PELINE STORY

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    25 - MIO CARO PALIKARE!

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    Peline riprende il cammino. Raggiunge un paese e prende 5 centesimi di pane raffermo. "Ho speso i miei ultimi soldi e ci vogliono ancora tre giorni per arrivare a Maraucourt." Cerca di tagliare il pane, ma è duro e Barone fa fatica a mangiarlo. Dopo aver bevuto, riprendono il cammino. Però stavolta è nuvoloso e tira vento. Scoppia un temporale e si rifugiano in un bosco (la cosa più idiota che si possa fare: gli alberi attirano i fulmini e un bosco è pieno di alberi!) Un albero viene abbattuto da un fulmine (ovviamente) e Peline quasi sviene nel vedere la scena.

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    Trova un rifugio degli spaccalegna e dorme lì con Barone. E' sera e ha smesso di piovere. Alla mattina, però, Peline inizia a tossire. Ha dormito all'aperto in un ambiente umido, una cosa pericolosa da fare. Prende l'acqua da un ruscello e riprende il cammino. Fanno una sosta al pomeriggio: è l'ultima pagnotta. "La Provvidenza ci aiuterà. Chiederò di lavorare" pensa Peline. Riprende a tossire e prosegue il cammino. Osserva delle contadine che mietono e chiede loro se può lavorare. Ma le risposte sono sgarbate: "Bastiamo noi." "Attenta, se rubi qualcosa te ne pentirai!"

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    Peline riprede il cammino, ma la tosse non le dà tregua ed è molto stanca. Fa fatica a stare in piedi e cade a terra. Barone cerca di rianimarla, ma Peline non si muove più. Il cane prova a chiamare qualcuno abbaiando, ma lo cacciano via. Torna da Peline, che si riprende a fatica: beve l'acqua. Si accorge di avere la febbre: pensa di stare per morire e si dirige verso il bosco, per non farsi vedere. Poi si lascia cedere a terra: non ha più forze. "Papà, mamma, ci rivedremo tra poco".

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    Barone cerca di nuovo di svegliarla, ma Peline sembra morta. Corre a cercare aiuto, abbaiando verso una contadina e tirandole la gonna, ma viene cacciato via. Lo fa con altre persone, ma viene sempre cacciato. Alla fine, vede un asino che bruca lì vicino e riconosce Palikare: accanto a lui c'è la sua nuova padrona, madame La Rocquerie. Palikare segue Barone e La Rocquerie segue l'asino: trovano Peline quasi morta e La Rocquerie la porta subito sul suo carro per curarla.

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    26 - PELINE IN OSPEDALE

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    Peline, in sogno, vede sua madre che passa davanti a lei senza parlarle e poi si allontana. Si sveglia in un letto di ospedale. Capisce che era stata La Rocquerie a portarla lì, perchè, anche se ammalata, l'aveva riconosciuta mentre la trasportava sul suo carro. Chiede di lei all'infermiera, che le risponde che è al lavoro: infatti raccoglie della roba vecchia da rivendere. Barone è davanti all'entrata dell'ospedale, perchè i cani non possono entrare: aspetta Peline. Lei lo saluta dalla finestra e il cane corre da Peline per salutarla.

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    Dopo, La Rocquerie viene a far visita a Peline: lei ringrazia la donna e mangiano nella camera dell'ospedale. Peline racconta a La Rocquerie la sua storia. "Maraucourt è ancora lontana, Peline. Se mi aiuti nel mio lavoro, potrei portarti lì." "Ma io non so cosa fare, come posso aiutarti?" "La mia voce si è arrochita. Potresti dire al mio posto: Avete pelli di coniglio, stracci, pentole usate da buttare via?". "Va bene, posso provare" Allora Peline aiuta La Rocquerie e, grazie a lei, la donna fa dei buoni affari. "Andrò ad Amiens per rivendere il materiale: non è lontano da Maraucourt" spiega La Rocquerie. "Però puoi sederti sul carro. Non è necessario che tu cammini" aggiunge lei. "Preferisco camminare accanto a Palikare. Mi sembra di tornare ai tempi in cui viaggiavo con la mamma sul carro." "Avrei dovuto darti di più per Palikare" commenta La Rocquerie "Almeno così posso rimediare."

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    Con le vendite, La Rocquerie ha guadagnato 38 franchi. Alla sera dormono in un fienile, dopo che Peline ha parlato con Barone e Palikare. Mentre sogna, Peline ricorda ancora quando era con la madre sul carro: raccoglie i fiori e glieli porta, ma il carro è vuoto: lei cerca la mamma, ma vede che il carro è rovinato e piange nel sonno. La Rocquerie se ne accorge. Il giorno dopo riprendono il cammino, mettendo a posto il materiale acquistato. Durante una pausa, mentre Barone e Palikare giocano, Peline dice che le piace questo lavoro.

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    A cena, La Rocquerie chiede a Peline se le piacerebbe continuare a lavorare con lei, anziché andare a Maraucourt. "E se tuo nonno ti trattasse male? Non sempre i parenti improvvisi e poveri sono accettati." "Grazie, ma i miei mi hanno detto di andare a Maraucourt e quindi devo andare lì." "Capisco." Il giorno dopo, a Picquigny, si separano: "Segui questa strada e in pochi minuti arriverai a Maraucourt: non manca molto per arrivarci." "Grazie, signora La Rocquerie. Ti scriverò, te lo prometto." "Mi raccomando. Auguri, Peline!" E Peline, con Barone, riprende il cammino: ora è arrivata a Maraucourt. E adesso?

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    27 - IL VOLTO GELIDO

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    Lungo il cammino, Peline vede finalmente il cartello "MARAUCOURT" con l'aggiunta sotto di "Fabbrica di Vulfran Pandavoine". E' pensierosa: ora che, in pratica, è arrivata, che fare? Ad un certo punto, vede una ragazza che trasporta a fatica un grosso cesto di patate e le cade una patata: Peline la raccoglie e gliela dà.
    "Posso aiutarti?" chiede lei.
    "Ma certo, grazie" risponde la ragazza.
    Mentre portano tutte e due il cesto, la ragazza chiede a Peline:
    "Da dove vieni?"
    "Da lontano. E' qui Maraucourt?"
    "Sì: qui siamo in periferia, però."
    "E c'è qui un cotonificio?"
    "Certo, è lo stabilimento del signor Vulfran Pandavoine. Ci lavorano tutti, lì ci saranno qualcosa come settemila operai. Cerchi lavoro?" "Bè, non saprei..."
    "Ecco, quella è la villa di Vulfran Pandavoine."

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    Peline alza gli occhi e vede un'enorme villa con tetti blu e una grande cancellata. Rimane senza parole: suo nonno dunque abita lì.
    "Lui ci vive da solo" continua la ragazza.
    "Da solo?"
    "Sì. Sua moglie è morta e suo figlio Edmond è all'estero. Il signor Pandavoine è un uomo molto rigido e severo, sai? Quindici anni fa aveva litigato con suo figlio e Edmond si sposò con un'altra ragazza e se ne andò."
    Peline ricorda le ultime parole di sua madre: il nonno di sicuro è ancora arrabbiato per questo. La ragazza continua:
    "Il signor Pandavoine voleva fare una villa per il figlio e per la moglie che avrebbe voluto lui."
    Ad un certo punto arriva un uomo con una paglietta in testa che le saluta:
    "Ciao, Rosalie. Sei sempre chiacchierona, vero? Chi è questa ragazza?"
    "E' un'amica. Mi ha aiutata a portare queste patate, sono molto pesanti, sa, ingegner Fabry?"
    "Ho capito" risponde lui, sollevando il cesto "Vorrà dire che te le porterò io. Andiamo."

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    "Grazie mille. Vieni con noi?" chiede a Peline.
    "Ah...no, grazie. Vorrei restare qui un pò a vedere la villa."
    "Va bene. Se mi vuoi trovare, io sono all'osteria Chamonix."
    "Grazie."
    Dopo che i due si sono allontanati, ad un certo punto, Peline vede il cancello che si apre e vede Vulfran Pandavoine uscire in carrozza, accompagnato dal cocchiere. E' senza parole. Il cancello si chiude, mentre Peline è ancora agitata per aver visto il volto severo del nonno. Capisce che è ancora in collera e, se si presentasse a lui come sua nipote, non l'accoglierebbe.

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    Scende in paese, cercando l'osteria Chamonix e la ragazza Rosalie, chiedendo ad una donna anziana che, prima di rispondere, la squadra in faccia, stupita. Poi risponde:
    "Bè, l'osteria Chamonix è il mio locale. Io sono la nonna di Rosalie. Ma come fai a conoscerla?"
    "Ci siamo viste questa mattina, signora."
    "Ho capito, seguimi."
    Mentre Peline segue la donna, le chiede:
    "Perchè prima mi avete fissata?"
    "Niente, solo, mi ricordavi qualcuno."
    La porta all'osteria:
    "Adesso chiamo Rosalie. Ah, tu come ti chiami?"
    "Ehm...Aurelie."

