GESU' DI ZEFFIRELLI

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    "GESU' DI NAZARETH", IL CAPOLAVORO DI ZEFFIRELLI

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    Robert Powell, considerato il "Gesù" cinematografico per eccellenza.


    Il Cristo di Zeffirelli colpì talmente l’immaginario che ancora oggi ci si immagina Gesù proprio così. Merito di un regista che era credente, pur nelle complessità delle cadute. Mai comunista, omosessuale, ma non militante, è morto pregando. Nei suoi film ha mostrato la bellezza del Cristianesimo, come ha sempre fatto la Chiesa (soprattutto quella dei secoli passati), nell'arte e nella liturgia. Il regista polacco Krystzsof Zanussi disse: "Se guardate un santino o un dipinto sacro, capite subito che l’immagine rimanda a Qualcun Altro. Ma, se vedete il Gesù di Zeffirelli, quel che vedete è, per te, Lui". Nei film hollywoodiani, fino a Ben Hur compreso, infatti, il Cristo era stato sempre mostrato di spalle, o da lontano, così lontano da rendere impossibile coglierne i tratti. L’incanto venne rotto nel 1961 da Il re dei re di Nicholas Ray, dove un bellissimo Jeffrey Hunter sparava il volto di Gesù in primo piano.

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    il belloccio Jeffrey Hunter che interpreta Gesù in "Il Re dei Re", 1961


    Ma il suo era un viso “americano”, biondo e con gli occhi azzurri, e il risultato complessivo era una specie di profeta minore, non il Figlio di Dio. Ci si misurò, com’è noto, anche Pasolini, col suo Vangelo secondo Matteo. (1964) con Enrique Irazoqui Levi, attore di origini curiosamente ebraiche, nella parte di Cristo: ma non appariva convincente come "Messia", con le sopracciglia unite e la barba appena accennata (la Sindone mostra chiaramente che Gesù aveva la barba, e completa).

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    Enrique Irazoqui Levi, il poco convincente Cristo di Pasolini.


    L'anno successivo venne La più grande storia mai raccontata (1965) del regista George Stevens, noto per il film "il diario di Anna Frank": questo film che fece su Gesù fu il più costoso fatto negli Stati Uniti fino ad allora (20 milioni di dollari: bazzecole rispetto ai 300 e più milioni di dollari degli Avengers). Max von Sydow impersonò un Cristo più ieratico.

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    Il Gesù solenne e ieratico di Max Von Sydow


    A quel punto fu Zeffirelli a prendere in mano la situazione trovando l’attore inglese Robert Powell, una faccia-di-Cristo a tutt’oggi insuperata: nemmeno Jim Caviezel di The Passion era così «somigliante». Il Cristo di Zeffirelli colpì talmente l’immaginario che ancora oggi non è raro trovare santini o foglietti per la messa i cui disegni ricalcano sfacciatamente quel Gesù del 1977. Il grandissimo senso estetico di Zeffirelli si profuse, in quell’ormai lontano sceneggiato, in tutti i particolari, tanto che ogni volto, dalla Madonna a san Pietro, risultava azzeccatissimo, perfino lo sbrigativo soldataccio Pilato-Rod Steiger. Zeffirelli toccò l’apice della sua arte in quel lavoro, che non avrebbe potuto fare con quella perizia se non fosse stato lui stesso un credente. E non è un caso se i due migliori film sul tema sono stati quello suo e quello di Mel Gibson, cioè di due registi credenti.

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    Jim Caviezel, il sofferente Gesù della "Passione" di Mel Gibson.


    Per Zeffirelli la cosa fu diversa, sempre. Fino all’ultimo la sua vita privata erano fatti suoi e mai volle mischiarsi alla gazzarra del nuovo Sol dell’Avvenire. Forse era troppo anziano per farlo, ma credo di no. Altri «grandi vecchi» si comportarono diversamente di fronte al "nuovo-che-avanza", basta pensare al poeta Ungaretti e al Sessantotto. L’attrazione fatale di Zeffirelli per il cattolicesimo la si trova anche nel suo Fratello sole sorella luna, le cui canzoni ancora oggi campeggiano nei canzonieri della messa in rito italiano. Zeffirelli si rivolse, non a caso, a Donovan, il menestrello scozzese (battezzato cattolico) che in quegli anni aveva riportato in auge la tradizione sonora medievale. Un cattolicesimo solo estetico, il suo? Può darsi, ma il cattolicesimo è anche questo. Per secoli la Chiesa è stata maestra di bellezza, e quanti artisti – veri - hanno trovato (o almeno intuito) la strada del Regno dei Cieli attraverso la bellezza della liturgia, dell’arte, del canto cristiani. Pensiamo all’inventore stesso del decadentismo, J. K. Huysmans, convertito dalle melodie gregoriane delle carmelitane di Parigi. O all’insospettabile Andy Warhol, che assisteva alla messa tutti i giorni (sì, proprio lui). «Ho paura di morire. Sono credente e prego molto»: così Zeffirelli in una delle sue ultime interviste. Ma era anche un dichiarato anticomunista, a differenza di altri «esteti» come Pasolini o Visconti.

    FONTE:

    Cammilleri, Bussola Quotidiana

    Edited by joe 7 - 29/3/2022, 18:46
     
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    I FILM ITALIANI RELIGIOSI PRIMA DEL "GESU'" DI ZEFFIRELLI

    A quei tempi, erano già usciti dei film e soprattutto sceneggiati televisivi di carattere religioso prima di Gesù di Nazareth. Ecco un elenco.

    - Il cardinale Lambertini (1954) con Gino Cervi: parla del Cardinale di Bologna Prospero Lambertini vissuto nel'700, che poi diventerà Papa. Nel 1963 esce anche uno sceneggiato con lo stesso soggetto per la Rai, interpretato nuovamente da Gino Cervi.
    - Processo a Gesù di Diego Fabbri (1952-54). Opera teatrale di dubbio gusto, denunciata come offesa alla religione cattolica e istigatrice all'odio sociale.
    - E venne un uomo, film di Ermanno Olmi su Giovanni XXIII.
    - Francesco d’Assisi (1966) di Liliana Cavani. Miniserie televisiva, fu il primo film fatto per la televisione della RAI.
    - Atti degli Apostoli (1969) di Roberto Rossellini. Sceneggiato televisivo che parla della predicazione degli Apostoli dopo la Pentecoste e la loro persecuzione da parte degli Ebrei a Gerusalemme.
    - I Racconti di Padre Brown (1970), sceneggiato di 6 episodi con Renato Rascel.
    - Il caso don Minzoni (1973), sceneggiato su Don Minzoni, un sacerdote ucciso dai fascisti.
    - Mosè (1974) sceneggiato televisivo in 7 episodi su Mosè e sull'Esodo, contenente diverse discordanze col testo biblico.
    - Ambrogio da Milano (1976), film televisivo praticamente scomparso da internet: non si trova nessun dato al riguardo, se non sul regista e gli attori. Ambrogio fu un importante vescovo di Milano nei primi secoli del Cristianesimo e fu fautore della conversione di Sant'Agostino.

    LE POLEMICHE

    Lo sceneggiato "Gesù di Nazareth" di cinque episodi, trasmesso nel Marzo 1977, fu visto da ben 700 milioni di persone. Il mondo laico protestò perchè il film avrebbe fatto una propaganda smaccata ai cattolici. Anzi, sembra che gli uomini di sinistra avessero chiesto ufficialmente che il film terminasse senza la Risurrezione, che invece è l'evento base del Cristianesimo. Infatti, senza la Risurrezione di Cristo, tutto il cristianesimo non ha senso, visto che quello è il messaggio base: un evento, non una filosofia, nè insieme di condotte da fare. Se sei cristiano e non credi alla resurrezione di Gesù - non simbolica, ma reale - non sei cristiano.

    ZEFFIRELLI E IL FILM "L'INCHIESTA"

    Inchiesta
    Il film e il fumetto PRIMA del film.


    "Ogni regista ha come sogno nel cassetto quello di fare un film su Gesù", disse una volta Zeffirelli in un'intervista. Per lui, però, era una cosa troppo impegnativa e non ne voleva sapere. Tuttavia, fece il soggetto de "L'inchiesta", insieme a Ennio Flaiano e alla Suso Cecchi D'Amico. Era un film in cui un inviato speciale di Tiberio, giovane, cinico e smaliziato, avrebbe dovuto svolgere un'inchiesta per stabilire la verità su questo Gesù che è stato crocifisso ma che sembra sia ancora vivo. E più andava avanti più il fatto lo coinvolgeva. Del film non se ne fece nulla. Però, forse a causa del successo di Gesù di Nazareth, fu poi realizzato nel 1986, riscuotendo molti riconoscimenti cinematigrafici. Quattro anni prima che si facesse questo film, però, nel 1982, curiosamente, il settimanale cattolico Il Giornalino fece il fumetto di "Dubius", che ricalcava quasi la storia dell'"Inchiesta": solo che lì il protagonista, Dubius Menneio Agrippa, fa sì delle indagini, ma durante la predicazione di Gesù, non dopo la sua morte e risurrezione.

    ALL'INIZIO ZEFFIRELLI NON VOLEVA FARLO

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    Il regista Franco Zeffirelli


    Due giornalisti televisivi cattolici, Pier Emilio Gennarini e Fabiano Fabiani, che avevano lavorato su Mosè e gli Atti degli Apostoli, dissero a Zeffirelli che era il momento di affrontare Gesù, prima che lo facessero altre persone, e lo facessero male. L'idea di un film di Gesù era partita proprio dai due giornalisti e raggiunse anche l'Inghilterra: Sir Lew Grade, baronetto, si impossessò dell'idea e dichiarò la disponibilità dell'Inghilterra nella realizzazione del telefilm.

    Non solo: lo stesso produttore di Mosè e Venne un uomo, Vincenzo Labella, contattò Zeffirelli: aveva una lunga lista di registi, e il cattolico Zeffirelli era in testa (un altro era Bergman). Per la cronaca, Gesù di Nazareth ebbe due produttori: oltre a Labella, ci fu anche Bernard Kingham, che si occupò però solo del primo episodio della serie. Comunque, Zeffirelli all'inizio rifiutò. Non se la sentiva, la responsabilità era troppo grossa. Ma Labella e i due giornalisti continuarono ad insistere: a livello professionale, oltre ad essere cattolico, Zeffirelli dava forti garanzie, perché era amato, rispettato e conosciuto anche all'estero. E la produzione del film fu per una parte importante anglosassone. Inoltre, l'arco narrativo temporale era ben più vasto di quello che poteva offrire un solo film: ben sei ore e mezza di recitazione.

    Zeffirelli aveva fatto prima un film su San Francesco: Fratello Sole, Sorella Luna, e pensava così di aver già detto tutto quello che aveva da dire come cattolico. E non solo: dopo quel film, Zeffirelli fu inondato di proposte su film religiosi, tra i quali anche Gesù di Nazareth. Ma lui li rifiutò tutti, e stava anche preparando un film sulla Divina Commedia, che poi non fu mai realizzato, anche se in quel momento era il suo chiodo fisso, al posto di Gesù di Nazareth. Zeffirelli successivamente ammise che il suo rifiuto era dovuto alla paura di dover reggere lo sforzo spirituale e la responsabilità che un film simile gli avrebbe dato. Ma non c'era niente da fare: "Qualcuno" lo stava portando lo stesso alla realizzazione del film. Per prima cosa, il progetto sulla Divina Commedia fu annullato, perchè la produzione non aveva strutture capaci di reggere un'impresa simile. Zeffirelli allora lavorò ad un altro film, la Signora delle Camelie, con Liza Minnelli: ma anche quel progetto alla fine naufragò, anche per via degli impegni della Minnelli.

