inizio alla primavera, lì dove tramonta il Sole (quindi nell'Ovest dell'Europa), sorge la città di Caleruega (nel poema "Calaroga": è il paese natale di San Domenico, a nord della Spagna, nella regione di Castiglia). Caleruega, dice San Bonaventura, è sotto la protezione dello stemma di Castiglia:

    sotto la protezion del grande scudo (sotto la protezione dello stemma (di Castiglia)
    in che soggiace il leone e soggioga: (in cui il leone sta sotto e sopra (la torre)

    In sostanza, descrive lo stemma di Castiglia, che è questo:

    Stemma-di-Castiglia


    In quella città nacque san Domenico, il supremo difensore della fede cristiana, che fu benevolo con i suoi e spietato con i nemici:

    dentro vi nacque l’amoroso drudo (lì nacque l'amoroso vassallo)
    de la fede cristiana, il santo atleta (della fede cristiana, il santo difensore della Chiesa,)
    benigno a’ suoi e a’ nemici crudo; (benevolo coi suoi e crudele coi nemici;)

    "Drudo" significava "amante" in termine spregiativo (anche Dante lo usa in quel senso all'Inferno, nel Canto 18, parlando di Taide, nella bolgia degli adulatori: "Taïde è, la puttana che rispuose / Al drudo suo"). Ma qui Dante si riferisce al significato originario, cioè cavalleresco: "vassallo", "difensore". Anche "atleta" vuol dire "difensore"; inoltre, il verso parla di "crudeltà coi nemici": come detto prima, Dante usa qui dei termini militari, caratteristici del Cristianesimo. Il "nemico" con cui Domenico è crudele non sono nè gli uomini nè gli eretici, ma il peccato, e con esso il diavolo, che minaccia la vita eterna degli uomini, eretici e non. E' stato osservato che, mentre Francesco era paragonato a un Sole nascente e la città di Assisi era detta appunto Oriente, Domenico nasce invece nell'Occidente del mondo cristiano, per cui sembra che i due santi provengano da punti opposti per convergere entrambi al cuore della Cristianità.

    La mente di San Domenico fu subito piena di virtù, come fu chiaro nel sogno premonitore che la madre Giovanna fece mentre lo aspettava: la donna sognò di partorire un cane bianco e nero (i colori dell'Ordine Domenicano), con in bocca una fiaccola, che poi incendiava il mondo.

    San-Domenico
    San Domenico, col rosario e il tipico abito domenicano. Da notare il cane sottostante, bianco a macchie nere, con una fiaccola in bocca.


    Ben presto Domenico fu battezzato e nel battesimo ("sacra fonte") divenne sposo della Fede ("le sponsalizie fuor compiute al sacro fonte / intra lui e la Fede"). Le mistiche nozze tra Domenico e la Fede sono paralleli a quanto detto per le nozze tra San Francesco e la Povertà. La donna che fece da madrina (cioè testimone del Battesimo) fece anche lei un sogno rivelatore delle future imprese del santo (vide il bambino con una stella in fronte, simbolo della sua missione religiosa), per cui dal Cielo le venne l'ispirazione a dargli il nome "Domenico", cioè "del Signore". E fu "l'agricoltore che Cristo chiamò per coltivare il proprio orto", dice Dante per bocca di San Bonaventura.

    LA LOTTA DI SAN DOMENICO CONTRO LE ERESIE

    Domenico dimostrò sin dall'infanzia l'amore verso Cristo e i suoi insegnamenti (la povertà e l'umiltà), al punto che la sua nutrice spesso lo trovava disteso per terra, come se dicesse: "Sono nato per questo". Suo padre poteva ben chiamarsi Felice e sua madre poteva ben chiamarsi Giovanna, se il significato del suo nome (Giovanna = Grazia di Dio) è corretto. Il giovane Domenico si dedicò tutto agli studi filosofici, non certo per sete di ricchezze come fa chi studia il diritto canonico, bensì per amore di Dio:

    Non per lo mondo, per cui mo s’affanna (non per i beni terreni, per cui ci si affanna)
    di retro ad Ostiense e a Taddeo, (dietro i manuali di diritto canonico dell'Ostiense e di Taddeo,)
    ma per amor de la verace manna (ma per amore della sapienza divina)

    Ostiense e Taddeo erano Enrico da Susa, vescovo di Ostia (da cui il soprannome Ostiense) e il fiorentino Taddeo d'Alderotto: entrambi erano autori di apprezzati volumi di diritto canonico. San Domenico divenne presto un esperto teologo ("gran dottor si feo") e si servì della sua sapienza per difendere la Chiesa ("si mise a circuir la vigna", cioè a custodire la Vigna di Cristo, che è la Chiesa). Chiese al Papa il permesso di combattere le eresie. In questo passaggio, Dante critica il Papa:

    E a la sedia che fu già benigna (E al soglio pontificio, che un tempo era più benevolo)
    più a’ poveri giusti, non per lei, (verso i poveri giusti, non per errore suo)
    ma per colui che siede, che traligna, (ma per quello del Papa, che devia dalla giusta strada,)

    Domenico non chiese al Papa di poter lasciare un terzo o metà delle sue ricchezze (di Domenico) ai poveri, nè di occupare un seggio ecclesiastico vacante, nè di intascare le decime riservate ai poveri (qui Dante critica le avidità nella Chiesa). Chiese di combattere le eresie, in nome di quel seme (cioè la Fede) dal quale sono nate le ventiquattro piante (le 24 anime delle due corone) che ora circondano Dante. Ottenuto l'avallo papale, San Domenico iniziò a combattere efficacemente le eresie, in particolare quelle dei Catari o Albigesi, viste come "sterpi", cioè arbusti secchi e spinosi ("li sterpi eretici percosse / l’impeto suo"), soprattutto in Provenza (regione francese) dove esse erano maggiormente allignate ("dove le resistenze eran più grosse"). Il suo esempio fu poi seguito dai suoi confratelli, per cui nacquero da lui diversi "ruscelli" (i tre rami dei Domenicani - predicatori, suore e terz’ordine - e gli innumerevoli conventi fondati in Europa) che continuarono, dopo la sua morte, ad irrigare l'orto del popolo cristiano ("orto catolico"), così che le sue piante (i cristiani) siano ravvivate ("che i suoi arbuscelli stan più vivi.")

    BIASIMO DEI FRANCESCANI DEGENERI

    Bonaventura spiega che, se Domenico fu una ruota del carro della Chiesa che combatté e vinse la sua battaglia contro le eresie, Dante dovrebbe capire l'eccellenza dell'altra ruota (san Francesco), che san Tommaso aveva poco prima elogiato col suo discorso. Tuttavia, ora il solco tracciato da quella ruota è abbandonata, sì che ora "ch’è la muffa dov’era la gromma": la gromma è lo strato di tartaro che il vino buono forma sulle pareti interne delle botti, ma che diventa muffa, se la botte non è curata: immagine affine a quella del buon vignaiolo indicata prima. Quindi, Bonaventura - che è francescano - vuol dire che ora tra i francescani c'è il male al posto del bene. L'Ordine francescano, infatti, un tempo seguiva i passi del suo fondatore, ma oggi procede in senso opposto, anzi, sono tanto deviati che camminano a ritroso ("quel dinanzi a quel di retro gitta") e ben presto si distingueranno i francescani fedeli alla Regola da quelli degeneri ("il loglio"), che rimpiangeranno di non essere messi nel granaio. Certo, spiega Bonaventura, a cercare con cura si troverebbero ancora dei francescani fedeli agli insegnamenti di san Francesco, ma fra questi non ci sono certo Ubertino da Casale (capo dei Francescani Spirituali, bollato successivamente per eresia dal Papa) né Matteo d'Acquasparta (capo dei Francescani Conventuali, morto nel 1302, durante la redazione della Commedia; era vicino a Bonifacio VIII, il Papa più volte stigmatizzato da Dante, e fu molto coinvolto in faccende politiche), che vogliono rispettivamente inasprire e ammorbidire la Regola di San Francesco, in modo tale che sbagliano entrambi.

    BIBLIOGRAFIA

    https://divinacommedia.weebly.com/paradiso-canto-xii.html
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    LE VENDITE DELLA BONELLI

    OK1
    Cico osserva il grafico delle vendite della Bonelli.


    A parte questa faccenda dei manga, gli altri fumetti nel 2023 come sono andati con le vendite? Partiamo dalla Bonelli, che è la più nota. Tex, all'inizio del 2023, vendeva 150.000 copie: adesso ne vende 140.000, quindi ha perso 10.000 lettori circa. Tex è l'unico personaggio che, nonostante il suo calo delle vendite, riesce a tenere a galla la Bonelli. Se così non fosse, tutta l'azienda avrebbe dovuto chiudere, o ridimensionarsi. E gli altri personaggi Bonelli, oltre a Tex, quanto vendono ora? Dal fumetto che vende di più a quello che vende di meno, abbiamo:
    - Dylan Dog, che dovrebbe girare sulle 50.000 copie;
    - Tex Willer, la collana del giovane Tex (che, almeno per me, sembra un cowboy effeminato vestito in modo sgargiante, col ciuffi che spuntano da sotto il cappello e i labbroni da femmina. Se quello è Tex, io sono Mary Poppins). Ai suoi esordi vendeva 100.000 copie, ma poi le vendite sono calate per stabilizzarsi sulle attuali 30.000.
    - Zagor venderebbe una media di 27.000 copie.
    - Nathan Never e Julia marciano sulle 14.500-15.000 copie.
    - Martin Mystère si barcamena sulle 8.000 copie.
    - Le Storie Cult sono sulle 7.000 copie..
    - I cartonati vari, che sono messi in libreria, vendono al massimo 3.000 copie. Va bene, sono più costosi, ma non è un gran risultato: difficile vedere, da questi dati, la libreria come "il futuro del fumetto". Eppure c'è chi lo pensa: ne riparleremo.

    Comunque, Tex e gli altri personaggi Bonelli non sono più in sintonia con le nuove generazioni. Spesso i personaggi sono banali, le storie sono lunghe noiose, prolisse e arzigogolate, con un prezzo enorme: 4,90 €, in pratica 5 €. Nessun ragazzo leggerebbe roba simile con una spesa così grossa.

    Lo sceneggiatore e curatore di Tex, Mauro Boselli, dopo una lunga attività alla Bonelli (aveva creato Dampyr insieme a Maurizio Colombo; ha fatto storie di Mister No e Zagor; è stato anche curatore di Zagor per 13 anni) nel 2012 era arrivato a gestire Tex. A quei tempi, il ranger vendeva 210.000 copie. Oggi, dopo più di dieci anni, ne vende 140.000. Significa che in dieci anni ha perso 70.000 lettori, quasi il 35%. Se consideriamo che l'ultimo bilancio Bonelli ha segnato una perdita di guadagni pari al 50% si può avere una idea chiara del disastro. In parte aggiustato dal nuovo aumento del prezzo di copertina, di cui ho parlato prima. Ma è come metterci su una pezza: non risolve nulla e alla lunga peggiora le cose.

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    "Ma scusa, Kit, qui per caso si fanno delle allusioni?" "Vedi un pò tu, Tex. Questo è uno degli ultimi numeri che costa 4 e 40 euro, tra tre numeri costeremo 4 e 90..."


    Ai tempi di Sergio Bonelli, se una serie scendeva sotto una certa soglia limite, finiva sotto osservazione: se poi calava ancora, veniva chiusa. Secondo questa regola, sono state chiuse delle testate storiche come Mister No e Ken Parker, e altre meno storiche come Saguaro, Brendon, Magico Vento e compagnia perdente. E i disegnatori rimasti senza lavoro? Alla Bonelli gli scrittori contavano più dei disegnatori. Ma adesso le cose sono cambiate.

    Nel periodo d'oro, se una collana non garantiva almeno 50.000 copie, non veniva nemmeno presa in considerazione. E oggi Dylan Dog, la serie che vende di più alla Bonelli dopo Tex, vende, appunto, 50.000 copie. Poi la soglia delle vendite accettabili era scesa ancora e ci si è dovuti accontentare di quasi la metà: 25-30.000 copie. La rivista a fumetti Pilot vendeva solo 15-17.000 copie e fu chiusa. Orient Express, un'altra rivista a fumetti, non era mai arrivata a 20.000 copie e fu chiusa anche quella.

    Invece, adesso, non chiudono delle serie che il Sergione probabilmente avrebbe troncato senza pietà: Martin Mystère, Le Storie, Dampyr, Julia, Nathan Never, Zagor. Per tamponare un pò, Le Storie ora ospita solo delle ristampe, che costano meno: ma, a livello narrativo, valgono ancora meno. Tutte queste collane sono tenute in piedi soprattutto per motivi di immagine, prestigio: ma sono comunque in netta perdita.

    E' vero che la Bonelli, negli ultimi 15 anni, ha abbassato i compensi per autori e disegnatori (molti dei quali devono arrangiarsi su commissioni private per campare), però non si può andare avanti con testate che a stento superano 6.000-10.000 copie. Oggi la soglia pericolo in casa Bonelli è molto più bassa di un tempo (dovrebbe essere intorno a 10-15.000 copie, ma è diversa da testata a testata).

    LE AMERICANATE DELLA BONELLI: MINICOPERTINE, CONTINUITY E ALTRI ORRORI

    Davide Bonelli, il figlio di Sergio, ufficialmente gestisce l'azienda, che porta sempre il nome "Sergio Bonelli Editore". Ma, di fatto, l'azienda è in mano alla Panini Comics, che l'ha acquistata. Quindi, tutto il potere decisionale è in mano a Simone Airoldi, ex manager della Panini/Marvel Italia, che si occupava di supereroi americani (che Sergio Bonelli, tra l'altro, detestava, ironia della sorte).

    E, infatti, ora abbiamo delle americanate tipo la continuity della Marvel applicata ai personaggi Bonelli, poi le copertine variant, oppure la paccottiglia abbinata in scatole di latta, le ridicole minicopertine da attaccare sulla porta del frigorifero, manco fossimo negli anni '60; oppure le figurine di Tex e Zagor, roba da bambini delle elementari.

    La "continuity" è l'universo forzatamente condiviso tra i personaggi Bonelli: per esempio, "Altrove", la base segreta di Martin Mystere, viene infilata a martellate nelle storie di Zagor e in altre testate Bonelli. Oppure, Tex e Zagor si incontrano nel 2020; anzi, nel 2023 si sono incontrati ancora. Dragonero incontra Conan. Dylan Dog incontra Batman. Zagor incontra Flash. E poi tutti gli infiniti rimandi, fino all'ossessione, tra le storie di Tex e quelle del giovane Tex. E ogni serie ha i suoi rimandi: per esempio, il personaggio tale che era comparso l'ultima volta nel numero tale, e cose del genere. Se prima accadeva solo ogni tanto, ora c'è quasi sempre.

    Per non parlare dell'inserimento ossessivo di eventi storici reali nei fumetti di Tex e Zagor, per esempio, che trasformano un fumetto di intrattenimento in un documentario di Piero e Alberto Angela. Niente storia, ma molta documentazione: una vera e propria costruzione sul nulla. Roba da nerd fanzinari.

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    "Venite a comprarlo, c'è la minicopertina di Zagor numero uno! Un affarone! La potete attaccare sul frigo!" "E la storia?" "La storia? Quale storia?"


    La faccenda delle minicopertine, per attirare i lettori collezionisti o i futuri venditori a prezzo maggiorato su ebay, merita un cenno. Dal 25 Marzo 2023, la Bonelli aveva aggiunto ai suoi fumetti un allegato: una serie di immaginette in pessima plastica e con pessimi colori, che riproducevano le copertine vecchie più famose. In tutto erano usciti 28 albi con l'allegato, e ognuno di questi aveva due minicopertine: una su una copia e una su un'altra copia. In parole povere, bisognava comprare due copie uguali di ogni albo (56 albi in tutto, di cui 28 sono copie) per avere tutte le minicopertine. Un salasso in cambio di niente. Appunto, un'americanata.

    Tutte queste trovate da fumetto trash somigliano a ciò che provocò il tracollo della Marvel degli anni '90. Quando la Marvel fu acquistata dal Ron Perelman (un miliardario) nel 1992, la qualità delle storie andò a rotoli, sia dal punto di vista della trama che da quello dei disegni. Infatti le storie non contavano più: non contava se erano belle o meno. Ciò che contava erano i reboot (le storie rinarrate in modo diverso), i crossover (gli incontri tra personaggi), le copertine variant special, con copertine multiple, copertine col rilievo, con le card allegate, la moltiplicazione spropositata delle testate.

    Tutti i lettori che avevano seguito la Marvel, e che erano attratti dalla qualità delle storie che c'erano prima dell'era Perelman, se ne andarono per sempre. Ma si continuò lo stesso, realizzando robaccia sempre più inguardabile: ci furono delle speculazioni spregiudicate su questa porcheria (acquisti di enormi stock da rivendere a prezzi maggiorati) e la casa editrice andò in fallimento, perchè nessuno comperava più. E chi aveva in mano gli stock da vendere si trovava all'improvviso con della carta straccia. E gli azionisti della Marvel scapparono via coi soldi guadagnati in variant e allegati, lasciando l'azienda sul baratro del fallimento. Dopo quattro anni di questa sofferenza, alla fine la Marvel fu acquistata dalla Disney nel 1996. Sarà lo stesso destino della Bonelli?

    Negli ultimi 10-12 anni in casa Bonelli le hanno tentate tutte, con molti personaggi nuovi e nuove testate: ma le tante testate e personaggi lanciati furono dei veri e propri fallimenti (leggendario quello di Orfani). Tra tutte le testate prodotte sopravvive solo Dragonero, ma a stento, e ora naviga a vista.

    Quindi la Bonelli, per poter vendere, fece un'altra americanata: le miniserie, cioè le storie con un numero minimo previsto di numeri. Così non si dichiarava il fallimento di una serie, perchè si sosteneva che, se una serie chiude ma poi continua come miniserie, allora non era un fallimento. Ma anche questa strategia è fallita, perchè anche le miniserie non vendono.

    Un altro trucco per vendere spendendo meno è quello della riduzione delle tavole, come per Martin Mystere, le cui pagine ora contengono anche storielle brevi o articoletti, così le storie del protagonista diventano più brevi. E Martin Mystere è tra le serie Bonelli che vende di meno.

    Un'altra americanata sono i film, con cui la Bonelli pensava di fare soldi. Bè, il film di Dampyr è stato un disastro, tanto che dopo pochi giorni era già uscito dalle sale.

    Insomma, siamo sempre alle solite: per salvarsi, la Bonelli deve fare delle buone storie, non delle furbate, che lasciano il tempo che trovano. E alla fine non danno guadagni veri, perchè fanno perdere la fiducia dei lettori, che sanno che in quella serie non troveranno più delle belle storie da leggere, ma solo figurine, allegati e paccottiglia varia. Tutta fuffa.

    Nel prossimo post vedremo che succede nel mondo dei supereroi e nei fumetti in generale.
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    IL CALO DELLE VENDITE DI TUTTI I FUMETTI, ITALIANI ED ESTERI
    (prima parte: i manga)

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    E' meglio partire un pò alla lontana per capire meglio la situazione di oggi. I dati forniti dall'Associazione Italiana Editori (AIE) dicono che dal 2020 c'è stato un aumento delle vendite dei fumetti: bene, ma, come ho scritto nel precedente post, questo aumento era dovuto al regime di dittatura sanitaria che aveva fatto chiudere in casa cinquanta milioni di italiani per tre mesi in modo soffocante e poi in modo continuativo per due anni buoni (2020, 2021 e anche l'inizio del 2022). Costretti a restare per così tanto tempo in casa, terrorizzati e impauriti da una stampa di regime, gli italiani hanno ordinato a mezzo internet dei fumetti da poter leggere (e altro, ovvio, ma qui si parla solo di fumetti). In questo modo, le vendite di fumetti - soprattutto manga - si erano triplicate. Le vendite Amazon dei manga Star in quel periodo erano aumentate del 175%. Un boom da 5 milioni di euro (contro i 2,2 milioni di euro della Bonelli, che però aveva dovuto investire molto di più in sceneggiatori, disegnatori, eccetera: la Star fa solo delle traduzioni, quindi la spesa era minore). Ma, a metà del 2022, quando si era potuto uscire più liberamente, c'è stato un crollo delle vendite manga.

    I MANGA: MA SUL SERIO VENDONO?