    Peline non ha voluto dire il suo vero nome, per sicurezza. Arriva Rosalie e le dice che vorrebbe trovare lavoro nel cotonificio.
    "Non è difficile" risponde lei "Devi andare a parlare col direttore Toluel domattina alle 6. Dove pensi di stabilirti? Hai un indirizzo?"
    "Bè, non so...quanto costano gli affitti? Coi primi guadagni potrei..."
    "Se pensi di affittare coi soldi di guadagno, non ce la farai mai. Hai mai lavorato prima in un'azienda? Sai usare le macchine per cardare il cotone?"
    "No."
    "Allora ti manderanno a spostare i carrelli, è una cosa che sanno fare tutti. La paga è di 50 centesimi all'ora. Io lavoro alle macchine e guadagno 80 centesimi all'ora."

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    Arriva il padre di Rosalie e la ragazza chiede:
    "Vorresti prendere lo spezzatino di patate? Mio padre è bravo!"
    "Ehm, grazie ma non so se posso pagarlo..."
    "Lascia stare" e Rosalie chiede al padre di farle gratis lo spezzatino. "Puoi dormire da me."
    "Ti ringrazio molto, Rosalie."
    La donna anziana ritorna.
    "Lei è mia nonna, Francoise" spiega Rosalie "E' stata la balia di Edmond Pandavoine. Il signor Pandavoine non lo dice, ma vorrebbe che il figlio ritornasse qui al più presto per gestire la fabbrica."
    Ad un certo punto, sentono l'avvicinarsi di una carrozza: è quella di Vulfran Pandavoine, che si ferma davanti all'osteria e chiama Rosalie. Quando la ragazza arriva, le consegna dei fogli.
    "Prendi questi documenti e dalli all'ingegner Fabry. Sono molto importanti, mi raccomando."
    "Non si preoccupi, signor Pandavoine, glieli farò avere senza problemi."
    "Sei ancora qui, Rosalie?"
    "Sì."
    "Prendi questa mancia per il lavoro" e le dà 50 centesimi.
    "Grazie."
    Poi Pandavoine dice a Guillaume, il suo cocchiere, di andare, e si allontanano.

    "Pandavoine voleva che mia nipote si chiamasse Rosalie: gli piaceva come nome, e piace anche a me" commenta la nonna Francoise. Peline aveva notato una stranezza:
    "Ma Rosalie, perchè il signor Pandavoine ti aveva chiesto se eri ancora lì? Tu eri davanti a lui!"
    "Il signor Pandavoine non ci vede, Aurelie. E' cieco."
    "Cieco? Quando è successo?"
    "Cinque anni fa ha avuto la polmonite, e già prima aveva dei problemi alla vista: la polmonite, purtroppo, ha dato il colpo di grazia agli occhi."
    Arriva il fratellino di Rosalie, che gioca con Barone. Mentre Peline continua a mangiare, pensando al senso di profonda solitudine che aveva avvertito nel nonno, Rosalie continua a raccontare:
    "Nonostante la sua cecità, è stato capace di mettere su lo stabilimento."
    "E' stato eccezionale!" commenta Peline.

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    Peline va a dormire nello stesso letto di Rosalie, mentre, accanto a loro, dorme il fratellino di Rosalie, con Barone in braccio.
    "Mi sei stata subito simpatica, Aurelie" dice Rosalie "Diventiamo amiche?"
    "Ma lo siamo già, Rosalie."
    "Grazie. E' meglio se dormiamo subito, domani dobbiamo alzarci presto. Buonanotte."
    "Buonanotte."
    Peline però non riesce a prendere sonno: pensa ancora al nonno.

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    COMMENTO

    La sezione di flashback in cui Peline ricorda le ultime parole della madre è stata tagliata nell'edizione italiana. Qui sotto c'è la città di Maraucourt dell'anime (in Francia c'è un paese chiamato Maricourt, ma è prevalentemente agricolo), dove è visibile lo stabilimento industriale Pandavoine, tipico delle prime industrie dell'800.

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    Si tratta di uno stabilimento tessile, fondamentale fonte di lavoro e di guadagno per tutto il paese e per quelli vicini.



    CONFRONTO COL LIBRO ORIGINALE "IN FAMIGLIA" DI HECTOR MALOT

    Ci sono alcune differenze: nel libro, Rosalie vive senza i suoi genitori, ma con degli zii e zie piuttosto cattivi che la costringono a lavorare nella fabbrica. Nell'anime, invece, Rosalie ha il padre che gestisce la trattoria. Anche nel libro c'è la nonna di Rosalie, che si chiama Francoise. Però, al posto della trattoria, Rosalie vive in uno spaccio di sali, tabacchi e drogheria. Sempre nel libro, le due ragazze non incontrano l'ingegner Fabry, anche se Rosalie lo menziona.
     
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    28 - LA FABBRICA DEL NONNO

    La gente di Maraucourt si sveglia e va in fabbrica alla 5,45, il momento in cui suonano le sirene. Peline e Rosalie escono per andare al cotonificio.
    "Barone, tu resta qui" dice Peline al cane, che rimane nell'osteria di Rosalie.
    "E' un cane intelligente" osserva l'amica di Peline.
    "Capisce tutto quello che gli dico" conferma lei.
    Mentre si avvicinano ai cancelli della fabbrica insieme agli operai, Peline nota un uomo con gli occhiali, fermo davanti all'entrata.
    "E' Toluel, il signor direttore" spiega Rosalie "Tutte le mattine aspetta l'arrivo del signor Pandavoine."
    "Sembra un pò arcigno" nota Peline.
    "Con gli operai, sì."

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    Rosalie si avvicina a Toluel e gli dice, mostrando Peline:
    "Signor Toluel, questa ragazza vorrebbe lavorare."
    "Va bene, con voi parlerò dopo, aspettatemi in ufficio."
    Il signor Pandavoine arriva in carrozza con Guillaume, il cocchiere: Toluel lo saluta cerimoniosamente. Come spinta da un impulso, Peline all'improvviso corre da Pandavoine e lo chiama, con stupore di tutti.
    "Fermati, Guillaume. Chi è la persona che mi chiama? Non riconosco la sua voce" dice Pandavoine.
    "Sono stata io, perdonatemi, mi chiamo Aurelie."
    Toluel, passato lo sbigottimento, va da Peline e la ferma:
    "Me ne occupo io, signor Pandavoine, mi dispiace per ques..."
    "Aspetta, Toluel" lo ferma Pandavoine alzando la mano. "Hai qualcosa da dirmi? Coraggio" dice a Peline.
    "Ecco...ho sentito dire che il signor Pandavoine ha una malattia agli occhi..."
    "Ehi!"
    "Calmati, Toluel. Continua."
    "Volevo solo dirvi che potreste farvi operare agli occhi, ci sono delle persone che hanno recuperato la vista così."
    Pandavoine è sorpreso.
    "Ti preoccupi per me? Sei gentile. Ma purtroppo sono vecchio e non posso reggere un intervento. Mi sembri giovane. Quanti anni hai?"
    "Ne ho tredici."
    "E dove lavori?"
    "Non ho un lavoro."
    "E la tua famiglia? I tuoi fratelli? Lavorano?"
    "Non ho fratelli, e i miei genitori sono morti."
    "Capisco. Toluel."
    "Si?"
    "Assumi questa ragazza e dalle uno stipendio di 60 centesimi all'ora. Andiamo, Guillaume."

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    Toluel è senza parole. Poco dopo arriva anche l'ingegner Fabry e Rosalie lo saluta: ma Toluel la rimbecca:
    "Rosalie, vai al lavoro!"
    La ragazza saluta Peline e si incammina. Toluel chiede a Peline:
    "Tu hai mai lavorato in un cotonificio?"
    "No, signore."
    "Bah, 60 centesimi a una sconosciuta che non ha fatto niente. Va bene, ti occuperai dei carrelli."
    Dopo che tutti gli operai sono entrati e il cancello è chiuso, arriva affannosamente il signor Theodore, il cugino di Peline (ma lui non lo sa).
    "Ancora tardi, eh, signor Theodore?" dice l'inserviente del cancello, che gli apre.
    "E lei chi è?" dice Theodore, osservando Peline.
    "Una nuova operaia."
    "Va bè" e si allontana in fretta.

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    Peline segue Toluel e va alla fabbrica: lui la presenta a Oreaux, il caporeparto.
    "Oreaux, ti ho portato un'altra operaia. Spingerà i carrell.i"
    "Va bene, signor Toluel."
    Peline vede Rosalie e si salutano.
    "Rosalie, non distrarti! Rischi di farti male al telaio! Lavora!" dice Oreaux. Poi si rivolge a Peline: "Dunque, tu ti chiami...?"
    "Peli...no, Aurelie."
    "Eh? Ti chiami Pelory?"
    "No, Aurelie."
    "Ah, bene. Dunque, Aurelie, questo è il carrello. Lo riempi col cotone in queste casse e poi lo spingi lentamente lungo le rotaie fino a quel capannone. Poi lo svuoti e lo riporti qui; lo riempi ancora e così via. Chiaro?"
    "Sì."