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    Il San Francesco di Zeffirelli in Fratello Sole, Sorella Luna.


    Vincenzo Labella allora tornò alla carica e insistette: "Zeffirelli", diceva, "lei non può rinunciare a questo progetto. Almeno se ne potrebbe parlare senza impegno. Questo film potrebbe essere anche una riscoperta dei Vangeli alla luce degli studi storici più recenti. E anche un atto d'amore verso Cristo. E per questo è necessario un regista italiano, cattolico e affermato anche nel mondo anglosassone come lei". Insomma, c'era solo Zeffirelli e nessun altro.

    Zeffirelli aveva visto tutti i film su Gesù e il più bello per lui era Golgota, un film di Duvivier del 1935 (e Duvivier divenne famoso soprattutto per Don Camillo e Il ritorno di Don Camillo, due film cattolici). Ma era troppo breve (solo un'ora e mezza circa). Non sarebbero bastate neanche tre ore per raccontare adeguatamente un racconto così grande come quello dei Vangeli. Sarebbe venuta su una storia oleografica, retorica, simile ai film apologetici fascisti e nazisti, o ai film sulle glorie comuniste. Mentre invece una trasmissione a puntate di sei ore e mezza sarebbe stata più adatta, sia ai credenti che agli increduli. Zeffirelli aveva capito che, se avesse rifiutato questa occasione, se ne sarebbe pentito per sempre. Quindi accettò, e fu solo l'inizio del lungo lavoro dietro le quinte. Era il Natale del 1973.

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    Robert Le Vigant che interpreta Cristo nel Golgota di Duvivier.



    BIBLIOGRAFIA:

    Cammilleri, Bussola Quotidiana
    https://it.clonline.org/storie/incontri/20...di-nazaret-1977
     
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    TROVARE I LUOGHI DEL FILM

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    Il Tempio di Gerusalemme nel film.


    Prima di realizzare il film, Zeffirelli andò in Israele, nella Terra Santa, per vedere coi suoi occhi come erano i posti dove camminò Gesù. Ma fu una delusione per lui, perchè tutto era cambiato: solo Betlemme aveva una chiesa bizantina molto bella, la Basilica della Natività, costruita sul luogo dove nacque Gesù: nei sotterranei si può raggiungere il punto preciso dove accadde l'Evento. Quella basilica era realizzata, secondo le parole di Zeffirelli, "quando si costruivano ancora capolavori secondo una regola di civiltà che era automatica e istintiva". Senza dubbio faceva riferimento all'orrore delle chiese-pattumiere di oggi, costruite da famosissimi e illustri architetti che di Dio non sapevano nulla e imponevano la loro orrenda visuale ai fedeli, sconcertati da tanto obbrobrio. Tutte chiesacce degne di essere fatte saltare con la dinamite, tanto fanno schifo e ribrezzo anche al non credente che le guarda.

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    Basilica della Natività di Betlemme: esterno e interno, con in basso il luogo della nascita di Gesù.


    Zeffirelli parla anche dell'orribile, artisticamente parlando, Basilica dell'Annunciazione costruita a Nazareth, "un monumento dei più ingombranti e brutti che si possano immaginare, espressione di uno dei periodi più infami per l'architettura religiosa". In effetti, io in quella chiesa ci sono stato, e ne ho provato repulsione: non aveva nulla di sacro. Era un orrendo ammasso di marmo bianco con una quantità spropositata di finestre che davano l'impressione di essere in un anonimo palazzo, non in una chiesa. Il paese ha conservato, del suo carattere antico, solo il pozzo dove le donne vanno ancora ad attingere acqua, e la casa dove viveva la Santa Famiglia, all'interno della Basilica: è solo una caverna, non molto grande, tipica delle costruzioni di allora, mentre le mura esterne sono state portate dagli angeli a Loreto, dove si trovano tuttora. E in effetti, che ci si creda o no, quel trasporto è stato qualcosa di miracoloso: umanamente, in nessun modo una costruzione così fragile sarebbe riuscita a raggiungere, intatta e senza il minimo danno, un paese così lontano come l'Italia, attraversando il mare, tra l'altro. E sul fatto che quelle mura siano nazaretane non c'è il minimo dubbio, cosa confermata da molti specialisti. Non sono nemmeno mura molto grandi, e lo spazio che contengono è abbastanza circoscritto: l'avevo attraversato a Loreto, e mi bastavano tre- quattro passi per attraversarla del tutto. Forse anche meno. I mattoni sono visibili, messi l'uno accanto all'altro in modo semplice.

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    La Basilica dell'Annunciazione, con la Casa della Madonna su cui hanno fatto l'altare.


    Oltre a questo, Zeffirelli, a Gerusalemme, visitò il Santo Sepolcro, cioè la chiesa sul luogo dove Gesù è stato crocifisso, sepolto ed è risorto: il luogo più sacro del mondo. E' diviso in tre parti, ciascuna per una diversa confessioni cristiane: infatti i Cristiani Ortodossi hanno la sezione del Sepolcro vero e proprio; i Cristiani Cattolici - rappresentati dai Francescani - hanno un loro settore; i Cristiani Copti custodiscono il vero luogo della Crocifissione. Le tre confessioni custodiscono gelosamente le loro sezioni, spesso ostacolandosi a vicenda, cosa inevitabile in una specie di chiesa-condominio. I Protestanti non ci sono, perchè, oltre ad essere arrivati tardi (il protestantesimo era stata l'ultima confessione cristiana in ordine di tempo, nata nel 1400-1500, quando il Santo Sepolcro era già in mano alle tre confessioni cristiane), il loro credo ritiene superflua l'esistenza fisica di Cristo, considerando importante solo il suo insegnamento. L'ambiente del Santo Sepolcro, per forza di cose, è confusionario e disorganizzato, cosa che ha sconcertato Zeffirelli, quando l'ha visto. Anch'io lo avevo visto così, quando ci andai: in ogni caso, anche se cattolico, potei andare a vedere lo stesso il Golgota e il Sepolcro, perchè l'accesso era consentito a tutti.

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    Il Santo Sepolcro all'esterno, con il Sepolcro vuoto di Gesù all'interno.


    Il deserto di Giuda fu attraversato da Zeffirelli, ovviamente in autobus o in macchina: bellissimo e con un cielo terso (anch'io me lo ricordo così), scende giù fino al Mar Morto, il mare più salato al mondo, che è quello che rimane di Sodoma e Gomorra dopo la distruzione divina, secondo la tradizione. Ho assaggiato le sue acque: un incredibile concentrato di acqua salina che non avevo mai sentito prima. Anche se a vederlo non si direbbe (sembra un'acqua come le altre, solo un pò più scura), l'acqua del Mar Morto è talmente densa che il corpo umano non può neanche entrarci: può solo gialleggiarvici sopra. Si può nuotare sul Mar Morto, ma farlo da soli e senza occhialini da sub è pericoloso: se ti entra l'acqua negli occhi, è talmente salata che non ci vedi più e quindi non riesci più a raggiungere la riva. C'è chi è morto su quelle acque, cercando disperatamente di trovare la via per la riva.

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    Il Mar Morto, coi banchi di sale sulla riva.


    Più avanti c'è Gerico, famosa per la caduta delle sue mura per opera delle trombe di Giosuè, anche se della città antica non rimane più nulla, e quella attuale conserva poco del suo passato e assomiglia a una "Montecatini qualsiasi", secondo le parole del regista. Poi il fiume Giordano, dove Giovanni battezzava e dove Gesù è stato battezzato: è un fiume di confine, tra Israele e la palestinese Cisgiordania, quindi non ci sono molte costruzioni nei dintorni, rimanendo così praticamente inalterato nella sua natura. Poi c'è il Lago di Tiberiade o di Genesaret, detto anche Mar di Galilea per la sua estensione: è il lago dove Pietro e gli Apostoli avevano pescato. L'ambiente è incantevole (ve lo assicuro), tanto che Zeffirelli, in un primo momento, avrebbe voluto ambientare lì le scene su Pietro. Ma da quelle parti non c'era neanche un angolino che si adattasse a costruire la città originaria di Cafarnao. Sembra che, negli scavi, lì si sia scoperta anche la casa originaria di Pietro. Cafarnao comunque fu un importante luogo di scambio, dove si trovavano mercanti, esattori, pescatori.

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    Il Lago di Tiberiade


    Il problema principale per l'ambientazione del film era l'immenso Tempio di Gerusalemme: aveva un enorme cortile centrale, con 350 colonne di granito e le pareti erano ricoperte di legno di Cedro del Libano, oggi molto raro, ed erano ornate d'oro e argento. Era lungo quasi mezzo chilometro e largo circa la metà, e sovrastava tutta Gerusalemme, perchè era costruito su un'altura. Fu distrutto definitivamente dai Romani nell'anno 70, durante la Guerra Giudaica, in cui Israele si ribellò a Roma, e non fu mai più ricostruito. L'unica cosa che rimane di quella smisurata costruzione è il famoso Muro del Pianto, dove gli Ebrei da secoli piangono la distruzione del Tempio ogni giorno. Il Tempio per gli Ebrei non era "una chiesa importante", e nemmeno "la chiesa più importante": era TUTTO. Era l'unico luogo sacro in tutta Israele: non c'erano "altre chiese", c'era solo il Tempio. Laggiù, nel luogo più interno, accessibile solo al Sommo Sacerdote e una sola volta all'anno, si trovava il Santo dei Santi, o Sanctum Sanctorum, cioè la Presenza divina, Dio stesso. La distruzione del Tempio fu un evento spaventoso per gli Ebrei e la sua ricostruzione, attualmente, è impossibile. Non solo perchè, al posto del Tempio, ora ci sono due moschee tra le più sacre ai Musulmani, ma anche perchè Israele non ha dei sacerdoti: furono tutti uccisi, familiari compresi, dai Romani dopo la Guerra Giudaica. E solo i sacerdoti potevano entrare nel Tempio: quindi, se, per assurdo, il Tempio fosse ricostruito, nessun Ebreo potrebbe entrarci, visto che non ci sono più sacerdoti. I rabbini attuali non sono sacerdoti, ma studiosi della Scrittura, e come tali sono rispettati degli Ebrei.

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    Modellino di ricostruzione del Tempio di Gerusalemme, con la Torre Antonia dei Romani cerchiata di rosso, appoggiata al Tempio: lì c'era il Pretorio di Pilato dove Gesù fu processato.


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    Il Muro del Pianto, l'unica costruzione rimasta del Tempio. Il telo bianco divide i fedeli: da una parte gli uomini, dall'altra le donne.


    Zeffirelli andò anche in Giordania, coi suoi paesini sperduti, che potevano essere adatti come ambientazione del film: ma lì le comunicazioni erano impossibili, e le difficoltà numerose. Praticamente la stessa cosa anche in Siria. Dove trovare una costruzione simile al Tempio da avere come sfondo? Al Cairo si trovavano immense costruzioni abbastanza simili al Tempio, ma il rischio di scandalizzare alcuni fedeli musulmani era troppo grande. Alla fine, con l'architetto Giovanni Quaranta, ricostruirono il Tempio, nelle sezioni giuste per essere filmato, a Monastir, in Tunisia, la cui fortezza riproduceva la Torre Antonia, che era la costruzione dei Romani che era attaccata al Tempio, nonostante le proteste ebraiche: lì c'era Pilato e ci fu il processo romano a Gesù.