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    Il mercato italiano - e non solo quello - è dominato dai manga, si sa: rappresentano quasi il 90% del mercato del fumetto in Italia. Quindi il 10% è occupato dalla Bonelli, Topolino, Supereroi eccetera. Davvero pochino. Ma, di questo 90% dei manga, gran parte di esso è vera e propria spazzatura. Non tutti i manga sono di qualità: gli editori come Panini, Star, JPop eccetera hanno aumentato la produzione con una quantità sterminata di manga contenenti storie mediocri, banali e ripetitive (innamoramenti scolastici, mostriciattoli e isekai, cioè viaggi in altri mondi dopo la morte, con donne sexy, ovviamente), oppure con storie omosessuali, LGBT, queer, pornografiche, o hanno anche delle scene che piacerebbero ai pedofili. Alla fine, con una simile stragrande maggioranza di pessimi manga, si è inflazionato il mercato. Anche dei manga spacciati come "famosi" dalla Star Comics, tipo Kaijuu number 8 o Gachiakuta, sono crollati miseramente. A dirla tutta, l'enorme diffusione degli isekai sta diventando un problema persino in Giappone, per la povertà di questi racconti e per la loro enorme diffusione, che impedisce la possibilità di fare delle storie di qualità.

    Comunque, dai dati di questo 2023 che è appena passato, non è che la situazione sia tanto rosea per i manga: le vendite sono calate del 20,6%, cioè di un milione e mezzo di copie almeno. Infatti, gli scaffali delle librerie, che prima erano pieni di manga, adesso lo sono solo per metà. Questo significa che solo alcuni manga vengono acquistati, non tutti. Nei primi dieci posti della classifica delle vendite ci sono sempre i soliti titoli, quelli dei manga che vanno per la maggiore: One Piece, Dragonball eccetera. I manga pornografici, queer e omosessuali non hanno mai raggiunto, neanche una volta, la quota dei top ten: anzi sono quelli più in basso alla classifica (se ci sono). Per dire quanto siano graditi dalla gente, nonostante la pubblicità martellante su di loro da parte delle riviste specializzate e sui siti che parlano di manga e anime.

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    Rufy ha tutti i motivi per ridere: resta in sella da più di vent'anni e nessun manga gli si avvicina neanche di striscio. I manga LGBT, omo e simili ancor meno di loro.


    Il boom di vendite della Star Comics durante la fanta pandemia, anche è stato temporaneo, ha spinto la Mondadori ad acquistare la casa editrice. Ora la Star Comics è una divisione manga della Mondadori. Non so se è una buona notizia: la Mondadori non ha mai brillato molto nelle vendite dei fumetti, da quando non pubblica più Topolino (cessò di avere i diritti di pubblicazione del famoso topo nel 1988).

    Nel 2012 la Mondadori creò una sezione fumetti chiamata "Mondadori Comics" che esordì coi fumetti francesi: avevano un formato bonellide ed erano in bianco e nero. In Italia i fumetti francesi non hanno mai attecchito molto nel formato normale, figurarsi in quello striminzito stile Bonelli. Quindi fu un fallimento. Poi hanno ristampato Alan Ford e Kriminal, che erano già ristampati in continuazione da decenni. Quindi fu un altro fiasco. Poi ci fu l'idea di una nuova serie di Kriminal, che non uscì nemmeno. Ancora fiasco, perciò. Poi hanno ristampato Ken Parker, che non aveva mai brillato molto nelle vendite, e fu un altro disastro.

    Inoltre, non basta acquistare un'azienda, bisogna saperla gestire: la Star Comics è solo un tramite. Chi decide la pubblicazione dei manga in Italia è il Giappone, ovviamente, cioè le case editrici giapponesi. E la Shueisha, che produce One Piece (35.000 copie in media di vendite in Italia), la Shogakukan, la Kodansha, eccetera, ovviamente vorranno dalla Mondadori le stesse garanzie che dava loro la Star Comics originaria, quella di Gianni Bovini. Bisogna vedere se sapranno gestire bene la cosa. Se no, ci sarà un altro fallimento in arrivo. Resta il fatto, comunque, che i manga vendono di più, visto che la Mondadori si è dimostrata più interessata a loro che alla Bonelli (che comunque ora è della Panini Comics).

    In sostanza, i manga quanto vendono? In media, a parte le eccezioni, tutto il settore ruota intorno a una vendita di 1.000 - 5.000 copie, se va bene. E quasi tutto è distribuito in fumetteria o in libreria: pochi manga vanno anche in edicola, e solo quelli più famosi, o quelli allegati ai giornali. One Piece della Star Comics, che viene venduto anche in edicola, arriva a circa 35.000 copie, come abbiamo detto, e ci riferiamo solo all'inedito, escludendo quindi le varie ristampe: quindi il venduto è ben più alto. Anzi, in certi casi, per i manga più noti della Star Comics, nei momenti migliori si arrivava persino a oltre 200.000 copie, polverizzando in quel periodo il record di Tex. Anche la Panini Comics ha una sezione manga: ma non è paragonabile come vendite a quella della Star Comics.

    Nel 2023 è entrato nel mercato un nuovo editore di serie manga chiamato Toshokan, che significa "biblioteca": vuole proporre al pubblico manga classici, vietnamiti e taiwanesi. La Toshokan è una diramazione di Edizioni If, un editore che finora aveva solo proposto ristampe di classici bonelliani. Si vede che ormai il materiale bonelliano non tira più e allora hanno preferito puntare anche loro sul manga. I prezzi sono piuttosto alti: 6,90 € per i volumi con 150-200 pagine e 7,90 € per i volumi con più pagine. Quindi si comincia subito col botto.

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    Vino di Zucca, o Kabocha wine in giapponese: è il manga dell'anime Sun College, trasmesso in Italia anni fa e oggi pubblicato dalla Toshokan


    Certo, una nuova casa editrice è segno che il manga vende: ma la situazione comunque non è certo rosea. Anzi, c'è da scommettere che anche quest'anno gli editori di manga aumenteranno ancora di più i prezzi, e sarà una strage. E la Bonelli? Ne parliamo nel prossimo post.
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    ANNO 2023: UN BILANCIO

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    Il 2023 è stato sostanzialmente un anno di ripresa. La gente sta cercando di riaversi dalla dittatura sanitaria degli anni precedenti. La situazione è ancora in via di sviluppo: i prezzi dei fumetti sono aumentati, e, di conseguenza, le vendite sono diminuite. Si cerca di spostare le vendite nelle librerie anzichè nelle edicole, ma con scarsi risultati. Però il manga continua comunque a vendere molto più degli altri fumetti: anzi, si sono formate nuove case editrici come la Toshokan che pubblica manga classici (Kabocha Wine/Sun college) e altro. I fumetti e i film che hanno sostenuto il modo di pensare queer, LGBT, omosessuale, inclusivo eccetera, hanno avuto una mazzata durissima: non hanno venduto quasi niente, mandando in bancarotta colossi come la Disney, la Marvel e la DC. La Disney e la Marvel stanno cominciando a tornare (forse) sui loro passi, mentre la DC continua imperterrita, in cerca di altre mazzate. La Bonelli ha dovuto aumentare i prezzi anche lei, inserendo anch'essa toni omosessuali, femministi e queer, e la cosa non è stata gradita, con un enorme calo delle vendite. I fumetti digitali stanno crollando: l'unico che resta in piedi è Manga Plus, che mostra gratuitamente in rete i manga più aggiornati. Ma tutti preferiscono comunque il cartaceo, almeno fino a quando se lo possono permettere, visti i prezzi in corso. Dei film anime del 2023 ricordo in particolare Lupin contro Occhi di Gatto: un evento, anche se con pessimi disegni e pessima storia (un evento fatto male, insomma). Poi Lupin Zero, col giovane Lupin: ma non era stato un granchè. Il film di Spy x Family invece ha avuto un grande successo al cinema in Giappone. Questo è il riassunto: ora andiamo più nei dettagli.

    L'AUMENTO DEI PREZZI

    L'euro cancellerà l'inflazione, dicevano. Sarà. Dal 2002, cioè da quando l'euro è stato introdotto, i prezzi dei fumetti si sono quadruplicati. Facciamo un esempio: un fumetto di supereroi del 1983 come l'Uomo Ragno della Corno costava 800 lire. Vent'anni dopo, quando c'era ancora la lira, un fumetto di supereroi del 2001 (l'anno prima della venuta dell'euro) come l'Uomo Ragno della Panini costava 3.500 lire: una cifra maggiore, ma gli albi Corno avevano 48 pagine, mentre quelli della Panini ne avevano quasi il doppio: 72-80 pagine. Ai tempi della lira, quindi, in vent'anni il prezzo si era raddoppiato. Oggi, nel 2024, dopo venti anni circa di euro, i prezzi si sono triplicati: l'Uomo Ragno della Panini Comics oggi costa 5 €, cioè 10.000 lire. Anzi, per essere precisi, i prezzi sono aumentati ancora di più fino a quadruplicarsi, perchè l'Uomo Ragno di oggi non ha 72-80 pagine come nel 2001, ma ne ha solo 48. Quindi l'aumento è stato ancora maggiore. E il prezzo medio dei fumetti Bonelli si è più che raddoppiato in 20 anni di euro. Con tanta pace dell'euro che doveva sconfiggere l'inflazione: al contrario, è aumentata.

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    In Italia è venduto a 48 pagine a 5 €: praticamente 200 lire per ogni pagina. Fumetti preziosi...


    Ma anche gli Stati Uniti, che usano il dollaro, non hanno tanto da ridere. I fumetti degli X-Men degli anni '80 erano molto popolari ed erano venduti a meno di un dollaro. Di norma, adesso, un fumetto di supereroi di 32 pagine (22 di storia e 8 di pubblicità) costa 3,99 dollari Da notare, en passant, che anche negli Stati Uniti, e non solo in Italia, fanno il trucchetto di mettere la cifra a 3,99 dollari anzichè a 4 dollari tondi per ingannare gli acquirenti. E in Italia, ora, la monetina da 1 centesimo di euro praticamente non vale più: quindi, se tu paghi 3,99 € per un fumetto, ne paghi proprio 4, perchè l'edicolante non ti dà il centesimo...

    Comunque, tornando negli Stati Uniti, 4 dollari sono già una bella cifra per un racconto di 22 pagine: col cambio attuale sono 3,61 €, cioè 7.200 lire. Più di 300 lire a pagina, rendiamocene conto. =_= E Superman, negli USA, è aumentato di un dollaro nel 2023: costa 4,99 dollari, cioè 4,52 €, cioè 9.000 lire, cioè 400 lire a pagina, un record. Diecimila lire per un fumettino di 22 pagine, manco fosse fatto d'oro. Perchè Superman costa tanto e gli altri supereroi DC costano meno? Ma perchè è il personaggio più famoso e quindi il più venduto: possono far aumentare tranquillamente il prezzo a Superman, tanto lo comperano lo stesso, così lui potrà reggere (male) il deficit delle vendite degli altri fumetti DC.

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    In America lo vendono a 22 pagine a 4,99 dollari, praticamente 400 lire a pagina. Ridete pure in copertina, qui c'è poco da ridere...


    Ma non è tutto: la clausura forzata effettuata nel periodo dittatoriale della fanta pandemia ha provocato un innalzamento abnorme delle vendite di fumetti in internet presso Amazon o altri siti simili, e i produttori di manga, soprattutto la Star Comics, che vendeva i manga migliori e più popolari come Dragonball e One Piece, hanno sbancato, raggiungendo livelli altissimi di vendita. Ma alla fine, quando si è tornati ad uscire, la bolla finanziaria si era spenta e il flusso delle vendite era tornato normale: i manga sono ancora in cima alle vendite, ma non vendono più a quei livelli. Anzi, le vendite erano calate di un milione e mezzo di copie abbondanti: quindi, gli editori hanno aumentato i prezzi, ed è probabile che li aumenteranno ancora quest'anno. L'obiettivo è spremere i lettori il più possibile con edizioni variant e special. Inoltre, i produttori di carta hanno alzato subito i prezzi, approfittando del "momento favorevole" delle vendite. Gli editori, anziché opporre resistenza, si erano arresi subito: tanto, alla fine, chi paga è sempre il lettore, sul cui portafoglio cadono gli effetti di queste manovre speculative, che non hanno nulla da invidiare a uno strozzinaggio. E quindi i prezzi dei fumetti sono aumentati di nuovo: ormai è diventato roba da ricchi. Quando c'era la lira si aumentava di 100-200 lire al massimo. Oggi l'aumento è di 0,50 € (1.000 lire) o 1 € (2.000 lire). Facciamo qualche esempio.

    Alan Ford è passato da 4 € a 5 €. Anzi, dopo un finto annuncio di chiusura nel 2024 col numero 660, sembra che passerà ad una nuova edizione con un altro formato da 7 €. Devo dire che Alan Ford è diventato un fumetto che ha delle trame senza capo nè coda, incomprensibili e strampalate. Il fatto che sia ancora in edicola a prezzi così alti fa gridare al miracolo.

    I manga sono passati da un minimo di 4 € circa a un massimo di 7 € e anche di 15 € in certi casi. La Star Comics (che ora è della Mondadori) nel 2023 ha alzato i prezzi di 0,30 € in media sui tankobon da 4,90 € o 5,20 €. E quest'anno potranno magari salire a 5,50 €. Per non parlare delle cosiddette "edizioni pregiate": Yawara della Planet Manga, per esempio, uscito nel 2023, costava 15 €. E pensate che due anni fa un manga standard costava 3,20 €. Fate un pò voi i conti.

    Un fumetto Bonelli all'inizio del 2023 costava 4,40 €, a metà dell'anno è aumentato fino a costare 4,90 €. Traduzione: da 8.800 lire a 9.800 lire. Un fumetto di Tex che costa 10.000 lire, roba da pazzi. E dire che prima della venuta dell'euro costava 4.000 lire, e allora era già tanto. Ancora: il Maxi Dylan Dog è aumentato da 6,90 € a 7,90 €. Il Dylan Dog Color Fest è aumentato da 5,90 € a 6,40/6,90 €. Dragonero: Le Mitiche Avventure è aumentato da 4,40 € a 5,40 €. La Bonelli nel 2023 ha avuto un calo del 50% delle vendite (poi ne parliamo), quindi è molto probabile che i prezzi quest'anno aumenteranno ancora di altri 30-40 €.

    Un Topolino da 3,20 € nel 2023 è aumentato di 3,50 €.

    I supereroi della Panini Comics con 24 pagine costano ben 3 €; quelli con 48 pagine costano 5 €. I supereroi in formato bonellide (tutte ristampe) delle linee Integrale e Best Seller sono aumentati da 4,90 € a 5,50 €. A rendere la situazione ancora più drastica, ci sono le voci di un nuovo aumento del prezzo di copertina nel 2014 da 5 € a 5,40 €. Roba da miliardari, ormai.

    Diabolik è aumentato da 2,80 € a 3 €. Non è stato un grande aumento: infatti, sembra che il fumetto se la passi bene, anzi le vendite sono aumentate, anche se di poco.

    Anche altre case editrici come la Aurea, la Cosmo eccetera, aumenteranno probabilmente i loro prezzi quest'anno. Da qui si dovrà passare per forza all'analisi delle conseguenze: il calo delle vendite, di cui parleremo nel prossimo post. E che succederà poi dopo il calo delle vendite? Al calo delle vendite seguirà un altro aumento dei prezzi. E che succederà poi? All'aumento dei prezzi seguirà un altro calo delle vendite. E che succederà poi? Indovinate. E' come un cane che si morde la coda...



    BIBLIOGRAFIA

    https://fumetti-70.blogspot.com/
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    BUON ANNO 2024!

    ONE PIECE

    Questo è l'Anno del Drago, quindi i personaggi festeggiano tutti col drago come tema: c'è anche lei, la Yamato, la figlia di Kaido, l'Imperatore che si tramutava in drago. Con lei c'è Momo, anche lui tramutato in drago rosa. E la Yamato ha sulla camicia un drago rosa. Buon Anno a tutti!

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    SPY x FAMILY

    Certo che Tatsuya Endo poteva anche fare un piccolo sforzo per realizzare un disegno originale di Spy x Family per festeggiare l'anno nuovo, invece di riciclare una scena del manga... =_=

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    WEEKLY SHONEN JUMP

    Anche i personaggi di Shonen Jump si vestono tutti da draghetti. Buon anno!

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    KYOTO ANIMATION

    La Kyoto Animation è uno studio di animazione fondato nel 1981; è famoso per Violet Evergarden e La malinconia di Haruhi Suzumiya. Il 18 luglio 2019, fu oggetto di un attacco incendiario da parte di un fanatico: il fatto fece molta impressione. Qui fa gli auguri per l'anno nuovo.

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    GOLDRAKE DI NAGAI

    Personalmente preferisco il Goldrake dell'anime, realizzato da Araki o Komatsubara, che aveva delle linee più "gentili". Comunque, Nagai cavalca il drago, il simbolo dell'anno, augurando buon anno a tutti. Mi dispiace però che il sensei, subito dopo i festeggiamenti, abbia dovuto sopportare il terremoto che ha scosso il suo paese natale, Wajima, proprio il 1° Gennaio, con l'incendio del Museo Nagai. Nella vita bisogna farsi coraggio anche in queste circostanze...

    Goldrake



    GOLDRAKE DI ATARU

    "Ataru" è il soprannome di un bravissimo appassionato giapponese di Goldrake, che posta nel suo sito delle immagini del Goldrake classico. Qui manda i suoi auguri per il Nuovo Anno con Duke Fleed e Goldrake!

    Goldrake-Ataru



    GRENDIZER "U": I DUE GRISSINI

    Festeggiano il nuovo anno anche i due personaggi grissino del Grendizer U. Sono molto dubbioso sulla qualità di questo remake, comunque accettiamo gli auguri.

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    GRENDIZER "U": IL GRISSINO A CONFRONTO CON L'ORIGINALE

    Non so se stanno festeggiando, comunque l'hanno messo tra i disegni di capodanno...boh!

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    GAIKING

    Il Drago Spaziale - altro richiamo all'Anno del Drago - ci protegge anche quest'anno contro le insidie di Darius.

    Gaiking



    GETTER ROBOT

    Lo mettono qui perchè si chiama Getter Dragon, festeggiando così l'Anno del Drago, Comunque io preferivo il Getter 1...

    Getter



    LUPIN: TUTTI IMPILATI UNO SULL'ALTRO

    Niente festa di nuovo anno 2024 per Lupin, perchè gli autori non li hanno fatti. =_= Prendiamo quello che c'è dai precedenti: qui si festeggia il 2010 (basta seguire i numeri indicati dai quattro della banda Lupin)

    Lupin



    LUPIN: CAPODANNO GIAPPONESE

    Anche se è del 2022, questo lavoro per festeggiare il Capodanno fa ancora la sua figura.

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    LUPIN: FESTA DEL MANGA E DEL MENGA

    Non mi vanno le sovrapposizioni sui lavori già fatti, come questo sul manga di Lupin: ma è l'UNICO lavoro di Lupin che ho trovato che festeggia davvero il 2024. Non si sono sprecati molto quest'anno, eh?

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    LUPIN DI TAD HOSHIYA

    Giapponese nato in Virginia (USA) ed ora residente in Giappone, col nome di "Tad Hoshiya" fa diverse illustrazioni su Lupin, di cui è un appassionato. Su una di queste ha scritto "Buon 2024" e ha aggiunto la solita immagine di un drago, OK: è un remake di un'illustrazione già fatta in precedenza, ma per questa volta lasciamo stare. La ragazza è la cameriera che incontra Lupin nella locanda del Castello di Cagliostro. Qualcuno se la ricorda?

    Tad-Hoshiya



    LAMU' LA DRAGHESSA

    L'aliena coi cornini rappresenterebbe la tigre: ma, siccome è l'anno del drago, si è messa le corna e le scaglie.

    Lam



    LAMU' E IL CORO

    Questo disegno classico dell'anime di Lamù mi sembra perfetto come "concerto per il nuovo anno"

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    RUMIKO TAKAHASHI: AUGURI DA TWITTER

    Twitter manda gli auguri di Nuovo Anno della Takahashi con un ritratto di Lamù. Solo, due cose: primo, perchè c'è scritto 2021, eh? :angry: Secondo, l'orrendo uccellaccio lì sotto simboleggerebbe Twitter? Se così fosse...ottima scelta! :lol: :lol:

    Rumiko-Takahashi



    RUMIKO TAKAHASHI: FOTO DI GRUPPO

    Lamù, Mendo, Shinobu, Ataru festeggiano il nuovo anno. Ma lì, dietro la schiena di Ataru, in piccolissimo, scritto in bianco, c'è scritto davvero 2024?? Hmmm...

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    OH MIA DEA!

    Belldandy, Urd e Skuld in mezzo ai botti di fine anno. E' da un pezzo che non le vedo. :lol:

    Oh-mia-Dea



    HAPPY

    Che sia davvero la Miyuki Umino protagonista di "Happy" di Urasawa? In ogni caso, grazie degli auguri di felicità, maestro!

    Happy



    CHUN-LI

    Anche Chun-Li di Street Fighter II partecipa alle feste.