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    Peline inizia il lavoro, riempiendo e scaricando il carrello. Il lavoro è semplice, ma, per chi non ci è abituato, è pesante. Alla pausa pranzo, Peline e Rosalie mangiano insieme sotto un albero.
    "Ti ci vorrà almeno una settimana perchè tu riesca a portare il carrello con una mano" commenta Rosalie.
    Arriva l'ingegner Fabry, che sta leggendo un libro.
    "Sempre a leggere qualcosa, eh, ingegner Fabry?" dice Rosalie.
    "Appena ho tempo, leggo sempre qualcosa. Dovresti provarci anche tu."
    "Ah, a che mi servirebbe?"
    "Anche a me piacerebbe leggere" dice invece Peline "Che libro è?"
    "Sono "I Miserabili di Victor Hugo."
    "E di cosa parla?"
    "Bè, non l'ho ancora finito. Ma posso dirvi quello che ho letto finora: Jean Valjean, una persona povera, aveva rubato del pane per la sua famiglia perchè morivano di fame, ed è finito in carcere. Preoccupato per i figli della sorella, evade, ma viene sempre ripreso. Alla fine, dopo diversi anni, esce, ma nessuno lo vuole. Un giorno, un sacerdote lo accoglie nella canonica e lui, alla sera, gli ruba due candelabri d'argento. Un poliziotto lo cattura e lo riporta dal prete, che però dice che lui aveva regalato i candelabri a Valjean. Il ladro ne rimane commosso e promette di non rubare mai più. Alla fine riesce a diventare sindaco di una città sotto falso nome."

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    All'improvviso, suona la sirena e si deve tornare al lavoro.
    "Ehi, ingegner Fabry, poi ci dice come finisce la storia?" chiede Rosalie.
    "Leggete il libro" risponde lui.
    "Antipatico."
    Peline riprende il lavoro: alla sera, una volta finito, escono e Rosalie porta Peline ad una pensione dove ci si può riposare per pochi soldi.
    "Sono 20 cent a notte" dice l'alberghiera, una donna spocchiosa e antipatica.
    "Va bene" risponde Peline.
    "Dovrai pagare l'anticipo dell'affitto di una settimana. Questo è il tuo letto: come vedi, è in una stanza comune con gli altri letti. E non troverai altri posti così a buon mercato. Quel cane è tuo? Devi legarlo all'albero."
    Rosalie dice a Peline: "Ci vediamo domani."
    "Sì, grazie, Rosalie."
    Peline lega Barone all'albero, mentre alcune donne operaie si avvicinano a Peline e le dicono:
    "Te la passi bene, eh? Sei stata brava a fare le moine al padrone Pandavoine. Dovremmo provarci anche noi, eh? Ma è Toluel quello che stabilisce gli stipendi, quel pagliaccio ipocrita. Ti è andata bene, furbetta" e se ne vanno.

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    Peline, seccata, libera Barone e gli dice:
    "Andiamo un pò nel bosco a fare una passeggiata, cosa ne dici?"
    Vanno lungo il bosco e raggiungono un salice piangente. Peline si riposa lì sotto.
    "Mamma, oggi, quando ho visto passare il nonno, ho provato a dirgli chi ero, ma non ne ho avuto il coraggio. Adesso tutti pensano che gli abbia fatto le moine. Oggi l'ingegner Fabry mi ha raccontato una storia interessante. Vorrei farmi prestare il libro di Fabry per leggerlo..." poi si addormenta sotto il salice.

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    COMMENTO

    L'AMBIENTE DELLA FABBRICA

    Come si vede, nell'anime di Peline Story la ricerca storica è stata molto accurata, in particolare riguardo all'ambientazione dell'industria tessile di Pandavoine, che ha proprio la struttura tipica di un'industria dell'800.

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    Le cuffie erano necessarie perchè non si impigliassero i capelli nelle macchine tessili.


    Anche se adesso le industrie tessili si sono modernizzate, la struttura di base resta sempre la stessa.

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    "I MISERABILI": UN ROMANZO NEL ROMANZO

    L'ingegner Fabry racconta a Peline e Rosalie la storia dei Miserabili e di Jean Valjean, o almeno l'inizio: qui abbiamo qualche scena di come sarebbe stata la storia, se l'avessero realizzata secondo il meisaku classico, cioè con un taglio realista. E il fatto che ne abbiano parlato significa, forse, che alla Nippon Animation avevano pensato di farne una versione meisaku. Ma l'idea non fu mai realizzata a quei tempi: forse perchè era troppo impegnativa.

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    I "Miserabili" di Shuichi Seki: una versione dal taglio realistico.


    Tuttavia, la Nippon Animation non abbandonò l'idea e, anche quando il periodo d'oro del meisaku era già finito da un pezzo, ci provò lo stesso a fare i Miserabili nel 2007, con la serie "Il cuore di Cosette" usando come disegno uno stile il più possibile anonimo e simile a quello "giapponese standard", senza più badare all'aspetto realistico dei meisaku classici, realizzati a quei tempi da Shuichi Seki e da altri professionisti del disegno del meisaku. Non fu un gran successo di pubblico.

    Les-Miserables-5
    L'anonimo "Miserabili" della Nippon del 2007.



    CONFRONTO COL LIBRO ORIGINALE "IN FAMIGLIA" DI HECTOR MALOT

    Nel romanzo originale, Vulfran Pandavoine ha due nipoti: Theodore, il figlio del fratello, e Casimire, il figlio della sorella. Nell'anime, invece, abbiamo solo un cugino, Theodore, che è il figlio della sorella di Vulfran. Peline viene ospitata dalla nonna di Rosalie in una cameretta a pagamento. Il dialogo tra Peline e Pandavoine in questo episodio non avviene nel libro. Il primo incontro tra Peline e Pandavoine avviene invece quando lui si rivolge a Rosalie, scena descritta nell'episodio precedente. La scena di Fabry che racconta a Peline ed Aurelie dei Miserabili non c'è nel libro.
     
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    29 - AL DI LA' DEL BOSCHETTO

    Il sole spunta sulla fabbrica di Maraucourt. Peline, stanca morta, si era addormentata sull'erba, sotto il salice. Barone si sveglia e si lava nel laghetto vicino. Anche Peline si sveglia e vede il boschetto col piccolo lago, dove stanno passando due paperi.
    "E' un posto bellissimo" commenta lei. Peline si incammina per dare un'occhiata e nota una costruzione di legno, piccola, abbandonata, oltre un tratto d'acqua: è un padiglione di caccia. Vorrebbe andare a vederlo, ma non è facile attraversare l'acqua. Barone trova un'asse di legno abbandonata sull'erba e Peline la usa, appoggiandola sulla barca lì vicino. Raggiunge così il padiglione di caccia.
    "Non è male, con un pò di ritocco si potrebbe stare qui."
    Si stende sulla paglia.
    "Mi piacerebbe stare qui, si sta meglio che da quella megera della pensione. C'è più luce e non ci sono estranei."
    Sente il fischio della fabbrica.
    "Aspettami qui, Barone: vado in fabbrica. Se hai fame, mangia questo pane. Non muoverti e aspettami."

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    Intanto, gli operai vanno al cotonificio. Rosalie chiama Aurelie, che non le risponde: infatti, Peline si è dimenticata di avere adesso questo nome.
    "Aurelie, cos'hai? Ti stavo chiamando" chiede Rosalie raggiungendola.
    "Eh? Ah, scusa, ero soprappensiero."
    "A cosa pensavi?"
    "C'è un boschetto poco fuori dal paese, dopo il dormitorio, ci ero andata ieri: ho visto un laghetto e una costruzione di legno...tu la conosci?"
    "Quello? Certo, è il padiglione da caccia dove vanno i cacciatori d'inverno: adesso non ci va nessuno."
    "Ottimo posto, ero andata stamattina a fare una passeggiata in quel bosco."

    In fabbrica, Peline riprende il lavoro del carrello e Rosalie la saluta. Il capomastro le dice:
    "Rosalie, non ti distrarre a salutare gli altri, puoi farti male! Pensa al lavoro!"
    Peline continua a trasportare il carrello e il capomastro le chiede se ha preso confidenza. All'improvviso c'è un grido: Rosalie si è fatta male.
    "Fammi vedere!" dice il capomastro.
    "Mi è rimasto tra gli ingranaggi..." dice lei.
    "Una brutta ferita al dito...te lo dicevo, Rosalie! Tornate al lavoro, voi, e fate attenzione! A lei penso io!"
    Le altre operaie tornano ai loro pezzi.
    "Aurelie, tu sei sua amica, vero? Portala dal direttore Toluel"
    "Ha bisogno di essere medicata."
    "Appunto, portala quindi dal direttore, che chiamerà il medico."