    Ma per cominciare il film era necessario trovare una Nazareth, il luogo dei primi trent'anni di Gesù, per il film. E anche questo non fu facile. In Marocco, Zeffirelli, dopo numerose e infruttuose ricerche, si era rassegnato: Nazareth sarà fatta con le impalcature di Cinecittà, una cosa che lui detestava. Era arrivato ormai il giorno della partenza in aereo. Per caso, Zeffirelli vide su una mappa l'indicazione delle rovine di Volubilis, una delle più grandi città del periodo romano. Poichè c'erano diverse ore da aspettare per prendere l'aereo, Zeffirelli e gli altri decisero di andare a visitare quelle rovine. Durante il viaggio, Zeffirelli vede sulla destra il paesino bianco di Fertassa: un piccolo villaggio talmente povero che non aveva nemmeno l'elettricità. Zeffirelli rimase colpito da quelle costruzioni e si fermò un momento lì: avrebbe visto Volubilis più tardi. Non ci sarebbe mai andato, invece: restò lì per tutto il tempo. Quel paesino infatti era la Nazareth che Zeffirelli aveva immaginato: strade di polvere bianca, case povere dalle mura calcinate, con tetti di paglia, strette intorno ad una piazza dove avvengono gli incontri, gli scambi, i piccoli commerci e su cui si poteva mettere una sinagoga non meno povera, ma ospitale. Nelle case, nelle piazze, le donne cuociono il pane e gli uomini fanno i canestri. Non ci sono letti, nè mobili, nè armadi: si dorme su giacigli di paglia, i lumi sono sistemati dentro nicchie sulle pareti, i pochi indumenti sono appesi ai pioli. Le donne portano ancora i vasi sul capo, i bambini corrono scalzi, a frotte come i passeri. Senza questo sfondo, il film sarebbe stato del tutto diverso: Nazareth era importante perchè era lì che il seme dell'attesa messianica era giunto a maturare: quindi doveva essere credibile al massimo. Zeffirelli fotografò e fece dei disegni su ogni cosa, parlando con la gente tramite la sua guida. Ormai doveva partire, ma sarebbe ritornato: aveva trovato la sua Nazareth. Il film era a buon punto, almeno per lo sfondo. Ma, e gli attori?
     
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    LA SCELTA DEGLI ATTORI

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    Zeffirelli e Robert Powell nella parte di Gesù.


    Il clima in cui Zeffirelli lavorò in questo film era diverso dal solito, molto più partecipato, sentito, vissuto che in tutti gli altri film in cui aveva lavorato. Attorno al set si respirava un'atmosfera molto particolare: tutti erano coinvolti, toccati dalla storia che stavano interpretando. Si vedeva anche dal modo con cui aderivano, non per soldi o per carriera, ma per il sentimento di partecipare a qualcosa di indimenticabile. "Ne ho la prova ancora oggi" disse Zeffirelli "quando vado in giro per il mondo, in un aeroporto o a una fermata d'autobus: vengo abbracciato da qualcuno dei 260 attori che ricordano con nostalgia quei momenti in cui tutto sembrava svolgersi come in uno stato di grazia." A quei tempi, dissero che questo film si trattava di un'operazione alla Cecil De Mille, con tanto di grancassa e fanfara ad aprire la parata dei divi in cartellone. Ma la realtà fu diversa: nessuno dei nomi scelti da Zeffirelli era stato pensato per la risonanza del nome o l'attualità del suo successo, ma solo perchè si trattava della risposta più giusta alla realizzazione di questo o quel personaggio nel modo che il regista voleva. Per questo, Zeffirelli respinse molte proposte di attori sì famosi, ma non adatti per lui a quella parte. Il punto, però, è che non ci fu solo l'intervento di Zeffirelli: ci fu una straordinaria partecipazione di celebrità nel film in cui tutti, senza eccezione, accettarono compensi ben al di sotto della norma. Tutti avevano accettato di partecipare non tanto per fare un lavoro, ma per il fatto di stare realizzando un'opera totalmente diversa dalle altre. L'inizio di questa valanga di adesioni avvenne con Laurence Olivier 1: aveva risposto all'invito di Zeffirelli perchè interpretasse la parte di Nicodemo, soprattutto per la sua fede di cristiano e per la forte amicizia che c'era tra loro.

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    Laurence Olivier/Nicodemo (il fariseo che cercò di difendere vanamente Gesù e che andò a trovarlo di nascosto per ascoltare la Sua parola)


    E dietro il suo esempio vennero tutti gli altri, che accettarono di partecipare al Gesù televisivo rinunciando a offerte più lucrose e a lavori meno impegnativi. E tante situazioni si sbloccavano "per caso". Per esempio, Zeffirelli avrebbe voluto volentieri Anne Bancroft2 per la parte della Maddalena: sarebbe stata perfetta. E la contattò. Ma lei era un'attrice che lavorava poco, e non amava allontanarsi da casa e dal marito, Mel Brooks, e dai figli. Inoltre chiedeva compensi proibitivi, dell'ordine del milione di dollari, forse proprio per scoraggiare le richieste e vivere tranquilla. Ma pochi giorni dopo dissero a Zeffirelli che lei aveva accettato la parte, anche se il compenso non era alto, dicendo di essere sempre stata affascinata dalla figura della Maddalena. Oppure: per motivi di lavoro, Mastroianni non poteva partecipare per fare la parte di Pilato, il sogno di molti attori, e Zeffirelli pensò a Rod Steiger3, che volle assolutamente fare quella parte, senza neanche sapere quanto fosse il compenso.

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    L'indimenticabile Maria Maddalena di Anne Bancroft e l'intenso Ponzio Pilato di Rod Steiger.


    Lo stesso discorso si può dire per Anthony Quinn4 per la parte di Caifa, Renato Rascel5 per la parte del cieco nato, e di tutti gli altri. Al riguardo, Zeffirelli ricordò: "Mi dichiaro convinto che tutti gli uomini, in un modo o nell'altro, sono chiamati a prendersi una responsabilità, una iniziativa, a compiere un atto, un'impresa, a diventare insomma strumenti nelle mani di Dio."

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    Il severo Caifa di Anthony Quinn e lo stupefatto cieco nato di Renato Rascel.


    I personaggi del Vangelo sono tutti di così grande spicco e di così complessa natura che riproporli attraverso attori sconosciuti, di scarsa fama o addirittura non professionisti sarebbe stato contraddire la fondamentale intelligenza della rappresentazione drammatica. E' vero che talvolta certe scelte hanno funzionato: ma l'impresa che Zeffirelli stava per fare era talmente grande, e il tempo talmente esiguo, che non poteva permettersi di rischiare. Doveva affidarsi ad attori straordinari non tanto per fama, per quanto meritata, ma per il loro serio professionalismo e le loro capacità artistiche unanimemente riconosciute. In sostanza, ad artisti di talento, la cui presenza è garanzia di riuscita. La preparazione dei film, cosa rara, fu effettuata in uno stato di serenità e forti legami di lavoro, collaborazione ed amicizia, con attori messi davvero in stato di grazia, raccontò spesso Zeffirelli. "Interpretazioni indimenticabili - continua il regista - come le raffinate, sottili trame della Erodiade di Valentina Cortese6.

    Erodiade
    Valentina Cortese, una perfetta Erodiade manipolatrice, che usò la figlia Salomè per giustiziare il Battista.


    O l'intensità emotiva di quattro altre attrici nostrane: Regina Bianchi7 (Anna, la madre della Madonna), Marina Berti8 (Elisabetta, la cugina di Maria), Maria Carta9 (Marta, la sorella di Lazzaro) e Claudia Cardinale 10 (l'adultera), qui sotto presenti nell'ordine.

    donne


    O il forsennato Giovanni Battista di Michael York11, fulvo come un leone del deserto. O l'Erode di Peter Ustinov12, miscuglio prodigioso di grottesco e di ferocia barbarica.

    Battista-Erode


    O il Giuseppe di Arimatea di James Mason13, esempio di stile e di amabile misura. O l'Erode Antipa di Christopher Plummer14, tutto giocato sulle corde dell'incertezza propria di un uomo tentato dalla voce della giustizia, ma troppo corrotto per poterle rispondere.

    Arimatea-Antipa
    James Mason è Giuseppe di Arimatea, uomo giusto che fece deporre il cadavere di Gesù nella sua tomba; Christopher Plummer è Erode Antipa, figlio di Erode, che giustiziò il Battista.


    E il Barabba di Stacy Keach15, che dà voce e e forza a tutte le istanze libertarie dei ribelli di ogni tempo, ma accecato dalla propria miopia politica, anche se generoso sino a rischiare la vita nella lotta aperta contro l'oppressore. E il Centurione di Ernest Borgnine16, indimenticabile. Una galleria tanto ricca cui non mi stancherò mai di ritornare con la memoria e con il cuore, nel segno di quella stella che certamente ci ha guidati tutti."

    Barabba-Centurione
    Stacy Keach, il combattivo Barabba, e Ernest Borgnine, il famoso Centurione, che chiese a Gesù di guarire il suo servo e disse: "Signore, io non sono degno", la frase ripetuta da millenni in ogni Messa.


