LUPIN III CONTRO DAITAN 3

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    LUPIN III CONTRO DAITAN 3
    (NOTA: Il termine più comunemente usato è "Daitarn 3" con la "r", ma, visto che è sempre chiamato Daitan, senza la "r", ho preferito escluderla anch'io nella scrittura)

    Lupin-vs-Daitan-3
    Disegno di Joe7; lavorazione in Photoshop di Toshia76



    DUE AMICI AL BAR

    Tutto cominciò col classico golpe sudamericano.

    Il piccolo stato di Rurutu fu liberato dalla dittatura di Alcazar, dopo la ribellione guidata dal legittimo presidente Socorro. In questa guerra, i mercenari avevano dato un indispensabile aiuto: soprattutto i berretti blu, i famosi Bluebeller. Ora tutti stavano festeggiando la vittoria nell’unico bar rimasto in piedi. Laggiù, la ventola sul soffitto girava pigramente, cercando di allontanare il caldo, senza grandi risultati. Nessuno però ci badava: avevano vinto. Tutti ridevano e bevevano, raccontandosi a vicenda le loro storie, gonfiandole fino all’inverosimile. Erano mercenari conosciuti e temuti in tutto il mondo. Soltanto uno di loro restava in silenzio, sotto la ventola, seduto coi piedi sopra il tavolo. Attorno a lui c’era il deserto: per quanto fossero coraggiosi e spietati, nessuno osava rivolgere la parola allo sconosciuto, che sorseggiava silenzioso e tranquillo il bicchiere di Bacardi che teneva in mano, mentre la bottiglia mezzo vuota sul tavolo attendeva di essere completamente svuotata. La cosa curiosa di questo personaggio era quella di avere, a differenza degli altri, un vestito elegante, con giacca, pantaloni e cravatta, tutti neri, a parte la camicia bianca, che faceva risaltare lo scuro della cravatta. La sua barba nera, ispida e caprina, terminava con una punta all’insù sotto il mento e i suoi occhi erano perennemente coperti dalla tesa del cappello, anch’esso nero. Se lo si osservava con attenzione, si poteva notare la pistola che portava sotto la cintura, dietro la schiena: una 44 Magnum, assai potente e difficile da usare, tipica del pistolero professionista. Tutti lo conoscevano di fama: Jigen Daisuke, ricercato internazionale, pistolero, ladro e mercenario a tempo perso, appartenente alla famosa banda di Lupin III.

    Jigen-1


    All’improvviso, una persona gli si avvicinò, mettendo sul tavolo un’altra bottiglia di Bacardi e un bicchiere.
    “Posso farti compagnia, Jigen?”
    L’altro sollevò impercettibilmente il capo, rispondendo con un sorriso:
    “Radik?1 Ma che sorpresa, il comandante dei Bluebeller in persona. C’è posto, siediti pure.”
    L’altro si sedette: anche se era un ragazzo ancora giovane, in poco tempo era diventato un comandante mercenario tra i più quotati, fondando il gruppo dei Berretti Blu, i famosi Bluebeller, con un’organizzazione quasi militare. Stranamente, erano diventati amici quasi subito, cosa insolita per un lupo solitario come Jigen. Radik versò il Bacardi nel bicchiere e lo buttò giù con forza.

    Nuova-immagine-1


    “Vacci piano, ragazzo” osservò Jigen “E’ roba forte!”
    “Non m’importa” rispose Radik, versando un altro bicchiere. Jigen rimase perplesso. Tolse i piedi dal tavolo e osservò bene l’altro: era pallido come un morto.
    “Che ti è successo? Abbiamo vinto la rivolta, abbiamo avuto i nostri soldi…qualcosa non va?”
    Dopo un attimo di silenzio, Radik disse:
    “Ho ricevuto una lettera da casa. Mia sorella Kelly è gravemente malata e sta morendo”
    Jigen appoggiò il bicchiere sul tavolo.
    “Mi dispiace.”
    Radik estrasse una foto dal portafoglio e la mostrò a Jigen. Il pistolero la osservò e disse stupito:
    “Ma è una bambina! Accidenti, mi spiace davvero, Radik. Se posso fare qualcosa…”

    Nuova-immagine-2


    “Non si può più fare niente, purtroppo” rispose lui, versandosi un altro bicchiere di Bacardi. Lo bevve tutto d’un fiato e disse, col volto imporporato dal rum:
    “Lascia che ti dica la mia storia. Sul perché è successo questo a Kelly. Devo sfogarmi in qualche modo.”
    “Ti ascolto.”
    “Conosci Daitan 3?”
    “Cos’è, una rete televisiva?”
    “No, un robot gigante.”
    Jigen fece una smorfia. “Detesto quei giocattoloni. Che c’entra questo Daicoso con te?”
    “La mia storia ha a che fare con lui. Era iniziato tutto su Marte. Sai, avevano installato lì, segretamente, delle basi per esplorazioni e ricerche, finanziate da privati. Tra gli altri, c’era un tale che si chiamava Haran Sozo. Un cervellone, che aveva trovato il modo di tramutare gli uomini in cyborg immortali, che ha chiamato Meganoidi”
    “Ed era andato fin su Marte per fare questa fesseria?” replicò Jigen, tirando fuori da un pacchetto una sigaretta smozzicata che si mise in bocca.
    “Vallo a sapere perché. Gli scienziati sono tutti dei Pippi sballati. Comunque, questi Meganoidi alla fine si erano ribellati.”
    “Mi stai raccontando la favola di Frankenstein, Radik.” commentò Jigen con un sorriso, accendendo la sigaretta.
    “In effetti…comunque, i capi della rivolta, Don Zauker e la sua donna, Koros, uccisero il professore e la sua famiglia. Sopravvisse solo il figlio, Haran Banjo, che scappò sulla Terra col Daitan 3, un robot gigante costruito dal padre.”
    “Però! Tra le altre cose, aveva avuto anche il tempo di costruire un robot gigante? Invece di fare lo scienziato, uno stakanovista così avrebbe dovuto lavorare alla General Motors. Avrebbe guadagnato una barca di soldi.” disse Jigen soffiando in alto il fumo. Radik ignorò il commento e continuò la storia.
    “Questo Banjo, insomma, era andato a vivere in una villa, insieme con Garrison, il suo maggiordomo. Poi lo avevano affiancato degli amici: Reika e Beauty, due ragazze, e Toppi, un ragazzino. Aveva combattuto contro i Meganoidi usando il Daitan 3.”
    “Va bene, Radik, è la solita storia del robot gigante. Ma tu che c’entri?”
    “Ci arrivo. Quando avevo fondato i Bluebeller, eravamo una banda di motociclisti ribelli e sbandati: i Meganoidi ci avevano contattato per vedere se volevamo diventare come loro.”
    “Ah, e com’è finita?”
    “In un primo tempo, avevamo accettato. A quei tempi, ci sentivamo trascurati e messi da parte: il fatto che qualcuno si interessasse tanto a noi ci faceva ringalluzzire. Eravamo giovani e fessi, che vuoi farci?”
    “Allora avete combattuto contro il Daicoso? Questa non me l’avevi mai raccontata, Radik: tu saresti dunque un cyborg?”
    “Stavo per diventarlo. Però mia sorella Kelly mi aveva aiutato a cambiare idea. Da allora, io e i Bluebeller eravamo partiti per l’estero e ci eravamo fatti un nome.”
    “E la storia del Daicoso coi Meganoidi com’è finita? Quel tal Bongo fatto piazza pulita dei cattivoni?”

    Jigen


    “Banjo, non Bongo. A quanto mi aveva scritto Kelly nella sua ultima lettera, lui era andato su Marte col Daitan 3 e aveva fatto come Rambo: Koros e Don Zauker sono morti e i Meganoidi non ci sono più. Adesso Banjo gestisce la Solar Corporation.”
    Jigen tossì all’improvviso, perché il fumo gli si era fermato in gola appena aveva sentito quella parola.
    “La…la Solar Corporation? Il pilota del Daicoso è a capo di quella multinazionale?”
    “Esatto. Ha replicato l’effetto dell’energia solare nelle macchine, tipo automobili o aerei, e le fabbrica. Vende in tutto il mondo. Sai, avevo sentito che il Daitan era ad energia solare: forse è da lì che era partita l’idea.”
    Jigen fece un fischio.
    “Intraprendente, il tipo. Ma, tornando a tua sorella, cos’ha? Di cosa è ammalata?”
    “Non si sa bene. Ma ho il sospetto di essere io il responsabile.”
    “Tu?” disse stupito Jigen “Che c’entri tu?”
    “Ero diventato un Megaborg, cioè un essere grande come il Daitan 3, insieme ai miei compagni. Una cosa insolita: di solito, era solo una persona che diventava Megaborg. Questo infatti aveva provocato l’emissione di radiazioni particolari che, per un motivo non chiaro, potevano influenzare chi aveva il DNA simile al mio, come mia sorella Kelly. L’avevo scoperto solo più avanti. Alla fine di quello scontro col Daitan, lei stava bene, ma poi si era sentita male un anno dopo: era una cosa ad effetto ritardato.”
    Jigen non seppe più cosa rispondere.

    ------------------------------------------------------

    1 Radik (o Rad) è un personaggio dell'episodio 16 di Daitan 3: "Il triste canto dei Bluebeller" (titolo originale). Altre versioni del titolo sono: " Rad il guerrigliero pentito" o "L'elegia dei berretti blu"

    radik-e-jigen-mini
    Radik e Jigen: disegno di Toshia 76



    Edited by joe 7 - 4/10/2022, 16:18
     
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    UNA PARTITA A PAC-MAN

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    Il gioielliere della Tiffany accese le luci del negozio: erano le 6 del mattino ed era l’ora di cominciare il lavoro. Appena vide le luci illuminare l’interno del negozio, si lasciò sfuggire un singulto e si sentì il cuore balzare in gola.

    Tutte le bacheche erano aperte e desolatamente vuote. Tutti i rubini, lapislazzuli, diamanti, collane, braccialetti e affini non c’erano più. Incredulo, il gioielliere cercò di reprimere il tic nervoso che gli stava venendo alle mani. Miliardi di yen scomparsi in una notte. Un avanzatissimo sistema di allarme che era costato una barca di soldi, con raggi infrarossi e sistemi vari, non era servita a un tubo. Con aria smarrita, passò tra le teche, sperando inutilmente di trovare almeno qualche gioiello rimasto. All’improvviso, vide una scatoletta chiusa, proprio in mezzo alla teca principale, la più grande. La afferrò e la aprì con mani tremanti: saltò subito fuori una molla con una musichetta che lo spaventò, lasciando cadere a terra l’oggetto. Guardandolo bene, si accorse che si trattava di un omino di metallo che era saltato fuori all’improvviso con la molla: aveva una giacca rossa e una faccia sorridente da ebete, simile a quella di una scimmia. Si muoveva a destra e a sinistra, seguendo i ritmi del motivetto rock del carillon, basato sulle note della “Gazza ladra” di Rossini. Davanti alle mani del pupazzetto, c’era un biglietto. Il gioielliere lo prese. Conteneva poche parole:
    “La vostra collezione di gioielli è stupenda. Siete davvero degni della vostra fama. Complimenti. Lupin III”

    “Imbecille!” tuonò l’ispettore Zenigata, dando un poderoso pugno sul tavolo. Era furioso, a dir poco. Possibile che quell’idiota di gioielliere non l’abbia avvertito prima? “Avevate ricevuto l’avviso di Lupin III una settimana fa, come potevate pensare che fosse un millantatore?”
    “Ma...ispettore…” balbettò il gioielliere, che si sentiva quasi trattato da criminale “di lettere così ne riceviamo tante…come potevamo pensare che fosse vera?”
    “Potevate almeno avvertire!” sbottò Zenigata.
    “Ma…io credevo che Lupin non esistesse, che fosse una favola, un personaggio dei fumetti!”
    “Sì? Bene, da adesso in poi non potrà più dirlo!”
    “Ispettore” disse un agente “abbiamo finito le analisi.”
    “Sì, sì. Portatele alla scientifica, per quello che vale. Quel maledetto Lupin non lascia nessuna traccia del suo passaggio.”
    L’ispettore uscì dalla gioielleria, preso dallo sconforto. Ancora una volta, lui, lui ce l’aveva fatta. Con tutto quello che aveva combinato Lupin in questi anni, c’era ancora qualche cretino che non credeva alla sua esistenza. Sarà da qualche parte a ridacchiare, il maledetto, pensò Zenigata a denti stretti.
    “Ma ti prenderò, Lupin, anche a costo della vita!” urlò in mezzo alla strada, coi pugni rivolti verso l’alto, mentre la gente, spaventata, cercò di stargli lontano e di far finta di non vederlo.