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    Le due ragazze si allontanano.
    "Non fa che combinare guai, quella" sospira il capomastro. Poi si rivolge alle altre: "Su, al lavoro!"
    Peline chiede a Rosalie:
    "Capitano spesso questi incidenti?"
    "Sì."
    "Devi andare dal medico."
    Rosalie quasi scoppia a piangere:
    "Toluel può rimproverarmi e non chiamare nessuno. E' un uomo molto meschino."

    Infatti, Toluel, quando vede la ferita, dice:
    "Non mi sembra molto grave."
    "Ha bisogno di un medico" insiste Peline.
    "Decido io cosa fare!" risponde lui, stizzito. Nel frattempo, Guillaume, il conducente di Vulfran Pandavoine, entra nello studio di Vulfran per accompagnarlo alla carrozza, e, quando Pandavoine esce, sente le voci di Peline e Toluel nel corridoio.
    "Aspetta, Guillaume" dice, ascoltando.

    "Allora, ripetimi quello che è successo" dice Toluel a Rosalie. "Sei sicura che non sia colpa tua?"
    "Ma cosa dice? E' ingiusto!" esclama Peline.
    "Tu torna al lavoro!"
    All'improvviso, entra Guillaume.
    "Cosa fate qui, Guillaume? Non disturbate" dice Toluel.
    "Non sono qui per conto mio. Il signor Pandavoine vuole parlarle" e mostra dietro di lui il signor Pandavoine: Toluel impallidisce.
    "Si può sapere perchè stavi urlando come un ossesso, Toluel?" chiede lui.
    "Ecco..."
    "Un'operaia si è fatta male" interviene Peline.
    Pandavoine riconosce la voce di entrambe:
    "Sei tu, Rosalie? Come stai? Sei stata dal medico? Ma perchè piangi invece di rispondere? Su, vai a casa. Dirò al dottor Rucher di venire a visitarti. Toluel, occupatene tu. C'è qualcuno che può accompagnarti a casa, Rosalie?"
    "C'è la mia amica Aurelie, che è qui con me."
    "Aurelie? Ah, tu sei quella ragazza di ieri, vero? Puoi accompagnare la tua amica a casa?"
    "Certo. Grazie, signor Pandavoine."

    P1


    Le due ragazze escono dal cancello.
    "Il signor Pandavoine ha molta attenzione per me, ma credo che sia per via di mia nonna Francoise, che era stata la balia di suo figlio Edmond" commenta Rosalie.
    Quando arrivano, la nonna di Rosalie chiede preoccupata:
    "Che è successo?"
    Dopo aver spiegato, la tranquillizzano dicendo che tra poco verrà il dottore: Rosalie viene portata a letto. Arriva Paul, il fratellino di Rosalie, e chiede a Peline dov'è Barone: l'aveva cercato al dormitorio.
    "L'ho lasciato nel bosco" spiega Peline, mentre in quel momento Barone dà la caccia agli aironi.

    Peline va alla pensione: ha intenzione di abitare nella capanna del bosco, quindi chiede alla padrona di restituirle l'anticipo di ieri. Ma la vecchia megera non vuole sentire ragioni:
    "Se vuoi andar via dalla pensione fai pure, ma i tuoi soldi me li tengo."
    "Ma io non ho neanche dormito una notte lì!" protesta Peline.
    "Lo sai perchè mi faccio dare i soldi in anticipo? Proprio per evitare che mi capitino dei clienti volubili come te!"
    "Ma non è giusto!"
    "E' inutile, i soldi non te li restituisco. Sparisci!" e se ne va chiudendo la porta in faccia a Peline.
    Rassegnata, se ne va: col pagamento alla pensione, ormai ha pochi soldi. Se non arriverà al giorno di paga, sarà difficile sopravvivere. Ha solo un pò di soldi per prendere del pane.

    P1


    Ma ormai ha deciso di dormire in quella casetta di legno e si dirige lì, chiamando Barone. Con lui compare anche Paul.
    "Sono venuto a fare compagnia a Barone" spiega il bambino.
    "Bravo, Paul" risponde Peline "Ma ora si sta facendo buio, è meglio se vai a casa."
    "Va bene. Ma adesso tu vivi qui, Aurelie?"
    "Sì, ma non dirlo a nessuno, mi raccomando."
    "Nemmeno a Rosalie?"
    "Glielo dirò io, non preoccuparti."
    Paul saluta Peline e se ne va.
    "Ho preso un pò di pane, Barone. Mangiamo?"
    Dopo aver mangiato, Peline si addormenta nel padiglione di caccia.

    P1



    NOTE

    L'accuratezza dell'ambientazione della fabbrica Pandavoine è davvero ammirevole in questo anime. Queste scene andrebbero benissimo in un documentario, per dire.

    P1


    Anche nel romanzo Rosalie si ferisce alla mano e viene aiutata da Peline e dal signor Pandavoine. Pure nel romanzo, Peline (chiamata Pierina) va a vivere nella piccola capanna dei cacciatori. Il guardiano, Oreaux, nel romanzo è chiamato "Papà Birillo".
     
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    30 - L'AMICA DI ROSALIE

    Peline si sveglia nella casetta e vede Barone che sta per fare la pipì dentro le mura, e Peline lo manda fuori:
    "Non fare i tuoi bisogni in casa, Barone!"
    Poi si alza e si guarda intorno.
    "Dovrò pulire a fondo qui."
    Sente abbaiare: Barone ha trovato delle uova di anatra da mangiare. Peline commenta:
    "Mah, forse la mamma le sta covando. Lasciale stare, Barone, eh!".
    Peline taglia i rami del salice piangente e ne fa delle frasche per pulire. Poi sente suonare la sirena e corre verso la fabbrica.
    "Barone, tu non puoi venire alla fabbrica. Fà il bravo e aspettami."

    P1


    Peline incontra l'ingegner Fabry e lo saluta.
    "Come sta Rosalie?"
    "Bè, ieri ha avuto la febbre, il dottore l'ha visitata. Anche tu devi stare attenta quando lavori, eh!"
    Mentre Peline trascina il carrello, si accorge che una sua scarpa si è aperta.
    "E ora che faccio?"
    "Ehi, perchè ti sei fermata? Mettiti al lavoro!" grida Oreaux, il capomastro.
    Peline riprende come può, poi si lega la scarpa con un pò di corda. Ma se non fa subito qualcosa, tra un pò la scarpa andrà a pezzi.

    P1


    Dopo la giornata di lavoro, va all'osteria a trovare Rosalie. Sua nonna le dice:
    "E' stata male tutta la notte, adesso dorme. E' meglio non svegliarla. Il dottore ha detto che domani starà meglio."
    "Meno male, tornerò domani."

    Peline esamina i suoi soldi: non ne ha abbastanza per risuolare la scarpa. Sabato avrà la paga, ma sarà comunque troppo poco.
    "Bè, devo provare a fare quella cosa, allora" pensa Peline.
    Arriva Paul, il fratellino di Rosalie.
    "Ah, vieni, Paul. Mi aiuti a raccogliere le canne?" chiede lei. Dopo averne prese un pò, Peline le intreccia.
    "Cosa stai facendo?" chiede Paul.
    "Delle scarpe. Le mie si sono rotte."
    "Eh?"
    "Sì, faccio una suola di scarpa con questi vimini. In Spagna le fanno così."
    "Ma non fai prima a comperarle?"
    "Non ho abbastanza soldi."

    P1


    Il risultato però non è molto buono. Bisogna ritentare.
    "Scusa, Paul, ma devo stare attenta e tu mi stai distraendo. E' buio, è meglio se vai a casa."
    "Va bene: ma ti potrei portare le scarpe di Rosalie."
    "No, grazie, Paul, troverò una soluzione."
    Dopo che Paul si allontana, Peline osserva le canne intrecciate e dice:
    "Devo farmi un paio di scarpe ad ogni costo."
    Lavora tutta la notte, macina le canne e ottiene delle corde intrecciate, molto resistenti. Alla fine si riposa un pò, poi si sveglia e dice a Barone:
    "Devo andare in fabbrica. Tu non mi toccherai le corde, vero?"
    Barone abbaia.
    "Hmm, non mi fido. Le metto qui" e le lega ad un chiodo in alto al soffitto. "Vado in fabbrica, non giocare con le cordicelle!"

    P1


    Peline corre in fabbrica a piedi nudi per rovinare meno le scarpe, poi se le mette in fabbrica e riprende il lavoro col carrello. Alla fine della giornata, va a comperare un ago, dello spago, della tela e un metro di nastro blu. Una volta in casa, Peline inizia a cucire le corde. Arriva Paul e porta delle candele.
    "Grazie, Paul. Troveresti mica delle pietre qui attorno per affilare il coltello?"
    "Aspetta."
    Dopo poco tempo, Paul le trova e Peline inizia a lavorare il coltello: poi toglie la suola dalla scarpa vecchia e con la pelle delle scarpe ne fa uno stampo modello per tagliare la pelle nuova per le scarpe nuove. Paul la saluta e Peline lavora tutta la notte: ma alla fine ha le scarpe nuove.