    -----------------------------------------
    1 Laurence Olivier: Attore di teatro e di cinema, tra i più grandi che ci siano mai stati. Famosa è la sua interpretazione dell' "Amleto" (1948), di cui è stato anche regista, per la quale vinse l'Oscar sia come miglior film che come miglior attore. Altre sue interpretazioni famoso sono il tribuno Crasso in "Spartacus" e il criminale nazista Szell in "Il maratoneta".
    2 Anne Bancroft: Attrice di teatro e di cinema, fu tra le migliori attrici della sua generazione. Tra le sue interpretazioni più celebri ricordiamo la maestra Anne Sullivan in "Anna dei miracoli" (1962), grazie alla quale prese l'Oscar; Ms Robinson in "Il laureato" (1967); l'attrice di teatro in "Elephant Man" (1980).
    3 Rod Steiger: Attore famoso per la parte dell'ebreo Sol Nazerman dell'"Uomo del banco dei pegni". Interpretò anche il fratello del protagonista nel "Fronte del porto" (ruolo per il quale fu candidato all'Oscar) e lo sceriffo Gillespie nella "Calda notte dell'Ispettore Tibbs" (per questo ruolo ebbe l'Oscar per miglior attore).
    4 Anthony Quinn: Attore di grande carisma, è indimenticabile il suo Zampanò nella "Strada" di Fellini. Altre sue parti famose sono quella di Barabba nel film omonimo; nel film "Viva Zapata" vinse l'Oscar come attore non protagonista nella parte del fratello del rivoluzionario, e in "Brama di vivere" vinse lo stesso tipo di Oscar interpretando Paul Gauguin, l'amico del protagonista, il pittore Van Gogh.
    5 Renato Rascel: Oltre ad essere attore, è stato anche comico, cantante (da ricordare Arrivederci Roma!), ballerino, presentatore e anche giornalista. Tra i molti ruoli da ricordare, posso citare solo l'interpretazione di Padre Brown nei telefilm o di Pasquale Lojacono in "Questi fantasmi". Ma l'elenco dei suoi lavori è quasi sterminato.
    6 Valentina Cortese: E' stata una delle ultime dive del cinema e del teatro italiano, con una forte e magnetica presenza di scena. Lavorerà con Zeffirelli anche in "Storia di una capinera", nella parte della Madre Superiora. La sua filmografia e teatrografia sono di tutto rispetto.
    7 Regina Bianchi: Attrice protagonista in importanti commedie del teatro di Edoardo de Filippo: memorabile è la sua Filumena Marturano. Ma anche i suoi film sono innumerevoli.
    8 Marina Berti: Attrice di grande bellezza e intensità comunicativa, negli anni '50-'60 partecipò a diversi film: da ricordare la sua partecipazione in ruoli minori nei kolossal Ben Hur, Quo Vadis e Cleopatra. Ha recitato in film drammatici come "Un eroe del nostro tempo" (1964) e "Febbre di vivere" (1953)
    9 Maria Carta: Cantautrice e attrice sarda (vinse anche il concorso di Miss Sardegna). Ha partecipato a diversi film, tra cui "Il Padrino II". Dopo la sua morte, fu istituita la Fondazione Maria Carta, con lo scopo di promuovere la cultura e la musica della Sardegna.
    10 Claudia Cardinale: Considerata dai più come "la donna più bella del mondo", fu una tra le più autorevoli e significative interpreti della storia del cinema. Ha recitato in più di 150 film, alcuni dei quali considerati delle pietre miliari del grande cinema d'autore: "I soliti ignoti", "Il Gattopardo", "La Pantera Rosa", "C'era una volta il west", "Bello, onesto emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata". Senza contare la sua interpretazione nel telefilm "La storia".
    11 Michael York: Attore di teatro e di cinema, lavorò con Zeffirelli nella "Bisbetica domata" e in "Romeo e Giulietta". Lavorò in film famosi come "Assassinio sull'Orient Express" e "Cabaret"; famosa è anche la sua interpretazione di D'Artagnan nella trilogia dei Moschettieri di Richard Lester.
    12 Peter Ustinov: Oltre ad essere attore, è stato anche regista, produttore cinematografico, scrittore. Vinse due Oscar per miglior attore non protagonista ("Spartacus", "Topkapi"). Tra i suoi ruoli più famosi ricordiamo l'Imperatore Nerone in "Quo Vadis" (1951) e l'investigatore Poirot in diversi film.
    13 James Mason: Attore inglese noto per parti impegnative come Rommel in "Rommel, la volpe del deserto", il Capitano Nemo in "20.000 leghe sotto i mari", e in molti altri film.
    14 Christopher Plummer: Attore shakespeariano, divenne famoso per la parte del Maggiore Von Trapp in "Tutti insieme appassionatamente". Vinse l'Oscar per miglior attore non protagonista in "Beginners".
    15 Stacy Keach: Attore di teatro (soprattutto a Broadway) e di conema, famoso per ruoli drammatici e per l'interpretazione del detective hard boiled Mike Hammer in diversi telefilm.
    16 Ernest Borgnine: Attore carismatico e versatile, vinse l'Oscar al miglior attore in "Marty, vita di un timido". Ma ha avuto altre interpretazioni famose in "Il mucchio selvaggio", "Quella sporca dozzina". Lavorò in innumerevoli film.
     
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    PINO COLIZZI: IL BUON LADRONE E LA VOCE DI GESU'

    Il-buon-ladrone
    Pino Colizzi è stato il famoso Buon Ladrone. Ma è stato anche la voce italiana di Robert Powell/Gesù.


    Pino Colizzi all'inizio era stato chiamato solo per fare la parte del Buon Ladrone, ufficialmente chiamato "Jobab" nel film, anche se la tradizione lo chiama Disma ed è venerato come Santo (è il primo che è entrato in Paradiso!) 1. Ma Zeffirelli, a quei tempi, stava facendo i provini per trovare la voce di Gesù per il doppiaggio italiano. E la voce di Colizzi, forte, sicura, chiara, era somigliantissima a quella di Powell: così fu scelto.
    Ma perchè è importante che la voce dell' attore e del doppiatore siano simili? Lo stesso Colizzi rispose a questa domanda: "E' importante, perchè il doppiaggio deve essere il più possibile vero, credibile. E avere le stesse tonalità, lo stesso timbro, lo stesso modo di respirare, aiuta a non notare la differenza che c'è tra il movimento delle labbra dell'attore e le parole del doppiatore. E' molto utile anche avere la stessa età e assomigliarsi un po' fisicamente. Una persona grassa non può doppiare una persona magra e viceversa. Un corazziere alto due metri non può essere doppiato da uno magrolino con la vocina."
    Colizzi ricorda in particolare il momento della crocifissione, dove lui era "crocifisso" insieme a Powell: "Il momento della crocifissione era stato davvero drammatico. Robert Powell continuava a svenire e sua moglie, che assisteva alle riprese, si preoccupava moltissimo. Abbiamo dovuto ripetere la scena tante volte. Io tremavo e recitavo la parte del Buon Ladrone in un inglese pessimo, doppiato poi in italiano da Cesare Barbetti." Infatti, per forza di cose, lo stesso doppiatore fu doppiato, visto che faceva anche l'attore!
    Colizzi iniziò la sua carriera come attore (per esempio in "Anna Karenina", "Così è se vi pare", "La piovra"). Ma divenne famoso anche come doppiatore, grazie alla sua ottima voce: oltre al Gesù di Zeffirelli, ha doppiato Michael Douglas, Jack Nicholson, James Caan, Richard Dreyfuss, Omar Sharif, Franco Nero, Christopher Reeve, Robert De Niro, Martin Sheen. Colizzi ha anche inciso i Salmi per conto delle Paoline. Ha inoltre doppiato Robin Hood nel celebre cartone animato della Disney (ne avevo parlato qui).

    RHmini



    IL GIOVANE GESU': LORENZO MONET

    E' difficile dimenticarsi del giovane Gesù di Zeffirelli a 12 anni, biondo e con gli occhi azzurrissimi. Chi era? Si trattava di Lorenzo Monet. Fu scelto da Zeffirelli tra decine di ragazzini, soprattutto per via dei suoi occhi azzurri e del suo sguardo penetrante. Tutti possiamo ricordarci il bagliore di quegli occhi. Ma non si sa nulla nè della sua vita nè della sua carriera: non è mai comparso in alcun film, telefilm o teatro. Sembra che quella fu la sua unica interpretazione. Ci sono pochissime foto su di lui in internet: il suo sito Twitter (link inattivo) contiene un solo tweet, che risponde a chi gli ha chiesto se è l'attore che interpretava Gesù quando era piccolo e la risposta del tweet è semplicemente: "Sì, lo sono" (una risposta significativa). Nient'altro. Gli occhi dell'attore, anche da adulto, sono gli stessi (e infatti lo avevano riconosciuto da adulto proprio per quello).

    ihsous-mikros


    L'obiezione che fecero su di lui al riguardo è frequente: non è possibile che gli ebrei avessero capelli così biondi e occhi così azzurri. Può darsi, ma bisogna ricordarsi che questo non è un documentario, ma un racconto, e quello che conta è l'impressione che si dà, il messaggio che si vuole dare, non la verosimiglianza storica. E qual'è il messaggio che Zeffirelli voleva dare? E' molto semplice: istintivamente, tutti noi avvertiamo che il bambino Gesù doveva avere uno sguardo talmente puro da essere penetrante, diverso dagli altri, impossibile da rendere davvero, umanamente parlando. Però ci si poteva avvicinare, anche a scapito della verosimiglianza storica. E gli occhi del bambino Gesù nessuno se li dimentica più: Zeffirelli quindi è riuscito a esprimere ciò che voleva dire.

    GLI ALTRI ATTORI DEL CAST

    Maria è Olivia Hussey, attrice di teatro inglese che interpretò Giulietta in Romeo e Giulietta di Zeffirelli.
    San Giuseppe, il padre di Gesù, fu interpretato da Yorgo Voyagis, un attore greco: ha interpretato anche l'avvocato Luigi Balsamo, antagonista della decima stagione di Distretto di Polizia.

    Giuseppe-e-Maria
    Il Gesù neonato non è mai stato identificato. :huh:


    Gli apostoli furono interpretati da attori inglesi e italiani:
    - Simon Pietro è interpretato da James Farentino, attore statunitense. Vinse il Golden Globe per il miglior attore debuttante grazie al film "Come utilizzare la garçonniere". Ricevette la candidatura ai Premi Emmy 1978 per la sua interpretazione dell'apostolo Pietro. Recitò in varie serie televisive.
    - Andrea è Tony Vogel, attore inglese.
    - Giovanni è John Duttine, attore inglese.
    - Giacomo è Sergio Nicolai, attore italiano di teatro, ha lavorato con Zeffirelli
    - Filippo è Steve Gardner, attore inglese.
    - Bartolomeo/Natanaele è John Eastham, attore inglese.
    - Tommaso è Bruce Lidington, attore inglese.
    - Matteo è Keith Washington, attore inglese.
    - Giuda di Giacomo è Jonathan Muller, attore inglese.
    - Taddeo è Mimmo Crao, attore italiano.
    - Simone lo Zelota è Murray Salem, attore americano.
    - Giuda Iscariota è Ian McShane, attore scozzese. Partecipa a film come "I lunghi giorni delle aquile" (1969), "Ransom, stato di emergenza per un rapimento" (1974). Nel 2005 si aggiudica un Golden Globe per il suo ruolo nella serie televisiva "Deadwood".

    L'attrice che impersonò la ballerina Salomè fu la spagnola Isabel Mestres. Fece molti altri film, ma è da notare che fece ancora la parte di Salomè nel film omonimo di Almodovar (1978).

    Salom


    Inoltre è doveroso citare i tre Re Magi:

    - Baldassarre / James Earl Jones: Attore statunitense. È noto principalmente per aver interpretato Alex Haley in Radici - Le nuove generazioni, il seguito di "Radici"; interpretò anche Thulsa Doom in Conan il barbaro e l'ammiraglio Greer in Caccia a Ottobre Rosso. Inoltre, sono particolarmente famose le sue interpretazioni come doppiatore di personaggi celebri, primi fra tutti Darth Vader nella saga di Guerre Stellari e Mufasa in Il re leone (nonché nel suo sequel e nel suo remake). Acclamato attore teatrale e apprezzato interprete dell'opera di Shakespeare, Jones ha vinto due Tony Award per le sue interpretazioni a Broadway.

    Melchiorre / Donald Pleasence: Attore britannico e valente interprete di solida formazione teatrale. Ricordiamo, tra le tante sue interpretazioni, quella di Ernst Stavro Blofeld, nemesi storica di James Bond, in Agente 007 - Si vive solo due volte (1967) e del presidente degli Stati Uniti in 1997: Fuga da New York (1981).

    Gaspare / Fernando Rey: Attore spagnolo. Raggiunse il successo grazie all'incontro con Luis Buñuel, con il quale girò quattro film. Fece molte altre interpretazioni.

    I-Re-Magi
    Baldassarre, Melchiorre, Gaspare


    Ricordiamo infine Ralph Richardson / Simeone (il profeta che riconosce Gesù al Tempio); Keith Skinner / l'indemoniato; Cyril Cusack / Yehuda (il rabbi di Giuseppe: un personaggio inventato); Ian Holm / Zerah (membro del Sinedrio: personaggio inventato); Ian Bannen / Amos (personaggio inventato); Tony Lo Bianco / Quintilio (personaggio inventato); Lee Montague / Habbakuk (personaggio inventato); Michael Cronin / Eliphaz (personaggio inventato).

    -----------------------------------------
    1 Una curiosità: Enrico Montesano interpretò la parte del Buon Ladrone, qui chiamato invece Caleb, protagonista del film "Il ladrone" (1980) di Pasquale Festa Campanile. E lo stesso Dubius del fumetto omonimo del Giornalino alla fine sarà il Buon Ladrone.