    Il Pac-Man era quasi riuscito a prendere tutti i fantasmini: stava per vincere. All’improvviso, finì in un vicolo cieco: i fantasmini lo raggiunsero e lo sconfissero. La scritta GAME OVER lampeggiò sullo schermo.
    “Maledizione!” sbottò Lupin “Ce l’avevo quasi fatta! A momenti raggiungevo il quarto livello!”
    “Non sei un po’ troppo vecchio per questi giochetti, Lupin? E poi questi videogame non li fanno più da un pezzo!” disse Jigen, tenendo la sigaretta smozzicata tra le dita, esasperato dal fatto di dover stare lì a guardare l’ennesima partita di Pac-Man.
    “Jigen, tu non comprendi! Pac-Man è una meraviglia. Riesco a vincere le partite più moderne di playstation con facilità, ma con Pac-Man non ce l’ho ancora fatta!”
    “E allora lascia perdere! Chi se ne frega se non riesci a vincere a Pac-Man?”
    “Per me è una sfida, Jigen. E Lupin III non rifiuta mai una sfida.”
    Jigen non insistette: quando lui si metteva in testa qualcosa, non c’era verso di cambiargli idea. Appoggiò la schiena al muro e, con le mani in tasca, disse:
    “Spero che tu non mi abbia chiamato solo per farmi vedere come te la cavi a Pac-Man!”
    “E invece è proprio così!” sogghignò Lupin “Ti avevo chiamato proprio per fare una partita a due!”
    Senza rispondere, Jigen si voltò e si diresse verso l’uscita. Lupin lo fermò, abbracciandolo da dietro.
    “Era solo uno scherzo, Jigen! Possibile che tu non sappia stare agli scherzi?”
    “Quando sono così idioti, no.”
    Con una mano, il pistolero si liberò di Lupin, facendolo cadere a terra: lui si rialzò facendo la faccia dell’offeso.
    “Sei ingiusto, Jigen. Tanto più che l’idea me l’avevi data tu.”
    “Che idea?”
    “Quella del prossimo colpo” disse Lupin con un sorriso “Ti ricordi che mi avevi parlato di Radik e della sua sorella malata, Kelly?”
    “Certo. E con questo?”
    “Mi sono informato. La bambina è all’ospedale di Tokyo in stretta osservazione: le danno sì e no due-tre mesi di vita.”
    A Jigen venne in mente l’immagine sorridente e allegra di Kelly. Era abituato alla morte, ma mai a quella dei bambini: quelle cose non gli andavano giù.
    “Pensi di salvarla? Non sei un medico, Lupin.”
    “Però sono un ladro. Ho seguito con attenzione il tuo racconto su Daitan 3: mi hai dato la traccia per trovare quello che può salvare la bimba. E guadagnarci sopra anche, cosa che non guasta.”
    Lupin gettò un papiro in mano all’amico. Incuriosito, Jigen aprì il foglio, osservando la pianta di una villa: era dettagliatissima, con tutti i particolari e le misure.
    “Cos’è questa roba?”
    “La villa di Haran Banjo. Il pilota del Daitarn, ricordi?”
    Jigen rimase perplesso. Non capiva dove voleva arrivare Lupin. Che cavolo c’entrava Banjo con Kelly?
    “E allora?” chiese.
    “Kelly è stata infettata da una specie di virus meganoide, giusto? Banjo è la persona che conosce i Meganoidi più di tutti al mondo. Nella sua cassaforte, troveremo tutte le informazioni necessarie per salvare Kelly. Vedi, è stato il padre di Banjo a costruire i Meganoidi, e nella cassaforte ci sono i microfilm dei suoi lavori. Basta prenderli e analizzarli”
    “Come fai a saperlo?”
    “Ho le mie fonti."
    Jigen non era convinto.
    "Lupin, anche se prendiamo questi microfilm, sarà un'impresa trovarci qualcosa che riguardi Kelly: come farai a capirci qualcosa in mezzo a tutti quei dati tecnici?"
    "Diversi collaboratori di Haran Sozo si erano ammalati dello stesso virus di Kelly e sono guariti. Mi sembra difficile che questi dati non ci siano sui microfilm: sono troppo importanti. E non si tratta di dati tecnici, ma di dati medici. Non sarà difficile identificarli."
    "Non sarebbe più semplice far sapere a Banjo di Kelly? Visto che lui dovrebbe essere uno dei buoni, darà l'antidoto a Radik"
    "Banjo è scomparso, Jigen. Nessuno sa che fine abbia fatto. Non ti viene in mente che Radik non abbia già provato a contattarlo?""
    "E dov'è finito?"
    "Non si sa. Dicono che faccia una vita da recluso,. non so perchè. Comunque potremo unire l’utile al dilettevole.”
    “E cioè?”
    “Per esempio, il fatto che nella villa di Banjo c’è un deposito di oro in tale quantità da far invidia a Fort Knox.”
    Per lo stupore, Jigen si lasciò cadere la sigaretta dalla bocca.
    “Co…cosa? Sapevo che era ricco, ma così tanto…”
    “I giocattoloni robotici costano. E adesso che lui, poverino, non può più usare il Daitan perché non ci sono più i Meganoidi, l’oro non gli serve più. Anzi, è persino inutile, tanto guadagna come un nababbo con la multinazionale che ha fondato. E’ mio umanitario dovere togliergli un sì gravoso peso.” concluse Lupin facendo la faccia dell’attore greco tragico.
    “Potrebbe aver finito tutto l’oro.” sogghignò Jigen “Chissà quanto avrà speso solo in benzina, ad usare il Daicoso!”
    “Io invece credo che ci sia ancora. Scommettiamo?”
    “Hmm” rifletté Jigen “Hai svaligiato quella gioielleria solo due giorni fa. Dovresti stare tranquillo per un pò. Zenigata ti starà cercando come un mastino.”
    “E tu pensi che il vecchio Zazà riuscirà a trovarmi?”
    All’improvviso, Jigen ebbe un sospetto. Maledizione, non sarà per quello che Lupin vuole fare subito un altro colpo! pensò, sperando di essersi sbagliato.
    “Lupin.” disse, deciso “I gioielli tu non li hai più, vero?”
    Lui rimase in imbarazzo, come un bimbo beccato con le mani nella marmellata.
    “Cosa…cosa dici, Jigen? Come ti è venuta in mente un’idea simile?”
    “Fujiko ti ha fregato un’altra volta, vero?”
    “No, no, te lo assicuro, non è come pensi…” rispose Lupin, guardando da un’altra parte.
    “Guardami quando ti parlo. Possibile che ogni volta finisca cosi?”
    “Ehm, ma stai tranquillo, dopotutto lei è una del nostro gruppo…”
    “MA QUANDO MAI?”
    “Fujiko mi aveva promesso che…bè, lasciamo perdere, tanto non ha mantenuto la promessa.”
    “Centinaia di milioni di yen rubati e persi in una notte!” esclamò Jigen sconcertato, premendosi il cappello sulla fronte “Solo tu potevi essere capace di fare una cosa simile, Lupin!”
    “Bè, sai come si dice…facile avuto, facile perduto.” commentò lui, allargando le braccia.
    “Lei è riuscita a intortarti un'altra volta eh? Lasciamo perdere, per adesso. Seriamente, Lupin, pensi davvero che potremo guarire Kelly?”
    “Quando una fanciulla, anche se piccola, è in pericolo, è dovere di Lupin salvarla. Vedrai che nei microfilm troveremo la soluzione.”
    Jigen non ne era sicuro. Però una cosa era certa: se Lupin si metteva in testa un obiettivo, lo raggiungeva sempre. Osservando la mappa con attenzione, Jigen si rese conto che la villa di Banjo non era affatto facile da derubare.
    “Non so se ce la faremo in due” borbottò Jigen, perplesso “Ci vorrebbe anche Goemon. Sarà difficile convincerlo: è da qualche parte in meditazione e sai che non vuole essere disturbato.”
    “Ci ho già pensato” disse Lupin, inserendo una vecchia moneta nel videogioco e ricominciando un’altra partita a Pac-Man.
    Jigen scosse il capo, disgustato.

    Edited by joe 7 - 4/10/2022, 16:19
     
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    UNA FESTA SPETTACOLARE

    Dait-Lup


    Ishikawa Goemon, il samurai, era seduto nella posizione del loto in mezzo al prato verde, con l’erba che si muoveva agitata dal vento. Teneva gli occhi chiusi e con una mano serrava, ritta in posizione verticale, la sua spada, che si chiamava Zantetsu-ken, o Zantetsu, cioè “lama che taglia il ferro”, anche se, a dire il vero, tagliava ogni cosa. Il nome segreto dell’arma, però, noto solo a Goemon e a pochi altri, era Nagareboshi, “frammento di stella cadente”. Infatti, la leggenda dice che il progenitore della famiglia degli Ishikawa l’avesse forgiata usando il metallo presente in un meteorite caduto sulla Terra. Da tredici generazioni la spada fu tramandata da padre in figlio, fino ad arrivare nelle mani dell’ultimo degli Ishikawa, Goemon. Lui e la sua spada erano una cosa sola. La sua forza, la sua vita, la sua essenza era la spada Zantetsuken. Ma da tempo ha dovuto usarla per cose minime. Tagliare elicotteri, vestiti, palazzi: cose indegne per questa grande spada. Aveva bisogno di essere purificata. Attorno al samurai c’erano dieci tronchi d’acciaio, ritti in piedi, saldamente fissi nel terreno. Ad un certo punto, mosse il pollice della mano, facendo spostare il manico della spada, che si staccò leggermente dal fodero. In un attimo, la spada fece un ampio giro attorno a Goemon, quasi invisibile nella sua rapidità. Sembrava che non fosse successo nulla. Poi Goemon si alzò, rinfoderando con calma la spada. Nello stesso momento, le dieci travi d’acciaio si divisero in due, con la parte superiore che cadeva a terra, lasciando esposta una superficie di taglio nettissima e lucente. Goemon si avvicinò ad una delle travi, facendo scorrere le dita sulla superficie del taglio. Il risultato era buono, ma non era l’ideale. La spada ha ancora bisogno di purificazione, concluse il samurai. Guardando meglio, Goemon notò che sulla superficie di taglio c’era qualcosa, come una depressione in certi punti. Cos’era successo? Stupito, si accorse che stava vedendo lì la faccia stilizzata e sorridente di Lupin, con sotto scritto: ”C’è posta per te”. Non volle neanche chiedersi come cavolo aveva fatto Lupin a mettere qui delle sbarre di acciaio taroccate in quel modo. Però stavolta Goemon non si sarebbe mosso: da troppo tempo c’era bisogno di meditazione e purificazione per la sua anima.
    Stavolta Lupin dovrà arrangiarsi, pensò.
    “Goemon!”
    Voltandosi, vide Murasaki, la sua promessa sposa del casato dei Suminawa, che le stava venendo incontro. Come mai era qui? Sapeva bene che voleva stare da solo nelle meditazioni.
    “Goemon, è arrivato questo adesso per te. Lupin mi ha detto per telefono che è urgente.” disse lei, mostrandogli una lettera. Conteneva un messaggio molto breve e una foto: “Abbiamo bisogno di te per salvare la vita di questa bambina ammalata. Vieni a trovarci al solito posto. Lupin III.” Accanto alla lettera, c’era la foto di Kelly, la sorella di Radik. Era in un letto d’ospedale, coperta di tubicini e osservata da infermiere. Goemon capì che doveva partire, ma sotto di sé si sentì scornato di nuovo.
    Possibile che riesca sempre a convincermi ogni volta? Mi sa che finché c’è Lupin di mezzo, la mia spada non si purificherà mai…