    Hershuar-Chun-Li



    IL DIARIO DELLA SPEZIALE

    Anche in Cina si festeggia col drago...

    Diario-della-speziale



    BLEACH

    Maestro Kubo, ci tiene proprio a pubblicizzare una ciofeca come Burn the witch anche per le feste dell'anno nuovo? Bè, almeno migliori il manga, se proprio ci tiene tanto! =_=

    Bleach



    MY HERO ACADEMIA

    Nell'anno del Drago, non potevano non metterci il personaggio di Ryukyu, l'eroina che si tramuta in dragone. Abbiamo anche Uraraka (quella più in basso), Tsuyu Asui (la ragazza in alto) e Nejire Hado (quella dai capelli blu) che giocano a badminton, tipico sport di fine anno. O meglio, si tratta dell'hanetsuki, che è un gioco simile al badminton. E chi sbaglia, per punizione, avrà un segno sulla faccia fatto con l'inchiostro: da qui la boccetta e il pennello in mano a Nejire Hado. Capita spesso di vedere dei protagonisti di anime o manga fare questo sport a fine anno. Anche Actarus e Venusia l'hanno fatto.

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    CONAN

    Ran e Conan indossano un costume da drago: Conan dice "Dra.." e Ran dice "...gon" mentre gli altri sono la coppia Heiji Hattori (lui) e Kazuha Toyama (lei), due personaggi della serie: praticamente sono i contraltari di Conan e Ran.

    Conan



    DORAEMON

    Festa in casa Nobita, dove si mangia il mochi.

    Doraemon



    FRIEREN

    Scusa, elfa Frieren, ma perchè nei tuoi auguri di fine anno sta scritto 2021? Qui stanno taroccando un bel pò di auguri... :huh:

    Frieren



    HOLLY E BENJI

    Holly è cresciuto male, è diventato un ciocco. Comunque si è sposato con Patty (Sanae), la manager della squadra. Tanti auguri di Buon Anno anche a voi!

    Holly-e-Benji



    HAYAO MIYAZAKI

    Per forza che ci metteva il drago. Però non si è sforzato molto nemmeno lui... =_= (tanto io "Il ragazzo e l'airone" non sono andato a vederlo, nè ho voglia di farlo)

    Miyazaki



    OSAMU TEZUKA

    Un drago coi volti dei personaggi più famosi di Tezuka. Potevate fare di meglio, comunque.

    Osamu-Tezuka



    AKEMI TAKADA

    Anche la famosa illustratrice di Orange Road e altri lavori classici festeggia il nuovo anno. E il drago? E' sulla veste dell'incantevole Creamy,

    Akemi-Takada



    SHOTARO ISHINOMORI

    Buon Anno dalla nostra fortissima Hela Supergirl (Sarutobi Ecchan) di Shotaro Ishimori, che tiene a bada un drago intero!

    Ishinomori



    KEN AKAMATSU

    L'autore di Love Hina e Negi Magi augura Buon Anno con la tartaruga Tama (Love Hina), Asuna Kagurazaka (Negi Magi) e Shinobu (Love Hina, con Tama in testa; e poi la tartaruga si porta le corna dei drago)

    Ken-Akamatsu



    ASTERIX

    Passando ai fumetti occidentali, quest'anno abbiamo solo Asterix che ci fa gli auguri. Un pò di ottimismo, ragazzi, sforzatevi meglio la prossima volta! Fate almeno uno schizzo!

    Asterix



    ASTERIX E IL GRIFONE

    Qui festeggiano il 2022 coi personaggi (soprattutto le personagge) di Asterix e il Grifone.

    Asterix-2



    ASTERIX E LA FIGLIA DI VERCINGETORIGE

    Quando Adrenalina, la figlia di Vercingetorige, smette di essere arrabbiata con gli adulti e con tutto il mondo, è più gentile e gradevole. Buon Anno anche a te. ^_^

    Asterix-3

  7. .
    BUON NATALE E BUON ANNO!!

    Buon 2024 a tutti! con questo post riprendo il blog, augurando a tutti voi un buon anno nuovo! Posto qui un lavoro di Miki Spal (Andrea Michielon) che lui ha fatto per ringraziarmi del lavoro fatto al blog. Lo ringrazio di cuore e spero di fare un lavoro sempre migliore.

    da%20Mikispal


    Posto qui le immagini di Natale e Buon Anno del 2023: visto che sono tante, inizio con quelle di Natale, quelle di Buon Anno le posto domani.

    SNOOPY

    Cominciamo col classico Snoopy, che a Natale si trova sempre bene.

    Snoopy



    SPY x FAMILY

    Poi abbiamo Spy x Family, che passano il Natale in famiglia. E poi il film Spy x Family code white (ne ho parlato qui e qui) ha avuto un enorme successo in Giappone: è diventato il film più visto con un guadagno di 1224 miliardi di yen, equivalenti a circa 7,77 milioni di Euro, solo il primo fine settimana di programmazione. Hanno di che festeggiare, e non solo il Natale. Spero che lo facciano al cinema in Italia. Almeno se ne è parlato di questa possibilità...

    Spy-x-Family



    ONE PIECE

    Naturalmente One Piece è sempre un successo, e Rufy si mangia il panettone alla faccia di tutti.

    One-Piece



    LUPIN III

    Lupin e Fujiko festeggiano il Natale. a bordo della Mercedes Benz...

    Lupin


    ...o bevendo insieme un drink...

    Lupin-2


    ...con Zenigata come regalo di Natale.

    Lupin-3


    Zenigata ama passare il Natale con Lupin: lo può arrestare più facilmente.

    Lupin-2



    MY HERO ACADEMIA

    Non capisco cosa devono guardare in fondo al pozzo. Che sia il pozzo dei desideri? Allora desidero che la loro storia diventi un pò più comprensibile e meno megagalattica.

    My-Hero-Academia



    BLACK CLOVER

    Con Noelle che riceve in regalo un pupazzetto di Asta e uno che rappresenta lei. Uno dei tanti momenti Astelle.

    Black-Clover



    CITY HUNTER

    Molto natalizio il martello...

    City-Hunter



    FAIRY TAIL

    Mashima, una volta ti sforzavi di più...

    Fairy-Tail



    KOMI NON PUO' COMUNICARE

    A me sembra che stia comunicando. Se poi lo facesse senza il telefonino, sarebbe perfetto.

    Komi-2



    LUCIANO GATTO

    Uno degli autori Disney più famosi. Tipica la sua firma con cui disegna un gatto.

    Luciano-Gatto



    MARCO GERVASIO

    Un altro grande autore Disney italiano. Che ha fatto proprio un bell'alberone.

    Topolino



    GLI ANTENATI

    Festa di Natale in casa dei Flintstone.

    Antenati



    ASTERIX

    E smettila, Idefix!

    Asterix



    Buon Natale a tutti da un villaggio innevato! Anche a te, Giulio!

    Asterix-1



    Si aprono i regali di Natale...



    LUCKY LUKE

    I Dalton festeggiano il Natale a modo loro.

    Lucky-Luke



    (domani gli auguri di Nuovo Anno)
  8. .
    800 ANNI FA: SAN FRANCESCO FA IL PRIMO PRESEPE (1223)

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    Nel 1220, San Francesco era appena tornato dalla Terrasanta, dove aveva partecipato alla quinta Crociata, nel tentativo di liberare Gerusalemme dai musulmani. Aveva anche cercato di convertire il Sultano del luogo, ma non ci fu niente da fare. I crociati subirono la disfatta di Mansura e il Sultano preferì evitare il confronto con Francesco, dopo un serrato dialogo con lui, evitando di verificare quale sia la verità tra la religione cristiana e quella musulmana: Francesco era disposto ad attraversare il fuoco per dimostrare la verità cristiana, ma il Sultano preferì evitare la prova. Però San Francesco potè almeno vedere i luoghi sacri, dove, con la sconfitta di Mansura, nessun cristiano avrebbe mai più potuto metterci piede. In particolare, Francesco vide il paese di Betlemme, dove era nato il Salvatore. E, al ritorno in Italia, gli venne l'idea: se non era possibile andare a Betlemme, perchè non portarla qui in Italia? Lo stesso Maometto diceva che, se la montagna non va da Maometto, Maometto andrà alla montagna. Chiese allora al Papa di poter rappresentare la Natività del Signore: lui glielo accordò.

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    All’epoca, specialmente in Francia, si rappresentavano delle scene dalle Scritture con attori veri: è probabile che San Francesco fosse a conoscenza di questo. Il santo pensò a Greccio, nel Lazio, in provincia di Rieti. San Francesco era già stato da quelle parti: la prima volta fu nel 1209, dove era riuscito a mettere fine a gravi calamità, tra cui l'assalto di diversi lupi (cosa che richiama la famosa storia del Lupo di Gubbio, che però è in Umbria). Il paese di Greccio ricordava a San Francesco l'ambiente di Betlemme: fu per questo che scelse di fare lì il presepe. Mise in scena una grotta, con una mangiatoia col fieno e in più i due animali della tradizione, il bue e l’asinello. Non c'erano la Madonna e San Giuseppe: infatti quello che contava per San Francesco era il Bambino Divino, il cuore del Presepe. Fece celebrare così in quel luogo la Messa nella notte di Natale: detta però da un altro sacerdote, perchè San Francesco non prese mai i voti del sacerdozio. Durante la Messa, si compì un prodigio: infatti, sul fieno era stato messo un bambolotto di pezza che rappresentava Gesù Bambino. Ad un certo punto, con sorpresa di tutti, il bambolotto si animò e prese vita in braccio a San Francesco, diventando un bambino in carne ed ossa. Era il Natale dell'anno 1223 di ottocento anni fa. Da questo episodio ebbe origine la tradizione del presepe, diffusa oggi in tutto il mondo. La scena fu rievocata da Giotto in un noto dipinto:

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    Pochi anni dopo questo evento, nacque il presepe con le statuette: il più antico presepe ligneo conosciuto è di Bologna e risale probabilmente al 1291; a Roma ce n’è uno del 1289 ad altorilievo, opera di Arnolfo di Cambio. La sua ulteriore evoluzione fino alla forma attuale giunse con la Riforma Cattolica del Concilio di Trento, quando la sacra rappresentazione divenne un elemento fisso in tutte le chiese italiane e si diffuse ben presto anche nelle case. Autore di questa innovazione fu san Gaetano Thiene1: un giorno ebbe un’estasi durante una meditazione nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. In questa chiesa, infatti, è ospitata la reliquia della mangiatoia, in quello che è considerato l’antenato del presepe di Greccio di san Francesco: infatti, la reliquia fu collocata in una riproduzione della grotta, voluta da papa Sisto III nel 432, tanto che un paio di secoli dopo la chiesa assunse il nome di Sancta Maria ad Praesepem, ossia, Santa Maria alla Mangiatoia; poi divenne Santa Maria Maggiore.

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    Reliquiario della Mangiatoia di Gesù, nella chiesa di Santa Maria Maggiore: si tratta del contenitore che ricopre la culla.


    San Gaetano Thiene ebbe la visione del parto della Madonna, prese in braccio il Bambinello appena nato, si rallegrò con la Vergine, ascoltò gli angeli cantare il Gloria e si unì ad essi, insieme al suono delle zampogne dei pastori accorsi in adorazione. San Gaetano Thiene iniziò a rappresentare la sua visione con statue e addobbi e a descriverla nei suoi sermoni “con maggior copia di lacrime che di parole”, commuovendo i fedeli tanto che “molti stati fin all’ora duri e pertinaci alle minacce dei predicatori, s’ammollivano in pianto e contrizione à quei teneri discorsi di Gaetano”.

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    La visione di San Gaetano Thiene


    L’innovazione introdotta da san Gaetano Thiene, che voleva condividere coi fedeli della sua visione mistica facendoli partecipi dell’evento nodale della civiltà cristiana, riempie il presepe di personaggi: la Madonna, San Giuseppe, i pastori, i Re Magi, tutto il popolo. La rappresentazione della Natività è un elemento essenziale della nostra civiltà mediterranea, cattolica, italiana. Il periodo antico e classico era crudele o indifferente verso i bambini: Astianatte, il figlio di Ettore, fu gettato fanciullo dall'alto di una delle torri di Troia. Con l’introduzione del Mistero della Natività la civiltà pagana conobbe per la prima volta la tenerezza. Gli italiani portavano la Natività nei loro paesi, nei loro borghi.

    Oggi, invece, si fa guerra al presepe: contro di esso si scagliano i laicisti con la scusa che l’Italia sarebbe “un paese laico” e che quindi non dovrebbe conservare i suoi elementi identitari a carattere religioso. In questo modo, però, si scambierebbe una religione con un'altra, quella laicista, alla quale credono solo i laicisti, non gli italiani comuni. Contro di esso si scagliano anche i malati di “accoglienza”, secondo i quali il presepe sarebbe “irrispettoso” delle religioni degli immigrati: come se dovessimo nascondere il cristianesimo come cosa di cui vergognarci e diventare musulmani solo perchè sono venuti qui dei musulmani. E' un ragionamento talmente stupido che si condanna da solo. Contro di esso si scagliano i radical chic, che dicono che “il presepe è roba provinciale” e vogliono fare “i moderni”: perciò si mettono in testa le corna da renna con le luci a led. Le corna in testa, e già abbiamo detto tutto. Contro di esso si scagliano i nemici della famiglia, mentre l’Onnipotente ha voluto nascere proprio in una famiglia, indicando in essa la normalità e il giusto modello da seguire, rigettando con forza ogni altra imitazione della famiglia, che oggi va di moda. Andrà di moda, la esalteranno pure nei mass media, ma resterà sempre falsa, perchè non darà mai frutti buoni, ma solo frutti amari. I puri di cuore si avvicineranno sempre al Bambino e lo guarderanno sempre commossi. Gli altri facciano quello vogliono: il Bambino è nato anche per loro.

    https://storiainrete.com/presepe-800-anni/

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    1 S. Gaetano Thiene (1480-1547) (da non confondere col filosofo Gaetano da Thiene) fu il fondatore dei Teatini, una congregazione religiosa di sacerdoti specializzati nel ministero sacerdotale, nell'insegnamento alla gioventù e nelle missioni. Attualmente, si sono fusi coi Redentoristi, un'altra associazione religiosa fondata da Sant'Alfonso Maria dè Liguori (famoso per aver realizzato il canto natalizio "Tu scendi dalle stelle").
  9. .
    20 ANNI FA: ESCE LA PRIMA STORIA DI CASTY (2003)

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    Disegno di Casty, da "Topolino e le macchine ribelli", la prima in cui è autore completo, sia coi testi che coi disegni.


    Andrea Castellan, in arte Casty, è l’autore che, nei tempi recenti, più di tutti ha saputo realizzare Topolino seguendo le orme di Gottfredson e Romano Scarpa. Esordì nell'agosto 2003 con la storia Topolino e i mostri idrofili, in cui era solo sceneggiatore. Ma già da quella storia si iniziava a scoprire un Topolino con un'impostazione più classica e nello stesso tempo più moderna. Perchè per essere sempre moderni, alla fine bisogna essere sempre classici. E Casty iniziò a pubblicare una serie di storie di stampo classico, con Topolino protagonista, coinvolto in indagini, avventure esotiche, scontri coi criminali conosciuti. In particolare, i criminali di Casty erano davvero dei criminali: Gambadilegno e Macchia Nera già da tempo avevano perso molto della loro iniziale cattiveria, riducendosi troppo spesso a macchiette. Se una visione (iper)protettiva della letteratura per bambini pretende che non si possano più avere anche solo dei vaghi riferimenti alla morte (il Macchia Nera originale usava delle trappole per AMMAZZARE Topolino...), ciò non significa necessariamente che si debba mettere sempre e comunque in burletta i personaggi: altrimenti, il rischio è di non poter offrire a un personaggio d’avventura delle vere minacce da affrontare. Il Gambadilegno di Casty è un carognone, non ha lati buoni, ha dei grandi obiettivi improntati al proprio successo personale, all’arricchimento illecito. E odia Topolino senza se e senza ma. Certo, mantiene un carattere goffo, impacciato dalla sua massa, che può prestare il fianco a qualche battuta, ma non è mai un simpatico bonaccione.

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    Si torna al Gambadilegno DAVVERO CATTIVO di una volta.


    Macchia Nera era stato trattato un po’ meglio nel corso degli anni: Casty ha semplicemente continuato in quel solco, accentuando qua e là i lati più taglienti e insidiosi del personaggio. Macchia Nera diventa così un vero artista del crimine, dotato di una mente scientifica e con un atteggiamento vagamente dandy. Topolino e l’uomo ingannatempo, Topolino e i colpi dell’uomo qualunque, Topolino e il dominatore delle nuvole sono esempi di storie di Casty su Macchia Nera e Topolino che rendono bene l’idea delle ambizioni del criminale e ne mostrano la letalità.

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    In particolare è da citare la Spia Poeta, creata da Bill Walsh e Floyd Gottfredson per la classica storia Topolino e l’Atombrello e riutilizzata da Casty in Topolino e il mondo che verrà, in cui il letale uomo delle rime è una scelta azzeccata per l’intricata e ambiziosa trama imbastita da Castellan.

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    In altre occasioni, l’autore ha creato dei nuovi criminali che potessero essergli utili per il tipo di storia realizzata: l’esempio più riuscito è Vito Doppioscherzo, personaggio dagli echi siegeliani (da Jerry Siegel, il creatore di Superman e di personaggi nemici di Superman come Toyman, l'Uomo dei Giocattoli, simile a Doppioscherzo). Doppioscherzo è dotato di un carattere sopra le righe ed è capace di inventare piani bislacchi, ma pericolosi.

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    Un elemento distintivo nella produzione di Casty sono i suoi “kolossal”: vale a dire, storie divise in due, tre o quattro puntate, caratterizzate da un’avventura complessa e stratificata, di largo respiro, nella quale Topolino deve vedersela con pericoli spesso su scala mondiale o particolarmente “totalizzanti”. Sono le storie in cui è maggiormente evidente il debito narrativo dell’autore verso le storie a strisce di Gottfredson, che, al ritmo di 3-4 vignette al giorno, andavano a comporre narrazioni lunghe, con un gusto per il racconto e il fantastico che non aveva nulla da invidiare ai classici romanzi per ragazzi come quelli di Jules Verne o Robert Stevenson. La prima prova in tal senso è la già citata Topolino e il mondo che verrà: quattro puntate serratissime, dove Topolino ed Eta Beta seguono la pista di misteriose basi scientifiche sparse per il globo, robottoni nascosti e dimenticati e di una strana equazione, che li conduce in un piccolo Stato mitteleuropeo.

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    A questa avvincente prova ne seguirono presto altre, guidate dallo stesso approccio: Topolino e l’isola di Quandomai, Topolino e il mondo di Tutor, Topolino e la marea dei secoli, Topolino e gli ombronauti, Topolino e l’impero sottozero, Tutto questo accadrà ieri, Tutto questo accadde domani. Si tratta di storie che permettono a Topolino di riottenere quell'aspetto avventuroso che tanto lo contraddistingueva ai tempi di Gottfredson e Scarpa. Di solito, all’inizio il personaggio è in una situazione normalissima, in vacanza o assieme a Minni, e viene coinvolto, suo malgrado, in storie più grandi di lui, decidendo di non tirarsi indietro e di fare la sua parte, mettendo in campo le proprie risorse per il bene. È accompagnato dalla propria fidanzata, dal suo migliore amico Pippo o da altri comprimari come Eta Beta o Atomino Bip-Bip, e queste storie, pur avendo un feeling retrò, sono scritte con un’irresistibile freschezza e sono perfettamente calate nella contemporaneità, sia per ambientazioni che per ritmo narrativo, a dimostrazione che certi meccanismi rimangono sempre attuali nel tempo.

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    Il lavoro di Casty è stato costante negli anni: concentrandosi su Topolino ha scritto e disegnato decine e decine di storie in cui ha riportato il personaggio alle sue connotazioni originali, ottenendo risultati di tutto rispetto e una vera e propria rinascita di Topolino. Da un'intervista dello Spazio Bianco (vedi la bibliografia) si può avere un'idea del lavoro realizzato da Casty:

    La tua carriera ti ha visto tra gli autori di punta di Lupo Alberto, Cattivik e infine di Topolino. Ecco, vorremmo iniziare quest’intervista chiedendoti quali sono le differenze maggiori che hai riscontrato nello scrivere per queste diverse realtà.