    P1


    Alla mattina si mette le scarpe e va in fabbrica. Mentre lavora, un'operaia le dice:
    "Aurelie, dove hai comperato quelle scarpe? Sono molto belle. Sembrano fatte per ballare."
    "Me le sono fatte da sola."
    "Ma va là."
    "Sul serio."
    "Davvero? Fammele vedere un pò."
    "Ehi, voi due, lavorate!" dice il capomastro.

    Dopo la giornata, Peline va a trovare Rosalie, che è ancora a letto. In quel momento sta parlando con la nonna Francoise:
    "Nonna, mi puoi chiamare Aurelie? Mi annoio a non parlare con nessuno" dice Rosalie.
    "Ma ci sono tanti clienti adesso, figliola!"
    "Ma chi è più importante, i clienti o tua nipote?"
    "Su, porta pazienza, vedrai che Aurelie prima o poi verrà a trovarti."
    "Tu non mi vuoi più bene."
    Ad un certo punto, arriva Peline.
    "Ciao, Rosalie, cosa fai, litighi con la nonna?"
    "Oh, Aurelie, meno male che sei venuta, questa stava diventando insopportabile, non si sa più come trattarla."
    "Nonna, non dovevi badare ai clienti?" dice Rosalie seccata.
    "Va bene, va bene" e se ne va.

    P1


    "Su, Aurelie, siediti qui e raccontami."
    "Come stai adesso?"
    "Bene, ormai è passata, ma il dottore ha detto che devo stare ancora a letto per un pò. Senti, dove hai trovato quelle scarpe? Sono molto eleganti."
    "Ti piacciono?"
    "Molto. Ti saranno costate, però."
    "Le ho fatte io. Mi sono costate solo 35 centesimi."
    "Stai scherzando?"
    "No, davvero. Te lo può dire Paul, lui mi ha vista mentre ci lavoravo."
    "Alla pensione?"
    "Io non sono più alla pensione."
    "Eh? E dove sei adesso?"
    "In un posto che non mi costa niente: la riserva di caccia. Ti ricordi che te ne avevo parlato?"
    "Sì, è vero. Ma ci abiti da sola?"
    "C'è Barone con me."
    "Ma non hai paura?"
    "Ci sono abituata."
    "Sei una ragazza strana. Io mi annoierei a stare da sola."
    "Metterò un pò in ordine il posto, con quello che devo fare non ho tempo di pensare che sono da sola. Devo anche fare le pentole e i piatti."
    "E' meglio se non dici a nessuno dove stai, Aurelie."
    "Certo. Non dire nulla neanche tu, mi raccomando."
    "Stai tranquilla."

    P1


    Peline se ne va:
    "Tornerò a trovarti domani, Rosalie. Ciao!"
    Peline è un pò sollevata: domani è giorno di paga.
    "Potrò prendermi una camicia."
    Va in negozio e prende 2 metri quadri di cotone.
    "40 centesimi."
    "Va bene."
    E, tornata a casa, inizia a prepararsi una camicia nuova con la stoffa.

    P1



    COMMENTI

    Nel romanzo originale, a Rosalie accade di peggio: le viene tagliato il dito mignolo. Inoltre, sempre nel romanzo, Peline chiama il posto dove ora si rifugia "Buona Speranza". Anche nel romanzo, Peline riesce da sola a farsi un paio di scarpe, con lo stesso procedimento presente nell'anime. Più che con Fabry, nel romanzo Peline parla con Bendit, il dipendente che conosce l'inglese e che compare poco nell'anime.
     
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    31 - PELINE PESCA

    Peline va a far compere: prende degli ami da pesca per i pesci di lago, 5 cent l'uno. Passando, vede una donna che butta via una pentola ormai rotta nel suo fondo e Peline le chiede se la può prendere. La donna dice di sì, però si chiede cosa se ne può fare lei. Nel frattempo, il signor Bendit, che lavora per Pandavoine, va all'osteria e incontra l'ingegner Fabry. Mangiando insieme a lui, dice tra le altre cose che ci vorrebbe un buon traduttore per gli ingegneri inglesi che stanno collaborando con loro. Lui conosce l'inglese, ma non a un livello tale da parlare con gli ingegneri.

    P1


    Rosalie ora si è ripresa e, anche se ha un braccio al collo, si occupa di servire i clienti e porta da mangiare a Bendit e Fabry. Lui le chiede come se a passa Aurelie, e lei gli dice che se la cava benissimo, fa tutto da sola: le scarpe, le pentole, eccetera.
    "In pensione? E come fa?" chiede sorpreso Fabry.
    "Aurelie non è più nella pensione."
    "Eh? E dove sta adesso?"
    "Ecco...non glielo posso dire."
    "Perchè?"
    "Non ve lo posso dire dove sta perchè ho dato la mia parola d'onore."

    P1


    Peline aggiusta la pentola e prepara una lenza per la pesca. Inizia a pescare, mentre Barone si mette ad abbaiare contro un airone.
    "Non fare chiasso, Barone, o allontani i pesci" lo rimprovera Peline.
    Alla fine, prende solo un pesciolino.
    "Peccato, pensavo di prendere qualcosa di più grande. Devo andare in fabbrica, adesso."
    Riprende a portare il carrello, mentre Rosalie, che si è ripresa, porta da mangiare a Peline per la pausa pranzo.
    "Perchè non ti sei più fatta vedere?"
    "Ho avuto da fare: guarda, mi sono fatta la sottogonna. Ho anche fatto una forchetta col legno. Devo ancora migliorarla."
    "Ma ti posso dare io delle posate..."
    "No, grazie, ma non posso accettare. Tra l'altro, mi servirebbe il crine di quel cavallo."
    Peline si avvicina e, anche se con fatica, riesce a prendere qualche filo dalla coda del cavallo.

    P1


    Quando torna nella casetta, vede Paul, il fratellino di Rosalie, che gioca con Barone e inizia a preparare i crini di cavallo per legarli ad un'asta di legno e così pescare. Mette l'amo e lo getta in acqua: dopo un pò, riesce a prendere un pesce.
    "Bene, lo cucinerò subito."
    Il giorno dopo, Peline riceve la paga: 3 franchi e 60 centesimi. Va nel panificio. Mentre Rosalie spazza davanti all'osteria, vede Peline che arriva con un filone di pane: quest'ultima le dice che la vorrebbe invitare a pranzo nella sua casetta domani, che è Domenica.
    "Ah, porta con te le posate, per favore" aggiunge Peline.

    P1


    Arriva l'ingegner Fabry:
    "Oh, andate da qualche parte?"
    "Sì, ma la gita è riservata solo a noi due" dice Rosalie.
    "Ah, sono escluso allora. Va bene, fate una buona gita" e va all'osteria.
    Dopo che Peline se n'è andata, Paul dice a Rosalie:
    "Vi ho sentito, vengo con te domani!"
    "Aurelie ha invitato solo me" ribatte Rosalie.
    "Vuoi mangiare da sola con lei?"
    "Macchè mangiare, mi ha invitata solo per farle compagnia, non l'hai capito?"

    Ma intanto, Peline prepara il brodo e il pesce. L'ingegner Fabry passa da quelle parti, leggendo un libro, senza notare Peline. Arrivano Rosalie e Paul:
    "Scusa, ma Paul voleva venire e non c'è stato verso di convincerlo" spiega Rosalie.
    "Non importa, riposatevi un momento, vi dico io quando è pronto."
    Poi li chiama: Rosalie assaggia con le sue posate e Paul usa le posate di Peline (quindi ha preso il suo posto). Prendono la zuppa di erbe. Poi il pesce: è un branzino (o spigola) per Rosalie, mentre quello per Paul è una carpa. Inoltre, ci sono anche delle verdure, della cicoria, bacche e ravanelli.

    P1


    Mentre mangiano, sentono un rumore: un uomo è caduto nello stagno. E' l'ingegner Fabry, che si era appisolato su un ramo mentre leggeva ed è finito in acqua. Si mette a nuotare vestito, poi esce davanti a Peline e Rosalie. Loro gli asciugano i vestiti e Peline gli offre una zuppa calda.
    "Siete un bel tipo, però, ingegner Fabry!" commenta Rosalie.
    "E' vero: non leggerò più sugli alberi, è troppo pericoloso."
    Intanto, Paul gioca con Barone mostrandogli una rana.

    P1



    COMMENTI

    Ecco quello che ha preparato Peline per Rosalie e Paul. Un pesce per ciascuno: un branzino per Rosalie e una carpa per Paul. Sanpei ne sarebbe andato fiero. Inoltre, c'è del pane, i tipici panini col taglio sopra, e delle verdure: cicoria, bacche e ravanelli, raccolti attorno all'isoletta dove si trova Peline, quasi una novella Robinson Crusoe.