    Un giorno di tramonto di una bellissima giornata d’estate, le luci del crepuscolo illuminavano una villa gigantesca, dall'ampiezza smisurata, con costruzioni di diverso tipo da ogni parte, con un più un parco sterminato: la si sarebbe facilmente potuta scambiare per la residenza dell'Imperatore. La costruzione centrale, dall'aspetto raffinato ed elegante, aveva una sorveglianza serrata ad ogni porta: gli ospiti e i VIP venivano fatti entrare subendo un controllo così rigoroso che loro stessi erano i primi a non notarlo: dei laser invisibili e che non provocavano nessun danno esaminavano l'identità delle persone, il loro DNA, quello che avevano addosso, ogni cosa. Si trattava della villa della potente Solar Corporation, di proprietà di Haran Banjo: un personaggio famoso e molto misterioso, di cui si sapeva poco. Si festeggiava il decimo anniversario della fondazione della multinazionale. La villa era piena di luci scintillanti e numerosi fuochi artificiali illuminavano la notte. Sull’ampio piazzale c’era la mostra di tutti i prodotti dell’azienda, mentre in mezzo troneggiava l’ultima novità, la rivelazione della festa: l’automobile ad energia solare. I VIP e i rappresentanti di aziende estere si aggiravano intorno al buffet, gestito da un distinto signore con baffi bianchi ben curati e vestito in modo elegante e impeccabile. Anche se anziano, portava molto bene i suoi anni e diverse donne lo trovavano affascinante. Si chiamava Garrison Tokida, ed era il maggiordomo e assistente di Banjo. Era aiutato da un ragazzetto che passava in giro con un vassoio, offrendo da bere a tutti. A dire il vero, quest’ultimo era meno rilassato del maggiordomo. Tornato al buffet per fare rifornimento di bicchieri, disse sottovoce:
    “Ma, Garrison, devo proprio fare questa buffonata?”
    Il distinto signore, mettendo i bicchieri pieni sul vassoio del ragazzo, rispose:
    “Porti pazienza, signorino Toppi. Non credo che il suo stipendio sia così basso da farla brontolare così.”
    “Sì, d’accordo, ma mi aspettavo un ruolo un po’ più importante…qui io faccio il cameriere!”
    “Si comincia sempre dal basso, signorino Toppi. E’ da lì che sono partiti i grandi uomini.”
    “Conosco la sviolinata” sbuffò Toppi, riprendendo il giro.
    Garrison sorrise con aria condiscendente.
    “Mi scusi” disse all'improvviso una voce dolcissima e delicata. Il maggiordomo si voltò e non credette ai suoi occhi. Davanti a lui c’era la donna più bella che avesse mai visto: era vestita con un abito da sera di un rosso brillante, insieme ad una borsetta carminio, coi lacci dorati. La scollatura vertiginosa che aveva sul davanti sottolineava le sue misure decisamente abbondanti. I suoi capelli erano una cascata color castano che circondava le spalle nude. Garrison dovette usare tutto il suo self control per restare impassibile.
    “Dica, ehm, signorina. Ha bisogno?”
    “Ecco…io...io...sono una giornalista del Sunday Tribune” disse esitante, con una voce squillante e piacevole “Mi chiamo Hitomi Kant. Potrei sapere quando arriverà il signor Banjo? Vorrei intervistarlo, se possibile.”
    “Ah…capisco, capisco. Dovrebbe arrivare a momenti. Di solito, però, signorina, lui non rilascia interviste. Mi dispiace molto.”
    “Oh, che peccato” trillò la ragazza, dispiaciuta “Può almeno dargli il mio biglietto da visita?”
    “Ma certo, può darsi che il signor Banjo cambi idea” rispose Garrison, prendendo il piccolo documento.
    La giornalista prese un bicchiere di champagne dal vassoio di Toppi, che era rimasto a bocca aperta per tutto il tempo a guardarla con aria rimbambita, e ringraziò ancora Garrison con un timido sorriso di ragazza impacciata, poi si allontanò con passo felpato, seguita dagli sguardi di Garrison e Toppi, ancora increduli davanti a una simile apparizione. Hitomi Kant, o meglio Fujiko Mine, sorrise. La prima parte del piano era stata effettuata.

    Edited by joe 7 - 4/10/2022, 16:20
     
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    DOV'E' HARAN BANJO?

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    Mentre la festa dell’inaugurazione andava avanti, c’era un certo brusio tra gli invitati:
    “Dov’è il presidente?”
    “Haran Banjo?”
    “Sì, lui, non è ancora arrivato…”
    “Dicono che sia un bell’uomo…”
    “Chissà perché si è dipinto i capelli di verde?”
    “Bè, sai, i ricchi sono stravaganti…”
    "Non sappiamo nemmeno se verrà: è diventato molto riservato da tempo"
    Tutti, insomma, stavano aspettando il famoso (e famigerato) Haran Banjo. In uno dei corridoi della villa, una ragazza in abito da sera blu scuro, con capelli castani lunghi e molto curati, camminava impaziente, guardandosi in giro. Era Reika Sanjo dell’Interpol, una delle due assistenti di Banjo. Camminava con freddezza, raggiungendo un ascensore privato dove salì con sicurezza dopo i controlli, raggiungendo una sala riservata. La stava aspettando una donna dai capelli biondi lunghi e mossi, con un fisico statuario, in abito nero con paillettes brillanti, con uno spacco assassino di lato, insieme a due scarpe in pelle nera col tacco alto e una borsetta dello stesso colore. Reika la squadrò con poca simpatia: aveva un vestito più appariscente del suo.
    Sempre la solita esibizionista, pensa seccata.
    "Beauty Tachibana. Sei in ritardo con la tabella di marcia!"
    Lei si inchinò leggermente, con rispetto, ma anche con un certo tono beffardo.
    "Non si preoccupi, miss Sanjo. Mister Nach non avrà certo dei danni per un mio piccolo ritardo."
    "Non prendere alla leggera Herr Nach!"
    "Certo"
    "Andiamo da Banjo: si starà preparando."
    Il droide abbassò la pesante mazza ferrata, ma Banjo l’evitò per un soffio. Con le mani appoggiate a terra e i piedi sollevati, lo colpì in pieno volto, facendogli perdere l’equilibrio. Un altro colpo ben assestato e il robot cadde a terra. Altri due lo assalirono alle spalle, ma Banjo si abbassò, sfuggendo alla loro presa. Poi spiccò un salto e fece sbattere insieme le teste dei due automi. Ma non era finita: dal pavimento spuntarono delle aste metalliche con dei piccoli globi in alto, che mandarono dei laser verso di lui. Banjo estrasse la pistola e li colpì a uno a uno. La sessione era finita, con ottimi risultati. Si tolse i vestiti da palestra, tutti sudati, e si diresse verso la doccia: dopo essersi lavato, uscì coi vestiti nuovi e indossò anche il famoso smoking rosso. Aggiustandosi i polsini dorati, notò che Reika e Beauty erano arrivate e lo aspettavano.
    "E' tutto pronto?"
    "Tutti gli invitati sono arrivati, Banjo. Si tratta dell'elite mondiale."
    "Benissimo. Stasera si trasformeranno in Meganoidi, come previsto. Avete contattato Herr Nach?"
    "E' già sul video."
    Una persona vestita in modo elegante, con uno sguardo freddo, compare nel video che riempie la parete. Aveva i capelli lisci, neri, tirati all'indietro; il viso era affilato e portava una giacca elegante tutta nera. Era seduto su una poltrona in pelle, con un'ombra in piedi accanto a lei.
    "L'Omegatron è pronto, mio servo?"
    "Sì, Herr Nach" risponde Banjo, inginocchiato insieme a Reika e Beauty.
    "MI fa piacere. Ci sono stati dei contrattempi finora?"
    "Ce ne sono stati due, di natura minima. La prima è sempre il problema di Radik. Gliene ho già parlato."
    "Ancora con la sua storia della sorella malata? Potevate eliminarli entrambi."
    "Ci ho pensato, ma questo avrebbe potuto generare dei sospetti."
    "E' vero, ma adesso comunque non ha più nessuna importanza. Radik non può sospettare niente. E l'altro problema qual'è?"
    Banjo estrasse dall'interno della giacca una busta e mostrò il contenuto al video: si trattava di un messaggio breve ma chiaro.

    "Caro Banjo, ora che hai sconfitto i Meganoidi non saprai più cosa fare del tuo oro. Stasera ti libererò per sempre da questo problema. Baci a Reika e Beauty! Lupin III"

    "E' arrivato stamattina insieme alla posta."
    "Che storia è questa?" chiede Nach irritato "Che c'entra Lupin adesso?"
    "Non lo sappiamo, signore, ma chiaramente è interessato al mio deposito di oro. Abbiamo già raddoppiato la sorveglianza."
    "E proprio stasera ha voluto manifestarsi? Fate attenzione, siamo ad un momento cruciale! L'Omegatron si attiverà tra due ore, non voglio errori!"
    "Sissignore!"
    Lo schermo si spense, e Nach rimase pensieroso.
    "Chi sarebbe questo Lupin, Nach? E' uno che conosci?" chiede una voce distaccata.
    "Mia cara Koros, tu sei stata troppo tempo su Marte e non puoi aver sentito parlare di lui. Ma io vivo nel mondo criminale da anni, e lo conosco fin troppo bene. E' un ladro internazionale molto famoso per i suoi colpi spettacolari. Una volta aveva persino rubato la Statua della Libertà. Oppure aveva distrutto per i suoi scopi un'importante base internazionale del crimine a Cagliostro."
    "L'hai incontrato di persona, Nach?"
    "Un paio di volte. Ma si era trattato solo di transizioni."
    "Non vedo come questo ladro, per quanto bravo, possa essere un problema, Nach. Basta eliminarlo."
    "Concordo. Lui e i suoi compagni."
    "Non agisce da solo?"
    "Ha due o tre alleati che usa spesso: Jigen, un pistolero, e Goemon, un samurai. A volte c'è anche una ladra internazionale, Fujiko Mine, e l'ispettore Zenigata."
    "Ispettore? E' della polizia?"
    "Sì, ma a volte si allea con Lupin. Devo eliminare anche lui."
    Nach apre il suo computer nella sezione per le comunicazioni riservate: appare una figura ombreggiata.
    "Wanze."
    "Cosa c'è, signor Nach?" dice una voce che sembra venire da una tomba.
    "La banda Lupin, compreso Zenigata, è nella villa di Banjo. Uccidili tutti."
    "Sarà fatto." Lo schermo si spegne.
    "Con Wanze non avremo problemi."
    Koros, in abito da sera, restò in silenzio e si avvicinò alla finestra. Osservò la luna e una stella rossa un pò più lontana: Marte, il pianeta rosso, dove era avvenuta la sconfitta finale del Meganoidi e dove ci sono i resti di Don Zauker.
    "Non pensare al passato, mia cara Koros. E' il futuro che ci aspetta. La Terra ora sarà in mano ai Meganoidi"
    "Certo, Nach." Ma continuava a guardare la stella di Marte.

    Edited by joe 7 - 4/10/2022, 16:24
     
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    L'OMEGATRON

    LUP-D3


    Quando Haran Banjo apparve sul palco, col frac rosso e accompagnato da Reika e Beauty, l’applauso fu scrosciante. Banjo fece per iniziare il discorso, quando, all'improvviso, si sentirono dei rumori di colluttazione, insulti e voci varie. Comparve un uomo con addosso un impermeabile sgualcito e stinto da tenente Colombo e in più un cappello da Indiana Jones, che avanzava ostinato, con uno sguardo quasi da fanatico, trascinando con sé una delle guardie che lo stava trattenendo, mettendogli le braccia addosso. L'uomo teneva alzata una mano che mostrava un distintivo e imprecava rivolto all'addetto di sorveglianza:
    “Lasciami andare, idiota! E’ una questione di vita o di morte!”
    “Chi siete, signore?” chiese Banjo, confuso.
    “Sono l’Ispettore Zenigata dell’Interpol! Mi mandi via questo cretino!”
    “Zenigata? Lo conosco, Banjo" gli sussurrò Reika all'orecchio "E' l'investigatore che dà la caccia a Lupin!"
    "Sei sicura?"
    "Ovvio. Io sono dell'Interpol come lui!"
    "Bè, quello lì ha una faccia da matto!"
    "E' famoso per questo. E' meglio se lo ricevi, se no non ti molla più."
    Dopo che Banjo allontanò la guardia con un cenno, Zenigata partì subito in quarta:
    “Lupin vuole rapinarvi, signor Banjo!”
    “Lo so, mi ha mandato un messaggio stamattina”
    "Maledetto! Ne ha mandato uno anche a me! Ma non tema, signor Banjo! Sguinzaglierò tutta la polizia alla difesa della vostra villa! Non passerà di qui neanche uno stuzzicadenti senza permesso!”
    "Ma proprio stasera doveva accadere tutto questo? L'Omegatron..." borbottò Beauty. Reika la zittì subito, parlando sottovoce.
    "Taci, scema! Bisogna assecondarlo!"
    "Ma se scopre qualcosa..."
    "Impossibile, è tutto sotto controllo."
    Banjo tranquillizzò Zenigata dicendo che era a sua completa disposizione, eccetera eccetera.
    "Grazie, stia tranquillo" rispose l'ispettore, rinfrancato "I poliziotti non disturberanno la festa, saranno nascosti. Dove tiene il suo oro, signor Banjo?"
    "Mi dispiace, ma è un segreto"
    "Ma io sono della polizia! Deve dirmi tutto!"
    "La sua giurisdizione nella mia villa non ha valore. Questo è uno spazio extraterritoriale"
    "Eh?"
    "Non lo sa? La mia villa è uno Stato indipendente. Nemmeno l'Imperatore può entrare qui senza permesso."
    "Alla faccia delle completa disposizione", pensò Zenigata, irritato.
    "Comunque lei può sguinzagliare i suoi poliziotti nella zona del guardino, se vuole, senza però disturbare gli invitati. E senza entrare nella villa."
    "Va bene" disse Zenigata a denti stretti. Fece il saluto militare e tornò sui suoi passi.