    BIBLIOGRAFIA
    www.tuttosamo.it/ZEFFIRELLISPECIALcolizzipino.htm

    Edited by joe 7 - 28/4/2022, 22:43
     
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    L'ANGOSCIOSO PROBLEMA DI INTERPRETARE GESU'

    Per Zeffirelli, la scelta dell'attore per interpretare Gesù fu drammatica e da far tremare i polsi. "La scelta di Maria fu angosciosa" disse Zeffirelli (e su questo ci torneremo) "ma quella di Gesù è stata terribile. Ne ero talmente preoccupato che, nel contratto coi produttori, avevo messo una clausola che mi dispensava dal realizzare il film se non avessi trovato l'attore giusto." Innanzitutto, l'attore che avrebbe fatto Gesù non poteva essere uno sconosciuto; poi doveva essere inglese, perché il film veniva girato in inglese. Inoltre, doveva essere un attore qualificato, perché doveva pronunciare le parole più belle che siano mai state concepite da mente umana. L'età doveva essere tra i 30-35 anni. Non poteva essere uno qualunque: un attore bravo può ancora essere sconosciuto, ma se arriva a trentatré anni e ancora non si è fatto conoscere, vuol dire che non vale proprio niente. All'inizio, Zeffirelli aveva pensato a Dustin Hoffman.

    Dustin-Hoffman


    Certo avrebbe rotto ogni schema: difficile immaginare un "Gesù" secondo il senso comune usando il volto di Hoffman, per quanto bravo sia. Ma sarebbe stato troppo pericoloso per un telefilm destinato a 700 milioni di persone. E duemila anni di immagini religiose non sono certo passati invano: ognuno ha il suo Gesù in testa, ma quasi sempre è derivato da quella iconografia. Zeffirelli racconta: "Robert Powell l'ho trovato setacciando il teatro inglese, dal quale avevo sempre preso tutti i miei attori. L'avevo scelto per la parte di Giuda, ma i suoi occhi mi sgomentavano, mi turbavano. Allora gli feci fare un provino per Gesù, anche se tutti cominciavano a sospettare che non avessi le idee chiare. Ma come, lo stesso attore per due personaggi così opposti? Ma io gli feci preparare il trucco da Nazareno classico, e, durante il provino, il personaggio esplose: un controllo, una voce meravigliosa, una capacità di concentrazione...durante la lavorazione ha fatto delle cose che non si possono chiedere a un attore, mai. Ha superato tutte le prove con un coraggio e uno stoicismo incredibili. Ma il fatto è che gli succedeva qualcosa dentro. In certe occasioni non basta essere bravi...a lui gli scoppiava una luce, un'ispirazione che ci lasciava sgomenti."

    gesu-di-zeffirelli-medium


    Se Gesù è uomo-Dio, pur dandogli tutta l'umanità possibile, ogni sua parola, ogni suo gesto, assumeva fatalmente la qualità di un atto sacrale, non importa quanto questi fossero quotidiani. Quando poneva la mano sulla spalla di un amico, quando accarezzava la testa di un fanciullo, quando spezzava il pane, in ogni atto o parola emanava la forza di un contatto superiore con Dio, tra Dio, Lui e le cose terrene. Ogni sua azione umana era, nello stesso tempo, un'azione divina. Questo è sempre stato il problema angoscioso di Robert Powell nel cercare di rispettare, come meglio poteva, la condotta del personaggio che lui aveva l'impossibile incarico di rappresentare. Il mestiere di attore, come gli altri mestieri, si basa su mezzi solamente "umani" e quindi è facile ricorrere ai trucchi del mestiere. Ma Zeffirelli e Powell cercarono di non cadere nello scontato e di cercare, per tentativi, lo stile e la soluzione che si potesse avvicinare, per quanto possibile, al "divino-umano" del personaggio da rappresentare. Non era un'interpretazione da realizzare con normali trucchi del mestiere, perchè era davvero un caso unico. Ma è meglio se uso le parole di Zeffirelli per spiegare bene questa difficile situazione: "Siccome io credo profondamente che ogni uomo, anche il più debole e il più vile, contiene in sè una parte del divino, la luce che Dio gli ha alitato dentro, così con Robert Powell, che non è certo nè un debole nè un vile, io riuscii a suscitare e ad estrarre dalla sua personalità tutta quella parte in lui disponibile a parlare di cose divine." Vale a dire che, per parlare di Dio, anche se è Dio-uomo, e anche per interpretarlo, è necessario ricorrere alle parti più elevate che ci siano nell'animo umano. Non è possibile fare altrimenti. E' una specie di "ascesi", necessaria per potere, almeno un pò, esprimere ciò che non è possibile esprimere.

    MA C'E' UN PROBLEMA DI BASE IN UN FILM SU GESU'

    Il problema di rappresentare fisicamente Gesù - non importa quanto sia ben realizzato - inoltre, dà un grosso problema, che non si può risolvere, nemmeno da parte di un regista di grande talento come Zeffirelli. Il fatto cioè che chi guarda il film ne rimane giustamente colpito: però, nello stesso tempo, osservandolo è meno propenso di prima a credere che quel Gesù fosse davvero Dio. Magari una persona eccezionale o una specie di mago, o di mutante, come si dice oggi col termine che va di moda, ma non davvero Dio. La rappresentazione fisica, reale, di Gesù, Dio-uomo, porta sempre a dubitare della divinità della persona che si sta guardando. Lo stesso vale, ovviamente, per la rappresentazione di Gesù in un cartone animato. La divinità di Gesù, in questi mass media, non si vede, o è meno evidente: si vede solo la sua umanità. La sua rappresentazione, così, diventa per forza mutilata. Se lo si rappresenta invece con un quadro, o una statua, allora resta solo l'immagine evocativa, che, se ben realizzata, dà il senso di mistero e di divino, permette di far capire all'osservatore che sta guardando una rappresentazione di qualcuno che è uomo e Dio nello stesso tempo. Ma, se lo si rappresenta nella vita vera, si perde inevitabilmente l'aspetto divino, facendo prevalere quello umano. E' un problema irrisolvibile. Nei film, per quanto ben fatti, si rappresenterà sempre Gesù in modo parziale e sempre, alla fine, facendo dubitare della Sua divinità. E l'intenzione di Zeffirelli, nelle sue dichiarazioni, di voler rappresentare soprattutto il "lato umano" di Gesù non migliora certo la situazione1.

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    1 Zeffirelli disse a un intervistatore del Modern Screen che il film avrebbe rappresentato Gesù come "un uomo ordinario, gentile, fragile, semplice".
     
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    LA SCENEGGIATURA: ANTHONY BURGESS E SUSO CECCHI D'AMICO

    insieme


    Un film non può seguire pedissequamente il Vangelo, che non è stato fatto per la televisione. Quindi per fare un film è necessario uno sceneggiatore: e la prima versione della sceneggiatura di Gesù di Nazareth fu realizzata dall'inglese Anthony Burgess (1917-1993), uno dei più grandi autori inglesi contemporanei. Agnostico convertito al cattolicesimo, è stato scrittore, critico letterario, glottoteta (cioè creatore di lingue inventate), compositore, librettista, poeta, drammaturgo, giornalista, saggista, traduttore, educatore. E sceneggiatore, ovviamente. Nei suoi numerosi romanzi (tra cui il più famoso è Arancia meccanica), il tema centrale è quello dell'uomo vittima di condizionamenti ideologici che ne limitano la libertà, oppresso dalla macchina dello Stato, o di potenti plutocrati, o da persone potenti e manipolatrici stile 1984. Burgess fa capire che è impossibile che l'uomo diventi buono e virtuoso solo perchè lo ordina lo Stato o chi per lui: difende quindi l'uomo e la sua libertà di scelta.

    Arancia-meccanica
    Il lavoro più famoso di Burgess.


    In due settimane compose la sceneggiatura in sei parti, dopo aver letto e memorizzato non solo i Vangeli, ma anche i molti libri pro e contro sull'argomento, con una memoria degna di Pico della Mirandola. Ne risultò una stesura permeata dal carattere e dal senso del dramma evangelico: ma, spesso, le parole dei personaggi (soprattutto quelle di Gesù) non corrispondevano a quelle dette nel Vangelo. Burgess realizzò un rimpasto storico, teologico e mistico, adatto forse per un romanzo: ma questo non era quello che voleva Zeffirelli. Lui voleva fare un film rigorosamente didattico, aderente - per quanto possibile - ai dialoghi del Vangelo, che sono tra "i più bei dialoghi che siano mai stati concepiti" (parole del regista). Gli stessi esperti evangelici, che Zeffirelli aveva chiamato nella realizzazione del film, gli fecero capire che non era possibile cambiare così radicalmente le parole dei dialoghi, soprattutto quelli di Gesù, "che effettivamente erano inimitabili, insostituibili, assolute" (anche queste sono parole del regista). Ogni cambiamento, anche minimo, dei dialoghi li fa alterare nel loro senso. E' praticamente impossibile modificare quello che dice Gesù nei Vangeli, anche di poco, senza provocare alterazioni serie, anche gravi a volte, nella narrazione e nel suo senso. L'unico modo per affrontare veramente il personaggio di Gesù era l'adesione più ortodossa possibile a quello che c'è scritto nei Vangeli. Invece, Burgess gli aveva attribuito troppo liberamente delle parole umane, diverse, e in definitiva inadatte. Veniva distrutta la statura carismatica e misteriosa, anzi soprannaturale, essenziale per rappresentare il personaggio di Cristo. Però Burgess aveva messo comunque una intelaiatura, uno schema di base che conteneva già tutti i tagli narrativi necessari per raccontare il film. La stesura definitiva della sceneggiatura fu realizzata quindi da Suso Cecchi D'Amico, Masolino D'Amico e David Butler, con l'apporto dello stesso regista, e la consulenza di Pier Emilio Gennarini. Lo stesso Burgess alla fine fu soddisfatto e commosso del risultato. Suso Cecchi D'Amico (1914-2010) era una scrittrice del cinema: il suo vero nome era Susanna Giovanna Cecchi, maritata D'Amico. Il padre era scrittore e la madre pittrice. Il suo primo vero contatto col cinema avvenne negli anni '30, quando suo padre viene nominato direttore di produzione cinematografica per la "Cines". Casa Cecchi divenne così un crocevia di incontri culturali tra scrittori, sceneggiatori, artisti che vivevano a Roma. Visconti la chiamò per scrivere la sua prima sceneggiatura per il cinema, "Bellissima". Collaborerà poi a tutti i successivi film di Visconti: "Senso", "Il Gattopardo", eccetera. Conobbe anche gli assistenti di Visconti, i futuri registi Francesco Rosi e Franco Zeffirelli, con cui collaborerà successivamente ("La Sfida", "Salvatore Giuliano" con Rosi; "Fratello sole, Sorella luna" con Zeffirelli). Da allora, l'attività di sceneggiatrice diventò frenetica: collaborò così con De Sica a Zavattini per "Ladri di Biciclette", "Miracolo a Milano". Scrisse per Lattuada, Camerini, Zampa, Pagliero. Scrisse anche "I vinti" e "Le amiche" per Antonioni; collaborò a diversi film di Comencini. Ebbe un lunghissimo sodalizio con Monicelli, collaborando anche alla stesura de "I soliti ignoti", "Speriamo che sia femmina", ecc. Ricevette diversi riconoscimenti in carriera, tra cui sei Nastri d'argento, il Premio Nonino 2001 e il David di Donatello alla carriera. In varie interviste disse: "Gli sceneggiatori sono in forte declino. Tutti vogliono essere autori a tutto tondo: magari pure recitarli, i loro film e forse anche cantarli. C’è un esibizionismo totale." "L’invasione dei film dagli Stati Uniti ha creato una disaffezione grave e ingiustificata verso i nostri prodotti. Molti bei film, vedi quelli di Monicelli o di Placido, dopo qualche giorno vengono già smontati dalle sale."