    P1


    Il pranzo in fabbrica somiglia molto al tipico bento giapponese: un vassoio col coperchio, contenente ingredienti vari. Di solito, sono piccole porzioni di piatti freddi da mangiare fuori casa.

    f2


    Nel romanzo non c'è il fratellino di Rosalie, Paul. Inoltre, avviene anche l'invito a pranzo di Peline con Rosalie: inoltre, è in quella circostanza che Rosalie dice che Bendit, il dipendente della fabbrica che sa l'inglese, si è ammalato e attualmente Peline è l'unica che conosce l'inglese, perchè l'ingegner Fabry deve andare via e c'è bisogno di un interprete di inglese per le persone che vengono dall'Inghilterra. L'incontro tra Fabry e le ragazze nel romanzo non accade.
     
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    32 - LA SIGNORA LALECLIE (LA ROCQUERIE)

    Paul, il fratello di Rosalie, incontra Peline vicino alla sua casetta/rifugio di caccia: sta raccogliendo le bacche. Il ragazzo ne assaggia una e dice disgustato:
    "Ma sono aspre!"
    "Lo so, ma con queste ci farò la marmellata. Te la farò assaggiare."
    "Grazie. Senti, Aurelie, ho un biglietto per te."
    Peline lo legge: è un invito a pranzo da parte di Rosalie.
    "Dille che accetto. Verrò verso mezzogiorno, va bene?"
    "D'accordo" risponde lei a Paul. Il ragazzo aggiunge: "Posso portare con me Barone?"
    "Se lui è d'accordo, sì" e Paul se ne va col cane.

    a8


    Ormai è da un mese che Peline vive lì: il salario per vivere è insufficiente, ma lei si arrangia. Prepara la marmellata di uva spina con le bacche. Intanto, Rosalie porta fuori il tavolo e arriva Paul col cane.
    "Aiutami, invece di stare lì" gli dice la sorella.
    "Senti, posso tenermi Barone?"
    "Ma cosa dici? Aurelie ci tiene a quel cane da tanto tempo, è uno di famiglia ormai. Non te lo può mica dare!"
    Rosalie parla poi al padre:
    "Aurelie è stata molto gentile ad invitarmi, perchè non le prepari qualcosa di buono?"
    "Preparerò una bistecca, va bene?"
    "Ottimo! Grazie, papà!"

    P1a


    Peline va da Rosalie con in mano il nuovo barattolo di marmellata. Vede l'ingegner Fabry che corre via e lo saluta, però lui le dà un saluto affrettato e corre lontano. "Avrà qualche problema" pensa lei. Peline arriva e offre la marmellata a Rosalie: è molto buona.
    "Ma dove hai imparato a farla?" chiede Rosalie.
    "Quando viaggiavo con mia madre, facevo spesso queste cose."
    Ad un certo punto, arriva l'ingegner Fabry: dice che c'è bisogno di qualcuno che porti la carrozza. Il signor Bendit, il dipendente di Pandavoine, che è l'interprete per gli inglesi che collaborano con l'azienda, sta male: ha avuto la polmonite e bisogna portarlo subito in ospedale.
    "Ma io non posso lasciare l'osteria" dice il padre di Rosalie.
    "Bisogna trovare qualcuno che guidi la carrozza a tutti i costi, non posso farlo io: devo badare a Bendit durante il trasporto! E oggi è domenica, non trovo nessuno!"
    "Se volete, posso farlo io" dice Peline "so guidare una carrozza."
    "Sul serio?"
    "Certo."
    "Va bene, andiamo."

    P2a


    Peline si allontana:
    "Torno appena finito, scusatemi" dice a Rosalie.
    "Ti aspettiamo."
    Partono, e Peline chiede:
    "Volete che rallenti? Gli scossoni potrebbero disturbarlo..."
    "No, no, anzi, vai più veloce che puoi. Non bisogna perdere tempo!" risponde Fabry.
    "Va bene" e la carrozza vola.
    Bendit, nel delirio, scambia Peline per un angelo a cassetta che guida. In poco tempo, raggiungono l'ospedale, e, passando, Peline vede la sua vecchia conoscente, La Rocquerie, con l'asino Palikare. Raggiunto l'ospedale, Fabry entra subito lì con Bendit.
    "Puoi aspettarmi qui, Aurelie, grazie."
    "Va bene."

    P3a


    Mentre Fabry è occupato, Peline va alla ricerca di Palikare, che aveva appena visto. Lo chiama e alla fine lo trova, insieme a La Rocquerie.
    "Ma che sorpresa, Peline! Come te la passi?" dice lei appena la vede.
    "Sono qui solo di passaggio. Ho trovato lavoro al cotonificio."
    "Bene. Vivi con tuo nonno, adesso?"
    "No, purtroppo."
    "Ti ha respinto?"
    "No, non è così. Non sono ancora riuscita a presentarmi."
    "Ricorda che, se non ti interessa stare con tuo nonno, puoi lavorare con me."
    "No, appena possibile mi presenterò a mio nonno."
    "D'accordo."

    Fabry esce dall'ospedale e vede Peline che saluta Palikare e La Rocquerie. Ad un certo punto, la donna si rivolge a Peline, che stava andando verso la carrozza di Fabry: "Peline, ti verrò a trovare a Maraucourt."
    "Certo, ti aspetto!" e lei la saluta.

    P4a


    Fabry è perplesso: quella donna aveva chiamato Aurelie con un altro nome, Peline. Però non dice nulla e tornano indietro in carrozza.
    "Come sta il signor Bendit?" chiede Peline.
    "Ora è fuori pericolo, ti ringrazia. Ma dovrà stare in ospedale per un pò. E' un problema, però, perchè è l'unico a conoscere bene l'inglese."
    "Non c'è nessun altro che sa inglese?"
    "Io e il signor Mallaux lo conosciamo solo a grandi linee. Ci vorrebbe un buon interprete."
    "Io conosco l'inglese" dice Peline.
    "Come?" chiede Fabry sorpreso.
    "Mia madre conosceva l'inglese, me l'ha insegnato."
    "Ma tu parli anche francese..."
    "Mio padre era francese."
    Fabry è pensieroso.
    "Senti, Aurelie..."
    "Sì?"
    "Quella donna con cui hai parlato prima ti aveva chiamato Peline."
    La ragazza sobbalza.
    "Aurelie non è il tuo vero nome, giusto?"
    "No. Ma non lo dica a nessuno, per favore."
    "Vorresti raccontarmi la tua storia, se vuoi?"
    "La ringrazio, ma non posso."

    Tornano indietro in tempo per il pranzo e Peline mangia con Rosalie. Si mettono a tavola e Peline assaggia, dopo molto, molto, molto tempo, una bistecca preparata con cura e quasi si commuove: "Mi sembra di sognare, è eccezionale! Non mangiavo della carne così buona da tanto" commenta Peline.
    "Domani Rosalie torna in fabbrica" dice il padre.
    "Bene" commenta Peline.
    "Ti porterò da mangiare" dice Rosalie. Peline è commossa e quasi piange.

    P5a



    COMMENTI

    Il passaggio in cui Rosalie saluta Peline, raccomandandole di stare attenta, quando lei parte col malato in carrozza, è stato tagliato nella versione doppiata in italiano e trasmessa in TV; qui (nel DVD) è stato reinserito coi sottotitoli.

    Inoltre, la lettera con la quale Rosalie invita Peline a mangiare a casa sua è in francese:
    "Mademoiselle Aurelie, merci beaucop de votre aimable invitation l'autre jour. J'aites-moi l'honneur de venir de jeuner avec moi aujourd'hui. Rosalie", cioè: "Signorina Aurelie, grazie mille per il suo gentile invito dell'altro giorno. Per favore, ci faccia l'onore di venire a mangiare da me oggi. Rosalie". Una lettera molto educata.
    Comunque, in francese "mangiare" si dice "mangler", non "jeuner", che, al contrario, significa "digiunare"...

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    33 - IL CUGINO DI PELINE

    Si vedono gli altiforni della fabbrica, alle prime luci del mattino. Peline va al lavoro e dice a Barone di stare a guardia della casa. Ma il cane, stavolta, insiste a seguire Peline, anche se lei continua a dirgli di non farlo e di tornare a casa.
    "Cosa c'è, Aurelie?" chiede Rosalie, che stava arrivando.
    "Non lo so. Barone continua a seguirmi, anche se gli dico di non farlo. E' strano, non ha mai fatto così."
    "Sarà stanco di stare sempre da solo tutto il giorno."
    "Può darsi."
    Alla fine, Barone si allontana e Peline, sollevata, va alla fabbrica.

    a6 b2


    Intanto, Theodore, il nipote di Pandavoine (e cugino di Peline, anche se lui non lo sa), corre di nuovo, perchè è ancora in ritardo per il lavoro, e, nella fretta, lascia cadere per strada il suo portafoglio. Barone lo raccoglie e lo porta via. Theodore entra in fabbrica di nuovo in ritardo.