    Mentre la folla osservava incuriosita lo spettacolo dell'ispettore che si agitava come un forsennato, Fujiko stava fissando con molta attenzione le pietanze, coprendosi la faccia con la borsetta. Non si aspettava Zenigata qui. Questo significa che c'era in ballo anche Lupin.
    "Maledetto Lupin Perché ti sei messo di mezzo? L’oro di Banjo lo volevo io!"
    Al primo piano, un cameriere osservava la scena dalla finestra, in particolare la donna che si copriva la faccia con la borsetta. Sogghignava.
    "Sei troppo avida, Fujiko. Dopo avermi preso i gioielli, vuoi persino l'oro di Banjo, eh?"
    Lupin, togliendosi la maschera, osservò mentalmente la mappa della villa, che aveva memorizzato: l’obiettivo era in fondo al corridoio davanti a lui, dentro una camera chiusa con una porta blindata. Le combinazioni della porta erano quattro, e cambiavano ogni ora. Il pavimento era sensibile al peso e avrebbe fatto suonare l’allarme se solo ci fosse caduta sopra una piuma. Dei raggi ottici invisibili avrebbero fatto ugualmente scattare l’allarme al minimo contatto con un corpo estraneo. In più, c'erano anche delle telecamere di sicurezza.
    "Roba di ordinaria amministrazione", pensò Lupin con un sorriso. Capovolse la giacca da cameriere, cambiò i suoi vestiti e si mise la maschera di Garrison.
    “Vado, Jigen. Tenetevi pronti” sussurrò Lupin al microfono.
    “Va bene.” rispose il pistolero, col cappello da cuoco, mentre preparava le pietanze in cucina insieme agli altri.
    "Goemon?"
    "E' all'esterno. Tutto ok."
    Il finto Garrison appoggiò la mano sul quadro comandi: quella mano era coperta da un guanto trasparente dove erano state replicate le impronte digitali del maggiordomo. In pochi attimi, il sistema d’allarme fu disattivato e “Garrison” camminò tranquillo lungo il corridoio, aprendo la porta blindata grazie ad un semplice rilevatore di combinazioni. Dentro la camera blindata c’era un computer gigantesco, che occupava praticamente tutta la stanza: avrebbe fatto un figurone in qualche film di fantascienza.
    "E questo coso che sarebbe? Dov'è l'oro?" chiese Lupin smarrito, guardandosi in giro.

    Nel frattempo, Zenigata aveva già sguinzagliato i poliziotti a presiedere tutte le entrate della villa, e, davanti al portone principale, restò fermo in piedi, guardando con occhio truce e sospettoso ogni persona che gli compariva davanti. Ad un certo punto, gli sembrava di aver visto per un momento una donna che somigliava a Fujiko. Poteva essere un’impressione, ma per essere sicuro l’ispettore si infilò tra la folla, scrutando con attenzione tutte le donne che vedeva. Qualcuno cominciò a sospettare che quel tizio con l’impermeabile fosse un maniaco. Fujiko si rese conto che Zenigata stava per scoprirla.
    "Devo anticipare i piani!"
    Andando in bagno, si tolse le scarpe col tacco, troppo rumorose, e si mise le scarpe di gomma e la tuta aderente che nascondeva nel doppio fondo della borsetta. Si mosse silenziosamente come una gatta, svitando il pannello del soffitto che dava ai condotti dell'aria: passando attraverso le tubature, entrò nei corridoi e nelle stanze della villa, raggiungendo la camera blindata. La porta era chiusa, ma Fujiko sapeva per esperienza che Lupin era già dentro. Una ladra capisce subito quando è già passato un altro ladro. Sorridendo, estrasse dalla borsetta un rossetto, lo baciò e pensò:
    "Perdonami, Lupin, ma non voglio che tu mi ostacoli. Sono sicura che mi capirai."
    Gettò il rossetto con tranquillità, proprio sopra il pavimento del corridoio, sensibilissimo ad ogni urto.

    Poco prima, il computer si era acceso all'improvviso e Lupin sobbalzò. Non aveva toccato niente. Apparve l'immagine di un volto umano, realizzata con quadratini luminosi come un videogioco anni '80. Disse con voce meccanica:
    "L'Omegatron è pronto, padrone. Può attivarlo quando vuole."
    "?!?"
    Il rossetto toccò il pavimento proprio in quel momento.

    Dalla villa avvenne un'esplosione che la fece scuotere tutta, facendo sobbalzare gli invitati, compreso Zenigata e i poliziotti. Jigen e Goemon, nelle loro posizioni strategiche, non credevano ai loro occhi. Una colonna di luce, con un diametro di almeno venti metri, si era innalzata dalla villa, attraversando le nubi e raggiungendo il cielo. Poi, con un effetto simile ai globi di luce delle discoteche, si mise ad emettere raggi luminosi ai quattro venti. Jigen cercava di stare in piedi, mentre la villa tremava.
    "Accidenti, Lupin, che hai combinato stavolta?"
    Goemon, che era fuori dalla villa, in una via in penombra, accanto a un furgone pronto per l'uso, si voltò appena, osservando la scena con la sua tipica impassibilità orientale.
    "La mia spada era opaca da stamattina. C'è qualcosa di sinistro nell'aria, ben più di questi fuochi artificiali."

    "Ma che è successo?" esclamò Banjo sorpreso "L'Omegatron si è attivato in anticipo!"

    Edited by joe 7 - 4/10/2022, 16:28
     
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    WANZE

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    "L'Omegatron è stato attivato in anticipo? Non ha importanza, Wanze. Fai come ti ho ordinato."
    "Sì, signor Nach."
    Wanze spense il cellulare e si preparò. Si mise la giacca nera e il cappello scuro dalle tese larghe e uscì dalla camera d'albergo senza fare rumore. Scese le scale con calma, ma senza provocare il minimo scricchiolio, come se fosse un fantasma che cammina. Pagò l'albergatore e gli disse con una voce che sembrava un sibilo che usciva da una lapide:
    "Per favore, non entrate nella camera che ho occupato almeno fino a due giorni. Nè lei, nè la donna delle pulizie, nè nessun altro."
    "Er...pe...perchè?"
    "C'è pericolo di morte. Lo dico per voi. Poi fate come volete."
    Wanze se ne andò lasciando perplesso l'albergatore: gestiva un hotel da zona malfamata e nella sua carriera aveva visto passare i peggiori macellai. Ma per la prima volta aveva ospitato qualcuno che faceva davvero paura solo a vederlo. Wanze aveva un volto pallido, quasi bianco, e gli occhi sottili come quelli di un lupo. Il suo fisico longilineo faceva credere che fosse pelle e ossa: aveva invece un corpo temprato, senza un'ombra di grasso, e la sua altezza, superiore a un metro e ottanta, dava quell'impressione di falsa magrezza. Si incamminò verso la villa di Haran Banjo, dove la colonna di luce dell'Omegatron continuava a brillare davanti a tutti, sconcertando il vicinato. Per raggiungerla, doveva attraversare alcune vie malfamate, dove all'improvviso comparvero tre persone coi coltelli in mano che lo minacciarono.
    "Fermo e dacci i soldi!"
    Wanze li attraversò senza badare a loro. I tre si voltarono, sorpresi anche del fatto che sia passato senza che se ne accorgessero.
    "Ehi, sei sordo? Ti ho detto..."
    All'improvviso l'uomo cadde letteralmente a pezzi, insieme agli altri due. Wanze andò avanti senza neanche guardarli: però era contrariato per l'accaduto.
    "Forse mister Nach non gradirà questo: non vuole morti inutili. Devo moderarmi. Ma non è facile."
    Wanze si avviò verso la villa, che continuava a brillare. Quello era un imprevisto, ma per lui non era un problema. Si accese con calma una sigaretta, e attese. Poi alla fine disse:
    "Perchè non vieni fuori? Deciditi, è un pezzo che ti aspetto."
    Una figura vestita da samurai uscì da un vicolo, proprio dietro Wanze, che non si voltò nemmeno.
    "Goemon Ishikawa della banda di Lupin. Credo che comincerò da te."
    "Non appartengo a nessuna banda. Sono con Lupin stasera perchè era stata una decisione mia."
    "Allora morirai per conto tuo. Stai tranquillo, nessuno ci disturberà."
    Goemon si guardò intorno: infatti non c'era anima viva. Anzi, non si sentiva nessun rumore. Sembrava che il mondo si fosse fermato.
    Non c'è nessuno in giro. Eppure un fatto simile avrebbe già dovuto attirare la gente e tutte le pattuglie della polizia.
    "E' inutile che aspetti che venga qualcuno. Si sono trasformati tutti in Meganoidi. L'Omegatron è stato attivato."
    "Non mi è chiaro quello che hai detto, nè perchè io e te non siamo diventati "meganoidi", qualunque cosa voglia dire quella parola. Ma una cosa l'ho capita: qui ci siamo solo noi due. E alla fine ne resterà solo uno."
    Wanze si voltò, gettando via la sigaretta con un sorriso freddo.
    "Oh, hai visto Highlander? Bel film."
    "Non mi interessa la decadente produzione moderna, quindi non so di cosa parli" Goemon sguainò la spada "Come ti chiami?"
    "Wanze." L'uomo estrasse un coltello affilato. "Non morire troppo presto, Goemon."
    "Non preoccuparti per me."
    Goemon partì come un lampo e la sua spada saettò nell'aria: ma fu fermata dal pugnale di Wanze. E nello stesso tempo si aprì una ferita sul vestito di Goemon e sul petto si tracciò una linea di sangue. Il samurai fece un passo indietro, sorpreso.
    Ma come ha fatto a colpirmi?

    Nel frattempo, la villa di Banjo iniziò a trasformarsi e ingrandire: diventò una torre che sovrastava la città, emanando onde energetiche in continuazione, coinvolgendo prima il Giappone, poi il mondo intero. Francia, Spagna, America: dovunque nel mondo gli uomini si trasformarono in Meganoidi, pronti ad obbedire agli ordini di Mister Nach e di Koros. All'interno del computer centrale della villa di Banjo, Lupin e Fujiko, sballottati da ogni parte dopo che l'Omegatron era stato attivato, erano ingarbugliati a vicenda l'uno addosso all'altra.
    "Mi sa che stavolta l'hai fatta proprio grossa, Fujiko."
    "Piantala, Lupin. Se tu non ti fossi messo di mezzo, la storia non sarebbe finita così. E NON TOCCARE DA QUELLA PARTE!"
    La sberla di Fujiko fece districare Lupin dal groviglio in cui era finito con lei, in mezzo a una landa di fili contorti.
    "Si può sapere che diavolo sta succedendo?" chiese lei, aggiustandosi e guardando in giro.
    "Il segreto di Banjo."
    "Hm? Non ti seguo."
    "Le azioni di Banjo erano state strane sin dall'inizio" spiegò Lupin, liberandosi dai cavi "Dopo aver sconfitto i Meganoidi, si ritira nella villa, crea un'industria, non risponde alle richieste di aiuto di Radik per aiutare sua sorella Kelly. Rifiuta ogni comunicazione dall'esterno, fino a questa notte, dove organizza un ricevimento. Non solo: si parla di suoi collegamenti con Helmut Nach."
    "Il Progettista?"
    "Proprio lui. Un uomo ambizioso che gestisce un impero criminale al quale farebbe comodo avere delle persone sottomesse e senza mente. Tipo i Meganoidi, per esempio."
    "Ma allora Banjo..."
    "Esatto. Sei passato dalla parte dei Meganoidi, giusto, caro Haran Banjo?"
    Fujiko si voltò sorpresa: all'ingresso della sala computer erano comparsi all'improvviso Banjo, Reika e Beauty. Banjo portava una pistola, Beauty e Reika avevano un mitra ciascuno.
    "Non avresti mai dovuto venire fin qui, Lupin" disse cupo Banjo.
    "E' una frase stupida da dire ad un ladro" rispose l'altro con un sorriso.

    Jigen Daisuke, dopo essersi tolto i panni del cuoco, si mise a correre nella ex-villa di Banjo, ma la trasformazione da villa in palazzo, coi conseguenti cambiamenti strutturali, lo avevano confuso: non sapeva più orientarsi
    "Dove diavolo può essere Lupin? La spia su di lui non funziona"
    "In una situazione del genere, nessuna spia può funzionare, Jigen."
    Lui puntò subito la pistola verso la persona che aveva parlato, ma la abbassò sorpreso.
    "Radik? Cosa ci fai qui?"

    Edited by joe 7 - 4/10/2022, 16:30
     
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    WANZE CONTRO GOEMON; BANJO CONTRO LUPIN

    5-3


    Goemon respirava affannosamente: ormai era ferito in diversi punti e Wanze non si era fatto niente. Ogni suo colpo di spada veniva parato dal coltello e ogni volta che Wanze parava, il samurai veniva ferito.
    Non ha senso. Il suo coltello non mi ha neanche toccato.
    Goemon mise la spada in avanti e chiuse gli occhi.
    "Che stai facendo?"
    Goemon non rispose. Wanze attaccò e Goemon si abbassò all'istante, colpendo subito verso l'alto: il pugnale volò via dalle mani di Wanze, tagliando in due una panchina.
    "Ma cosa...come hai fatto a..."
    "Io sono un samurai, conosco tutte le armi da taglio. Il tuo pugnale taglia usando lo spostamento d'aria. Non ci voleva molto a capirlo."
    "Tu, maledetto..." Wanze estrasse diversi pugnali e li lanciò contro Goemon. Ma furono respinti a mezz'aria da un fendente di Goemon, che colpì in pieno anche Wanze, che cadde a terra, quasi tramortito. Prima che se ne rendesse conto, aveva già la punta della katana sulla sua gola.
    "Credi di essere l'unico a saper fare questo giochetto? Ora parla. Cos'è questa luce? Che sta succedendo?"
    "Si...si tratta del piano di mister Nach."
    "Mai sentito. Vai avanti. Chi è questo Nach?"
    "E' un capo mafia molto potente. Ha collaborato coi Meganoidi, una razza artificiale che vuole conquistare il mondo trasformando tutti in Meganoidi usando un Omegatron, una macchina costruita apposta per questo."
    "L'Omegatron sarebbe all'origine di queste luci nella villa?"
    "Sì."
    "Ma quella è la villa di Banjo! Lui collabora con questi Meganoidi allora?"
    "Nach ha avuto l'aiuto di una donna di nome Koros. Grazie a lei, gli ha piegato la volontà, sia a lui che ai suoi amici."