    L'IMPATTO DI "GESU' DI NAZARETH" NEL MONDO DELLO SPETTACOLO

    Gesù di Nazareth non fu solo un "telefilm": anzi, fece da spartiacque fra il tradizionale telefilm di prima e i successivi che sarebbero venuti dopo. Infatti, da allora in avanti si useranno sempre più riprese cinematografiche con scene di massa e con l'uso di cast internazionali. Prima di allora, c'erano Pinocchio di Comencini (1972) e Sandokan di Sergio Sollima (1976): dopo il Gesù di Zeffirelli, i telefilm nazionali della RAI divennero più impegnativi, per esempio con Marco Polo interpretato da Ken Marshall (1982), La Piovra (1984), La storia (1986) dal romanzo omonimo della Morante con Claudia Cardinale.

    Kenneth-Marshall
    Kenneth Marshall, il Marco Polo cinematografico del telefilm.

     
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    CHE ASPETTO AVEVA GESU'?

    C'è una cosa che spesso viene dimenticata: Gesù era ebreo. Dio si è fatto uomo, ma non come uomo anonimo: si è fatto uomo ebreo. Quindi con un nome, una storia, una tradizione, una religione, un popolo, una lingua, una famiglia, una nazione. Tutte cose essenziali per definire l'uomo. Questo Zeffirelli lo sapeva bene, quindi aveva curato molto l'ambiente ebraico dei tempi. Ma i Vangeli non descrivono minimamente l'aspetto fisico di Gesù. E questa è una cosa insolita nelle narrazioni orientali: per esempio, Davide, nell'Antico Testamento era stato chiamato "fulvo e di bell'aspetto". Non è molto, ma era già un'indicazione sul suo aspetto fisico. Nei Vangeli, invece, non ci sono neanche delle vaghe indicazioni sull'aspetto fisico di Gesù: al contrario, per esempio, di Giovanni Battista, che "si vestiva di peli di cammello e mangiava locuste e miele selvatico". Le prime raffigurazioni di Gesù, nelle catacombe, erano quindi anonime, tendenti a raffigurare un romano dai capelli corti e un pò ricci, come era costume dell'epoca. Solo successivamente, attorno al IV secolo, si iniziò a rappresentarlo sempre coi capelli lunghi, barba e baffi, e col volto solenne. Infatti, a quei tempi fu scoperta la Sindone (parliamo di circa 1.000 anni prima della prima ostentazione ufficialmente documentata, che fu nel 1353)1, il telo che aveva ricoperto il corpo di Gesù deposto dalla croce, e il cui volto era rimasto visibile sul panno. Ed era un volto corrispondente alle raffigurazioni che noi ora conosciamo del Gesù dei quadri, delle statue, dei mosaici, delle varie raffigurazioni: fu la Sindone infatti a rivelare agli artisti, e al mondo, il vero volto di Cristo.

    sindone-foto
    La Santa Sindone


    Anche Zeffirelli seguì questa raffigurazione base di Cristo: ma riuscì a farlo in un modo unico, tanto che spesso il Gesù di Zeffirelli è considerato il Gesù più reale possibile. Dalla raffigurazione fatta col carbonio 14 e dalla ricostruzione tridimensionale che si è ottenuta dalla Sindone, si può dire che Gesù era (è) una persona robusta, ben piantata, alta circa un metro e 80-85 cm, dalle fattezze regolari e solenni, con un aspetto persino regale. Mi bastò, personalmente, vedere una sola volta la sua ricostruzione tridimensionale che realizzarono anni fa, basandosi sulla Sindone, per percepire la sua imponenza, anche se era disteso e con gli occhi chiusi. Gesù è stato (ed è) una persona talmente carismatica che colpiva gli astanti solo con la sua presenza. Di conseguenza, è una persona molto difficile da raffigurare in un film.

    ZEFFIRELLI ALLA RICERCA DI GESU'

    Ne abbiamo parlato prima, ma qui approfondiamo il discorso: recitare la parte di Gesù è forse il massimo della difficoltà per un attore. Molti attori considerano il ruolo di Gesù una vetta dalla quale, una volta scalata, è difficile scendere: temono di dover restare Gesù tutta la vita, di non poter più abbandonare un personaggio così "definitivo" per passare ad interpretarne altri. Abbiamo detto che Zeffirelli pensava anche a Dustin Hoffman o Al Pacino, ma erano troppo identificabili con personaggi del cinema americano. Per Zeffirelli trovare l'attore che facesse la parte di Gesù fu un incubo. "Se sei pittore, scultore" disse "Gesù te lo fai tu, come vuoi. Con matita, carta, colori, disegni, plasmi come vuoi una faccia che immagini che sia quella del Cristo. Ma un regista lavora con una materia che è stata già plasmata e già formata. Per di più, a rappresentare un personaggio simile, per la resa professionale, doveva essere un attore ferratissimo. Io giro in presa diretta, non faccio quelle operazioni che sono caratteristiche di molti miei colleghi, Pasolini e altri, ad esempio, che prendono una persona qualsiasi, corrispondente al personaggio da loro immaginato, anche se questi non ha alcuna esperienza di recitazione: alla fine, poi, si cerca di rimediare agli errori con vari trucchi, non ultimo quello di affibbiare al dilettante la voce di un attore professionista, operazione questa che non mi ha mai convinto. Perchè non si può fare questa azione diabolica di ricomporre un uomo attraverso ingredienti diversi da quelli che lo formano. Fatalmente viene a mancargli il soffio della vita, il soffio della verità. Per me, invece, era essenziale trovare un attore, dico un vero attore, che con tutti i suoi mezzi riuscisse a restituirmi la figura del Cristo. Una ricerca quasi impossibile."
    Zeffirelli aveva scandagliato, vagliato e cercato in tutti i teatri americani e inglesi, e l'Inghilterra, che possedeva un vivaio sconfinato di attori teatrali, finalmente gli diede l'uomo giusto, appunto Robert Powell. Si trattava di un attore che Zeffirelli aveva già conosciuto e che aveva avuto un successo strepitoso in una commedia rimasta in cartellone per ben due anni, con bellissime critiche. "Come persona appariva un pò eccentrico", disse Zeffirelli di lui "un tipo del tutto opposto a quello che si può immaginare adatto per un personaggio del Cristo; uno stravagante, un cinico. Però, bisogna dirlo, un professionista eccezionale. Ma ero lontano dal pensarlo, allora, per il Cristo. Me lo figuravo invece adatto per il personaggio di Giuda. Gli feci un provino con quei suoi capelli ricciuti, il collo lungo, e in questo provino puntai sugli occhi. Gli occhi al cinema sono tutto. Del resto, perchè l'uomo ha gli occhi? Non solo per vedere, ma per manifestarsi ed esprimere in un lampo la forza del proprio spirito e del carattere. E i suoi occhi erano così impressionanti che mi chiesi se non valesse le pena di provarlo come Gesù. La mia proposta fu accolta con molto scetticismo e con una punta di sarcasmo. Sembrava addirittura a qualcuno che pensare allo stesso attore per due parti che sono opposte davvero come il diavolo e l'acqua santa indicasse una evidente e preoccupante mancanza di idee chiare da parte mia."
    Alla fine, Sir Lew Grade, che era stato uno dei sostenitori più entusiasti del film su Gesù, che cominciava a preoccuparsi per la ricerca dell'attore-Gesù, diede a Zeffirelli l'ok per la prova. Allora fecero il provino di Powell per Gesù: coi truccatori e con Armando Nannuzzi2, che era collaboratore per la fotografia, Zeffirelli decise di andare decisamente verso l'immagine classica del Nazareno: i capelli lunghi e spartiti sulla fronte, la barba rada. Il risultato fu impressionante.
    "Mano a mano che il provino andava avanti " racconta Zeffirelli "ci rendemmo tutti conto che stava succedendo qualcosa che faceva pensare a un miracolo, quasi un invio, un trasporto di materia, come se si formasse attorno a quest'uomo, improvvisamente, una immagine di cui lui era un tramite. E ancora più impressionante era una specie di luce "non sua" che gli si stava calando dentro. Mentre aspettavamo in silenzio di poter cominciare a girare, una nostra sarta, che ha lavorato al cinema tutta la vita, stava dando gli ultimi punti al talit3 di lana che doveva coprire la testa dell'attore. Arrivò trafelata e si diresse correndo verso l'attore, strappando coi denti il filo che aveva ancora attaccato al velo. Quando fu davanti a Powell e lo vide, con quelle luci e quel trucco, restò impietrita. "Ma è Gesù!" e per qualche secondo non sapeva più se andare avanti col suo lavoro o cadere in ginocchio. Così, quel giorno, sentimmo tutto che l'attore per il nostro Gesù era stato trovato o, per essere più esatti, "ci era stato mandato".

    zeffirelli-gesu-di-nazaret-b
    Zeffirelli e Robert Powell


    ---------------------------------------
    1 La datazione ufficiale della prima presentazione pubblica della Sindone è del 1353, perchè solo a quella data risalgono i documenti scritti attualmente in possesso. Ma la tradizione dice che la Sindone ha avuto una storia millenaria con ostentazioni pubbliche del Sacro Lino che avvennero sin dal lontano Oriente, ad esempio a Edessa. Quindi la Sindone era conosciuta praticamente sin dai tempi di Gesù, ma nei primi secoli dovette essere nascosta a causa delle persecuzioni contro i Cristiani.

    2 Armando Nannuzzi: (1925-2001) Direttore della fotografia e regista, vinse cinque volte il Nastro d'argento per la migliore fotografia. Fu un genio della fotografia, classica e nello stesso tempo innovativa, e fu richiesto da molti registi. Il successo del Gesù di Zeffirelli era dovuto anche al suo contributo alla fotografia e alla rappresentazione della luce.

    3 talit: manto o abito religioso indossato dagli uomini ebrei quotidianamente, oppure durante alcune ricorrenze. Ai quattro angoli, presenta quattro serie di quattro fili ciascuna con nodi, in modo da far corrispondere il numero 12, che è il valore numerico del Nome di Dio (12 significa "completezza").
     
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    IL PROBLEMA DI MARIA

    Maria
    L'intenso primo piano di Olivia Hussey, la Maria televisiva.


    La Madonna è stata un problema "spinosissimo", secondo le parole di Zeffirelli.

    Insieme a quello di Gesù, lo pensava praticamente insolubile. Il regista cercò l'attrice adatta da ogni parte: Sardegna, Grecia, Spagna, da ogni parte del mondo. Dopotutto, la Madonna è un personaggio che non parla molto, quindi il problema della lingua non si poneva. Ma il problema vero era quello di base: avere un'attrice che desse una presenza convincente della Madre di Dio. Se era facile - relativamente parlando, ovvio - rappresentare la purezza e la magia di un volto intatto, inviolato, attraverso rappresentazioni statiche come i quadri di Giotto o la Pietà di Michelangelo, era assai difficile rappresentare questo nella realtà in carne e ossa, rappresentata in un film. Maria è difficilissima da rappresentare: se è la fonte di tutto il bene, di tutta la dolcezza dell'amore, di tutta la bellezza dei sentimenti, è anche un personaggio enigmatico, che non sai definire del tutto. Come rappresentare questo mistero nella quotidianità di Nazareth? Se contempli una statua della Madonna nella penombra di una chiesa, illuminata da un raggio di luce, lo astrai completamente da ogni contesto umano, da ogni realtà. Come rappresentare questo nel mondo di Nazareth, con le sue galline, il suo somarello, al telaio, ai momenti di fidanzamento? Come rappresentare questo durante il viaggio faticoso di Betlemme? C'è bisogno di una veste umana il più possibile consona a quell'idea sublime e nello stesso tempo convincente; che sia bella anche, ma non di una bellezza superficiale, ma che accompagni soprattutto una bellezza interiore. Tutto ciò che possiamo amare in una persona - tenerezza, attenzione, delicatezza, sorriso, guida, sicurezza, protezione, serenità - deve essere rappresentata dentro di lei. Deve essere convincente sia come giovane ragazza e nello stesso tempo come donna matura e soprattutto come madre. Questo non può essere realizzato con trucchi cinematografici, ma nello spirito e nella convinzione interiore dell'attrice scelta, e che si rifletta nell'aspetto solo con piccoli ritocchi di trucco. In particolare gli occhi, che sono lo specchio dell'anima, sono fondamentali: rappresentano il mistero che c'è dietro ogni uomo (per questo Zeffirelli girò l'Annunciazione concentrandosi solo sugli occhi di Maria, senza far vedere l'Angelo).