    Al di là delle differenze tecniche, la grossa diversità sta proprio nell’approccio alla scrittura. Cattivik si rivolge a un pubblico molto più smaliziato, o anche un po’ -ehm- “becero“, e quindi ci si può permettere di essere politically scorrettissimi. Una volta facemmo addirittura una storia (“La Forbice Censoria“), una cosa metafumettistica in cui Cattivik infrangeva praticamente tutte le regole del politically correct e se la doveva vedere con una forbiciona gigante che lo sforbiciava ad ogni sgarro… uno spasso! Lupo Alberto ha parecchi vincoli in più, ma resta comunque un fumetto dove puoi trattare temi come l’amore, o la morte… o la satira. Topolino, invece, è un fumetto per famiglie: i vincoli a cui prestare attenzione, i cosiddetti “paletti”, sono tantissimi. Molti li considerano un fastidio, un limite, ma io penso che siano giusti, se applicati senza esagerazione, e possono essere addirittura uno stimolo alla fantasia. Personalmente, io sono d’accordo con chi desidera che Topolino mantenga il suo candore, bandendo anche le volgarità: perché lo so che le puzze fanno ridere, ma se voglio vedere… amenità del genere mi leggo, appunto, Cattivik.

    Da anni ormai si parla della crisi di Topolino, sempre più giovani abbandonano il settimanale mentre gli adulti appassionati non si riconoscono nell’impostazione del giornale. Tu cosa ne pensi, condividi queste inquietudini oppure no? E in quest’ottica, come vedi lo stato attuale del fumetto per bambini e ragazzi in Italia?

    Mah, io credo che Topolino paghi, e pesantemente, la deriva culturale in cui s’è impantanato il nostro Paese negli ultimi anni. Perché, ok, dicono che tutta l’editoria è in crisi, ma se guardo i dati di vendita vedo che i giornali di gossip e pettegolezzi comunque fanno belle cifre. Per me c’è qualcosa che non va nei genitori, più che nei bambini: ricordiamo che chi mette i soldini per il giornalino è sempre la mamma (… o il papà, ovvio). Questa estate ho partecipato a un sacco di iniziative con i bambini e ho sempre -sempre- riscontrato un incredibile entusiasmo verso i personaggi Disney, e i fumetti in generale. Ai bambini piace leggerli, piace farli. Il fumetto e il disegno restano la forma più immediata di intrattenimento: non occorre attaccare la spina, o ricaricare le batterie… basta sfogliare le pagine, come, dove e quando vuoi, e sei già immerso in un’avventura. Ho visto dei bambini chiedere ai papà di comprargli Topolino dopo aver visto i disegnatori all’opera, o dopo avergli spiegato per bene chi sono e cosa fanno Topolino, Gambadilegno, ecc. Ahinoi, molti genitori di oggi hanno dimenticato la gioia che da piccoli provavano nella lettura dei fumetti e così la passione non viene tramandata. Un vero peccato.

    Da qualche mese Topolino ha esordito in versione digitale, offrendo lo stesso giornale sia nella versione cartacea che in quella da scaricarsi sui propri dispositivi. Quale è la tua opinione al riguardo?

    Beh… ce se prova. Magari, visto il costo minore e l’appeal digitale, può essere utile per avvicinare a Topolino persone che altrimenti non se lo filerebbero. E che potrebbero poi, se soddisfatte, decidere di acquistare il cartaceo.

    E’ innegabile che da quando sei approdato sulle pagine del settimanale Disney hai iniziato a mettere in campo un progetto ben preciso che si è sviluppato e continua a svilupparsi storia dopo storia: la rivalutazione del personaggio di Topolino. Come descriveresti il personaggio dal tuo punto di vista, quali sono secondo te le sue potenzialità e come hai deciso di sfruttarle nelle tue storie?

    Sembra ieri, e invece son passati quasi dieci anni (adesso venti, ma la sostanza non cambia - Joe7). Se ricordi, in quel periodo c’era davvero poco entusiasmo attorno al personaggio di Topolino… anzi, diciamola tutta: nessuno se lo filava, proprio. Sembrava davvero che ormai avesse detto e dato tutto (era anche il "Topolino saccente e perfettino" che nessuno sopportava - Joe7). Per me non era così: io avevo ancora negli occhi e nella mente le stupende avventure di Scarpa e Gottfredson, che avevo letto da piccolo, e avevo un gran desiderio, ora che me ne davano la possibilità, di far (ri)vivere a Topolino avventure di quel genere. Soprattutto volevo restituire a Topolino la freschezza, la gioia di vivere e anche un po’ l’ingenuità che lo avevano caratterizzato in tutte le sue avventure fino ai primi anni ’60. Credo sia logico e giusto rifarsi al modello di chi Topolino l’ha creato. Ok, ha 80 anni e ne ha viste di tutti i colori: però i suoi lettori di anni ne hanno otto, ed è a loro che io penso quando lo faccio agire. Se faccio Topolino che va su Marte, voglio che sia entusiasta, che si stupisca e si spaventi… e non che dica “Yawn, è la quindicesima volta che mi fanno andare su Marte, mi converrebbe fare l’abbonamento“. Non so se hai un figlio, però è lo stesso: pensa a quando vai a farfalle con tuo figlio. Tu le farfalle le hai già viste un miliardo di volte, e non te ne po’ fregà de meno; però quando sei con lui vedi che lui si entusiasma, si diverte nel correrle dietro… e, ohibò, dopo un po’ ti accorgi che ti stai divertendo un sacco anche tu! Questo è il “sense of wonder“, e non dovrebbe mai mancare in un racconto per i bambini (a dir la verità, non dovrebbe mancare in nessun racconto, sia per bambini che per adulti - Joe7).


    Topolino e Minni contro la Spia Poeta, da "Topolino e il mondo che verrà", una delle storie migliori di Casty


    Gambadilegno è un personaggio apparentemente semplice da capire, ma in realtà, fin da alcune strisce di Gottfredson e nelle storie di Scarpa, aveva già avuto modo di mostrare anche un suo lato a tratti amichevole, caratteristica ripresa da Silvano Mezzavilla e poi sviluppata fortemente da Tito Faraci da metà anni ’90 in poi. Se è vero che il valore di un eroe è dato dalla caratura dei suoi rivali, nell’ambito del tuo progetto di rivalutazione di Topolino quanta importanza hai dato alla caratterizzazione del vecchio Pietro e in che ottica lo vedi?

    Io la vedo che Pietro, se può, a Topolino lo accoppa! Poi, ok, il bello dei personaggi Disney è che hanno un sacco di sfaccettature, per cui ognuno può svilupparli come meglio ritiene, eh…Tuttavia, come sottolinei anche tu, l’eroe è dato dalla caratura dei suoi rivali. Il rendere Gambadilegno un ladro di polli (nota: ovviamente non intendo il Gamba di Mezzavilla e Faraci) avrà fatto ridere un po’ di gente, ma non credo abbia giovato al prestigio di Topolino. Recuperare il Gamba “carogna” di Gottfredson e Scarpa è stata un’operazione abbastanza laboriosa: perché non è che se tu scrivi di fila trenta storie con Gamba cattivissimo risolvi la cosa, anzi, corri il rischio di farlo venire a noia. Ho quindi cercato di diluire le sue apparizioni, alternandolo spesso con altri criminali. Se poi proprio non può “accoppà” Topolino, almeno cerca di menarlo per il naso, come nella recente “Il Caso Parallax”: anche lì c’è un Gamba alquanto sveglio e carognetta, che ha però la sventura di trovare qualcuno più carogna di lui…

    Leggendo le tue storie si intuisce subito chi sono gli autori a cui ti ispiri: Gottfredson (e i vari sceneggiatori che gli si sono affiancati), Scarpa, Rodolfo Cimino. Vuoi parlarci un po’ di loro dal tuo punto di vista, cosa ti hanno dato negli anni e come ti ispirano nel tuo lavoro? Ci sono altri autori che rientrano in questo “gruppo“, vuoi dirci qualcosa anche su di loro?

    Ai tre che hai detto aggiungo, intanto e sicuramente, Carl Barks. Sono cresciuto leggendo e rileggendo le loro storie e ancor oggi, quando mi ricapitano sottomano, resto ogni volta meravigliato dalla potenza epica, dal… turbinio di sentimenti che sprigionano. Nelle loro mani, i personaggi non sono macchiette che interpretano stancamente un ruolo, ma sono persone vive, che tra loro si vogliono un gran bene e che insieme affrontano le cattiverie del mondo. Credo che, al di là degli insegnamenti tecnici, sia questa la più importante lezione che ho imparato dai quattro Maestri. Un’altra cosa fondamentale che ho appreso è che la fantasia va sì scatenata, ma dev’essere infine sempre “ricondotta nei ranghi”, in modo da ottenere una storia che abbia logica e coerenza. A fianco dei mostri sacri, metto poi Giorgio Pezzin: di lui mi piace la straordinaria capacità di cambiare registro, passando dal comico scatenato di, chessò, “L’Eroico Smemorato”1 a storie dal tema serio come ad esempio “C’era una volta in America” o le storie di Top de Tops. Penso che la varietà di “toni” nel raccontare le storie sia fondamentale per non annoiare e, anzi, sorprendere sempre il lettore. Infine, non sul podio ma come passione quasi segreta, ho un debole per Jerry Siegel (l'autore di Superman) e le sue storie sgangherate. Sì, so che molti lo criticano per le sue stramberie, però… ah, ah, lui almeno le faceva consapevolmente! Ho un po’ di soggetti “siegeliani” nel cassetto, ma me li tengo per quando sarò vecchio…così coi lettori almeno avrò la scusa di esser rincitrullito!

    Per Cimino hai anche disegnato una storia: “Topolino e la sorpresa delle noci giganti”: com’è lavorare su una sceneggiatura del celebre autore, e più in generale disegnare una storia scritta da proprio idolo?

    Bé, è stata una grande emozione aprire la busta e trovarci dentro una sceneggiatura del Maestro da disegnare! Per un momento son tornato piccino, hai presente quando ti danno un disegno già fatto, da colorare coi pennarelli? Ecco, stessa cosa. La cosa più divertente è stata vedere come Cimino, che ha ottant’anni e centinaia di storie sulle spalle, ancora si diverta a schizzare i suoi storyboard, con una grazia che molti giovani si sognano. La trama era piuttosto semplice, ma c’erano un sacco di scenette in cui era richiesta una recitazione molto espressiva…e ho avuto un bel da fare, nel cercare di riprodurre fedelmente la vivacità dello storyboard del Maestro. Alla fine sono pure andato a trovarlo per fargliele vedere, e mi ha fatto grandi complimenti: per me è stata davvero una delle più grandi soddisfazioni da quando sono alla Disney.

    Su Topolino hai iniziato solo come sceneggiatore, poi ad un certo punto sei diventato anche disegnatore delle tue storie, fino ad esserlo anche per storie scritte da altri. Come è avvenuto il passaggio? Ti senti più sceneggiatore, disegnatore o autore completo?

    Sono arrivato in Disney che ero reduce da dieci anni di scuola silverian-bonfattiana, e il mio segno era fortemente influenzato dal loro stile, che è bellissimo, ma è praticamente l’antitesi del segno Disney. Per poter disegnare Topolino, ho quindi dovuto allenarmi tanto (ma davvero tanto tanto, ne sa qualcosa la mia schiena) e nel frattempo mi occupavo solo delle sceneggiature. La mia idea era di alternare le competenze, magari tenendo per me le storie tecnicamente meno difficili da disegnare, oppure quelle in cui era richiesta una recitazione molto espressiva. Mi piace molto fare l’autore completo. Però è anche vero che, quando scrivo una storia, mi capita di pensare: “Uh, questa andrebbe benissimo per Faccini!” oppure “Ah, qua ci vorrebbe Pastrovicchio” o ancora “Aaaaaaargh, questa è troppissimo bella, speriamo che la diano a Cavazzano!“. Alla Disney ci sono talmente tanti eccellenti disegnatori che mi verrebbe voglia di “farmeli” tutti, ah,ah! Tornando seri, direi che alla fine l’importante è che il disegnatore sia adeguato al tono della storia: per capirci, con Massimo De Vita abbiamo fatto dei thriller che sono stati molto apprezzati, e questo perché il Maestro ha un tratto molto “serio”, che ben si addice a questo genere di avventure. Allo stesso modo, non credo che “Topolino e la Jellamolecola” sarebbe venuta così divertente se non fosse stata disegnata da altri che Enrico Faccini. Azzeccare il connubio disegnatore-sceneggiatore è fondamentale per la buona riuscita di una storia. Sembra una banalità, però, pensa a quante belle avventure, nelle storie di Topolino (e non solo... - Joe7), sono state “smorzate” da brutti disegni e quanti bei disegni sono andati sprecati per delle storielline di poco peso…

    Con “Topolino e il Colosso di Rodi” e “Topolino e le Miniere di Fantametallo” hai delineato una specie di saga di Atlantide ancora da concludersi. Come ti è venuta in mente quest’idea? Troviamo che abbia per certi versi un gusto gottfredsoniano nelle storie, ma anche qualcosa del Siegel disneyano… condividi? E’ in cantiere la storia conclusiva del ciclo?

    Evviva, finalmente qualcuno nomina Siegel… e senza sottintesi negativi! Grazie, grazie…Partendo dalla fine: no, sob, il ciclo di Atlantide è finito lì. Anzi, è finito quattro anni fa (er, quattordici... - Joe7), visto che la “Le Miniere di Fantametallo” è del 2007. L’idea di mettere Topolino, Pippo ed Eurasia alla ricerca di Atlantide risale al 2005: le prime due avventure one-shot con la topolona archeologa erano state molto gradite e si pensava quindi a un modo di farla apparire in maniera ricorrente. Così scrissi un ciclo di cinque/sei storie di ampio respiro (tipo “Il Colosso di Rodi”, per capirci) in cui i nostri indagavano su svariati misteri dell’antichità, fino a scoprire il filo che li collegava e che li avrebbe portati all’agognata città perduta. Con il cambio della direzione (nella primavera del 2007) fu però deciso di dare priorità ad altre iniziative, e il progetto Atlantis… “cadde nell’oblìo (visssh…)“. “Le Miniere di Fantametallo” era tuttavia già in lavorazione, e così mi fu chiesto di decurtarla della metà e di renderla il più autoconclusiva possibile. Anche se ce ne fosse l’opportunità, non credo che rimetterei mano al ciclo: troppi anni son passati dal primo episodio, e inoltre alcune idee sono confluite in storie che ho successivamente scritto. Non è escluso però che Eurasia in futuro ritorni, magari con un reboot. Ah, venendo all’influenza siegel-gottfredsoniana: mah, per certi versi, sì. I villain che i nostri incontrano (e che avrebbero incontrato) in questa serie sono piuttosto “pazzerelli”, e possono ricordarne lo stile. L’impianto generale era però basato su reali e documentati misteri archeologici, e quindi da questo punto di vista è più assimilabile alle “Top Stories” di Pezzin. Diciamo che, come sempre mi accade, le ispirazioni stilistiche sono molteplici.

    Eurasia_1
    Ahimè, brutte nuove per Eurasia Tost, personaggio ottimo, ma sfortunato. :( Comunque poi tornò in Topolino e il raggio di Atlantide nel 2016. Poi più nulla.


    Le tue storie sono molto varie, dato che hai scritto spesso gialli, ma altrettante volte ti sei cimentato con storie avventurose, di sapore archeologico, improntate sull’assurdo. Nella narrazione prediligi l’epicità o il sense of wonder?

    In verità, a me piace scrivere di tutto. Ho a disposizione il più grande attore, Topolino, l’Harrison Ford della Disney, e ho quindi la possibilità di scrivere qualsiasi tipo di storia, sicuro che lui la interpreterà sempre in maniera egregia. Mi piacerebbe un giorno fare anche qualche storia più semplice, chessò, cose di intrecci amorosi o tipo commedia degli equivoci. A me piace un sacco fare i “kolossal de fantascienza” ma, alla ottava volta di fila che Topolino salva il mondo, la cosa può diventar uggiosa… L’importante, come dicevo prima, è variare temi e toni: adesso, per esempio, sto lavorando a una storiellina corta e per nulla epica, però mi ci sto divertendo un sacco.

    A proposito di caratterizzazione dei personaggi, in una delle tue ultime storie pubblicate, “Topolino e il Pippo fortunificato” offri una versione inusuale di Pippo, lontano dall’essere un sempliciotto nel senso più basso del termine. Pensando ad altre storie, come ad esempio “Topolino e le borbottiglie di Avaloa” ci si accorge del rilievo che dai a Pippo. A che modelli ti sei rifatto per delineare il personaggio, e come lo vedi tu?

    Molti si arrovellano a cercare le definizioni più cervellotiche possibili per Pippo, ma a me ne viene in mente una sola: Pippo è BUONO. Se (SE) sembra uno sciocco è solo perché viviamo in questa società del “menga”, in cui la bontà viene sistematicamente scambiata per dabbenaggine. Anche per Pippo, i modelli di riferimento sono Gottfredson e Scarpa. Ma, a dire il vero, non c’è stato nemmeno bisogno di studiarli, poiché chi sa che cos’è l’amicizia sa cosa fanno, come interagiscono due amici. Ecco, prendi per esempio “Pippo e i Parastinchi di Olympia”: quella storia lì è l’esempio perfetto di chi è Pippo. Ogni volta che ripenso alla scena del litigio con Topolino, snif, mi commuovo…

    “Il mondo che verrà” è stata una storia evento molto attesa dai lettori disneyani man mano che ne trapelavano le anticipazioni. Cosa ti ha spinto a recuperare la Spia poeta delle origini, ignorando la versione di Goresi e Asteriti del 1994?

    Ho letto “la Spia” di Gottfredson per la prima volta solo pochi anni fa, e ne sono rimasto subito folgorato: non avevo mai visto un cattivo così spietato, e spaventevolmente affascinante, su Topolino! Mi venne così quasi subito l’idea di (ri)utilizzarlo. Sapevo che un ripescaggio era già stato effettuato (quello di Goresi, appunto) ma, dopo averlo letto, mi fu chiaro che il gelataio rimaiolo di quella storia non aveva niente a che fare con l’originale: non mi sono quindi nemmeno posto il problema di rispettare la presunta continuity.

    E sempre restando a “Il mondo che verrà“, da quale teoria scientifica (o da quale spunto o ispirazione) hai ideato il complesso sistema di modifica della realtà basato sulla matematica?

    La teoria scientifica si rifà più o meno a… io che smanetto con un programma di 3D e mi viene da pensare “Uh, che bello se si potesse fare ‘sta cosa nella realtà vera!” Perché appunto stavo tirando su montagne e, cambiandone i parametri, le potevi fare più o meno alte, larghe, ecc. Da lì è partita l’idea, che poi si è sviluppata nell’intreccio fanta-thriller che conosciamo.

    “Il mondo che verrà“, oltre a fornire molti spunti scarpiani (l’Inusitania, dal termine "inusitato", spesso usato da Scarpa, con quel suo re che sembra tanto una riproposizione di Tapioco Sesto) e… mysteriosi, mette in campo due comprimari classici come Eta Beta e Minni. Nelle tue storie utilizzi spesso comprimari stabili tra personaggi classici e personaggi ideati ad hoc (vedi ad esempio Vito Doppioscherzo, una sorta di variazione sul Giocattolaio disneyano, o la simpatica Eurasia Tost) e altri destinati a durare solo per un’unica storia. Con quale filosofia ti approcci ai comprimari e decidi di optare per quelli classici piuttosto che per quelli creati da te?

    È opportuno scegliere con cura i compagni di avventure, e i villain, perché spesso sono loro a determinare il tono della storia. Con Eta Beta al fianco, per esempio, possiamo star sicuri che Topolino si ritroverà ad affrontare pericoli quanto mai bizzarri, vedi ad esempio “Il Buz Pappapianeti” o “La Neve Spazzastoria” e ci sarà per me la possibilità di giocare con gag surreali e bislacche. E la stessa cosa accade quando il villain è Doppioscherzo, anch’esso un personaggio che si muove bene nelle storie sopra le righe. Macchia Nera invece è un cattivo molto serio, e di conseguenza anche le storie a cui partecipa hanno un tono più realistico. Quando faccio il casting mi domando sempre se già esiste un personaggio che possa ricoprire il determinato ruolo e, se non c’è, lo invento. Non si dovrebbe aver timore di affiancare a Topolino altri personaggi, oltre a Pippo. Se hai bisogno di un tipo (più) sveglio, utilizza Bruto, o Gancio, o anche Orazio, perché no. E Minni, che, lungi dall’essere la civetta imbellettata che in tanti anni ci hanno propinato, è in realtà una ragazza molto in gamba e coraggiosa… solo che quasi nessuno (intendo gli autori) le dà occasione per dimostrarlo.

    Casty-libro
    Il libro-analisi su Casty che gli ha dedicato il sito Papersera.