    Banjo stava puntando la pistola contro Lupin, mentre Reika e Beauty puntavano i loro mitra contro Fujiko, morendo dalla voglia di scaricarli contro di lei.
    "La tua strada finisce qui, Lupin" esclamò Banjo "Mister Nach ha ordinato la tua morte."
    "Da quando in qua sei un leccapiedi del Progettista? Ti ha fatto sbulinare il cervello? Ti credevo più furbo, Banjo. Non pensavo ci saresti cascato in una ipnosi da quattro soldi."
    Banjo sparò: Lupin evitò il colpo per un pelo.
    "Ehi, ma vuoi ammazzarmi?"
    "L'idea sarebbe quella."
    Fujiko strillò, aggrappandosi a Banjo: "Per favore, non mi uccida, io non c'entro nulla, sono qui per colpa di Lupin!"
    Subito si trovò davanti un paio di mitra puntati in faccia.
    "Pensi di prenderci per i fondelli? I tuoi trucchetti non funzionano con noi, cretina!" risposero all'unisono Reika e Beauty.
    "Pensate a lei e toglietela di mezzo" rispose Banjo, voltandosi verso Lupin, che però era scomparso.
    "Lupin?"
    L'attimo di distrazione coinvolse anche le compagne di Banjo, e Fujiko ne approfittò per colpire Reika allo stomaco e Beauty al mento con due mosse combinate, allontanandosi rapidamente.
    "TU &%$$/%!!!"
    Le due donne si allontanarono sparando a tutta velocità. Banjo si mosse cautamente: Lupin doveva essere ancora lì.
    "E' inutile che tu ti nasconda. So che sei qui. Esci fuori!"
    "Eccomi."
    Banjo si voltò sparando all'istante: ma il laser rimbalzò contro la porta scorrevole d'acciaio che si stava chiudendo.
    "Ciao ciao!" fece Lupin agitando la mano e allontanandosi mentre la porta dietro di lui si chiuse ermeticamente. Sparò al contatore che permetteva l'apertura della porta.
    "Così starà calmo per un pò."
    Curioso, ha sparato per uccidere, pensò Lupin. Da quando Banjo è così spietato? Non mi avevano detto questo di lui. Sarà cambiato.
    All'improvviso spuntarono fuori dei raggi laser in continuazione dal portone dietro di lui e Lupin li evitò per un pelo. Un calcio violentissimo fece volare i pezzi del portone: Banjo era di nuovo libero, con le dita delle mani che fumavano. I laser erano partito da lì.
    "Ma chi sei, Terminator?"
    "TI AMMAZZO, LUPIN!" rispose lui sparando dei laser all'impazzata: Lupin scappò rapidamente evitando per un soffio i raggi letali di Banjo.

    Nel frattempo, la villa di Banjo si mise a brillare, diventando una costruzione aliena gigantesca, simile alla città-castello di Don Zauker su Marte, che occupava mezza città. Da ogni parte, spuntarono centinaia di soldati meganoidi, che si misero in fila in modo ordinato sull'attenti, salutando l'astronave che stava arrivando. Appena atterrò, si aprì un portone e uscirono Nach, detto il Progettista, e di fianco a lui, Koros, che attraversarono solennemente l'eliporto dell'immensa costruzione, passando sul tappeto rosso tra le fila di meganoidi che salutavano col loro grido:
    "AURA!"

    Nei sotterranei dell'enorme costruzione, una camera criogenica sorvegliata dai meganoidi conteneva diversi contenitori di vetro, tra i quali uno che si stava incrinando. Alla fine si formò un'apertura, dal quale uscì una mano che, maneggiando le strutture e i comandi vicino, riuscì ad aprire il contenitore.
    "Che freddo" balbettò l'uomo, uscendo a fatica, come da un lungo sonno. Appena mise il piede nudo sul pavimento ghiacciato, scivolò battendo a terra il sedere.
    "Ahio! Per la miseria del £$$& !!"
    L'uomo si alzò, dolorante: tuttavia, la botta gli rese più acuti i sensi.
    "Dove sono? Chi sono? Aspetta..."
    Si coprì gli occhi con la mano, strizzandoli e cercando di concentrarsi e fare mente locale.
    "Sì, ora mi ricordo. Sono Haran Banjo. Che sto facendo qui? Cosa è successo?"
     
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    LA FURIA DI RADIK

    6-4


    Ormai la villa di Banjo era diventata un'enorme costruzione luminosa che aveva già inglobato la città di Tokyo e continuava ad espandersi. Tutta la popolazione della città, come pure il mondo intero, in poco tempo diventerà meganoide, creando un mondo dove tutti sono automi uguali, agli ordini di Nach e Koros.
    "Proprio il sogno di Don Zauker" commentò Koros.
    "E pure il tuo, mia cara Koros" aggiunse Nach "Dopo la sua morte, ho raccolto la sua eredità: avremo un mondo finalmente in pace, dove tutti ci obbediranno senza discutere. Niente più guerre, nè contrarietà, nè discriminazioni: ci sarà una uguaglianza universale ed assoluta, dove tutti la penseranno allo stesso identico modo!"
    "Ragazzi, che idiozia cosmica" pensò Lupin, nascosto sopra il soffitto della loro stanza. "Volevo solo trovare dell'oro e adesso mi trovo dentro una gabbia di matti!"
    All'improvviso, si spalancò la porta e Banjo entrò correndo: si mise a sparare all'impazzata in alto, scaricando la pistola. Koros e Nach erano rimasti senza parole.
    "LUPIIIIIIN!"
    Lupin schivò tutto rapidamente, ma finì per cadere rovinosamente a terra.
    "Bastardo, sei ancora vivo? Riuscirò ad eliminarti, fosse l'ultima cosa che faccio!"
    "Sei veramente un tipo asociale, Banjo. Hai mai pensato di andare dallo psichiatra?"
    Lupin, mentre parlava distraendolo, estrasse una fune dal polso che tolse di mano la pistola a Banjo.
    "I bambini non devono giocare con le armi, potresti fare del male a qualcuno!"
    "Ti eliminerò dalla faccia della terra!" Banjo saltò verso di lui come una pantera, alzando un pugno che Lupin evitò per un pelo: ma spaccò un mobile di mogano come se niente fosse.
    "Ma sei umano?" chiese Lupin stupefatto.
    Banjo fece per alzare ancora un pugno, livido di rabbia, ma uno sparo lo fece sussultare, ferendolo alla spalla. Lupin, Koros e Nach si voltarono vedendo un uomo vestito di blu con un berretto da militare. Dietro di lui c'era Jigen.
    "Radik, che stai facendo?" chiese Jigen.
    "Ecco perchè quel mostro non rispondeva mai alle mie richieste per salvare mia sorella Kelly! E' passato dalla parte dei Meganoidi, fregandosene totalmente!"
    "Co-come osi spararmi? Non mi puoi fare niente!" Banjo si volse verso Radik, lanciandosi contro di lui come una furia: ma l'altro lo evitò e lo colpì alla schiena con la gamba, spingendolo, con ancora più violenza, contro la parete, che però crollò sotto lo sguardo stupito di Jigen, che evitò per un pelo di essere colpito dai calcinacci.
    "Ma è l'incredibile Hulk?" chiese il pistolero. Però Radik era così furioso che non se ne accorse nemmeno.
    "Credevi di battere il comandante dei Bluebeller? Non importa quanto tu sia forte, vendicherò mia sorella, bastardo!"
    Ma poco dopo rimase interdetto, vedendo che qualcosa non quadrava. Banjo era ancora in piedi, anche se barcollante: i suoi vestiti erano a pezzi, non aveva subito danni, però Radik notò che mostrava qualche filo che spuntava da alcune giunture.
    "Ma...Lupin, quello è un robot!" esclamò sorpreso Jigen.
    "Un meganoide. Come sospettavo. Vero, Nach?"
    Nach riprese la parola, dopo tutto il caos che gli era capitato davanti.
    "Come...come diavolo avete fatto ad arrivare tutti fin qui? I miei uomini..."
    "...valgono poco davanti a una zantetsuken" replicò Goemon, che comparve serafico dietro a Jigen.
    "E poi hanno una mira tremenda" specificò quest'ultimo, cambiando le pallottole della pistola "Se vuoi, posso dare loro delle lezioni..."
    "Non è possibile! Nach, perchè loro non sono diventati meganoidi?" chiese Koros, indicandoli sorpresa.
    "L'Omegatron è stato attivato in anticipo, mia cara Koros: quindi non poteva agire completamente come programmato. Ma non cambia niente: tra un pò, diventerete dei meganoidi anche voi" replicò Nach, sogghignando. All'improvviso, un tubo di vetro uscì dal pavimento coprendoli tutti e due, poi iniziò a scendere: Nach e Koros scomparvero ben presto dal pavimento.
    "Padron Nach!" disse il Banjo meganoide, cercando di raggiungerlo senza riuscirci.
    "OK, buffone, dov'è il vero Banjo?" chiese Jigen.
    "TU..." furioso, il Banjo robot scaricò dei laser dal braccio contro Jigen, che si gettò subito a terra centrandolo in pieno in fronte e provocando un'esplosione. Il meganoide rimase senza testa: attaccò di nuovo e Goemon lo tagliò in due.
    "Piuttosto persistente, il tipo" commentò il samurai.
    "Cosa sta succedendo, Jigen? Che ci fa qui Radik?" chiese Lupin.
    "Sono io che dovrei chiederti cosa sta succedendo. Radik si era nascosto tra gli invitati per contattare Banjo di persona: sua sorella Kelly ormai sta morendo."
    "Quanto tempo ha?"
    "Al massimo ventiquattr'ore, hanno detto i medici. Ma con quello che sta succedendo qui ormai non si può prevedere più nulla. Per quello che so io, Kelly potrebbe essere già morta" rispose Radik.
    "Aspetta a dirlo. Intanto dobbiamo fermare quel pazzo: prima lo sistemiamo, prima potremo pensare a Kelly."

    Intanto, Fujiko Mine stava correndo lungo le sale, evitando i colpi di mitra di Reika e Beauty. All'improvviso, si acquattò dietro una statua di Mercurio.
    "Dov'è andata quella smorfiosetta da due soldi?" si interrogò Beauty.
    Reika la rimproverò: "Usa la ricerca calorifica, sciocca!"
    "Bada a come parli!" Gli occhi di Beauty divennero rossi e scintillanti. "TROVATO!"
    La statua di Mercurio finì in frantumi, mentre Fujiko uscì fuori saettando in basso, raggiungendo Reika da sotto. Con un calcio ben assestato, le fece volar via il mitra. Poi si rivolse a Beauty facendole le boccacce:
    "Che mira scarsa, nyah, nyah, non mi prendi, biondona senza cervello!"
    "COME OSI???" Beauty sventagliò un mare di colpi di mitragliatrice: ma Fujiko, che se lo aspettava, era più veloce di un'anguilla e si era già abbassata prima ancora che lei sparasse. Reika gridò:
    "NO, ASPETTA, CRETINA..."
    Il mitra colpì in pieno Reika, riducendola in pezzi. Tutti meccanici.
    "Ecco perchè parlavate di ricerca calorifica: siete solo delle donne robot" commentò Fujiko "Mi sembra di essere dentro un filmaccio di fantascienza di serie B."
    Beauty dopo un attimo di sorpresa, cercò di sparare ancora, ma il mitra esplose: Fujiko aveva sparato per prima con la sua pistola, facendolo scoppiare.
    "Senti, tesoro" disse la ladra "non mi interessa litigare con una robotta o quello che sei: dimmi solo dov'è l'oro di Banjo e vado via subito."
    "Da me non saprai niente! Non te lo dirò mai dov'è!"
    La Beauty meganoide lanciò dei laser dalle dita, ma Fujiko saltò via da una finestra: lanciò una fune con un rampino e si allontanò.
    "Allora l'oro c'è...la robotta scema non l'ha negato! Sono ancora in ballo!"
    "Fujiko Mine...tra di noi non è ancora finita!" sibilò la finta Beauty, furiosa.