    Rosalie riprende il suo lavoro e Peline ricomincia col lavoro al carrello. Intanto, l'ingegner Fabry dice a Theodore, che sta visitando la fabbrica, che bisognerebbe prendere delle macchine nuove: alcune sono così vecchie che si rompono in continuazione. Ma Theodore non ne è convinto. Osservano i filari 1 e 6, che rendono poco, perchè si guastano facilmente.
    "Erano stati i primi ad essere installati" spiega Fabry "Ora sono troppo vecchi."
    Theodore non ne è impressionato e pensa che potrebbero funzionare ancora, anziché spendere soldi inutilmente.
    "Ma così si rallenta la produzione!" protesta Fabry.

    b6 c4 c7


    Peline chiede a Fabry come sta il signor Bendit, il traduttore che lei aveva portato in ospedale.
    "Sta migliorando, grazie, ma dovrà ancora stare lì per dei mesi."
    Quando Peline se ne va, Theodore, seccato, pensa di licenziare Bendit, visto che adesso non serve più.
    "Ma non è una cosa giusta da fare, signor Theodore! Il signor Bendit ha sempre lavorato qui..."
    "Nessuno è indispensabile, ingegner Fabry. Neanche lei, se lo tenga bene in mente."

    Ad un certo punto, Theodore si mette la mano in tasca per prendere il portafoglio e si rende conto che non ce l'ha più: in quel momento, Barone lo sta mordendo sull'erba della casetta di Peline.

    d8


    Theodore fa controllare tutti gli operai per trovare il portafoglio, e, visto che nessuno di loro ammette di averlo preso, ordina di perquisirli a uno a uno. L'ingegner Fabry va da Toluel, il direttore della fabbrica, a protestare:
    "Non potete trattare gli operai come se fossero una banda di delinquenti!"
    "Non poso farci niente."
    "Parlerò col signor Pandavoine, allora!"
    "Si occupi delle proprie cose, ingegnere."
    Ma arriva Vulfran Pandavoine in persona.
    "Cosa sono questi schiamazzi? Li sento anche fuori. Toluel, si spieghi."

    e2 e4 f1


    Intanto, Theodore ordina a Peline di perquisire le operaie per conto suo: ma lei si rifiuta di farlo.
    "Bè, allora sarai licenziata" risponde lui.
    Il capomastro Oreux cerca di convincere Peline, ma non ci riesce. Ad un certo punto, Toluel va da Theodore e gli dice:
    "Signor Theodore, lei deve andare dal signor Pandavoine, subito!"
    "Va bene, dopo che avrò fatto perquisire gli operai."
    "No. Adesso. Subito. Il signor Pandavoine ha detto di lasciar stare gli operai."
    "Eh?"
    Theodore è sorpreso, ma va con Toluel. Oreaux dice agli operai di tornare al lavoro, e gli altri, seccati per il trattamento ricevuto, tornano con poco entusiasmo al posto di lavoro.

    f4 f5 g4


    Dopo il lavoro, Rosalie brontola con Peline:
    "Se Theodore prenderà il posto del signor Pandavoine, sarà un disastro."
    "Ma lui chi è? Un parente del signor Pandavoine?"
    "Sì, è il nipote. E' il figlio della sorella del signor Pandavoine. E' anche il cugino di Edmond, il figlio di Pandavoine."
    Cioè il padre di Peline. Quindi, Theodore è il cugino di secondo grado di Peline.

    Peline saluta Rosalie e torna alla sua casetta, dove saluta Barone. Inizia a pescare, mentre Barone dà ancora la caccia agli aironi. Arriva l'ingegner Fabry:
    "Per quello che hai fatto l'altro giorno per il signor Bendit, ti vorrei regalare questa lampada. E anche questo libro."
    Si tratta dei "Miserabili", che Fabry aveva mostrato a lei e a Rosalie.
    "E' un bellissimo regalo, ingegner Fabry, grazie. Stasera lo leggerò subito!"
    "Posso pescare io? A pesca sono un campione."
    "Va bene. Volete cenare con me?"
    "OK, io intanto penserò al pesce."
    "Stasera potrò leggere questo bel libro."

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    Iniziano a mangiare il pesce.
    "Volete dare a me il pesce che avete pescato?" chiede Peline.
    "No, è troppo piccolo."
    "Va bene così, non ho tanta fame."
    "Se possibile, potrei sapere perchè sei venuta a Maraucourt? Potrei darti una mano."
    "Ecco, è una storia lunga."
    "Con chi hai viaggiato?"
    "Beh, coi miei genitori."

    Mentre Peline inizia a raccontare, a casa di Vulfran Pandavoine, il maggiordomo Barton serve il padrone, ma lui non ha molto appetito.
    "Ma, signor Vulfran, dovreste mangiare qualcosa, vi farà bene."
    "Sarebbe meglio mangiare in compagnia."
    "Volete cenare col signor Theodore?"
    "Idiota!" sbotta lui.
    "Mi scusi."
    "Ma no, non mi riferivo a te, Barton. Parlavo di mio nipote. Preferirei cenare con una scimmia piuttosto che con lui."

    Vulfran Pandavoine si alza e percorre le scale per andare in camera sua. Si ferma davanti al quadro di suo figlio Edmond: anche se è cieco, sa dove si trova.
    "Figlio mio, chissà dove ti trovi? Ormai ti ho perdonato, torna da me."

    j6 k7 l9


    Intanto, Peline finisce il racconto.
    "Quindi, tu cercavi un parente qui a Maraucourt, e pensi che non possa accoglierti bene, per via del fatto che lui era in conflitto coi tuoi genitori?" riassume Fabry.
    "E' così" annuisce Peline.
    "Secondo me, dovresti almeno parlargli. Qui ti trovi bene perchè siamo ancora nella bella stagione, ma poi arriverà l'autunno e poi l'inverno. Farà freddo e, tra l'altro, arriveranno qui i cacciatori: ti troverai senza una casa. Dovresti andare dal tuo parente: se ti dovesse trattar male, ti aiuterò."
    "Grazie, ingegner Fabry, ci devo pensare bene. Le farò sapere."

    Mentre Fabry sta per andarsene, trovano il portafoglio di Theodore e capiscono che l'aveva portato lì Barone.

    m4 n2


    Riportano il portafoglio a Theodore. Lui lo apre e controlla con diffidenza le banconote.
    "Hmm...sembra che non manchi niente. E' bagnato, però" dice lui.
    "L'aveva preso il mio cane."
    "Oh, il tuo cane ruba?"
    "Non dica sciocchezze, signor Theodore. Dovreste invece ringraziare la signorina Aurelie che le ha riportato il portafoglio" protesta Fabry. "Ma che state a dire, ingeger Fabry?"
    Stanno per venire alle mani, ma Peline si mette di mezzo:
    "Si calmi, ingegner Fabry. Abbiamo riportato i soldi, ora è tutto a posto, possiamo andare."
    Fabry si allontana seccato e Theodore grida loro dietro:
    "Ricordatevi di chiudere il cancello!"
    Fabry lo chiude con forza, sbattendolo, senza nemmeno voltarsi.

    Fabry e Peline si salutano:
    "Domani dovrò andare in Inghilterra per 15 giorni" dice lui.
    "Mi dispiace, faccia buon viaggio."
    "Grazie" e si allontana.

    Ormai siamo quasi in autunno: Peline dovrà lasciare il padiglione e dovrà parlare col nonno. E' indecisa. Torna nella sua casa e si addormenta.

    n5 o9 p4



    COMMENTO

    La somiglianza fisica di Theodore con Totò è impressionante: non ho gli elementi per dirlo, ma credo che sia probabile che Shuichi Seki, il character designer, si sia basato su di lui per realizzare il personaggio. La documentazione sull'ambiente delle fabbriche di fine '800 è notevole. Avranno fatto molte ricerche e accumulato molta documentazione per ottenere delle immagini così precise.

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    34 - UN GIORNO INDIMENTICABILE

    In fabbrica, il lavoro riprende e Peline ricomincia ad usare il carrello. Ormai sono passati due mesi da quando è arrivata a Maraucourt e da quando lavora alla fabbrica. Jean, una donna che lavora in fabbrica, nota che, da quando c'è Aurelie lei lavora più speditamente: i carrelli si svuotano e si riempiono molto più in fretta. Peline ormai sa far andare il carrello con una mano sola e si lascia anche trascinare sulle rotaie, salendo sul carrello.