    “Il Mondo che Verrà”, “L’Isola di Quandomai”, “Il Mondo di Tutor”. Sono tre storie di ampio respiro in cui fai recitare ottimamente il cast topolinese all’interno di trame complesse e che sanno di kolossal. Non a caso per tutte e tre esistono delle locandine cinematografiche disegnate da te che celebrano la bellezza delle suddette avventure. Vuoi parlarci di come sono nate queste tre grandi storie, in cui tra il ritorno di un vecchio villain, una citazione al serial americano Lost e un sottotesto ambientalistico si sono create delle pagine stupende? Quale risultato volevi raggiungere con queste tre storie, e ritieni di averlo raggiunto?

    Beh, dopo tante storie solo sceneggiate e dopo qualche storia “di prova” – “Le Macchine Ribelli”, “Il Grande Pippunga” – sentivo l’esigenza di cimentarmi con qualcosa di più complesso, sia come trama che come disegni. In Il Mondo Che Verrà misi tutto ciò che avevo imparato fino a quel momento, anche perché all’epoca pareva dovesse essere il mio “testamento artistico”, in Disney…fortunatamente poi non fu così. Credo sia la storia che mi ha dato più soddisfazioni, anche a livello internazionale, ma nel contempo è diventata anche una sorta di pietra di paragone, tant’è che quando leggo le recensioni sul web riguardo a nuove storie in uscita, nove volte su dieci iniziano con “Eh, non è il Mondo che Verrà…“ Ah, già che ci siamo: in Il Mondo Che Verrà c’era (c’è) un inside joke che fa riferimento a “Le miniere di fantametallo”, chi lo trova non vince niente… L'"Isola Di Quandomai" è stata la prima storia scritta sotto la nuova gestione. L’intento era di far dimenticare Il Mondo Che Verrà che, ok, era piaciuta un sacco, però mi aveva anche fatto sembrare “quello che fa le storie stile anni ’40“… e ciò poteva anche non essere una cosa positiva, sotto certi punti di vista. Volevo quindi fare una storia molto “moderna”, evitando ogni citazione od omaggio anche velato che potesse far dire “arieccolo, l’integralista scarpiano…“ Lost (ah, che bello!) è stata sicuramente la scintilla che ha ispirato il tutto, tant’è che nel progetto iniziale L'Isola di Quandomai era quasi un serial, con misteri ancora più fitti e la presenza, sull’isola, di Orazio e Clarabella. Poi però si optò per le due puntate, che è una misura in cui mi trovo davvero a mio agio, e non è stato quindi complicato riscrivere la storia. Come Il Mondo che verrà, L'Isola di Quandomai è uscita anche negli Stati Uniti, ottenendo critiche molto positive: sono molto affezionato a queste due storie. Il Mondo di Tutor è invece una storia scritta su commissione: mi ha fatto dannare per i disegni, perché avevo dei tempi strettissimi per la consegna e, tanto per cambiare, c’era la schiena che non mi dava pace. Ci ho perso pure un po’ di vista, sopra. Forse è la storia a cui ho più compartecipato emotivamente, tant’è che addirittura ci… “appaio”, come voce fuori campo. Venendo al “progetto” nell’insieme, il mio intento (compatibilmente con le esigenze redazionali, ovvio) sarebbe di produrre una “storiona” una o due volte l’anno: credo che Topolino abbia bisogno, periodicamente, di vivere delle avventure un po’ speciali. E non necessariamente di fantascienza, anzi: prima o poi un giallone a-la “Voce Spezzata” o “Unghia di Kalì” mi piacerebbe farlo. Il riscontro avuto anche all’estero da queste avventure mi conferma che i lettori hanno desiderio di vedere Topolino impegnato in una “grande avventura”, che tra l’altro mi sembra l’unico sistema per competere in qualche modo con gli sbriluccicanti effetti speciali del cinema e dei videogames. Quale risultato volevo ottenere? Beh, direi che non solo con queste storie, ma fin dal principio, il mio scopo era far rinascere l’entusiasmo attorno al personaggio di Topolino. E mi sembra che, “mena e remena”, in tal senso qualcosa si sia mosso. Ora non mi resta che far “entusiasmare” la Egmont… – che ha da qualche anno cessato la produzione di storie con Topolino (ndr)– ma lì la vedo assai dura…

    Domanda finale: se dovessi consigliare un fumetto a una persona che non ha mai letto fumetti, in modo da convincerla della potenza del medium, quale opera citeresti?

    Mi verrebbe da consigliare Nausicaa, o L’Eternauta… Ma se ‘sta persona non ha mai letto fumetti, la vedo dura farla iniziare con due tomi del genere. Ah, ecco, tanto per cambiare: le consiglierei di leggere “Topolino e la Dimensione Delta”. Quella storia contiene tutto, ma proprio tutto ciò che fa grande un fumetto. Humour, suspense, colpi di scena e… bellissimi disegni: se non scocca la scintilla lì… A me la passione per i fumetti è nata proprio con questa storia.


    TUTTE LE STORIE PRINCIPALI DI CASTY

    T2
    La prima pagina di "Topolino e i mostri idrofili", che fu l'inizio della carriera di Casty.



    2003
    Topolino 2488: TOPOLINO E I MOSTRI IDROFILI (testo di Casty, disegni di Andrea Ferraris)
    Topolino 2506: TOPOLINO E LA MACCHINA DELL'OBLIO (testo di Casty, disegni di Massimo De Vita)
    Topolino 2507: TOPOLINO E LA SPEDIZIONE PERDUTA (testo di Casty, disegni di Giorgio Cavazzano. E' la prima apparizione di Eurasia Tost.)
    Topolino 2543: TOPOLINO E IL MISTERO DEL POP (testo di Casty, disegni di Massimo De Vita)

    2004
    Topolino 2535: TOPOLINO E IL MAGNIFICO DOPPIOSCHERZO (testo di Casty, disegni di Massimo De Vita. E' la prima apparizione di Vito Doppioscherzo)
    Topolino 2555: TOPOLINO E GLI SCHERZODOLLARI (testo di Casty, disegni di Silvio Camboni. Ritorna Doppioscherzo)
    Topolino 2558: TOPOLINO E LA DILAGANTE SCHERZELLETTA (testo di Casty, disegni di Marco Mazzarello. Ancora Doppioscherzo)

    2005
    Topolino 2580: TOPOLINO E LE REGOLISSIME DEL GUAZZABU' (testo di Casty, disegni di Massimo De Vita. Ancora Doppioscherzo)
    Topolino 2593: TOPOLINO E IL COLOSSO DI RODI (testo di Casty, disegni di Massimo De Vita. Torna Eurasia Tost. Storia doppia in un numero. Copertina di Cavazzano relativa alla storia: credo sia la prima relativa ad un racconto di Casty)
    Topolino 2597: TOPOLINO E L'UOMO INGANNATEMPO (testo di Casty, disegni di Massimo De Vita. Copertina che fa riferimento alla storia e realizzata in parte da Casty e in parte da Zemolin)
    Topolino 2613: TOPOLINO E LE MACCHINE RIBELLI (testo e disegni di Casty. E' la sua prima storia come disegnatore: è una storia natalizia)

    2006
    Topolino 2619: TOPOLINO E IL CASO SOTTILISSIMO (testo di Casty, disegni di Lorenzo Pastrovicchio. E' la prima collaborazione tra Casty e Pastrovicchio)
    Topolino 2646-2647: TOPOLINO E IL DOMINATORE DELLE NUVOLE (testo di Casty, disegni di Giorgio Cavazzano)
    Topolino 2658: TOPOLINO E PIPPO CITTADINI DEL NULLA (testo di Casty, disegni di Marco Gervasio, copertina sul soggetto)

    2007
    Topolino 2686: TOPOLINO E LA BIONDA MINACCIA (testo, disegni e copertina di Casty)[/color]
    Topolino 2705: TOPOLINO E LA NEVE SPAZZASTORIA (testo e disegni di Casty. Compaiono Doppioscherzo e Eta Beta)

    2008
    Topolino 2721-2722-2723-2724: TOPOLINO E IL MONDO CHE VERRA' (testo e disegni di Casty. Compare la Spia Poeta. Copertina di Casty relativa alla storia nel n. 2722)
    Topolino 2753: TOPOLINO E IL GRANDE PIPPUNGA (testo e disegni di Casty)
    Topolino 2757: TOPOLINO E LA JELLAMOLECOLA (testo di Casty, disegni di Enrico Faccini. E' la prima collaborazione tra Casty e Faccini)

    2009
    Topolino 2779: TOPOLINO E IL SIGNORE DEI PUPAZZI (testo di Casty, disegni di Massimo De Vita)
    Topolino 2798: TOPOLINO E LE BORBOTTIGLIE DI AVALOA (testo e disegni di Casty. E' un omaggio a Rodolfo Cimino)
    Topolino 2810: TOPOLINO E L'INCUBO ORBITALE (testo, disegni e copertina di Casty)

    2010
    Topolino 2832-2833: TOPOLINO E L'ISOLA DI QUANDOMAI (testo e disegni di Casty. Copertina di Casty sull'episodio sul n. 2832. Ispirata a Lost)
    Topolino 2839: TOPOLINO E IL MONDO DI TUTOR (testo e disegni di Casty. Storia dedicata a temi ambientali)
    Topolino 2843: ZIO PAPERONE E IL MOLTIPLICATORE DI SIMPLICIUS (testo di Casty, disegni di Andrea Ferraris)
    Topolino 2845: ETA BETA E IL BUZ PAPPAPIANETI (testo e disegni di Casty)

    2011
    Topolino 2880: TOPOLINO E LE MINIERE DI FANTAMETALLO (testo e disegni di Casty. Torna Eurasia Tost. La storia si connette col Colosso di Rodi)
    Topolino 2897: TOPOLINO E LA SORPRESA DELLE NOCI GIGANTI (testo di Rodolfo Cimino, disegni di Casty)
    Topolino 2899: TOPOLINO E IL PIPPO FORTUNIFICATO (testo di Casty, disegni di Lorenzo Pastrovicchio)
    Topolino 2900: TOPOLINO E LA RIVOLTA DELLE DIDASCALIE (testo e disegni di Casty)
    Topolino 2918 (cap 1-2) - 2919 (cap 3-4): TOPOLINO E LA MAREA DEI SECOLI (testo e disegni di Casty)
    Topolino 2926: TOPOLINO E IL CAPPOTTO DA UN DOLLARO (testo, disegni e copertina di Casty. Storia natalizia)

    2012
    Topolino 2955: TOPOLINO E IL CLUB DEGLI SPETTRI (testo di Casty, disegni di Enrico Faccini)
    Topolino 2972-2074: TOPOLINO E GLI OMBRONAUTI (testo e disegni di Casty. Il ritorno di Atomino Bip Bip. Copertina di Casty sul numero 2972)

    2013
    Topolino 2990: TOPOLINO E L'OPERAZIONE "ASSO" (testo di Casty, disegni di Massimo De Vita. Parodia di Pippo che fa James Bond)
    Topolino 2998: TOPOLINO E IL DOTTOR TICK-TOCK (testo di Casty ed Enrico Faccini, disegni di Casty. Eta Beta compare. Copertina di Casty)
    Topolino 3000: TOPOLINO E IL SORPRENDENTE 3000 (testo e disegni di Casty. Televisore videogioco di Eta Beta in cui sono tutti prigionieri)
    Topolino 3020: TOPOLINO E GLI INCONTENIBILI SQUEE (testo e disegni di Casty. Copertina relativa di Casty)
    Topolino 3024-3027: DARKENBLOT 2.0 (testo di Casty, disegni di Lorenzo Pastrovicchio. Due copertine di Pastrovicchio. Seconda storia di Darkenblot, con la donna poliziotto Neve)
    Topolino 3031: TOPOLINO E IL DIROMPENTE DIRIMPETTAIO (testo di Casty, disegni di Silvio Camboni. Con Topesio)

    2014
    Topolino 3036-3037: TOPOLINO E LE VORAGINI ENIGMATICHE (testo di Casty, disegni di Massimo De Vita. Copertina relativa di Casty sul 3036)
    Topolino 3041: TOPOLINO E IL TEATRINO DI BAMBOLIER (testo di Casty, disegni di Enrico Faccini)
    Topolino 3075: TOPOLINO E I CASI DELL'ISPETTORE BONTON (testo e disegni di Casty. Copertina di Casty)
    Topolino 3077: TOPOLINO E I 7 BOGLINS (testo di Casty, disegni di Casty e Faccini)

    2015
    Topolino 3092-3093: TOPOLINO E L'IMPERO SOTTOZERO (testo e disegni di Casty. Con interviste. Copertina di Casty sul 3093)
    Topolino 3099: TOPOLINO E LE PIPPOSCARPE MNEMONICHE (testo di Casty, disegni di Faccini)
    Topolino 3127: TOPOLINO E IL RAMPIRO DI TANSVITANIA (testo di Casty, disegni di Faccini. Copertina Casty+ Versione Lucca)
    Topolino 3130: TUTTO QUESTO ACCADRA' IERI (testo di Casty, disegni di Casty e Bonfatti)

    2016
    Topolino 3177-3178: TOPOLINO E IL RAGGIO DI ATLANTIDE (testo e disegni di Casty; torna Eurasia. Copertina di Casty (3177)
    Topolino 3187: TOPOLINO E L'ELETTROMISTERO DI NATALIMBURGO (testo e disegni di Casty)

    2017
    Topolino 3221: TOPOLINO E LA LEGGENDA DEL CHUCA-CANUCHA (testo di Casty, disegni di Giuseppe Zironi)
    Topolino 3232: TOPOLINO E LA MINACCIA PICCOLINA (testo di Casty, disegni di Alessandro Perina)

    2018
    Topolino 3250-3251: TOPIN MYSTERE E OROBOMIS LA CITTA' CHE CAMMINA (testo e disegni di Casty. Copertina di Casty. Versione disneyana di Martin Mystere)
    Topolino 3284: TUTTO QUESTO ACCADDE DOMANI (testo di Casty, disegni di Casty e Bonfatti. Copertina di Casty. Versione Lucca)

    2023
    Topolino 3515: TOPOLINO E L'IPOTETICO DOPPIOSCHERZO (testo e disegni di Casty)

    BIBLIOGRAFIA

    www.lospaziobianco.it/casty-il-cla...uovo-millennio/
    2017: intervista IL FUMETTO

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    1 Paperino e Paperoga, ricercando personaggi famosi da intervistare, trovano solo un vecchio pilota di guerra che soffre di amnesia, Fhon Watt; per fargli tornare la memoria devono fargli rivivere l'evento che gli ha causato la perdita di memoria. Paperone compra quindi una vera corazzata sulla quale l'ex pilota di guerra si lancia in picchiata.

    Casty

  10. .
    SILENT NIGHT

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    Nell'episodio 23 di Papà Gambalunga, alla fine sentiamo le protagoniste cantare un canto di Natale molto famoso: "Silent Night". Si tratta di una canzone che ha una storia dietro, molto interessante.

    Silent Night, in tedesco Stille Nacht, è forse il canto natalizio più conosciuto al mondo: è comparso anche in diversi film, fumetti e composizioni musicali. Fu composto da un giovane prete cattolico austriaco: Joseph Mohr, che scrisse la poesia "Stille Nacht", cioè "Notte silenziosa", nel 1816 a Mariapfarr, la città natale di suo padre, nella regione del Lungau salisburghese, dove Joseph aveva lavorato come assistente sacerdote.

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    Padre Joseph Mohr, il creatore del testo di "Stille Nacht"


    Era passato appena un anno dal Congresso di Vienna del 1815, che mise la parola fine alla guerre condotte dal corso Napoleone Bonaparte, che segnarono in modo spaventoso tutte le popolazioni europee con immani lutti, grandi cataste di morti e città in rovina. Le orde napoleoniche, infatti, erano famose non solo per la loro crudeltà, ma anche per il loro ateismo, travestito nel credo al Dio massonico della Ragione e nei dogmi illuministi della Rivoluzione Francese. Non si contano le chiese profanate e trasformate in stalle, i conventi svuotati, le persecuzioni religiose, gli obblighi ad adorare l'Albero della Liberazione, le donne violentate, gli "espropri proletari", cioè ruberie di ogni tipo, case occupate dai soldati francesi, regimi di terrore: cose di cui la storiografia ufficiale ci passa sempre sopra, esaltando Napoleone come "liberatore". Invece, dopo Napoleone, l'Europa era rimasta sconvolta dalle guerre ed era tutta una rovina: c'era bisogno di un pò di pace. Fu in questo contesto che nacque Stille Nach, un canto di speranza.

    Nel 1817, padre Joseph fu mandato alla parrocchia di Oberndorf, un villaggio austriaco sul fiume Salzach, nella chiesa di San Nicola, che era un santo molto venerato dagli Austriaci (tra l'altro, Obendorf è a meno di venti chilometri da Salisburgo, la città di Maria Kutschera e della storia di Tutti insieme appassionatamente). Alla vigilia di Natale del 1818, padre Joseph fece vedere la sua poesia al maestro di scuola elementare e organista del vicino villaggio di Arnsdorf, Franz Xaver Gruber: gli chiese di comporre una melodia e un accompagnamento di chitarra per la messa di quella notte. Infatti, l'inondazione del fiume Salzach aveva danneggiato l'organo della chiesa (tra l'altro, la chiesa fu infine distrutta dalle ripetute inondazioni e fu sostituita con una nuova chiesa col nome del canto, la la Silent-Night-Chapel).

    Karl Mauracher, un costruttore di organi che aveva lavorato a Oberndorf, era innamorato della canzone e portò la composizione a casa con sé nella Zillertal (valle orientale dell'Austria): da lì, due famiglie itineranti di cantanti di musica tirolese (proprio come la famiglia Von Trapp di Tutti insieme appassionatamente), gli Strasser Siblings e i Rainer Singers, inclusero la melodia nei loro spettacoli. Cantavano in tutta l'Europa, con addosso gli abiti tradizionali tirolesi. I Rainer la cantavano già intorno al Natale del 1819, e una volta la eseguirono per un pubblico che includeva l'Imperatore Francesco I d'Austria e lo Zar Alessandro I di Russia. La prima esecuzione della canzone negli Stati Uniti fu a New York nel 1839. Nel 1840 la canzone era ben nota in Bassa Sassonia e si diceva che fosse una delle preferite del Kaiser Federico Guglielmo IV di Prussia.

    Tutti
    La famiglia Von Trapp l'avrà cantata tante volte.


    Nel corso degli anni, poiché il manoscritto originale era andato perduto, il nome di Joseph Mohr, il sacerdote autore del testo, fu dimenticato e, sebbene si sapesse che il compositore fosse l'organista Gruber, molte persone presumevano che la melodia fosse stata composta da un famoso compositore, e fu variamente attribuita a Haydn, Mozart o Beethoven. Una cosa un pò difficile da credere, visto che erano tutti massoni e non avrebbero mai composto un testo cattolico. Tuttavia, fu scoperto nel 1995 un manoscritto con la calligrafia di padre Joseph che affermava che lui scrisse le parole nel 1816, quando fu assegnato a una chiesa di pellegrinaggio a Mariapfarr, in Austria, e mostra che la musica fu composta poi da Gruber nel 1818.

    Intanto il canto si diffondeva sempre di più: Leopold Kohr, austriaco e filosofo economista, originario proprio di Oberndorf, era fuggito in America dopo l'Anschluss nazionalsocialista (o nazista, se preferite, ma è uguale) di Hitler ai danni dell'Austria, che divenne tedesca e sottomessa alla svastica. Kohr fece delle campagne di sensibilizzazione in America scrivendo sui giornali e inserendo anche la "Stille Nacht", o la versione americana "Silent Night", nei suoi articoli di denuncia contro la barbarie di Hitler e del nazionalsocialismo. Anzi, nel 1941 Kohr, invitato alla Casa Bianca, nel giardino della residenza presidenziale, vide Roosevelt e il Primo Ministro inglese Winston Churchill, che, insieme alla folla presente, cantavano "Silent Night", e gli vennero le lacrime agli occhi. Anche la famiglia Von Trapp di Salisburgo (quella vera) rifugiatasi in America, raccolse le offerte per i loro concerti ricordando che "la nazione che ha realizzato Silent Night cadrà se non le diamo una mano".

    VERSIONE ORIGINALE AUSTRIACA: "STILLE NACHT"

    Stille Nacht, heilige Nacht, (Notte silenziosa, notte santa,)
    Alles schläft; einsam wacht (Tutto dorme; veglia in disparte)
    Nur das traute hochheilige Paar. (Solo la santissima coppia.)
    Titolare Knabe im lockigen Haar, (Bimbo grazioso coi capelli ricci,)
    Schlaf in himmlischer Ruh! (Dormi nella pace celeste!)
    Schlaf in himmlischer Ruh! (Dormi nella pace celeste!)