    In una stanza piena di computer e video, Garrison e Toppi - ovviamente meganoidi anche loro - stavano esaminando le telecamere di sicurezza: per ora non si vedeva nessun intruso.
    "Eppure Lupin e gli altri erano nella sala di mister Nach poco fa! Non possono essere scomparsi in così poco tempo!" protestò Toppi.
    "Ho anche utilizzato i sensori di calore, ma non riescono a trovarli. Non capisco." borbottò confuso Garrison.
    "Coppia di principianti" disse una voce dietro di loro "Ovviamente, Lupin ha alterato tutti i sensori. E anche le telecamere, scommetto. Siete a caccia di farfalle."
    I due si voltarono sorpresi: aveva appena parlato l'Ispettore Zenigata, che mostrò ai due la sua tessera dell'Interpol.
    "Come ha fatto a venire fin qui?"
    "Non ha importanza. Non so chi siate, nè che cosa avete in mente, ma il mio primo interesse è catturare quel dannato Lupin. A voi penserò dopo. Per ora collaboriamo."
    I due si guardarono perplessi.
    "Io sono l'unico al mondo che può aiutarvi a trovare Lupin" sogghignò Zenigata.
     
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    DAAAAITAAAAN...AZIONE!

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    Kelly si svegliò di soprassalto dal suo letto dell'ospedale. Il suo malessere era scomparso all'improvviso. Si guardò intorno, incerta. Aveva una mascherina di plastica trasparente sulla bocca e una flebo fissata sul braccio. Mosse meccanicamente il braccio libero e si tolse la mascherina, alzandosi dal letto.
    "Cos'è successo?" pensò.
    Erano settimane che non si sentiva così, da quel giorno che era caduta all'improvviso mentre stava giocando a palla con le amiche. Si ricorda ancora di come la guardavano tutti preoccupati: Sallie, Jimmy...anche suo fratello Radik. Aveva cercato di parlargli, ma non era riuscita a dare voce alla gola.
    "Sì, Radik" disse con voce impastata. Ora si ricordava di suo fratello. Si guardò intorno, smarrita. "Dov'è Radik? Dove sono?"
    Kelly si tolse la flebo: la ferita era così piccola che non uscì nemmeno il sangue. Scese dal letto. Si mise a chiamare:
    "Ehi! C'è qualcuno?"
    Uscì dalla camera: aveva capito che era in un ospedale. Ma è strano che non si veda nessuno passare.
    "Che sia Domenica?" si chiese.
    Poi si rese conto della stupidità dell'osservazione: gli ospedali sono sempre attivi, anche nelle feste. Vide all'improvviso un'infermiera e le si avvicinò.
    "Scusi..." ma le parole le morirono in bocca. L'infermiera era completamente immobile, anzi sembrava un robot: le giunture erano rigide, gli occhi brillavano, c'erano delle linee che separavano le braccia dagli avambracci, la testa dal collo, proprio come in un pupazzo snodabile.
    "Ma cosa..."
    Kelly corse via, percorrendo i corridoi: tutti quelli che vedeva erano immobili come l'infermiera e sembravano dei robot anche loro. I pazienti, i medici, i visitatori, i poliziotti, i facchini...tutti.
    "Che sta succedendo?" si chiese lei allarmata. Si fermò, guardandosi le mani. Erano normali. Vide uno specchio in un bagno e salì su una sedia per vedersi: era normale, magari un pò pallida e coi capelli spettinati: ma era comunque umana.
    "Ma non è possibile che siano tutti così!"

    Nuova-immagine-2


    Senza badare al fatto che indossava solo un camice ospedaliero da paziente, con le tipiche ciabatte di gomma degli ospedali, corse via, cercando di uscire da quel posto da incubo. Raggiunse l'uscita e si guardò intorno. Il cielo era sereno, doveva essere l'alba: ma Kelly vide con terrore che tutte le persone fuori erano immobili allo stesso modo. Persone che si erano fermate a metà mentre salivano o scendevano dalla macchina, o che erano ferme a mezza strada mentre camminavano. Inoltre vide in fondo una costruzione gigantesca, luminosa, che somigliava a un castello futuristico e sembrava ingrandirsi a vista d'occhio. Kelly temeva di impazzire: forse stava facendo un brutto sogno. All'improvviso, vide una persona col tipico berretto blu dei Bluebeller di Radik: corse subito lì. Però non era lui, era uno dei suoi amici, forse Peter o Ken. Ma anche lui era ridotto come gli altri: c'erano almeno una decina di Bluebeller lì intorno, ma Kelly tra di loro non vedeva Radik. Afferrò la manica di uno di loro:
    "Peter! Peter! Mi senti? Sono Kelly! Dov'è Radik?"
    Ma l'essere che si chiamava Peter non rispose.
    "Peter! Peter! Rispondi!"
    Presa dal panico, Kelly afferrò la mano di Peter, che era gelida: ma più la stringeva più la sentiva calda. Presa da una istintiva speranza, continuò a chiamarlo e a tenere la mano stretta sulla sua: le guance di Peter ripresero il colore e la luce meccanica negli occhi si spense. Gli occhi di Peter erano ritornati normali e iniziò a muoversi. Confuso, si guardò in giro un pò smarrito poi si accorse della bambina.
    "KELLY?? Cosa fai qui???"

    Banjo si era ripreso per bene: cominciò a ricordare tutto. Poco dopo la vittoria sui Meganoidi e la sconfitta di Koros e Don Zauker, era stato attirato in una trappola: Wanze, ecco come si chiamava quell'uomo. Li aveva colti di sorpresa stordendoli con delle armi strane. Erano finiti in contenitori criogenici, che Banjo conosceva bene: servivano per duplicare gli uomini, creando dei meganoidi simili a loro. E nelle altre camere criogeniche c'erano Beauty, Reika, Garrison e Toppi. E' chiaro che li avevano duplicati tutti. Ma a quale scopo? Chi poteva essere stato?
    "Forse non tutti i meganoidi sono stati sconfitti, Banjo" osservò Reika, mentre stava cercando un vestito da mettersi. C'erano solo delle tute meganoidi, quindi dovette abbozzare.
    "Che schifo questi vestiti! Non ci sono neanche reggiseni nè mutandine, roba da poveracci!" protestò Beauty, costretta a mettersi una tuta da meganoide senza niente sotto.
    "Cerchi di pazientare, signorina Reika. Vedrà che troveremo qualcosa di meglio appena usciremo di qui." la consolò il maggiordomo Garrison.
    "E io?" esclamò Toppi. "Ho soltanto uno sporco lenzuolo e basta! Dove cavolo hanno messo i miei vestiti? Se mi hanno fatto perdere le mie figurine che avevo in tasca li ammazzo tutti!"
    Banjo cercò di aprire la porta: era sigillata, quindi dovette lavorare di fino sula serratura con un filo di ferro strappato.
    "Come hai fatto ad uscire di qui, Banjo? Sei stato il primo a svegliarti" chiese Beauty.
    "Credo per via della mia struttura fisica. Non posso essere messo in criostasi per sempre"
    "Non ho capito bene quella parola..."
    "Lascia stare, ho aperto."
    La porta si aprì con un click. Davanti a loro c'era un corridoio con diverse porte ai lati.
    "E' strano che non ci sia nessuna guardia" notò Reika.
    "E' da un pò che noto un certo trambusto nei piani superiori. Credo che stia accadendo qualcosa che li tiene occupati" spiegò Banjo. "Ah, ecco quello che cercavo!"
    Banjo forzò la scatola di vetro che era stata fissata sulla parete: dentro c'era il suo medaglione. Appena lo afferrò, entrò subito in funzione.
    "Non so bene cosa sta succedendo adesso, nè da quanto tempo siamo qui. Ma mi sa che la situazione si sarà complicata parecchio, quindi sarà il caso di giocare pesante sin dall'inizio!"
    Sollevò il medaglione e gridò:
    "DAAAAAITAAAANNN...AZIONE!"
     
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    ALL'INSEGUIMENTO DI KOROS

    Rupin-15-300b


    Nach raggiunse il piano più alto della villa di Banjo, ormai diventata un castello-roccaforte: da lì i raggi dell'Omegatron raggiungevano prima tutta la città di Tokyo, poi il Giappone e, superando l'oceano, tutti gli altri continenti: dall'America all'Australia, tutti gli uomini e donne erano diventati meganoidi. Soltanto all'interno della villa, dove erano presenti Lupin e gli altri, la trasformazione non avveniva. Koros osservò allo schermo Lupin, insieme a Goemon, Jigen e Radik, che riuscivano a farsi largo tra i soldati meganoidi: all'improvviso, Lupin imboccò una porta a lato, separandosi dagli altri. Koros seguì la corsa del ladro seguendolo su un altro schermo, grazie alla telecamera robot collocata nell'area dove Lupin si era infilato. All'improvviso, Lupin si fermò e si voltò, osservando Koros dallo schermo. Per un attimo, la donna sussultò: poi Lupin le fece l'occhiolino e prese la mira con la pistola. L'immagine scomparve dal video.
    "Aveva capito che lo stavo guardando? Ma le telecamere sono invisibili, come ha fatto?" si chiese Koros.
    "Non ti devi preoccupare: possono agitarsi finchè vogliono, ma diventeranno anche loro meganoidi tra poco" la tranquillizzò Nach "Il fatto di essere stati presenti all'interno della villa durante l'attivazione dell'Omegatron li ha aiutati, ma non durerà per molto"
    "Nach, stiamo progettando questo piano da tempo, da quando mi avevi salvata su Marte, anche se non ho ancora capito come. Grazie all'aiuto di Wanze e dei tuoi uomini, abbiamo catturato Banjo e gli altri, ottenendo i loro duplicati meganoidi al nostro servizio. Tutto stava andando bene, quando è apparso alla fine questo Lupin!"
    "Ti preoccupa così tanto quel ladro? Diventerà un meganoide come gli altri, il suo destino è segnato."
    Nach si avvicinò a Koros e la abbracciò da dietro.
    "Ho fatto tutto per te. Non solo ti ho salvata, ma ho anche realizzato il sogno di Don Zauker..."
    Koros non cercò di sfuggirgli, ma rimase fredda.
    "Di questo te ne sono grata. Però..."
    "Cosa?"
    "Non lo so. C'è qualcosa che trovo strano, qualcosa che non mi convince."
    "Ti stai preoccupando per niente, mia cara Koros..."
    All'improvviso, un soldato meganoide corse da loro:
    "Herr Nach! La Mach Patrol ha sfondato il garage dove era stata rinchiusa, ora è uscita dalla villa!"
    "La Mach Patrol? Non è possibile, questo significa che..."
    Nach corse verso il video: il Daitan 3, sotto forma di astronave, stava arrivando e la Mach Patrol era appena stata presa dal suo raggio traente.
    "Ma non è possibile! Solo un uomo poteva chiamare Daitan 3 e la Mach Patrol! Avrebbe dovuto rimanere nella camera criogenica..."
    "Hara Banjo è libero, Nach. E il Daitan può ostacolare i nostri piani" concluse Koros.
    "Maledetto Banjo!" Nach corse verso la camera di trasformazione in Megaborg, davanti agli occhi di Koros. Dopo che la porta si chiuse, Koros disse al soldato:
    "Mentre Herr Nach è impegnato, intensificate le ricerche su Lupin: dovrebbe essere nell'ala C"
    "No, Lady Koros, è nell'ala A" rispose il soldato.
    "Ma l'ala A è questa..."
    Koros comprese e lanciò subito la sua frusta. Ma il soldato meganoide la evitò, togliendosi la maschera: era Lupin III, che disse sogghignando:
    "Lo sapevo che eri una sadomaso, baby. Me lo diceva la tua faccia."
    "Non uscirai vivo da qui, buffone!" Con un gesto, Koros fece chiudere tutte le porte.
    "Uuuh, vuoi fare un incontro intimo e segreto con me! Mi fai venire i brividi, baby, sei così audace!"
    "No, voglio soltanto farti a brani!"
    La frusta di Koros balenò, colpendo più volte il vuoto.
    "Per essere una meganoide, te la cavi bene!" commentò Lupin.
    "Meganoide? Non dire idiozie, ladro da due soldi! Io sono Koros, la signora dei Meganoidi! Io i Meganoidi li creo, sono sopra di loro! Non confondermi coi meganoidi comuni!"
    "Mah. Eppure quel Banjo mi aveva lanciato dei laser dalle dita, e queste cose le può fare solo un robot, o un Meganoide. Forse quello non è Banjo, quindi..."
    "Hai indovinato. E' un clone meganoide di Banjo, ai nostri ordini."
    "E chi dice che non lo sia anche tu? A quanto ne so, Koros è morta anni fa su Marte. Come faccio a sapere che tu sei la vera Koros?"
    La donna rimase muta per un istante. A questo non aveva mai pensato. Ma all'improvviso una porta cadde a pezzi, tagliata con colpi netti, interrompendo i suoi pensieri: era arrivato Goemon, seguito da Jigen e Radik. Il pistolero osservò incuriosito la donna con la frusta in mano. "Una tizia dai capelli rossi. La conosci, Radik?"
    "Attento, Jigen! Quella è Koros!"
    Goemon si rivolse a lei, dicendo: "Non mi va di tagliare le donne con la mia spada. Abbassa la frusta e arrenditi, chiunque tu sia."
    Koros si mise a ridere e riavvolse la frusta.
    "A dire il vero, siete voi che dovete arrendervi. Ormai vedo che l'Omegatron vi sta trasformando!"
    I tre si guardarono e si accorsero che avevano il corpo con lineamenti metallici: la loro sorpresa scomparve, perchè la trasformazione aveva raggiunto anche la loro mente. Erano diventati in poco tempo dei meganoidi al servizio di Koros.
    "Bene, e ora tocca a te, ladruncolo." Koros si accorse però che Lupin era già scomparso. Represse un gesto di stizza. "Non importa, non andrà lontano."
    Però le ritornò in mente l'osservazione fastidiosa di Lupin: "Come faccio a sapere che tu sei la vera Koros?"