    Maria-2
    La scena dell'Annunciazione di Zeffirelli è di sicuro effetto, ma non è aderente a quella vera. La Madonna, dice il Vangelo di Luca, "rimase turbata e si chiedeva cosa significasse un tale saluto": non ha mai mostrato alcun segno di spavento nè di sorpresa, se non appena accennata. Invece, la Madonna di Zeffirelli, qui, appare spaventata.


    Dopo aver cercato dovunque, Zeffirelli aveva trovato ragazzine meravigliose, ma selvagge, che non avrebbero reso niente davanti alla macchina da presa. Oppure avevano caratteristiche troppo marcate: una ragazza spagnola scelta dal regista era molto bella, ma in lei si sentiva dentro troppo la Spagna. Zeffirelli quindi pensò di dare a Irene Papas la parte di Maria anziana e scelse un'attrice conosciuta in passato da lui per interpretare Maria giovane: Olivia Hussey, che aveva già interpretato la parte di Giulietta nel film di Zeffirelli "Romeo e Giulietta". Erano passati sette anni da quel film, ma Zeffirelli vide in lei ancora il suo profumo di giovinezza, l'innocenza del viso, lo stupore di certe espressioni trasognate. Dietro tutto questo, l'attrice aveva avuto l'esperienza del matrimonio, della nascita del figlio, il dolore del divorzio, e altre esperienze, alcune felici, altre dolorose. Tuttavia, era rimasta fresca dentro, e, in un certo senso, incontaminata. La freschezza dell'innocenza di una bambina, mescolata con una maturità interiore di vita di donna matura: Zeffirelli vide in lei l'attrice che meglio di tutte poteva interpretare colei che è sempre giovane e nello stesso tempo è più vecchia del mondo. Colei che eredita tutte le Scritture ed è anche il mistero più alto dell'umanità, dolce e forte nello stesso tempo. Era così perfetta che alla fine Zeffirelli diede a lei anche la parte di Maria anziana, ovviamente grazie al trucco dei ritoccatori. E la scena della Deposizione di Gesù dalla croce fu impressionante: era penetrata completamente nella sua parte, nella sua espressione di supremo dolore, e al culmine ne è uscita urlante sotto la pioggia che scrosciava sul corpo appena deposto del figlio martoriato, che lei ha raccolto con una forza inaspettata. Olivia infatti sollevò Robert Powell, un uomo che pesa circa settanta chili, come se davvero si trattasse di un bambino tra le braccia della madre. Una scena sconvolgente, forse la più drammatica di tutto il film.

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    IL PROBLEMA DI GIUDA

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    Ian Mc Shane / Giuda


    La scelta di Giuda fu anch'essa difficile per Zeffirelli, che alla fine scelse l'attore inglese di teatro Ian Mc Shane. Aveva avuto fino ad allora una carriera limitata, ma interessante. Ian, sotto la guida di Zeffirelli, era diventato un Giuda radicale, con una sua visione politica dove tutto, Gesù compreso, era inquadrato. Secondo Zeffirelli, Giuda era uno che "ti vuole bene", ma che non ti ama, cioè non ti capisce. Zeffirelli considerava Giuda come un traditore non per malvagità, ma perchè voleva "dare una spinta" a Gesù: perchè si rivelasse davanti a tutti come Dio nella sua potenza, una volta arrestato. Già questa è un'azione malvagia però, perchè in questo modo Giuda manipola Dio come vuole lui, come se Lui fosse un incapace e invece Giuda ne sapesse più di Lui: è il peccato di superbia.
    Però il Giuda reale, presentato dai Vangeli, era diverso: per esempio, nel Vangelo di Giovanni, era presentato come il tesoriere del gruppo degli Apostoli e che era anche ladro: infatti, rubava i soldi dal deposito per i fatti suoi. Una cosa poco "nobile", verrebbe da dire, che contrasta l'impostazione idealista del Giuda di Zeffirelli. Ma i Vangeli dicono di peggio: Giuda aveva tradito Gesù solo per malvagità, senza secondi fini, senza motivi politico, ma perchè alla fine ha odiato Gesù. Giuda sapeva che Gesù era il Figlio di Dio, e, nonostante ciò, lo tradì coscientemente. Il suo pentimento successivo mancò di fiducia nel perdono del Signore e il suo suicidio disperato ne fu la logica conseguenza. Il peccato più grande di Giuda, infatti, non fu tanto il tradimento, quanto il dubitare del perdono del Signore.

    LA MUSICA

    Maurice-Jarre
    Maurice Jarre, il musicista di Gesù di Nazareth.


    La musica, disse Zeffirelli, è un elemento tanto delicato da compromettere tutta l'opera, se non si accorda con lo spirito del film. Diversi registi prendono brani musicali da dischi, usando quartetti, sonate, toccate e fughe, sinfonie: questo però a Zeffirelli non piaceva. "Fanno un'opera di citazione culturale," diceva "dimenticandosi che la musica, in un film, è un discorso parallelo, un colloquio, non un discorso passivo. E' una forza viva che collabora, che penetra nella sostanza stessa del film." (si potrebbe dire molto sulle numerose, e giustificate, polemiche su chi cambia le musiche di una sigla degli anime, ma questa è un'altra storia). Zeffirelli, alla fine, scelse come musicista Maurice Jarre, che compose, addirittura ragazzino, le musiche per Il Cid e il Lorenzaccio di Gerard Philipe, mostrando di avere un talento straordinario. Compose successivamente musiche di grande successo per film come Il ponte sul fiume Kwai e Dottor Zivago. Col Gesù di Zeffirelli fece una musica anche orecchiabile, nonostante la violenza emotiva di un vasto settore di percussioni: una musica molto abile, che ubbidisce a tutte le regole del gioco, ma con intuizioni di grande valore tecnico. Per esempio, la musica nella scena della pesca miracolosa - una scena che Zeffirelli aveva girato con cautela per non far vedere al pubblico una massa di pesci agonizzanti - conteneva certe sonorità labili, liquide, trasparenti, suggerendo l'immagine dei pesci non mostrati. La Via Crucis, invece, è commentata da un brano poderoso, suggestivo, pieno di sorprendenti impasti sonori, da suggerire una marcia funebre e trionfale insieme, una cosa molto difficile da realizzare, vista l'unione degli opposti.

    LA RESURREZIONE, IL PROBLEMA DEI PROBLEMI: RAPPRESENTARE L'IRRAPPRESENTABILE

    Risurrezione


    Noi non sappiamo cosa vuol dire "risorgere". Sappiamo che il nostro corpo risorgerà, sarà come prima e più di prima, immortale, insieme con la sua anima per sempre. Ma non lo sappiamo immaginare. Gesù risorto passa attraverso i muri. Mangia il cibo. Compare ad Emmaus e non lo riconoscono, se non alla fine. Compare davanti agli Apostoli e lo riconoscono. Ha un corpo tangibile, che è lo stesso che ha subito la crocifissione, eppure nello stesso tempo non è più il corpo mortale di prima, è trasfigurato. Si fa fatica anche a spiegarlo. Ebbene, in un film come fai a rappresentare una persona risorta? Come fai a rappresentare qualcosa che nessuno ha mai visto nè toccato, a parte gli Apostoli? Una persona che è umana e nello stesso tempo più che umana? Come si fa a non scadere nello spettacolo da fiera hollywoodiano nel cercare di rappresentare qualcosa del genere, usando effetti speciali che, per quanto avanzatissimi, daranno inevitabilmente una sensazione di ridicolo più che di divino? Eppure è una scena che deve esserci. Una storia di Gesù che non risorge non è cristiana: sulla resurrezione tutta la fede cristiana sta o cade. Se Gesù non è risorto, non era Dio ed era solo un filosofo mentitore. Se è risorto, è Dio. Questo è il cuore del cristianesimo: Gesù è risorto perchè è il Figlio di Dio.

    Zeffirelli a quel punto si era davvero incagliato: non sapeva letteralmente che fare, nè lui nè gli attori. Come fai a interpretare un risorto, cioè una esperienza che non conosci, senza apparire assurdo? Il regista avrebbe dovuto girare la scena del ritorno di Gesù risorto tra gli Apostoli. Tutto era pronto, e tutto nello stesso tempo era in alto mare. Il truccatore, Otello Fava, non sapeva come truccare Powell/Gesù. I costumisti Escoffier e Sabbatini non sapevano che costume dargli (una tunica nuova? Le vesti stracciate del processo? Il manto rosso della Passione? Il sudario?). L'esperto di illuminazione, Nannuzzi, non sapeva che pesci pigliare. Lo stesso Powell non riusciva a trovare l'ispirazione giusta. Zeffirelli tentò ogni cosa: Gesù che compare agli Apostoli dopo l'arrivo della Maddalena, mostrando la cicatrice del chiodo su una delle mani. Ma non fu nemmeno girata: Zeffirelli temeva di costruire una scena priva di credibilità. Oppure rappresentare l'incontro di Gesù coi discepoli di Emmaus, con un taglio narrativo tipo "Gesù che torna come un amico sofferente che ha bisogno dell'amore dei discepoli" (una interpretazione che comunque non c'entrava niente con la scena originale di Emmaus). Ma una tempesta di sabbia mandò tutto all'aria. E il tempo stringeva.

    Pochi giorni prima di consegnare la copia definitiva del film, proprio sul filo del traguardo, Zeffirelli frugò tra tutta la produzione del film, comprese le scene scartate, cercando disperatamente qualcosa che potesse andare bene come conclusione in una storia ancora priva della scena della resurrezione. Passò la notte insonne col suo montatore Reginald Mills, fino a quando, alle 5 del mattino, trovò un provino fotografico del congedo di Gesù dai discepoli dopo la sua resurrezione: un frammento dimenticato in mezzo alla montagna del materiale. Che Zeffirelli temeva persino che non si potesse recuperare, perchè potevano aver buttato via i negativi, come si fa di solito con le scene scartate: e invece, con gran sollievo, c'erano ancora. Pochi metri di pellicola che offrivano la soluzione più semplice, onesta e limpida: è l'addio consolante di Gesù ai suoi discepoli e a tutti noi e la sua esortazione a non temere, perchè "io sarò con voi ogni giorno, fino alla fine del mondo".