    Agnus Dei (Agnello di Dio)
    Agnus Dei (Agnello di Dio)
    Agnus Dei (Agnello di Dio)

    Stille Nacht, heilige Nacht, (Notte silenziosa, notte santa,)
    Hirten erst kundgemacht (Prima annunciato ai pastori)
    Durch der Engel Halleluja, (Attraverso l'Alleluia degli Angeli,)
    Tönt es laut von fern und nah: (Risuona forte da lontano e da vicino:)
    Cristo, der Retter, ist da! (Cristo, il Salvatore, è qui!)
    Cristo, der Retter, ist da! (Cristo, il Salvatore, è qui!)

    Agnus Dei (Agnello di Dio)
    Aus des Himmels goldenen Höh’n (Dalle altezze dorate del cielo)
    Agnus Dei (Agnello di Dio)
    Uns der Gnade Fülle läßt seh’n (Ci fai vedere l’abbondanza di grazie)
    Agnus Dei (Agnello di Dio)
    Jener Liebe huldvoll ergoß (Quell’amore magnanimo si è riversato)
    Agnus Dei (Agnello di Dio)
    Die uns arme Menschen umschloß (E ha racchiuso noi poveri uomini)

    Stille Nacht, heilige Nacht, (Notte silenziosa, notte santa,)
    Gottes Sohn, o wie lacht (Figlio di Dio, oh come ride)
    Lieb' aus deinem göttlichen Mund, (L'Amore dalla tua bocca divina)
    Da uns schlägt die rettende Stund'. (Ora per noi batte l'ora della salvezza!)
    Cristo, in deiner Geburt! (Cristo, alla tua nascita!)
    Cristo, in deiner Geburt! (Cristo, alla tua nascita!)

    Agnus Dei (Agnello di Dio)
    Aus des Himmels goldenen Höh’n (Dalle altezze dorate del cielo)
    Agnus Dei (Agnello di Dio)
    Uns der Gnade Fülle läßt seh’n (Ci fa vedere l’abbondanza di grazie)
    Agnus Dei (Agnello di Dio)
    Jener Liebe huldvoll ergoß (Quell’amore magnanimo si è riversato)
    Agnus Dei (Agnello di Dio)
    Die uns arme Menschen umschloß (E ha racchiuso noi poveri uomini)
    Agnus Dei (Agnello di Dio)
    Als der Herr, vom Zorne befreit (Quando il Signore, liberato dall’indignazione)
    Agnus Dei (Agnello di Dio)
    In der Väter urgrauen Zeit (Nella notte dei tempi)
    Agnus Dei (Agnello di Dio)
    Aus des Himmels goldenen Höh’n (Dalle altezze dorate del cielo)
    Agnus Dei (Agnello di Dio)
    Uns der Gnade Fülle läßt seh’n (Ci fai vedere l’abbondanza di grazie)
    Agnus Dei (Agnello di Dio)

    VERSIONE INGLESE / AMERICANA: "SILENT NIGHT"

    Silent-Night


    Il canto fu poi tradotto in 300 lingue: non era facile la pronuncia, infatti, per chi non era austriaco o tedesco. Per la versione inglese, nel 1859, il pastore episcopale (quindi, protestante anglicano) John Freeman Young, che allora prestava servizio presso la Trinity Church di New York, scrisse e pubblicò la traduzione inglese di Stille Nach, che viene cantata più frequentemente oggi, tradotta da tre dei sei versi originali di padre Joseph Mohr.

    Silent night! Holy night! (Notte silenziosa! Notte Santa!)
    All is calm, all is bright (Tutto è calmo, tutto è luminoso)
    Round yon virgin mother and child! (Intorno a quella vergine madre e il bambino!)
    Holy infant, so tender and mild, (Santo bambino, così tenero e mite,)
    Sleep in heavenly peace! (Dormi nella pace celeste!)
    Sleep in heavenly peace! (Dormi nella pace celeste!)

    Silent night! Holy night! (Notte silenziosa! Notte Santa!)
    Shepherds quake at the sight! (I pastori tremano alla vista!)
    Glories stream from heaven afar, (Le glorie scorrono dal cielo lontano,)
    Heavenly hosts sing Alleluia! (Le schiere celesti cantano Alleluia!)
    Christ the Saviour is born! (Cristo Salvatore è nato!)
    Christ the Saviour is born! (Cristo Salvatore è nato!)

    Silent night! Holy night! (Notte silenziosa! Notte Santa!)
    Son of God, love's pure light (Figlio di Dio, pura luce d'amore)
    Radiant beams from thy holy face (Raggi radiosi dal tuo volto santo)
    With the dawn of redeeming grace, (Con l'aurora della grazia redentrice,)
    Jesus, Lord, at thy birth! (Gesù, Signore, alla tua nascita!)
    Jesus, Lord, at thy birth! Gesù, Signore, alla tua nascita!

    JOYEUX NOEL

    Joyeux-Noel
    La locandina del film "Joyeux Noel" di Christian Carion.


    Silent Night divenne non solo un canto natalizio, ma anche un canto di pace e di speranza. Il film Joyeux Noel di Christian Carion si racconta della tregua informale in Belgio, nelle Fiandre, durante la Prima Guerra Mondiale, nel 1914, a Ypres Saint Ivon. A Mezzanotte di Natale, per i 50 chilometri del fronte, le truppe austriache intonarono Stille Nach e quelle inglesi replicarono con Silent Night. Misero anche degli alberelli natalizi. Fu un caso unico che non si ripetè mai più, anche per ordini superiori: da quel momento in tutti i fronti non furono più permesse "intelligenze col nemico", con la punizione della pena di morte per i trasgressori.

    VERSIONE ITALIANA: "ASTRO DEL CIEL"

    Don-Angelo-Meli
    Don Angelo Meli, l'autore del testo "Astro del ciel"


    La versione italiana fu scritta nel 1937 dal prete bergamasco Don Angelo Meli (1901-1970), di Trescore Balneario, in provincia di Bergamo. Don Meli era anche un musicista, oltre ad essere stato un biblista, un insegnante di seminario e autore di diversi libri. Fu anche il priore dell'imponente basilica di Santa Maria Maggiore di Bergamo, dove furono sepolti importanti compositori: Gaetano Donizetti e Johann Symon Mayr. Don Meli collaborò con la casa musicale Edizioni Carrara come autore e traduttore di testi sacri. Questa versione è diventata molto conosciuta all'estero grazie al cantante Andrea Bocelli. Come si vede, non è la traduzione letterale del testo originale, che era già molto famoso allora. L'editore Vittorio Carrara aveva proposto a Don Meli di tradurlo in italiano, e lui ci provò: ma era un'impresa impossibile, viste le differenze di metrica (le parole sarebbero state troppo lunghe o troppo corte). Don Meli allora compose un testo completamente diverso, che però si adattava alla metrica della musica (un adattamento ritmico, come si dice nel gergo della musica), e lo cantò a mezzo telefono a Carrara. Il testo, riscritto in modo da essere più facilmente comprensibile agli italiani, divenne in breve tempo popolarissimo. Don Meli sintetizzò qui la Storia della Salvezza coi "vati", cioè i Profeti, che sognano, preannunciano, il Salvatore, con le "angeliche voci" che annunciano la Sua nascita, col "mite agnello" venuto a "scontare l'error", con l'efficace ritornello: "Luce dona alle menti, pace infondi nei cuor". Insieme a "Tu scendi dalle stelle", è la canzone natalizia italiana più popolare del mondo.

    Astro del ciel,
    pargol divin,
    mite Agnello redentor,
    tu che i vati da lungi sognar,
    tu che angeliche voci annunziar
    luce dona alle menti,
    pace infondi nei cuor.

    Astro del ciel,
    pargol divin,
    mite agnello redentor,
    tu disceso a scontare l’error,
    tu sol nato a parlare d’amor,
    luce dona alle menti,
    pace infondi nei cuor.

    Astro del ciel,
    pargol divin,
    mite agnello redentor,
    tu di stirpe regale decor
    tu virgineo, mistico fior,
    luce dona alle menti,
    pace infondi nei cuor.


    BIBLIOGRAFIA

    https://cosedibergamo.com/2021/12/26/la-vera-storia-di-astro-del-ciel-la-canzone-di-natale-curiosita/
    https://www.stillenacht.com/it/storia/un-canto-di-pace/
  11. .
    23 – LE VACANZE DI NATALE
    I nostri diversi Natali (titolo originale giapponese)

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    TRAMA

    E' quasi Natale e al Collegio è nevicato parecchio. Judy, Sallie e Julia camminano insieme ad altre amiche, chiacchierando del più e del meno. Poi l'argomento si sposta, com'è ovvio, alle vacanze di Natale che ormai sono vicine.
    "Dopo gli esami finalmente avremo le vacanze!" dice una di loro.
    "L'oceano blu della Florida mi aspetta!" dice un'altra.
    "Io vado in campagna dai miei" aggiunge un0altra ragazza.
    "Julia, ci andrai anche tu?" le chiede Sallie.
    "Io? Detesto la campagna. Passerò l'inverno a New York: i miei genitori vogliono introdurmi all'alta società!" risponde lei altezzosamente.
    "Wow, che bello! E tu, Judy?" chiede Sallie.
    Judy temeva questa domanda. Dove cavolo può andare, visto che il suo benefattore è un tizio ricco che lei non conosce e lei è un'orfana senza casa nè niente? Come al solito, la aspetta un'arrampicata sugli specchi.
    "Ehm...credo che passerò le vacanze al dormitorio, stavolta."
    Le ragazze sono sorprese (Julia un pò meno: aveva già intuito la verità su Judy) e le chiedono il perchè.
    "Ecco...avrei intenzione di scrivere delle storie" si arrampica sugli specchi Judy "e avrei bisogno appunto di un pò di tranquillità, e qui ce ne sarà molta. Potrò scrivere come vorrei."
    Come balla è abbastanza buona ed è vero che vorrei scrivere. Ma vorrei andare da qualche parte anch'io, pensa Judy tra sè.

    Intanto, Sallie riceve una telefonata da suo fratello Jimmie, di cui Julia si era innamorata segretamente. Ma a Jimmie interessa Judy. Lui sta per invitare sua sorella alla festa di fine anno nella casa di campagna (lo stile di vacanza che Julia detesta), e vorrebbe che ci fosse anche Judy.
    "E' una buona idea, Jimmie. Ah, Judy è appena arrivata, aspetta che te la passo."
    Sallie chiama Judy e le dice di suo fratello. Ma anche Julia la sente e interviene: c'è di mezzo Jimmie e non vuole lasciarselo scappare.
    "Oh, tuo fratello Jimmie? Passamelo, dai!"
    Sallie esita un pò: "Ma..."
    "Su, solo un attimo." Le prende la cornetta e gli parla. "Ciao, sono Julia. Avevi detto qualcosa a Sallie riguardo all'invito a un party?"
    Jimmie è sorpreso, perchè si aspettava di sentire Judy.
    "Oh, Julia. Bè, non è proprio un party, e la festa è nella nostra casa di campagna del Massachusetts, forse ti potresti annoiare."
    "Annoiare? Ma figurati, amo andare in campagna" risponde lei con faccia tosta. Le altre la osservano divertite e Julia ricambia loro lo sguardo con uno tipo "Bè, che volete?" Poi osserva Judy e le dice, sempre col telefono in mano: "Tu non puoi venire perchè stai scrivendo un romanzo, giusto?"
    "Io? No, no, no, figurati, anzi amo andare in campagna!" risponde Judy: anche lei non vuole farsi scappare l'occasione di andare da qualche parte.
    "Splendido", dice Sallie, "andremo tutti in montagna e taglieremo l'albero di Natale!"
    "Sentito, Jimmie? Judy ha detto che viene"

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    Poi toglie il contatto e chiede alla direttrice del dormitorio, Miss Sloan ("Miss Throne" nella versione italiana) se può fare una telefonata a lunga distanza. Vuole far sapere ai suoi genitori a New York che ha deciso di andare da Jimmie stavolta. Lei accetta con noncuranza. Julia attende che rispondano al telefono.
    "Connettetemi a New York, 1050 Park Street, chiamata diretta"
    Quando arriva la connessione, inizia a parlare:
    "Ciao mamma: volevi dirti per le vacanze. Sallie mi ha invitata al suo cottage, vorrei andarci, facciamo un'altra volta per...Cosa? Ma cosa dici, mamma? Non posso andarci dopo che mi sarò laureata l'anno prossimo? No, ti prego, è inaccettabile! Ci voglio andare e ci andrò!"
    Chiude bruscamente il telefono e le altre la guardano perplesse. Sallie balbetta:
    "Ehm...tutto bene?"
    "Certo che sì! Non preoccuparti. Vado a fare shopping."
    Judy non è tanto sicura che tutto vada bene.

    Comunque, lei e Sallie accompagnano Julia, che osserva le vetrine: quel paio di scarpe, per esempio, andrebbe molto bene, pensa lei.
    "A tuo fratello potrebbero piacere?" chiede a Sallie.
    "Mah, non saprei. E' il pensiero che conta, lui non è un tipo schizzinoso"
    "Così mi metti in difficoltà. Va a finire che gli faccio un regalo qualunque. Io voglio fargli un regalo vero!" Julia osserva Judy, incuriosita. "E tu cosa gli regali?"
    "Mah, pensavo di cucire qualcosa per lui. Non so, dei calzini, dei guanti, una sciarpa..."
    "Eh? Vuoi risparmiare, allora."
    "Ma no, i miei regali li facevo tutti a mano" (all'orfanotrofio, ma questo lei non lo dice...)
    Sallie è entusiasta: "E' bello un regalo fatto da qualcuno! Perchè non provi anche tu, Julia?"
    "Un lavoro fatto A MANO? E' troppo imbarazzante! No, lasciate perdere, tornate pure al collegio, troverò da sola un buon regalo"

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    Julia si allontana, esaminando ogni negozio interessante che trova, fino a fare notte.
    "Non so, non è quello che cerco."
    "No, no, lo vorrei più..."
    "Forse questo?"
    Le si avvicina un commesso. "Vuole davvero quel cappotto, signorina? Guardi che è un modello costoso."
    Julia sobbalza.
    Come si permette, questo pidocchio? Crede forse che io sia una pezzente? Gli faccio vedere io!
    "Prendo questo. E anche questo. E anche quel paio di scarpe. E questo. E..."
    Alla sera, quindi, Julia torna al dormitorio con una sporta piena di roba inutile.

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    Prima di aprire la porta, però, sente delle voci: sono Sallie e Judy che discutono su come cucire un indumento per Jimmie. Seccata, esclama:
    "Sono tornata."
    Le due si voltano e vedono le borse e scatole che ha portato a casa Julia.
    "Hai preso tutta quella roba?" chiede Sallie, stupita.
    "Non c'era niente di interessante"
    "Ma allora perchè li hai presi?"
    Per cambiare discorso, Julia chiede:
    "Cosa state facendo?"
    "Sciarpe e guanti. I guanti li fa Judy, la sciarpa la faccio io, ma sono in difficoltà. Per fortuna, Judy mi sta aiutando: è brava, sai? Perchè non provi a farlo anche tu?"
    Julia replica, seccata:
    "Non capisco perchè dovrei fare qualcosa che posso benissimo comprare in qualche negozio! Comunque, state usando della lana a basso costo" fa notare, stile "stilettata finale". Poi va nella sua camera, portando con sè a fatica tutti i pacchi.
    "E' di cattivo umore" commentano le due.

    Pochi giorni dopo, si arriva all'esame finale, prima delle vacanze di Natale. Le ragazze discutono sugli esercizi proposti: qualcuna ha sbagliato, l'atra forse ha fatto giusto, l'atra così così. Come Julia. Nel tornare al dormitorio, vede Judy e Sallie che stanno continuando a cucire in sala, davanti a tutti, perchè c'è più spazio: le ragazze le osservano incuriosite. Julia, con una smorfia di disgusto, fa per andarsene: vuole provare a fare ancora un giro per i negozi, forse troverà il regalo giusto. Però sente ad un tratto i commenti delle ragazze:
    "E' carino! Lo fai come regalo per il tuo ragazzo?"
    "Ma no, è per il fratello di Sallie!" dice Judy, imbarazzata.
    "Ah, il quarterback dell'università di Princeton! E' un bel ragazzo, dillo, dai, che è un regalo per lui!"
    "Ma vi sbagliate!"
    "Se fai un lavoro a mano, ci metti l'amore per lui nel tuo cucito!"
    "Siete fuori strada, vi dico!"
    Arriva la direttrice del dormitorio, Miss Throne.
    "Bè, che succede qui? Cosa fate qui tutte assieme?"
    "Judy sta facendo un regalo di natale per il suo ragazzo!"
    "EEEH? E' vietato! Voi siete ancora al collegio! E' inappropriato fare cose simili! Questo è un collegio, un posto sacro dove dovete solo studiare!" Osserva il lavoro di Judy "Comunque, Judy, quello che usi è un bel colore, cosa stai facendo?"
    "Un paio di guanti."
    "Sei brava. Devi poi annullare qui, per fare spazio per il pollice."
    "Esatto, a momenti lo faccio."
    "Non vuole farlo anche lei, direttrice Sloan? Judy è brava!"
    "Io? Ma che dite? Per caso, sai come si fa a fare un maglione?"
    "Certo."
    "Allora anche lei fa un regalo di Natale!" dicono le ragazze "E' per il suo ragazzo?"
    "No, è per mio padre."

    Julia esce da lì, perplessa. Forse l'idea di fare un lavoro a cucito non è poi così malvagia. Entra in un negozio di vestiti e lana e chiede:
    "Qual'è la lana più costosa che avete? E avete anche un libro per il cucito?"
    "La lana più costosa? Cioè, sta iniziando a cucire, signorina?" chiede incuriosita la commessa.
    "No, cioè...bè, li voglio!"

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    Al dormitorio, Judy e Sallie sono un pò in pensiero: Julia non è ancora tornata. Ad un certo punto arriva, e le cade un rotolo di lana da una borsa.
    "Cos'è?"
    "Non guardate!" esclama Julia.
    "Caspita, è una bella lana questa!" dice Judy.
    "Non è niente di che...insomma, è costosa, però ha un bel colore."
    "Cosa farai?"
    "Una sciarpa. Con dei colori diversi, e ci metto anche le iniziali di Jimmie. Sarà una bella sciarpa che non puoi certo prendere in un negozio!"
    "Bellissima idea, a mio fratello piacerà sicuramente!"
    "Facciamolo insieme" propone Judy "possiamo cucire tutte assieme qui in sala!"
    "Sì, non è cosi facile quando usi colori diversi" fa notare Sallie.
    Ma Julia non vuole sentirsi in imbarazzo: non ha mai cucito in vita sua. "Non preoccupatevi, preferisco farlo da sola" ed entra nella sua camera, chiudendo la porta.

    I giorni passano, Julia si sforza di cucire cercando di capire le indicazioni del libro.
    "E questo che cavolo è?" Spesso non riesce a capire i disegni di spiegazione: ma non molla. "Non perderò con Judy!"
    Nel frattempo, le telefonate tra lei e i suoi genitori diventano più roventi: vogliono assolutamente che lei venga con loro a New York, dove ci sono dei ricevimenti da fare e in cui sarà presentata all'alta società. Ma Julia insiste:
    "Ho detto di no, andrò a casa di Sallie!" e sbatte giù la cornetta con violenza, facendo girare la testa alle ragazze intorno.
    Julia torna seccata nella camera, dove ci sono Judy e Sallie.
    "Chi ti ha chiamato?" chiede Sallie.
    "Mio padre."
    "Per cosa?"
    "Niente di importante. Scusa, non ho tempo da perdere" e torna nella sua camera a cucire.
    Judy e Sallie si guardano, sorprese.
    "Ma sta bene?"
    "Non so, certo che si sta impegnando molto."
    "Ho cambiato la mia opinione su di lei" dice Judy.

    Judy ha quasi finito i guanti, mentre Sallie è ancora indietro. Intanto, Julia è arrivata ad un punto morto: non sa più come andare avanti. Quello stupido libro non sa aiutarla per niente, adesso.
    Cosa faccio? si chiede. Devo finirlo al più presto. Ma non posso chiederlo a Judy...
    "Sallie, puoi venire un momento?" chiede Julia. Meglio chiedere a Sallie...
    "Sì, cosa c'è?"
    "Non so come fare qui."
    "Fammi vedere...wow, è una cosa molto complicata! Solo Judy può fare qualcosa."
    "Eeh?"

    Julia e Sallie portano il lavoro a Judy, che lo osserva ammirata.
    "Oh, sei brava, Julia, le iniziali sono carine! Dunque, in questo punto tu devi fare così, vedi? E poi così, passando di qua. Non è difficile, guarda..."
    Judy le fa vedere e Julia capisce i passaggi.
    "Il libro non diceva niente su questo punto."
    "Sei già stata molto brava ad arrivare fin qui."
    Julia accetta di lavorare in sala insieme a Judy e Sallie.
    "Vi preparo del tè?" chiede Judy.
    "Non mi disturbate, devo concentrarmi!" risponde Julia.
    Le due si guardano divertite.
    "E' molto presa!"