    Intanto, le vere Reika e Beauty cercavano di contrastare i meganoidi usando le armi laser, e, nel mezzo della sparatoria, una figura corse veloce verso di loro, colpendole in pieno: era la Beauty meganoide, che stava cercando Fujiko Mine e aveva trovato loro due.
    "Cavolo, è identica a te!" esclamò Reika.
    "Ma fammi il piacere, non ha stile. E' solo una brutta copia!" replicò Beauty.
    "Ma cosa dici? Ha i capelli biondi e vaporosi come te, ha il petto in fuori messo malissimo, la faccia da scema, le gambe storte, un pessimo gusto nel vestirsi. E' la tua copia sputata!"
    "Ma taci, sei solo invidiosa! Guarda, lei ha il petto più sviluppato di te! Vero?" chiese Beauty alla sua copia meganoide.
    "Er...sì" replicò lei, perplessa.
    "E poi guarda le gambe! Sode, sviluppate, slanciate, altrochè storte!"
    "E' vero, è vero" confermò la Beauty meganoide.
    "E i capelli sono di un biondo vaporoso, riccio, elegante, ineguagliabile!"
    "Sì, sì!"
    "Tutte storie, se hai appena detto che è una brutta copia!" insistette Reika.
    "Tutte le copie sono brutte in confronto a me, che sono l'originale!"
    "Ehi, ma allora io sono bella o no?" chiese la Beauty meganoide.
    "Più di Reika sicuramente"
    "COS'HAI DETTO?" protestò Reika.
    "Scusate, ma qui stiamo combattendo" protestarono i soldati meganoidi.
    "ZITTI VOI!" gridarono tutte e tre.

    Zenigata seguì Garrison e Toppi, senza capire che erano delle copie robot, ed era perplesso per quello che gli stava accadendo intorno. Ma lui pensava prima a Lupin: poi avrebbe pensato al resto.
    "Ecco, qui c'è il deposito dell'oro del signor Banjo, come le abbiamo detto. Quindi lei pensa che Lupin verrà qui?" chiese il Garrison robot, mostrando l'enorme cassaforte chiusa con una porta mastodontica.
    "Scusate, ma quanto oro avete?" chiese Zenigata, stupito "Questa è una porta così grossa che la potrebbe aprire solo Polifemo!"
    "O il Daitan 3" lo corresse il Toppi robot.
    "Il cosa? Ah, il robot gigante di Banjo...ho capito. Comunque, non sottovalutate Lupin: è capace di aprire persino una porta come questa!"
    Dentro la cassaforte, Fujiko Mine stava osservando istupidita l'enorme montagna di lingotti d'oro che luccicava davanti a lei. Entrare lì era stato semplice: anche se la porta era gigantesca, non era difficile trovare i codici di apertura, usando gli strumenti adatti. Chissà perchè, pensano sempre che più una porta è grande, più difficilmente si possa aprire. Lei era già entrata ben prima che arrivasse Zenigata. Ora il problema era: come portar via questa caterva di tonnellate d'oro? Fujiko stava elaborando un piano dopo l'altro, mentre si avvicinava per afferrare un lingotto, quando una mano le si fermò sulla spalla, facendola sobbalzare.
    "Lupin? Come hai fatto a..."
    "Te lo spiego dopo. Non toccare quell'oro, Fujiko. E' velenoso!"
    "Cosa?"
     
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    L'ULTIMO SCONTRO DI NACH

    LUPIN-VS-DAITAN-1


    Il Daitan 3 si ergeva in tutta la sua potenza a mezz'aria davanti alla costruzione-castello di Nach, ciò che una volta era la sua villa: una specie di costruzione futuristica che non si sa nè da dove comincia nè dove finisce.
    "Ma cosa cavolo hanno combinato durante la mia assenza?" si chiese Banjo.
    All'improvviso, un colpo di maglio colpì il Daitan 3, facendolo cadere rovinosamente a terra: alzandosi, vide un Megaborg dalle fattezze nere con un mantello svolazzante. Era Nach, che aveva subito la trasformazione e stava fissando il Daitan 3 con un ghigno sadico.
    "Saresti tu il capo? Daitan 3 combatterà contro l'ambizione dei Meganoidi! Se non hai timore di questa potenza, COMBATTI!"
    "Ormai sei arrivato tardi, Haran Banjo!"
    Nach estrasse una spada che andò a cozzare contro il Javelin di Daitan 3.
    "Perchè tutta questa manfrina, Nach? Catturarmi, duplicarmi, usare la mia stessa villa...però vedo che il Daitan non sei riuscito ad usarlo. Ci hai provato e non ci sei riuscito, eh?"
    Il calcio di Nach colpì in pieno il Daitan 3 nel suo stomaco robotico.
    "E che importanza ha? Ti volevo vivo proprio per trovare il modo di guidare il robot, ma ormai a che serve? L'Omegatron ha trasformato tutti in Meganoidi ai miei ordini!"
    La mazza ferrata di Daitan 3 si abbattè su Nach sotto il sopracciglio destro.
    "E tu chi diamine sei? Il figlio perduto di Don Zauker? Cosa sei venuto qui a rompere ancora coi Meganoidi dopo che lui e Koros sono morti?"
    Nach sparò una selva di proiettili con la katiuscia termica che aveva su entrambe le spalle.
    "Io ero solo un capobanda criminale che Don Zauker aveva ingaggiato poco prima che tu lo uccidessi. Potevo diventare meganoide, immortale, potente, potevo stare anche con Koros! Ma poi sei arrivato tu, fetente, e hai rovinato tutto!"
    Il Daitan 3 estrasse una spada e parò quella di Nach.
    "Scusa tanto eh, loro due stavano per distruggere la Terra facendogli sbattere contro tutto il pianeta Marte! Dovresti ringraziarmi, ti ho salvato la pellaccia quella volta!"
    Un calcio ben assestato da parte di Nach colpì il Daitan 3 in una parte sensibile, ma lui era un robot e non ebbe particolari danni.
    "Era tutto programmato, Marte avrebbe risparmiato solo i Meganoidi e tutti i fedeli a Don Zauker!"
    "Ma tu ci credi davvero a questa panzana?"
    Il pugno volante di Daitan 3 si abbatté sulla faccia di Nach.
    "Ma certo che ci credo! Avevo avuto da Koros il progetto dell'Omegatron, e quindi ho potuto realizzare il mio sogno e quello di Don Zauker: un'intera umanità meganoidizzata!"
    Le lame rotanti di Nach si abbatterono sui fianchi di Daitan 3.

    "Ecco perchè detesto i robottoni" commentò Jigen, osservando dal basso i due robot che se le davano di santa ragione.
    "Combattono in modo onorevole, dovresti rispettarli" lo corresse solenne Goemon.
    "Rispettali tu, se ci tieni tanto. Io preferisco fumarmi una sigaretta."
    "Comunque, perchè non siamo rimasti meganoidi?" si chiese Radik, guardandosi la mano.
    "Sono stata io, fratellino!" disse una voce che Radik conosceva bene.
    "Kelly? Ma stai bene?"
    La bambina corse da Radik, abbracciandolo. Alzando la testa, Radik vide che erano arrivati anche i suoi Bluebeller.
    "Ma che è successo?"
    "Una cosa incredibile, capitano!" disse Duncan, uno dei suoi uomini "Tutti eravamo diventati Meganoidi ed eravamo rimasti immobili, mentre tua sorella era guarita! E' stata la macchina che era dentro questo castello a fare tutto questo pasticcio."
    "E perchè tua sorella non è diventata meganoide?" chiede Jigen.
    "Forse perchè si era ammalata proprio a causa delle radiazioni meganoidi che emettevo io quando lo ero diventato. L'Omegatron ha avuto un effetto inverso su di lei..."
    "Ma non solo, fratellone!" disse Kelly "Mi ero accorta che tutti eravate diventati immobili, e, quando ho toccato Duncan, lui era ridiventato normale!"
    "Caspita, allora tua sorella è diventata il contrario dell'Omegatron?" chiese Goemon, sorpreso.
    "Non so cosa sia questo Omegasson" rispose Kelly "ma avvertivo che l'origine di tutto era proprio quello lì! I Bluebeller allora mi hanno portata lì sfondando le porte e ho toccato l'Omegasson: tutto è tornato normale e l'Omegasson si è spento!"
    "Per sicurezza l'abbiamo fracassato tutto" specificò Duncan.
    "Siete stati grandi, miei Bluebeller!" rispose Radik, sollevando Kelly, contento di rivederla finalmente sana.
    "Ma non è ancora finita questa storia, mi sa" aggiunse Jigen, tornando a guardare in alto e osservando i robot che si menavano ancora a mezz'aria.
    "Non vi preoccupate, adesso il signor Banjo userà l'Attacco Solare e finirà tutto!" disse Kelly.
    "Ma se è ancora notte!" la corresse Jigen.
    "Per essere precisi, è quasi l'alba" specificò Goemon.
    "L'attacco solare può avvenire anche di notte" concluse Radik "Non si tratta di pannelli solari, si tratta di energia solare immagazzinata"
    "Boh" concluse Jigen, dando un tiro con la sigaretta. "Andiamo a trovare Lupin, piuttosto."

    Dentro la gigantesca cassaforte dell'oro di Banjo, avveniva un'agitata discussione.
    "Cosa vuoi dire che è velenoso, Lupin?" chiese Fujiko, osservando l'oro con occhi bramosi.
    "Il mio orologio geiger gira come un invasato. E' tutto radioattivo, Fujiko! Non lo toccare!"
    "Ma è assurdo, Lupin! Secondo te Banjo conserva in una cassaforte dell'oro che non può spendere?"
    "E' oro che viene da Marte, a quanto ho sentito. Quindi deve essere prima trattato in qualche modo che noi non conosciamo per tornare ad essere oro normale"
    "Ma ci sarà pure da qualche parte dell'oro vero!"
    "Non qui, comunque."
    All'improvviso, la montagna di lingotti radioattivi si avvicinò lentamente davanti a loro.
    "Che succede?" chiese Fujiko.
    "Un tapis roulant da qualche parte. Hanno anche chiuso lo sportello nascosto dal quale ero venuto! Ci hanno scoperto..."
    "Scappiamo, Lupin!"
    "Te l'ho detto, hanno chiuso l'uscita. Se quell'oro ci tocca, siamo morti!"

    "Ehi, cosa state facendo?" esclamò Zenigata.
    Le versioni meganoidi di Garrison e Toppi lo squadrarono con aria crudele.
    "Li stiamo giustiziando. Tra poco l'oro radioattivo ucciderà i due intrusi!"
    "Ma siete matti? Lupin io lo voglio vivo! E anche Fujiko! Li voglio arrestare, mica ammazzare!"
    Il Garrison meganoide estrasse una pistola.
    "Non si intrometta, se vuole vivere!"
    "State minacciando un ispettore di polizia? Siete pazzi?"
    Mentre parlava, però, Zenigata lanciò subito un calcio che fece volare via la pistola dalle mani del maggiordomo: Toppi gli saltò subito addosso, ma Zenigata lo mandò via, cercando la pistola che era caduta per terra, prima che la prendesse il Garrison robot. Il falso maggiordomo fece un balzo e afferrò l'arma: ma uno sparo la allontanò subito da lui. Tutti si voltarono sorpresi: erano comparsi un altro Garrison e un altro Toppi.
    "Vi prego di alzare tutti le mani" disse il vero maggiordomo "Questa pistola funziona anche contro i Meganoidi, e io ho una buona mira, grazie al mio passato di militare della gloriosa Settima Brigata. Vi consiglio di non fare sciocchezze. Naturalmente quello che ho detto non vale per lei, ispettore."
    "Ma che succede? Dei gemelli?" Zenigata era confuso. Ma indicò subito la macchina: "Presto, Lupin e Fujiko sono in pericolo di vita, qual'è il pulsante che interrompe tutto?"
    "Quello rosso alla sua sinistra, ispettore" disse il vero Garrison.
    "Non lo toccare!" minacciò il Garrison meganoide, sollevando Zenigata con una mano sola. Ma un colpo di pistola lo fece crollare a terra. Il falso Toppi corse verso Garrison, ma il vero Toppi lanciò un mucchio di biglie che lo fecero cadere a terra: un altro sparo del maggiordomo concluse lo scontro.
    "Mi ha fatto un certo effetto sparare a qualcuno che somigliava al signorino Toppi. Ma avrebbe potuto ucciderci tutti."
    "Cosa significa tutto questo?" chiese Zenigata, dopo aver premuto il pulsante rosso.
    Garrison fece un sospiro. "E' una storia lunga, ispettore."
     