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    VARIAZIONI NARRATIVE: DIFFERENZE COL VANGELO

    Le scene del Gesù di Nazareth di Zeffirelli sono splendide e coinvolgenti, ma il film contiene diversi errori, soprattutto quello di "concetto base". Mi spiego con un esempio: Gesù nel film ha l'aspetto fisico di un santone orientale o tibetano e appare piuttosto smunto: eppure, gli avversari farisei lo chiamavano "mangione e beone", un'accusa che non si poteva certo dire a chi ha un aspetto ascetico. Questo vuol dire che Gesù era una persona di buona salute e di buon aspetto, e mangiava come gli altri. Inoltre, il Gesù del film è un personaggio piuttosto serio: difficile che una persona così attiri i bambini, come invece avviene nel Vangelo. Ma era inevitabile dover rappresentare comunque Gesù in questo modo, cioè "ascetico": se no, dal punto di vista della televisione e di chi guarda, non sarebbe mai stato convincente. Il punto è che questo può portare a qualche problema di base: per capirci, prendiamo come esempio la scena della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Una rappresentazione realizzata, come sempre, in modo splendido, tipica di Zeffirelli: ma...è soprattutto in questi momenti, nell'atto di compiere miracoli, che il Gesù di Zeffirelli appare come una specie di santone tibetano. Infatti, nella moltiplicazione dei pani e dei pesci, per tutto il tempo Gesù è seduto a gambe incrociate, con gli occhi chiusi, una mano alzata verso l'alto, aperta e "vibrante" come se si sforzasse di incanalare l'"energia" per creare nuovo pane e nuovo pesce. Come una presa di corrente, insomma.

    G1
    Che bisogno ha Dio di "concentrarsi"? Per fare, gli basta volere.


    Ma, nel Vangelo, Gesù semplicemente benedice il pane e il pesce e li distribuisce agli apostoli, che poi li danno alla folla: e dalle ceste i pani e i pesci non finivano mai. Tutto qui. Nessuno sforzo, nessuna elucubrazione mentale o fisica, nessuna posizione strana da assumere. Gesù è Dio, e, essendo Dio, per fare, o creare, gli basta semplicemente volere. Non deve fare nessuno sforzo: ciò che vuole, è, semplicemente, senza fare dei rituali scaramantici, tipici dei sacerdoti pagani o dei maghi. Senza contare che, a volte, si scende nel comico involontario: nella moltiplicazione dei pani e dei pesci del film vengono distribuite delle focacce e dei pesci crudi, così come sono. Ora, come diamine si fa a mangiare un pesce crudo, senza nemmeno aprirlo nè cuocerlo? In un contesto del genere, tutti avrebbero mangiato solo le focacce. Ed è quello che si vede nel film: nessuno mangia il pesce crudo, (d'altra parte, come farebbe?) tutti mangiano le focacce. Invece, il "pane e il pesce" citati nel Vangelo erano solo dei panini ripieni di pesce già lavorato, comunissimi da quelle parti: in una versione della moltiplicazione dei pani e dei pesci (ce ne sono almeno due di moltiplicazioni, citate nei Vangeli), Gesù aveva moltiplicato i "panini" di un ragazzino, che, molto probabilmente glieli avrà preparati sua madre. Dei panini distribuiti alla folla e pronti ad essere mangiati subito, come in un picnic. E per quanto riguarda l'acqua, in quell'ambiente deserto, tutti portavano almeno una borraccia d'acqua con sè. Quindi fa un pò ridere la visione nel film di persone che sono piene di gioia nell'avere in mano un pesce crudo da mangiare subito, così com'è. :huh:

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    Evviva, evviva, ho un pesce! OK, e come lo mangi? Crudo?


    Ma non è il solo caso: altri miracoli (non tutti) nel film appaiono realizzati con uno sforzo particolare da parte di Gesù, che è una cosa che non ha senso. Per esempio, quando compare l'indemoniato nella sinagoga, il Gesù del film deve ripetere diverse volte le sue minacce al demonio, perchè se ne vada da lui. Quindi qui Gesù fa fatica ad esorcizzarlo. Eppure, nel Vangelo, Gesù manda via i demoni solo con un cenno o con una frase, e il demonio - anche quando sono una moltitudine - se ne va via in un attimo, senza che ci sia la minima fatica, il minimo sforzo, da parte di Gesù. Nella tempesta nel lago di Tiberiade, il Gesù del Vangelo comanda al vento e all'acqua senza sforzo (dice solo: "Taci! Calmati!"), e questi gli obbediscono all'istante: un secondo prima c'era la tempesta, il secondo dopo una grande bonaccia. I morti si alzano vivi appena lui lo comanda. La lebbra del lebbroso scompare all'istante, appena Gesù tocca il malato. Essendo Dio, non ha bisogno di fare degli sforzi per realizzare un miracolo. Cosa che invece accade in diverse scene del film, rendendolo forse più "umano", secondo le intenzioni di Zeffirelli, però di certo meno "Dio".

    G1
    Gesù e l'indemoniato: qui ripete diverse volte al diavolo di andarsene. Invece, nel Vangelo, basta che lo dica una sola volta e lui se ne va. Sono i dettagli che fanno la differenza.


    Non è che Zeffirelli si sbagli nel mostrare le scene in questo modo: il punto è che non è facile rappresentare un miracolo. Se lo si rappresenta in modo semplice e spontaneo, aderente al Vangelo, sembra una "magia quotidiana" e colpisce poco; se lo si rappresenta in modo spettacolare, sembra un'azione di Mandrake. Il miracolo, in una narrazione come quella televisiva, che predilige la vista e l'udito, deve essere mostrato con una certa drammaticità, a prescindere da quello che dice il Vangelo. Inoltre, certi miracoli sono più difficili da rappresentare di altri. Prendiamo per esempio la pesca miracolosa: siccome Zeffirelli non voleva far vedere una montagna di pesci morti, una cosa che forse non sarebbe piaciuta al pubblico, ha preferito evitare di mostrarli. Ma, così facendo, la "pesca miracolosa" sembra solo una pesca come tutte le altre: non si vede una gran montagna di pesci, ma si vedono solo diverse ceste piene di pesci. Una quantità che non sembra strabordante (somiglia a una scena del mercato del pesce), e nemmeno si vede la fatica degli Apostoli di portare i pesci a riva. Ma, nel Vangelo, i pesci erano così tanti che si dovevano usare ben due barche insieme per portare su i pesci, e le barche erano diventate talmente cariche di pesci che erano lì lì per affondare sotto il peso tutte e due. Senza contare che questa pesca incredibilmente abbondante era stata fatta di giorno, mentre la pesca la si fa solo di notte, perchè solo quando è notte i pesci vengono a galla. E a volte si poteva anche passare tutta la notte senza pescare niente, come era accaduto agli Apostoli la sera prima della pesca miracolosa. Il miracolo era evidente per i pescatori, ma come lo si poteva rendere in un telefilm in cui non si voleva far vedere le centinaia di pesci pescati e in cui i telespettatori non sapevano che i pesci, di giorno, non si possono pescare e quindi non potevano capire lo stupore dei pescatori? Per farlo, Zeffirelli si è basato sulla suggestione, sull'atmosfera, sulle espressioni dei personaggi, sulla musica adatta. Non so se sia stata la soluzione giusta, ma, con quelle limitazioni, forse, non si poteva fare altro.

    G1
    Una "pesca miracolosa" poco evidente.


    Inoltre, il comportamento dei personaggi di Zeffirelli a volte è piuttosto artefatto, esagerato, finto. Gli Apostoli, per esempio, si stupiscono facilmente e non si capisce perchè seguono Gesù: sembra che lo seguano e si commuovano più per le sue parole - come se fosse un filosofo - che per il suoi miracoli e per il fatto che era il Messia, Figlio di Dio. Per fare un esempio, quando Gesù nel film racconta la parabola del Figliol Prodigo, tutti si commuovono come se avesse raccontato una storia commovente. Niente di male, certo: ma sembra che qui Gesù venga seguito dagli altri solo perchè parla bene e affascina la gente come se fosse una specie di santone. Invece Gesù, nel Vangelo, parlava come nessun altro aveva mai parlato prima: parlava "con autorità", dice il Vangelo. Cioè, chi lo ascoltava capiva bene che quello che diceva era vero, detto con una fermezza impressionante. Diceva cose che nessuno avrebbe osato dire: per esempio, "Nel libro della Legge sta scritto questo, ma io vi dico...". E' come se un prete dicesse oggi: "Nel Vangelo sta scritto questo, ma io vi dico...", assumendosi così un'autorità divina. Oppure, quando Gesù diceva che lui era "signore del Sabato": significava che lui era sopra l'autorità del Sabato, il giorno sacro degli Ebrei, in cui tutto doveva essere bloccato o condizionato. Ma dire una cosa simile era una bestemmia per un Ebreo: solo Dio è signore del Sabato, e dire una cosa simile significa dire di essere Dio. Oppure, quando faceva il Discorso della Montagna, in cui annunciava con autorità una legge nuova e superiore a quella antica, dicendo di non essere venuto per abolire la Legge, ma di completarla, con un'autorità tanto sorprendente quanto naturale, che tutti vedevano in lui. Gesù parlava di città che vengono sprofondate negli inferi, di montagne che si gettano nel mare, di cammelli che passano per la cruna di un ago. O diceva che i peccati di quella persona sono perdonati. Sono parole, espressioni, che possono essere dette solo da Dio. Ed erano dette con un'autorità tanto naturale, quanto altissima e indiscutibile. Nessuno poteva rimanere indifferente davanti a questo. Persino le guardie dei Sommi Sacerdoti che dovevano arrestarlo si fermavano impressionate, perchè dicevano che "nessuno ha mai parlato come quest'uomo". In sostanza, gli Apostoli non seguivano Gesù perchè diceva delle storie commoventi e parlava di un amore generico. Lo seguivano perchè capivano che lui era Dio, che parlava come Dio, che aveva l'autorità di Dio: non perchè erano commossi dai suoi racconti, come sembra di capire nel telefilm. Ma mi rendo conto che è impossibile rendere in un telefilm un rapporto simile tra Gesù e gli Apostoli, tra Gesù e gli altri: avrebbero trasformato Gesù in un fanatico religioso. Zeffirelli - e Robert Powell - non potevano davvero fare di meglio per presentare allo schermo un Personaggio simile, umano e nello stesso tempo oltre l'umano.

    s-l1600


    ALTRE VARIAZIONI MINORI

    Per esigenze narrative, nel telefilm compaiono dei personaggi che nel Vangelo non ci sono: per esempio il fariseo Zerah (interpretato da Ian Holm), che viene utilizzato per dare a Giuda il motivo di tradire il suo Maestro. Egli stesso si confronta personalmente con Gesù in almeno due punti del film: al Tempio, quando Gesù scaccia via i mercanti, e al momento dell'arresto al Getsemani. Ci sono anche degli anacronismi: per esempio, Gesù da ragazzo viene mostrato al suo Bar Mitzvah (cerimonia ebraica in cui avviene il passaggio all'età adulta): però questa cerimonia non era in uso al tempo di Gesù. Oppure ci sono delle variazioni: Nicodemo visita Gesù nel tardo pomeriggio, mentre invece nel Vangelo lui lo va a trovare di notte. Oppure l'incontro tra Gesù e Barabba prima della loro condanna, che nel Vangelo non accade. E la parabola del figliol prodigo è utilizzata da Gesù per redimere Matteo e riconciliarlo col suo nemico, Simon Pietro: ma questo riferimento nel Vangelo non c'è. Altre volte ci sono degli errori: l'apostolo Andrea presenta Simone a Gesù come "Mio fratello, Simon Pietro" Ma "Pietro" è il nome che Gesù diede successivamente a Simone: non era il suo nome originale. Oppure ci sono delle omissioni: non si vede Gesù che viene mandato da Pilato a Erode e viceversa, cosa che invece è descritta nel Vangelo di Luca.
     
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