    Arrivano le vacanze estive e Judy è riuscita a finire i guanti in tempo.
    "E tu, Julia, hai finito?"
    "Sì" dice lei trionfante, mostrando una scatola chiusa col fiocco. "Sono proprio felice, non mi sono mai sentita così prima!"
    "Hai anche fatto il nastro!" dice Sallie "Io invece non sono riuscita a finire la sciarpa in tempo...la darò a mio fratello appena l'avrò finita."
    All'improvviso, arriva Miss Sloan che dice, un pò imbarazzata:
    "Signorina Julia...sua madre è venuta qui a prenderla."
    "COSA?"

    Julia, rassegnata, sale sulla macchina guidata dall'autista, mentre sua madre è di fianco a lei.
    "Non ti permetto di fare quello che ti pare. In queste feste tu devi esserci, e non transigo."
    Julia si volta verso Judy e Sallie, al di là del finestrino, che la osservano.
    "Mi raccomando" dice loro.
    "Certo, conta su di noi" dice Sallie.
    "Te lo prometto, glielo darò" conferma Judy.
    La macchina parte e Julia piange.
    "Non piangere, ti rovini la faccia" dice la madre, porgendole un fazzoletto: "Un giorno capirai."
    Judy e Sallie osservano in silenzio la macchina che si allontana tra i sentieri coperti di neve del collegio.

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    "Caro Papà Gambalunga,
    e quindi, come ti ho raccontato, per questo Julia non è potuta venire con noi e mi spiace davvero per lei. Siamo poi andate al party di Jimmie: per essere onesti, non pensavo che sarebbe stato così divertente. Jimmie, travestito da Babbo Natale, dava i doni ai bambini. Gli abbiamo dato il regalo di Julia, è rimasto sorpreso quando ha aperto la scatola: credo che l'abbia apprezzato molto. Avrei voluto che Julia l'avesse visto. Mi chiedo cosa starà facendo in questo momento. Dev'essere dura per lei andare a quei party."

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    Infatti, Julia nel party viene presentata a molte persone importanti, che si complimentano con lei e viene invitata anche a ballare. Ma lei, dietro i suoi sorrisi di circostanza, non è per niente felice di trovarsi lì.

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    Esausta, riesce alla fine a stare un pò da sola al balcone, osservando la neve che cade per le vie di New York. Le si avvicina lo zio, Jervis Pendleton.
    "Ho saputo che non hai potuto andare a casa di Sallie."
    "Sono stata costretta a venire qui. Come te, che detesti i party."
    Osservano la neve in silenzio. All'improvviso, Julia dice:
    "Comincio a capire come ti senti. Anch'io detesto questi party. Mi salutano, mi sorridono, ballano con me, ma non sanno niente di me. A loro interessa solo la posizione sociale che possono raggiungere grazie a me. Sono pieni di sorrisi finti e disinteressati. Tutta ipocrisia."
    "L'alta classe è fatta così, Julia. Non pensare che la bassa classe sia migliore, comunque. I tuoi amici te li devi scegliere tu. Noi, per proteggere e mantenere il nostro status di famiglia ricca, dobbiamo abbandonare la nostra libertà. Questi party sono dei riti obbligatori, Julia. Sia per noi che per gli altri che vengono qui."
    "Riecco ancora i tuoi discorsi" Julia sospira. "Mi chiedo che staranno facendo Judy e Sallie adesso."

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    In quel momento, è mezzanotte e Judy e Sallie, insieme agli altri, iniziano a cantare: è il 25 Dicembre, è Mezzanotte, Gesù è nato e cantano:

    Silent Night
    Holy Night
    All is calm
    All is bright
    Round you
    Virgin, Mother and Child,
    Holy Infant is so tender and mild
    Sleep in Heavenly Peace


    Anche Julia, sul balcone, inizia a cantare sottovoce la stessa canzone. E la neve fiocca, fiocca, lenta, lenta.

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    COMMENTO

    Judy ha un'abilità mostruosa nel cucire: è capace di usare insieme BEN QUATTRO FERRI DA CALZA! :lol:

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    Questo è il libro di istruzioni di Julia su come cucire. Qualcuno lo capisce? :huh:

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    Questo è il compito finale prima delle vacanze invernali del collegio. Mi chiedo se nelle (orride) scuole di adesso sono capaci di fare una cosa simile o escono davvero tutti asini? :|

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  12. .
    20 ANNI FA: ESCE VENDICATORI/JLA DI BUSIEK-PEREZ (2003)

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    In pratica, era la storia che desideravano tutti i fan della Marvel e DC, con gli eroi che si scontrano tra di loro rispondendo alle domande tipo chi è più forte tra Superman e Thor, o tra Capitan America e Batman, o tra Wonder Woman e...uhm...er...scusate, in questa storia la WW non ha affrontato nessuno, peccato. Un'occasione mancata.

    Comunque, quest'opera mastodontica divisa in quattro parti, con circa 400 personaggi, fu realizzata da Kurt Busiek (Vendicatori, Thunderbolts, Marvels con Alex Ross, ecc.) e George Perez (avevo fatto un dossier su di lui qui).

    Una curiosità: la produzione è sia Marvel che DC, però la distribuzione fu opera della DC Comics. E questo forse ha a che fare con certe caratteristiche di cui parliamo tra poco.

    In breve, la storia: Krona (un cattivo della DC) e il Gran Maestro (un cattivo della Marvel) si incontrano e scommettono sul recupero di potenti manufatti: un lavoro che sarà realizzato dagli eroi DC scelti da Krona e da quelli Marvel scelti dal Gran Maestro. Krona però è ossessionato dalle origini del Big Bang ed è disposto a tutto pur di conoscerle. Da qui una comparsata di TUTTI i personaggi DC e Marvel e una storia intricatissima.

    E' un vero e proprio capolavoro, con scontri memorabili e continui colpi di scena: per non parlare dei disegni con mille personaggi, con cui Perez ha superato se stesso. Per approfondire l'argomento, qui uso le stesse parole più o meno, del blog A Star Crossed Wasteland, perchè, davvero, non saprei spiegarlo meglio. Busiek, grazie alla sua profonda conoscenza di entrambe le scuderie, trasforma Vendicatori /JLA in un'occasione per rendere omaggio ad anni di storie della Justice League America e dei Vendicatori, ma non solo.

    Da vero demiurgo della continuità Marvel e DC, l'abile sceneggiatore rende omaggio anche al modo di entrambe le case editrici di concepire e creare i propri eroi (infatti un eroe Marvel è diverso da un eroe DC: prima o poi approfondirò l'argomento), trasformando l'incontro dei due supergruppi non solo in uno scontro fisico, ma anche ideologico e generazionale. Infatti, gli eroi DC esistevano prima degli eroi Marvel: da qui, l'aria di superiorità che hanno tutti i personaggi DC verso di loro, visti come "una nuova generazione di bambocci".

    La storia, seppur articolata e corposa, non annoia, perchè non solo non è banale, ma tocca anche delle vette di profondità inaspettate e rare da leggere in un crossover, dove, di solito, la profondità delle tematiche è sempre sacrificata per valorizzare l'enfasi dello scontro tra le superstar protagoniste. Il crossover presenta infatti profonde riflessioni sulla brama della conoscenza e fino a che punto ci si possa spingere pur di conquistarla e quali conseguenze si è disposti ad accettare per ottenerla: Krona, come si è detto, vuole sapere a tutti costi i segreti del Big Bang, anche se nel farlo dovesse passare sopra una catasta di morti.

    Oltre a ciò, siccome si parla soprattutto di eroi, ogni capitolo tratta il concetto di eroismo, prima ragionando sul termine in senso generale (strettamente da vocabolario, diciamo) e poi sull'interpretazione che Marvel e DC hanno dato nel corso di oltre settant'anni di pubblicazioni. Per valorizzare ancora di più le enormi somiglianze e le profonde differenze tra la Justice League e i Vendicatori - che rappresentano il meglio che le due case editrici hanno da offrire - Busiek prende in esame anche la storia personale di alcuni dei membri dei due gruppi, citando i gloriosi successi e i più cocenti fallimenti, andando così a completare l'affresco sull'eroismo. In particolare, per completare la panoramica, prende singolarmente in esame alcuni Vendicatori e alcuni membri della JLA e ne tratta la tematica attraverso i loro occhi e la loro caratterizzazione: i personaggi scelti sono quelli che hanno lasciato di più il segno nella storia dei due gruppi. Abbiamo quindi Capitan America, la Visione, Iron Man, Thor, il Calabrone, la Wasp e Scarlet per i Vendicatori; Superman, Batman, Flash, Wonder Woman, Lanterna Verde, Aquaman e Martian Manhunter per la Justice League.

    La cosa che lascia più strabiliati è che Busiek sa dare voce ai personaggi. Quando gente come, per esempio, Freccia Verde o Occhio Di Falco parla, la voce non è quella dello scrittore, ma è proprio quella del personaggio, che parla attraverso dialoghi esclusivamente strutturati per loro e su di loro. So che sembra una cosa scontata, ma non lo è: molti scrittori non sono capaci di questo tipo di immedesimazione e, ancora meno, di farlo ad un livello così alto come fa Busiek in questo crossover. Qui ogni caratteristica di ogni personaggio è rispettata a livello quasi reverenziale, dando vita ad un mosaico impressionante.

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    Ovviamente, la pecca di tutto ciò non è tanto la l'intricata matassa da smaltire, quanto l'enorme mole di personaggi inseriti e di citazioni alla storie passate. Forse forse, Busiek si è lasciato prendere ed influenzare troppo dall'ambizione di questo sfida, sfornando un volume che può essere apprezzato appieno soprattutto da chi possiede un'approfondita cultura su tutti i personaggi Marvel e DC, per apprezzare in toto le varie sfumature e i riferimenti che sono presenti in ogni angolo di pagina. Questo però non vuol dire che chi sia a digiuno da questo tipo di letture non possa apprezzare lo stesso questo mitico incontro tra i due gruppi.

    C'è però un grave difetto strutturale in questa storia: semplicemente, Busiek non è obiettivo. Infatti, fin dall'inizio, Busiek non fa altro che rappresentare gli eroi DC come degli dei scesi in terra, venerati come essere supremi e superiori dalla gente comune, e presentare gli eroi Marvel come degli impiegati comunali che stanno a grattarsela tutto il santo giorno lasciando che qualcun altro si occupi dei pericoli che affliggono gli innocenti: cosa che non è assolutamente vera. Ma l'impressione è quella.

    Certamente, il metodo Marvel si è sempre preoccupato di creare eroi che fossero il più possibile vicino ai lettori e più umani e fallibili: ma qui vengono rappresentati come se fossero tutti quanti come degli imbecilli che non ne imbroccano una, al contrario degli eroi DC (che addirittura rivolgono sguardi di sufficienza verso tutto l'Universo Marvel). Questo perché Busiek, nel suo cuoricino, ha sempre preferito la Justice League. E Superman qui batte Thor con facilità. Tanto per dire. =_=

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    Noi siamo gli Eroi Supremi! Inchinatevi! Inchinatevi!


    In un'intervista fatta prima di questo lavoro, Busiek aveva affermato che, se avesse avuto la possibilità, avrebbe fatto vincere la JLA. Ok, la JLA potrà anche avere un'ampiezza di poteri superiore (forse), un universo più "luminoso", dove esseri sulla falsa riga del Punitore e Wolverine praticamente non esistono: ma questo non giustifica lo scrittore nel far apparire tutto l'Universo Marvel come un gigantesco paesino di Quarto Oggiaro dove regna il caos o l'anarchia.

    Capisco che in questi eventi è difficile essere obiettivi, ma così si è creata della leggera ipocrisia: prima scrive di personaggi fedeli a se stessi, poi mi organizza certe svolte di trama per far vincere la JLA. Molto male. Ma non perché vincono loro, ma perché si interrompe una certa linea di pensiero e presa di posizione mantenuta fin dall'inizio, l'idea insomma della neutralità che va a remengo. Non è che la JLA vinca fisicamente, si sa che in questo scontri non vince mai nessuno veramente: ma è chiara la preferenza di Busiek per la JLA e per il mondo DC.

    Al di là di questo, siamo tutti d'accordo nel dire che la vera forza della miniserie sono i disegni di George Perez. Vendicatori/JLA è l'avventura definitiva del fumetto super eroico Marvel e DC. Non esente da difetti ma, a conti fatti, più di così non si poteva davvero fare.
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    50 ANNI FA MORIVA GWEN STACY: IL TRISTE ANNIVERSARIO DI UN'ORRENDA STORIA (1973)

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    Nel Giugno 1973 uscì il numero 121 di Amazing Spider-Man: "La notte in cui morì Gwen Stacy" (che, comunque, morì in pieno giorno). La trama in breve: Gwen Stacy, la ragazza dell'Uomo Ragno, veniva catturata da Goblin. L'Uomo Ragno, nel tentativo di salvare Gwen da una caduta da un ponte, provoca la rottura del collo della ragazza, che muore sul colpo, mentre era ancora svenuta. Goblin, poi, viene ucciso, indirettamente, dal suo aliante. Per saperne di più, potete leggere qui la storia e qui il commento.

    Questa orribile storia è una tragedia: infatti l'eroe non solo non salva la sua ragazza, ma la uccide anche. All’epoca tutti pensarono, o almeno sperarono, che si trattasse di uno scherzo, di un finto colpo di scena nato per creare della suspense e invogliare il lettore all’acquisto dell’albo successivo, dove si sarebbe scoperto che Gwen in realtà era ancora viva. Non fu così. Quindi fu un vero e proprio shock, un pugno nello stomaco, fatto con cattiveria. La storia fece scalpore e i fan minacciarono di morte gli autori (Gerry Conway, John Romita, Roy Thomas, Stan Lee), che però si scrollarono di dosso la responsabilità, accusandosi tutti quanti a vicenda. Oggi quell'orrenda storia è considerata "l'entrata del fumetto nel mondo degli adulti", e anche "una pietra miliare della saga dell'Uomo Ragno e del fumetto", “il diritto di dire le cose come realmente sono nella realtà” e altre frescacce simili. Di conseguenza, gli stessi autori di prima, invece di dare la responsabilità agli altri come avevano sempre fatto, fecero a gara per prendersene il merito.

    L’idea di base della morte di Gwen partì dal disegnatore John Romita che a quei tempi era anche l'art director della Marvel. Romita diceva che le storie di Stan Lee erano troppo solari: bisognava scioccare il lettore e far alzare le vendite. Bisognava far morire un personaggio importante. La Zia May no, troppo prevedibile, ed era troppo funzionale alla storia dell'Uomo Ragno; Mary Jane a quei tempi non se la filava nessuno: quindi rimaneva solo Gwen. E' da notare che Gwen Stacy non era un personaggio creato da Romita, ma da Stan Lee e Steve Ditko: Romita la "abbellì" soltanto col suo stile (la Gwen di Ditko era meno affascinante della versione di Romita, in effetti). Ma il vero personaggio femminile creato da Romita era Mary Jane: quindi era naturale che lui volesse togliersi di torno la bionda Gwen per mettere al suo posto la rossa Mary Jane...e, bè, ci è riuscito. Stan Lee, a quel tempo, si era ritirato dalle sceneggiature dell'Uomo Ragno ed era subentrato lo sceneggiatore Gerry Conway, allora poco più che ventenne, che alla fine si assunse la responsabilità di scrivere quella storia. A leggerla anche oggi, però, si rimane traumatizzati dalla crudeltà con cui è stata realizzata.

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    LA GIUSTIFICAZIONE DEGLI AUTORI

    Gerry Conway giustificò la decisione in questo modo:

    “Gwen era una nullità, era solo un bel visino. Non portava nulla alla trama. Non aveva senso, per me, che Peter Parker finisse con una bambina senza problemi come quella. Solo una persona problematica poteva stare con un tipo problematico come Peter Parker. Gwen Stacy era troppo perfetta! Fondamentalmente, era la realizzazione delle fantasie di Stan Lee. Lui aveva sposato una donna simile a Gwen: Joan Lee era una bionda molto attraente, ed era ovviamente la donna ideale di Stan. E penso che Gwen fosse semplicemente la replica di sua moglie, proprio come lo era Sue Storm (la Donna Invisibile dei Fantastici Quattro). Ed era questo il punto debole di Gwen. La cosa sorprendente è che era stato creato un personaggio come Mary Jane Watson, forse il personaggio femminile più interessante che ci sia mai stato nei fumetti (mica male come iperbole - Joe7 :lol: :lol: :lol: ), e Stan non l'ha mai usata nella misura in cui avrebbe potuto fare. Invece della fidanzata di Peter Parker, Stan l'aveva resa la migliore amica di Peter Parker. Una cosa così sbagliata, così stupida...un tale spreco. Quindi, uccidere Gwen è stata una scelta del tutto logica, se non inevitabile."

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    Ci sono così tante ragioni per dire che Gerry Conway ha detto molte sciocchezze. Intanto, Gwen non era una persona perfetta e senza problemi: sua madre (di cui non sappiamo niente) o era morta o l'aveva abbandonata; suo padre, il capitano Stacy, morì all'improvviso. Quindi era un'orfana. Proprio come, per esempio, Peter Parker. :rolleyes: Gwen era rimasta completamente sola e, sconvolta per la morte brutale di suo padre (schiacciato da un muro di mattoni), andò a vivere con suo zio a Londra. Quindi aveva mollato tutto e si era trasferita in un paese straniero. Ovviamente dev'essere una cosa assolutamente normale, che fanno tutte le "persone senza problemi", no? Inoltre: come si era mantenuta, dopo la morte di suo padre? Lui era un capitano di polizia, non credo che avesse uno stipendio molto alto. Quindi, come poteva Gwen permettersi la scuola? Come poteva permettersi il suo appartamento? Avremmo potuto avere una storia su Gwen che lottava per sbarcare il lunario. Come faceva, non so, per esempio, Peter Parker. :rolleyes: Inoltre, era una bella donna bionda che studiava per diventare una scienziata (Mary Jane dalla testa vuota invece faceva, e fa, la modella, la ballerina e l'attrice, dei lavori davvero rispettabili...). Ce ne sarebbero di cose da raccontare al riguardo, quindi. Non vedo dove possa essere "noiosa", con gli spunti che ho appena presentato. Non vedo come la sua morte potesse essere "logica" e "inevitabile".

    UN'ASSURDITA' PSICOLOGICA

    L'avvenimento di Gwen uccisa dal suo stesso ragazzo è una cosa che può annientare la vita del protagonista. Scusate, ma se io mi fossi reso conto di aver AMMAZZATO la mia ragazza non potrei più vivere come prima. E invece l'Uomo Ragno cosa fa, dopo un (breve) periodo di lutto? Fa l'Uomo Ragno come prima, lo spettacolo deve continuare. Ma questo non ha senso, psicologicamente parlando.

    Comportandosi in questo modo, l'Uomo Ragno mostra di non sentire alcun rimorso per essere stato un assassino, anche se inconsapevolmente. Fa così perchè non se ne era reso conto? No, lo sapeva: nelle storie di Straczynski, Peter dice chiaramente che sapeva cosa aveva combinato. Guardate che stiamo parlando del tizio che vive un eterno rimorso per essere stato la causa indiretta della morte di suo zio Ben. Ed ora che lui è stato la causa, un pò meno indiretta, della morte della ragazza che ama, non va in tilt? No, non sta in piedi.

    Ma non è tutto. Il Peter Parker del dopo-morte di Gwen cosa fa, quando vede il clone di Gwen, nella saga dello Sciacallo, in cui lui crea il clone della ragazza amata? (nota: era una storia di Conway, che lui era stato costretto a realizzare controvoglia, spinto dall'ira dei lettori) Quando Peter vede che Gwen è viva, vede che non è morta, cosa fa? Mostra di essere felice? Le dice "Ma come è possibile? Che bello, sei viva"? No. La AGGREDISCE, la INSULTA, la MALTRATTA, le dice che Gwen è morta e quindi lei è una bugiarda, rifiutando anche la minima possibilità che, in qualche modo, Gwen sia sopravvissuta. Ogni tanto guarda con preoccupazione Mary Jane, mostrando di amare lei e non Gwen. Ma questo qui non è Peter Parker. L'Uomo Ragno, prima della morte di Gwen, amava Gwen Stacy, era innamorato cotto di lei e Mary Jane per lui era solo "un bel visino", per dirla con le parole di Conway. Quindi la sua psicologia è stata alterata: l'Uomo Ragno, dopo la morte di Gwen sembra lo stesso ma non lo è.