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    GRAN FINALE

    Lupin-e-Banjo


    Koros esaminò ancora i dati per la quarta volta: non c'erano dubbi, i risultati erano proprio questi. Fece un lungo respiro, poi si accasciò sulla sedia. Aveva il volto sconvolto e si toccava la fronte con la mano, guardando il soffitto.
    "Non è possibile..."

    L'Omegatron si stava spegnendo: l'intervento di Kelly, la sorellina di Radik, aveva provocato una reazione opposta a quella del macchinario. Era sintonizzato per trasformare gli umani in Meganoidi: ma, davanti a un'umana come Kelly, che era già stata colpita dalle radiazioni meganoidi per opera di suo fratello (che in passato era diventato Megaborg), non poteva fare nulla. Kelly aveva già subito le radiazioni meganoidi: riceverle ancora da parte dell'Omegatron aveva provocato un effetto opposto. Oltre a farla guarire, le aveva dato la capacità di trasformare i Meganoidi in umani. E, dopo aver "umanizzato" gli uomini della banda di Radik, i Bluebeller, Kelly era andata con loro alla villa-castello di Banjo, ritrasformando tutti quelli che toccava in umani, fino a raggiungere lo stesso Omegatron: un semplice tocco e la macchina si era spenta lentamente. Ed ora era diventata completamente inattiva e tutti stavano ridiventando umani. I Bluebeller erano entusiasti.
    "Sei diventata un'arma segreta, Kelly! La nostra arma!"
    "Dobbiamo farla diventare la nostra mascotte!"
    "Calmatevi, ragazzi" li interruppe Radik "questa storia non è ancora finita. Mentre il Daitan sta ancora combattendo contro Nach, non sappiamo dov'è finita Koros: dobbiamo assolutamente trovarla! Dividetevi e cercatela! Kelly, tu vieni con me!"
    "Va bene, fratellone!"

    Il Daitan 3 era alle strette: il Megaborg Nach era più resistente del previsto. Ed era da molto tempo che Banjo non combatteva: i suoi riflessi erano sempre eccellenti, nonostante la lunga animazione sospesa, ma non erano all'altezza di un combattimento reale. I pochissimi secondi di ritardo diventavano mortali in un duello, e Nach lo sapeva. Era giunta l'ora di usare l'arma finale.
    "Ed ora, con la forza del sole, io ti distruggerò! ATTACCO SOLARE! ENERGIA!"
    Il Daitan raccolse tutta l'energia solare e la scagliò come un missile contro Nach. E non successe nulla.
    "Non è possibile..." mormorò Banjo stupefatto.
    "Ti ho tenuto prigioniero per anni, tu e Daitan 3. Credevi davvero che non vi avrei esaminati? Che non avessi costruito una mia difesa contro l'attacco solare? Per te è finita, Banjo!"
    La sua lancia trafisse il petto del Daitan.
    "Volevo completare l'analisi su di voi, per questo vi avevo tenuti in vita. Ma ora non mi servite più."
    La sua spada tagliò il braccio destro del Daitan.
    "Anche se avete spento e distrutto l'Omegatron, non mi ci vuole niente a farne un altro all'istante: l'ho costruito in modo che possa rigenerarsi. Già adesso sta cominciando a ricomporsi, e non ci sarà niente che lo potrà fermare!"
    La lancia e la spada di Nach tagliarono l'altro braccio del Daitan, e una pedata del Megaborg fece cadere il Daitan a terra. La lancia era puntata verso il collo del robot.
    "Ti taglierò la testa e la ridurrò in atomi, Banjo!"
    La testa di Daitan 3 volò via e fu distrutta in un attimo dai raggi ottici. All'improvviso, un raggio laser trafisse il Megaborg Nach, che rimase scosso dall'attacco improvviso, abbandonando le armi. Voltandosi, vide Koros, in piedi sulla terrazza del castello, con un bazooka in mano.
    "Koros! Ma cosa stai facendo?"
    "L'Omegatron non funzionerà mai più, Nach! L'ho disattivato io personalmente!"
    "Ma...perchè l'hai fatto? Perchè colpirmi? Tutto il piano che avevamo programmato..."
    "TACI! Mi hai ingannata fino all'ultimo!"
    "Koros..."
    "Non chiamarmi Koros! Koros è morta! E' morta da anni! Io sono la sua copia, il meganoide che tu hai ricreato a sua immagine e somiglianza! Sono solo stata un burattino nelle tue mani, Nach!!"
    "Io...ti amavo. Non sopportavo di vederti morire. Volevo averti al mio fianco, sin da quando tu e Don Zauker mi avevate contattato...volevo realizzare il vostro sogno, Koros..."
    "IO NON SONO KOROS!"
    La meganoide con le sembianze di Koros sparò rabbiosamente più volte col bazooka, trafiggendo il Megaborg Nach, che esplose in diversi punti. Lui si lasciò colpire senza difendersi, con un'espressione dolorosa.
    "Koros..."
    Lanciò un paio di raggi ottici alla figura che sparava: l'esplosione e il disastro devastarono l'intera ala dell'edificio.
    "Ti ricostruirò...realizzeremo il tuo sogno, Koros, io e te...insieme..."
    "Sei completamente impazzito" disse una voce dietro di lui. Voltandosi, il Megaborg Nach vide il piede di Daitan 3 puntato verso di lui. La vampata di fuoco che partì da lì lo colpì in pieno in testa: barcollando, senza sapere dove andare, cadde a terra. Banjo uscì dall'abitacolo, che era sul petto del robot, poco sotto il collo.
    "Chi te l'ha detto che il mio posto di pilota è nella testa? Posso pilotare il Daitan da ogni posizione, Nach."
    Il Megaborg Nach si rimpicciolì, ritornando ad essere il Nach umano.
    "Non esplode come gli altri Megaborg e ritorna come prima" commentò Banjo "La tecnologia meganoide ha fatto dei passi da gigante in tutto questo tempo. Sarà meglio che aggiorni il robot..."
    Nach si alzò a fatica.
    "No...non è finita... io non finirò così!"
    Una manetta scattò sul suo polso e Zenigata mostrò il suo tesserino.
    "Puoi scommetterci che non finirai così. Finirai molto peggio! Sei in arresto per aver guidato un'organizzazione criminale, per aver tentato di conquistare il mondo, per una sfilza di omicidi lunga due chilometri, per rapine, vessazioni, abigeati e tentato omicidio delle persone qui presenti, per non parlare di ratto di persona e simulazione di identità. E ometto tutto il resto. Per te c'è solo la sedia elettrica o almeno trecento ergastoli!" Zenigata alzò bruscamente Nach. "Ti aspetta un lunghissimo interrogatorio, farabutto. Seguimi e non fare resistenza: ho già chiamato la polizia, che è già tornata normale, tra l'altro."
    "Ma che sorpresa, Zazà. E Lupin, non lo arresti più?" gli fece notare Jigen, divertito.
    "Questo imbecille fissato coi meganoidi ha messo su un tal caos che ci vorranno mesi per fare un pò d'ordine. Figuriamoci se ho tempo anche per voi. Ma verrà anche il vostro turno. Scappate finché volete nel frattempo, ché tanto io vi trovo lo stesso."
    "Come se non lo sapessi" replicò Jigen, osservando Nach che veniva trascinato via dal tenace ispettore.
    "Ogni volta che vengo coinvolto da Lupin, succede il finimondo" sospirò Goemon, osservando la villa-castello ridotta a un rudere, dopo la battaglia tra i due robot giganti.
    "Non dire bugie, furbastro, che ti sei divertito da matti."
    "Hmph. In ogni caso, devo andare a purificare la mia spada. Ha tagliato troppe cose insignificanti." Goemon si allontanò senza dire niente.
    "Sì, sì, buona purificazione."
    Gli si avvicinò Radik. "Bè, e Lupin? Non lo volevate cercare?"
    "Figurati. Quello lì ti rispunta quanto meno te lo aspetti. Andiamo a farci una bevuta per festeggiare piuttosto, che quella volta a Rurutu era finita in una schifezza."

    Garrison digitò il codice per aprire la cassaforte: anche se Nach lo aveva cambiato, per lui non c'erano problemi a trovare il codice nuovo.
    "Come mai è riuscito a trovare il codice nuovo?" chiese Toppi.
    "Ho fatto parte del Mi-6 nella sezione spionaggio ai tempi della Guerra Fredda, signorino Toppi"
    "Ma a quei tempi non c'era internet nè altro."
    "Basta usare la logica e aggiornarsi quotidianamente. Le spie lo fanno sempre."
    La porta gigantesca si aprì: l'oro era ancora al suo posto.
    "Pensavo che Lupin avesse già preso tutto in qualche modo. E invece no." osservò Toppi.
    "L'ispettore aveva ragione. E' incredibile come conosca bene quell'uomo." Garrison pensò alle parole di Zenigata.

    "Lupin ama le sfide. Gli è bastato raggiungere la cassaforte. Ora se ne sarà già andato"
    Garrison gli fece notare: "Ma perchè? Anche se è radioattivo, può trovare un modo per portare via l'oro..."
    "Gli abbiamo salvato la vita. Lupin ora è in debito con noi. State tranquilli: non solo ha rubato l'oro, ma non ve lo ruberà più. Adesso devo andare: ho un altro criminale da acciuffare" concluse Zenigata, osservando la conclusione dello scontro tra i due robot alla finestra.


    Beauty teneva la pistola puntata contro la sua copia meganoide: non se la sentiva di sparare contro un'altra se stessa.
    "Guardate che non è finita, eh" osservò la Beauty meganoide "Non c'era soltanto Nach come capo dei Meganoidi. Ce ne sono tanti altri nel mondo, e anche in diverse basi spaziali."
    "Che stai dicendo?" chiese Reika.
    "Nach agiva in accordo con loro. Cosa credete, che abbia fatto tutto da solo? I Meganoidi ci sono ancora, ragazzi!"
    "E perchè ce lo dici?"
    "Ma perchè voglio lavorare con voi!" rispose la Beauty meganoide "Vi svelerò tutto, se mi accogliete nel gruppo. Non mi ha mai interessato la faccenda dei Meganoidi e del mondo da conquistare, non lo so perchè: forse per via del fatto che il cervello di Beauty mi permetteva di pensare in modo diverso dagli altri!"
    "Eeeh, lo sapevo di essere un tipo molto intelligente, visto Reika? E tu che mi chiamavi sempre zucca vuota!" sogghignò la biondona.
    "A dire il vero, è proprio perchè sei una zucca vuota che ho potuto pensare liberamente. Avevo molto spazio per nuovi pensieri."
    "..."
    "Comunque, se ti accettiamo, come faremo a distinguerti? Sei la copia perfetta di Beauty!" osservò Reika.
    "Sono anche una mutaforma: ho sempre voluto essere così, a dire il vero."
    Si cambiò in una ragazza dai capelli ricci, neri, lunghi e vaporosissimi come se fossero una nuvola: praticamente la copia di Kelly Garrett delle Charlie's Angels.

    XnmPezq


    "Che ne dite? Potete anche chiamarmi Kelly adesso."
    Le due ragazze si guardarono confuse. "Aspetta quando lo diremo a Banjo..."

    La Fiat 500 saettò lungo le strade di montagna, fermandosi in un parcheggio dove c'era un panorama da togliere il fiato: da lì si vedeva tutta la città, illuminata dal sole del mattino. Lupin scese dalla macchina, accendendo una sigaretta. Il gigantesco castello-villa di Banjo era praticamente scomparso: rimaneva solo qualche detrito fumante. Fujiko gli si avvicinò: appoggiandosi al parapetto, sospirò.
    "Mai visto così tanto oro in vita mia. E non poterlo prendere..."
    "Ci saranno altre occasioni. O volevi diventare radioattiva?"
    "Sul serio, volevi rilasciare tutto l'oro perchè ci avevano salvato la vita? Bastava dire un grazie."
    "Boh, forse ce la saremmo cavata comunque. Ma c'era un altro motivo che mi ha fatto decidere di lasciar perdere."
    "E sarebbe?"
    "Fujiko, tesoro, dove le mettevo tutte quelle decine di migliaia di tonnellate di lingotti? In un deposito da difendere, come Zio Paperone? Sarebbe stata la mia fine di carriera di ladro!"
    Dopo un attimo di riflessione, Fujiko concluse: "Forse hai ragione, Lupin. Però..."
    "Cosa?"
    "Tu che fai lo Zio Paperone...allora avremmo dovuto venire noi a derubarti!"
    "Hai capito perchè sarebbe stata la mia fine?"
    Si misero a ridere tutti e due, sorprendendo gli uccelli che volavano vicino, mentre il sole si alzava sempre più in alto.

    lupin-gif

     
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