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    Ma non poteva almeno dirle: "Come sono contento di rivederti, credevo che fossi morta" o qualcosa del genere? Non sembra molto felice, insomma, di rivedere Gwen. Anzi appare decisamente seccato, come se fosse venuta un'intrusa. Ma qui è Gerry Conway che parla, non Peter Parker.


    In sostanza, Peter, dopo la morte della sua ragazza, e una morte provocata da lui, non se la prende più di tanto. Ma con un'esperienza così, uno dovrebbe impazzire. Dovrebbe smettere di essere l'Uomo Ragno, dovrebbe ritirarsi a vita privata, dovrebbe vivere in penitenza per il resto dei suoi giorni. Non è credibile che continui a fare l'Uomo Ragno come prima. E invece lo fa. In questo modo, la credibilità psicologica del personaggio se ne va e seguiamo le avventure di un pupazzo. Non puoi costruire attorno al protagonista una storia simile e poi farlo agire come prima, come se niente fosse successo.

    In un'altra storia di Gerry Conway, l'Uomo Ragno viene a sapere che il clone di Gwen era in realtà un'opera dell'Alto Evoluzionario: alla fine, lui le dice che, anche se lei fosse la vera Gwen, lui è innamorato di un'altra, cioè Mary Jane. Insomma, Conway ha messo una pietra (tombale) tra Peter e Gwen.

    LA STRANA VICENDA DELL'UOMO RAGNO MESSICANO, IN CUI GWEN STACY NON MUORE (MA NON E' COSI')...

    In Messico, negli anni '70, l'Uomo Ragno era pubblicato dalla Editoriale La Prensa: il materiale veniva distribuito anche in Argentina, Cile, Uruguay e Perù, e anche negli stessi Stati Uniti, per la comunità degli immigrati di lingua spagnola. La rivista si chiamava El Sorprendente Hombre Araña (prima che l'orribile lingua inglese-americana imponesse al mondo intero la sua pronuncia "Spiderman" in ogni parte del mondo). A causa del grande successo del fumetto, l’editore pensò di portare la periodicità della testata da mensile a settimanale, aggiungendo, in accordo con la Marvel, delle storie inventate, con l'Uomo Ragno e Gwen: furono disegnate da José Luis Durán. In totale, esistono 45 episodi "messicani" dell'Uomo Ragno, scritti per lo più da Raúl Martinez, coi disegni del già citato Durán. Le nuove storie non rispettavano gli standard narrativi della Marvel, dando vita persino a cattivi originali e avendo una continuity tutta propria. Nei primi anni '70, La Prensa chiuse le sue testate a fumetti, fino al 1973 (l'anno della morte di Gwen), in cui terminò la pubblicazione dell'Uomo Ragno. L'anno successivo, l'OEPISA, un'altra casa editrice, attraverso la Macc Divisione Comics, acquistò la licenza per i personaggi Marvel, producendo altre avventure inedite dell'Uomo Ragno, sempre con José Luis Durán nel ruolo di art director. Si trattava però di Arañita Supers Historias, realizzata interamente da Durán e dalla sua squadra, destinata a un pubblico di bambini, con un Uomo ragno bambino-ragazzino. Quindi Gwen non compariva: anche la Gwen "messicana" era scomparsa dopo il 1973.

    Una curiosità: in una storia "messicana", Gwen si sposava con Peter, ma pare che sia stata solo un'allucinazione indotta da Goblin. Di tutte questa storie dell'Uomo Ragno in Messico si sono conservate poche copie originali, perchè, una volta che l'artista consegnava le proprie tavole alla casa editrice, queste non tornavo indietro. Di conseguenza, queste storie sono quasi introvabili.

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    La storia messicana in cui Peter sposa Gwen...


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    ...anche se era solo un''illusione.



    ...PERO' GWEN E' SOPRAVVISSUTA IN ITALIA.

    Su Supergulp-Fumetti in TV, una rivista uscita nel 1978-79, comparivano delle storie dell'Uomo Ragno realizzate da autori italiani. Diverse volte compariva Gwen da viva: c'erano anche dei criminali inventati (Abraxas, per esempio), che rapivano Gwen e l'Uomo Ragno la salvava. Quindi qui abbiamo davvero una Gwen ancora viva dopo il 1973. Un primato tutto italiano. ^_^

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    Certo, i colori non erano il massimo e a volte compariva una Gwen dai capelli ARANCIONI...



    IL NOME "GWEN"

    Per finire, una curiosità: il nome completo di Gwen è Gwendolyne Maxine "Gwen" Stacy. Gwen viene dal gallese Gwyn (ricordiamo che Gwen ha dei parenti inglesi). Significa "bianco, chiaro, benedetto, candido". Sembra proprio tipico di Gwen. Gwen viene anche da Gwin Ap Nudd, sovrano dell'Oltretomba, che accompagnava le anime dei morti. Già qui si ha un cenno della tragica fine di Gwen.
    Gwendolyne sta per Guendalina, sempre un nome di origini celtiche: significa "prato bianco o anello bianco".
    Maxine è la versione femminile di Max, che costituisce a sua volta la forma abbreviata di Massimo, cioè "grandissimo, sommo". La cosa curiosa è il cognome, Stacy. "Stacy" sta per "Anastasia", che a sua volta si basa sul greco anástasis, cioè "risveglio", "resurrezione": viene quindi interpretato come "risorta". Come per dire che Gwen resterà sempre viva: in effetti, se ne parlano anche dopo cinquant'anni, significa che alla Marvel non potranno mai sbarazzarsene completamente...

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    LA RAGAZZA DEL KUNG-FU

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    Edited by joe 7 - 13/12/2023, 17:49
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    50 ANNI FA: ESCE SHANG-CHI, MAESTRO DEL KUNG-FU (1973)

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    Shang Chi è il figlio del malvagio Fu Manchu, ma segue la via opposta al padre e si oppone alle sue organizzazioni. Fu creato da Steve Englehart (testi) e Jim Starlin (disegni) nel 1973, nella rivista- contenitore Special Marvel Edition numero 15. A quei tempi, la Marvel faceva così per saggiare il successo di un personaggio: lo infilavano in una rivista-contenitore di taglio generico e, se avesse avuto un certo gradimento di pubblico, allora si sarebbe fatta una sua testata. Grazie al successo che avevano allora i vari film sulle arti marziali dell'epoca, tipo "L'urlo di Chen terrorizza anche l'Occidente" con Bruce Lee, la popolarità di Shang Chi divenne subito così grande che ebbe in poco tempo la sua testata personale, che fu la stessa "Special Marvel Edition", che divenne The Hands of Shang-Chi, Master of Kung Fu. Englehart e Starlin abbandonarono presto il personaggio, e saranno sostituiti, dopo vari numeri, da Doug Moench, sceneggiatore, e Paul Gulacy, il disegnatore, che sono stati i veri creatori di Shang Chi, perchè daranno l'impostazione definitiva al personaggio. Nel 2010 Comics Bulletin, un famoso sito web specializzato nell'analisi dei fumetti, aveva classificato il lavoro di Moench e Gulacy su Shang Chi al sesto posto nella lista delle "10 migliori meraviglie degli anni '70". Dopo l'abbandono di Gulacy, la serie fu disegnata da altri autori, tra cui Mike Zeck, ma non raggiunse più i livelli della coppia Moench-Gulacy. In Italia Shang-Chi fu pubblicato per la prima volta dalle Edizioni Corno. Potete leggere tutto su Shang Chi nel dossier che ho fatto qui.

    50 ANNI FA: ESCE KYASHAN (1973)

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    Il nome originale è "Casshern" o "Casshan": piuttosto brutto e con delle implicazioni volgari (da questo nome comunque deriva la "C" sul petto del protagonista, come con Superman). Comunque, in Italia, intelligentemente, hanno scelto come nome un migliore Kyashan, cosa che fa imbestialire i fanatici puristi del "rispetto assoluto dell'originale giapponese" eccetera eccetera. Creato da Tatsuo Yoshida, è un anime di 35 episodi realizzato dalla Tatsunoko (quella di Yattaman) nel 1973. La storia in breve: il dottor Asuma ha costruito degli androidi per aiutare l'umanità. Un brutto giorno, un fulmine dà vita ai robot, che, capeggiati dal robot Briking (BK-1, da qui Briking) si rivoltano e creano un esercito di robot simil-nazisti, che seminano terrore e sterminio in tutta l'umanità, costretta a sottomettersi a Briking e al suo esercito nazista. Ma il figlio di Asuma, Tetsuya, accetta la proposta del padre di diventare (per sempre) un androide capace di fronteggiare Briking e il suo esercito: nasce così Kyashan. Il suo cane Lucky, ucciso dagli androidi di Briking, viene trasformato nel fedele cane-robot Flender (nell'originale "Friend", cioè "amico" in inglese), capace anche di trasformarsi in diversi mezzi di trasporto meccanici. Inoltre, il dottor Asuma, che è diventato prigioniero di Briking, per salvare la moglie Midori, ne riversa la sua coscienza e i suoi ricordi nel corpo di un cigno robot, Swanee, che diventa l'animale di compagnia di Briking, ignaro della vera identità di Swanee. Il cigno-robot, nelle notti di luna piena, può proiettare delle immagini e comunicare di nascosto col figlio Kyashan, rivelandogli i piani di Briking.

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    Insieme a lui c'è anche Luna, sua amica d'infanzia e figlia di un altro scienziato, morto per mano degli androidi, che però le ha lasciato in eredità la pistola MC, capace di generare un campo magnetico letale per gli androidi. Kyashan ha anche un punto debole: la sua energia proviene dal Sole, e può esaurirsi se non si "ricarica" in tempo davanti al Sole. Oltre ad affrontare le armate di Briking, deve subire anche la diffidenza degli uomini, che non si fidano di lui perchè è stato trasformato in un androide, come quelli di Briking. Kyashan vaga tra le rovine del mondo, nelle sue varie battaglie, in un ambiente che ricorda l'Europa mitteleuropea degli anni 40. La serie si conclude con la vittoria di Kyashan e il ritorno della pace sulla Terra, grazie ad un'arma sviluppata dal dottor Asuma: i robot ribelli vengono riprogrammati ed utilizzati per la ricostruzione, anche lo stesso Briking. Kyashan, però, non può più tornare umano: forse in futuro. Fino ad allora Kyashan rimarrà a difesa della Terra e del genere umano.
    Si tratta di una storia seria e malinconica, in cui si vive in un mondo crudelmente devastato e si sente il rimpianto di un mondo pulito che ora non c'è più. Gli incontri tra Kyashan e la madre, intrappolata nel corpo meccanico del cigno Swanee, sono struggenti. Gli splendidi disegni, realistici, rotondi e curati, del character designer Yoshitaka Amano (L'Ape Magà, Yattaman, Hurricane Polimar, Tekkaman) attenuano la cupezza della storia. In Italia Kyashan arrivò nel 1980 e nel 2007 è stata pubblicata in DVD dalla Dynit. E' un anime privo della sigla doppiata in italiano: fu usata direttamente la sigla originale giapponese.
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    50 ANNI FA: NASCE LUPO ALBERTO (1973)

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    Lupo Alberto, realizzato da Guido Silvestri, in arte Silver, è un'icona del fumetto italiano, al livello delle Sturmtruppen, Corto Maltese e Alan Ford, per citare i primi che mi vengono in mente. All'inizio la serie era intitolata "La fattoria dei McKenzie" (con un tal Mckenzie, l'unico umano, che non compariva mai), in cui c'erano diversi animali umanizzati: il cane Mosè, Glicerina il papero, Alcide il maiale, Krug il toro, eccetera. Ma quando comparve Lupo Alberto, che andava nottetempo a rapire la gallina Marta in mezzo alle schioppettate, e che diceva a Marta: "Non possiamo continuare a vederci così", divenne a poco a poco il protagonista principale, e il nome della striscia, solo un anno dopo, nel 1974, divenne inevitabilmente "Lupo Alberto".

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    Uno dei tanti Eureka Pocket della Corno dedicati a Lupo Alberto: da notare che il colore blu di Lupo Alberto non era ancora stato deciso.


    Fu pubblicato per la prima volta sul Corriere dei ragazzi; poi, dal 1976, fu pubblicata sulla rivista Eureka della Editoriale Corno, e anche su albi monografici Eureka Pocket, sempre della Corno. Fu anche trasmesso per la prima volta in televisione nella trasmissione Supergulp, dal 1977 al 1981. Negli anni '80 la popolarità di Lupo Alberto era alle stelle e Silver realizzò anche delle tavole autoconclusive, non solo delle strisce: nacque anche la rivista "Lupo Alberto", coi lavori di Silver e di altre persone. Dopo il fallimento della Corno, "Lupo Alberto" passò alla Glenat Italia, poi alle edizioni ACME e infine alla Macchia Nera/MCK (Mckenzie), con cui Silver divenne autogestore e produttore del personaggio. Attualmente, a causa delle scarse vendite, la rivista "Lupo Alberto" è diventata bimestrale e si vende solo per abbonamento, non più in edicola.

    Tra le possibili origini di Lupo Alberto, c'è il cartone animato della Warner Bros "Ralph il lupo e Sam canepastore". Ralph, simile a Wilcoyote, è anche somigliante a Lupo Alberto; Sam il cane da pastore, somiglia a Mosè.

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    Vi ricorda niente?


    Ogni giorno, Ralph e Sam timbrano il cartellino, poi iniziano il loro lavoro: il lupo Ralph cerca di rubare le pecore da Sam che le sorveglia, senza mai riuscirci. Infatti, Sam, anche se è un tipo indolente, becca sempre Ralph e gliele suona di santa ragione. Spesso capita che questo accada all'ora di pranzo: allora tutti e due smettono, fanno la merenda, e poi, quando la campanella suona la fine della pausa, Sam riprende da dove era rimasto e pesta Ralph. Alla fine della giornata, i due si salutano, pronti per ricominciare domani. E' stata una serie breve (solo sette episodi), ma la sua realizzazione era tale da rimanere impressa a chi la vedeva, ed è probabile che sia successo così anche a Silver. Anzi, in certe scene del fumetto si vede che Lupo Alberto e Mosè stanno recitando la parte del lupo e del cane da pastore.

    Il colore blu di Lupo Alberto nacque per caso, ma fu un'idea provvidenziale, perchè sottolineava la stranezza di un lupo che va a spasso con una gallina. In ogni caso, il comprimario più importante di Lupo Alberto, Enrico la Talpa, è diventato talmente famoso da oscurare alla fine lo stesso Lupo Alberto: insieme a sua moglie Cesira, Enrico, con le sue assurdità, con le sue idee strampalate, il suo essere sempre sopra le righe, nel chiamare sempre "Beppe" Lupo Alberto scambiandolo appunto per un fantomatico Beppe, sconvolge non solo Lupo Alberto, ma anche tutti gli abitanti della fattoria. I suoi battibecchi con la Cesira, il suo comportamento emiliano-romagnolo, la sua imprevedibilità lo hanno reso leggendario tra i lettori, un pò come Snoopy che aveva soppiantato Charlie Brown.

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    Indimenticabile Enrico. ^_^



    50 ANNI FA: NASCE LA FURIA DELLA PANTERA DI DON MCGREGOR (1973)

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    Potete leggere il dossier qui. La furia della Pantera fu il primo "graphic novel", cioè il primo romanzo grafico, incentrato su un personaggio, con un inizio e una fine. Ad esso sarebbero seguiti i ben più famosi Dark Knight Returns di Frank Miller, Watchmen di Dave Gibbons, L'ultima caccia di Kraven di De Matteis sull'Uomo Ragno e tanti altri.

    50 ANNI FA: NASCE PINKY (1973)

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    Pinky, creato da Massimo Mattioli, è un coniglio rosa che fa il fotografo della "Notizia", giornale diretto dall'elefante Perry Pachiderma. Ha come fidanzata la coniglietta Petulia, giornalista anche lei, e il suo amico Giorgione, fotografo della "Notizia" anche lui, è uno dei comprimari più fissi. Il suo principale nemico è Joe Cornacchia, fotografo del "Giornalaccio", che cerca sempre di fregargli le foto. Un altro nemico ricorrente è Crocodylus, lo scienziato pazzo, che mostra sempre i suoi piani a Pinky e poi lui fa scoppiare tutto come nelle migliori tradizioni degli scienziati pazzi. Pinky vive sì in un mondo antropomorfo, ma soprattutto assurdo e fuori dalla norma: alieni, mostri, fiori parlanti, pomodori cantanti, fantasmi siamesi. E' apparso per la prima volta nel 1973 sulla rivista "il Giornalino" ed è diventato uno dei personaggi più famosi e amati della rivista. Le storie non hanno una struttura precisa: o hanno una pagina sola o più pagine (in genere cinque o sei), con vignette che possono essere disposte in modo particolare a volte, ma sempre leggibilissime. Le storie di Pinky terminarono nel 2014, dopo quarant'anni di ininterrotta produzione. Purtroppo il Mattioli ci ha lasciato nel 2019, lasciandoci però una quantità sterminata di storie di Pinky, raccolte parzialmente in un paio di volumi (più altri, ma non facilmente rintracciabili): Pinky. Il clik più veloce del mondo, Mondadori, 2006; Pinky, in Maestri del fumetto, vol. 35, Mondadori, 2009.

    50 ANNI FA: NASCE L'ANIME DI JENNY LA TENNISTA (1973)

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    Il nome originale di Jenny sarebbe Hiromi Oka, un nome poco appetibile per la lingua italiana, per la quale "iromi" non sembra neanche un nome e "oca", invece, fa venire in mente un certo volatile poco intelligente e un appellativo poco gradito alle donne. Quindi "Jenny la tennista" (Jennifer Nolan è il nome completo in Italia) suona molto meglio di "Iromi Oca la tennista", come forse avrebbero voluto i purissimi della lingua giapponese originale da rispettare in modo assoluto. Siamo in Italia, non in Giappone, quindi facciamo delle scelte che siano comprensibili agli italiani.

    La trama è semplice: Jenny, iscritta al primo anno del liceo Nishi, viene scelta a sorpresa dall'allenatore Jeremy (Jin Munakata nell'originale), per disputare i campionati regionali di tennis: da qui una serie di difficoltà, come l'invidia delle ragazze (ma chi l'ha detto che la donna è una santa ed è superiore moralmente all'uomo? Basta vedere solo qui quanto possa essere uguale all'uomo in malvagità. Provate a chiedere a tutte le donne quanto sia bello il mondo femminile...), il desiderio di Jenny di fuggire, gli scontri, le vittorie, le sconfitte.

    All'inizio, Jenny la tennista era un manga. Nel 1972, la mangaka Sumika Yamamoto, seguendo il boom dei manga e anime sportivi, realizzò "Ace o nerae" ("Punta all'ace", cioè alla coppa campioni del tennis). Il successo fu tale che fu realizzato l'anime l'anno successivo, il 1973, con due autori d'eccezione: Osamu Dezaki alla regia e Akio Sugino al character design (ho fatto un dossier su di loro qui): i due avevano già lavorato in coppia nell'anime di Rocky Joe. Ad occuparsi delle animazioni fu la Tokyo Movie Shinsha (oggi TMS Entertainment) che fece pure l'anime sportivo di Mimì e la nazionale di pallavolo (Attack n.1). Però era passato solo un anno dalla produzione del manga e il materiale non era molto: la storia originale fu così ampliata nell'anime, dando maggior spazio alle vicende scolastiche e quotidiane del liceo Nishi, dove Jenny vive la sua storia e vengono approfonditi gli altri personaggi: l'amica Mary (Maki nell'originale), le compagne del club e in particolare Evelyn (Otowa, nell'originale), la tennista a cui Jenny ruba il posto nel torneo a squadre e ne diventa la rivale. Se le partite a tennis nel manga erano solo abbozzate, nell'anime vengono allungate e approfondite, mostrando così, diverse volte, una serie di scene drammatiche di combattimento con le racchette, che raggiungerà il culmine negli ultimi episodi con lo scontro tra Jenny e Madame Butterfly, il soprannome di Reika Ross (Reika Ryuzaki nell'originale), campionessa della scuola di tennis, chiamata così per il suo stile di gioco, elegante e simile a una farfalla (appunto butterfly in inglese). Tuttavia, l'anime non ebbe successo e durò solo 26 episodi, cioè la metà di quanto previsto. In futuro, però, fu rivalutato. Jenny la tennista fu trasmesso in Italia nel 1981, ottenendo un notevole successo, anche grazie alla celeberrima sigla di Nico Fidenco, che descrive tutta la fatica di Jenny e calza pienamente con le immagini della serie. Nota come Destra-sinistra, sinistra-destra, la sigla di Fidenco Jenny and Jeremy divenne il simbolo dello stesso cartone animato.

    Ace-wo-nerae-anime
    Jenny e l'amica-rivale Madame Butterfly.

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