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    Barone è davanti al cancello ed entra in fabbrica. Onix, il capomastro, sta contando le balle di cotone e vede il cane, ma non ci fa caso. Però, ad un certo punto, Barone fa la pipì su una delle balle di cotone: il capomastro, allora, si arrabbia e lo insegue. Barone fugge e raggiunge Peline: lei capisce che il suo cane si è messo in un guaio e lo nasconde sotto una scatola. Arriva il capomastro e lo cerca, ma Barone fa muovere la scatola: Onix lo nota e lo insegue, e così pure gli altri della fabbrica: alla fine Barone viene buttato fuori.
    "E se ci provi ancora a venire qui ci faccio le pantofole con la tua pelle, cagnaccio!" gli grida Onix.

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    Rosalie dice a Peline che Toluel, il sovrintendente e braccio destro di Pandavoine, le vuole parlare.
    "Cielo, spero che non sia per via di Barone!" pensa lei.

    Nel frattempo, il conducente di Pandavoine, Guillaume, si confida con Toluel, dicendogli i risultati del suo spionaggio:
    "Oggi il signor Pandavoine ha ricevuto delle lettere in inglese."
    "Ah. Ne sai qualcosa? Da dove vengono?"
    "Non si sa. Ci sono problemi di traduttori, come lei sa. Comunque, ieri il signor Pandavoine ha avuto bisogno delle cure per andare a dormire."
    "Capisco. Sta arrivando quell'operaia che ho chiamato, esci da quella porta e aspettala."
    "Va bene."
    Guillaume se ne va, mentre Peline entra.

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    "Mi ha chiamato, signor Toluel?"
    "Sì. Ho saputo da Fabry che tu conosci l'inglese. E' vero? Bada, mentire non ti servirebbe a niente!"
    "Sì, conosco l'inglese, mia madre era inglese..."
    "Bene, devi partire subito. Guillaume, preparati!" grida alla finestra.
    Peline non capisce quello che sta succedendo e, pensando che abbia a che fare col suo cane, dice a Toluel:
    "Signore, mi dispiace per quello che è successo, Barone non è cattivo..."
    "E chi sarebbe questo Barone?" chiede sorpreso Toluel.
    "E' il mio cane. Vede..."
    "Un cane che si chiama Barone? Ma che stai dicendo? Non dire stupidaggini, devi andare subito a Saint-Pepoy, vai da Guillaume, lì ti aspetta il signor Pandavoine!"
    Peline è sorpresa e felice: va a trovare il nonno.
    "Il signor Pandavoine?"
    "Sì. Devi fare da interprete per gli ingegneri meccanici inglesi che hanno portato le loro macchine".

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    Nel frattempo, Pandavoine striglia il direttore dello stabilimento di Saint-Pepoy:
    "Benoix, con questo sono quattro giorni di ritardo. Eppure avevi detto che avevi un buon interprete. Volevi ingannarmi?"
    "No, assolutamente, signor Pandavoine" dice l'altro, sudando freddo "Ero sicuro che saremmo riusciti a capire..."
    "Benoix, non dica sciocchezze."
    Sentono bussare ed entra Guillaume:
    "Ho portato l'interprete" e fa entrare Peline.
    Pandavoine le chiede: "Tu conosci l'inglese?"
    "Mia madre era di lingua inglese, signore."
    "Ma tu lo parli correttamente o no? Lo capisci o no?"
    "Bè, io parlo l'inglese di tutti i giorni, non ho delle specializzazioni..."
    "Va bene, ci dobbiamo muovere lo stesso."

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    Nella fabbrica, gli ingegneri inglesi cercano invano di spiegare ai dipendenti di Pandavoine che devono abbattere le fondamenta della fabbrica e rinforzarle, se no non potranno sostenere le nuove macchine. Ma l'interprete designato travisa tutto e dice ai dipendenti che "hanno detto che devono abbattere tutta la fabbrica", sconcertandoli.

    In quel momento, arrivano Peline e il signor Pandavoine: la ragazza si presenta agli ingegneri inglesi, parlando con la loro lingua, e loro ne sono sollevati:
    "Ah, parlate l'inglese. Meno male!"
    Spiegano la situazione a Peline, che capisce subito e dice agli ingegneri francesi che vorrebbero solo abbattere il pavimento e rinforzarlo, non la fabbrica. Gli altri ne sono sollevati.

    k9 l5 m7


    Poi Peline continua la traduzione e i problemi si risolvono rapidamente. Pandavoine dice all'improvviso a Peline:
    "Tu sei quella ragazza, Aurelie. Sei quella degli occhi." (nell'incontro precedente, Peline/Aurelie aveva suggerito a Pandavoine di curarsi gli occhi per recuperare la vista)
    "E' vero. Ha riconosciuto la mia voce?"
    "Non dimentico mai una voce. Continua a fare l'interprete."
    "Sì" e Peline torna tra gli ingegneri, traducendo.

    Pandavoine dice a Benoix:
    "Assumete quella ragazza come traduttrice. Con stipendio."
    Benoix è sorpreso: si tratta solo di una ragazzina. Ma non osa dir niente: mai contraddire il signor Pandavoine.

    Alla fine, Peline torna a Maraucourt in carrozza con Guillaume, il cocchiere, che si complimenta con lei.
    "Non c'è niente da complimentare" obietta Peline "Parlo l'inglese da quando sono nata. Chiunque nelle mie condizioni avrebbe potuto farlo."
    Alla fine, Peline torna a casa: mentre Barone insegue i paperi attorno al prato, prepara la cena.

    n3 o1 p1



    DOCUMENTAZIONE

    Queste scene sono tipiche delle fabbriche tessili di quei tempi di fine '800, coi macchinari di allora. Come si vede, molte delle lavoratici sono donne: infatti spesso era così, e lo è anche adesso.

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    SCENE AGGIUNTE COI SOTTOTITOLI

    Nel DVD della Yamato Video, sono state aggiunte delle scene che erano state tagliate nella prima trasmissione italiana in TV: le hanno messe con la lingua giapponese originale e coi sottotitoli in italiano. E' strano che abbiano tagliato quelle scene: non erano importanti, ma non c'era nemmeno motivo di tagliarle. Forse a quei tempi avevano un minutaggio limitato e hanno dovuto fare dei piccoli tagli per starci dentro.

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    35 - LA LETTERA IN INGLESE

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    Peline dorme nella sua casetta, e si sveglia due ore più tardi del solito. Deve recarsi ancora a Saint-Pepoy a fare la traduttrice. Intanto, riesce a pescare un pesce e lo mette nella sezione chiusa per l'allevamento pesci, che ha messo su. Poi si pettina. Raccoglie un fiore e se lo mette sui capelli. chiedendo al cane:
    "Come sto, Barone?"
    Poi va all'osteria di Rosalie.
    "Allora, com'è andata? Ti hanno mandata a fare l'interprete, vero? Me l'hanno detto!" dice Rosalie appena la vede.
    "Bè, alla fine ero molto stanca: quando sono tornata ho dormito subito."
    "E' difficile fare l'interprete?"
    "Mah, Rosalie, io conosco l'inglese, va bene, ma non so molto di macchine. Però il signor Pandavoine ha detto che gli sono stata utile."
    "Adesso devi raccontarmi tutto. Ma proprio tutto. Sei diventata la leggenda della fabbrica: nessuno è mai salito sulla carrozza del signor Pandavoine come te!"
    Peline racconta ogni cosa, anche che Pandavoine si ricordava della sua voce. Alla fabbrica la tempestano di domande.

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    Va da Toluel, aspettando che la portino a Saint-Pepoy. Ma Toluel vuole sapere da lei qualche informazione segreta su Pandavoine.
    "Mi ha parlato dei macchinari, tutto qui" risponde Peline.
    "Non fare la furba con me!" replica Toluel.
    "Ma non lo faccio."
    "Tu devi dirmi tutto quello che ti dice il signor Pandavoine."
    "Ho capito" replica Peline, che comincia effettivamente a capire qualcosa.

    Arriva Guillaume, il cocchiere, per prendere Peline: mentre la ragazza sale in carrozza, Guillaume dice di nascosto a Toluel che sono arrivate delle lettere in inglese per il signor Pandavoine.
    "Ah, capisco. Quando torni, portami qui quella ragazza."
    "Va bene."

    g1 g6


    Mentre viaggia in carrozza, Peline pensa a quello che le ha detto Toluel.
    "Hai fatto colpo sul signor Pandavoine" commenta intanto Guillaume.

    Nel frattempo, Theodore, il nipote, dice allo zio Pandavoine che quella ragazza, quell'Aurelie, non è adatta per l'incarico di traduttrice.
    "Si veste male. Credo che sia molto povera. Il fatto che conosca l'inglese non significa che devi assumerla, zio."
    "Se tu avessi studiato l'inglese invece del tedesco, sarebbe stato più semplice" replica duro Pandavoine.
    "Il tedesco è la lingua dei dirigenti, l'inglese è la lingua degli ingegneri" si giustifica Theodore.

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    Arriva Peline e Pandavoine dice a Theodore che adesso può andare. Perplesso, l'altro se ne va. Pandavoine dà un pacco di lettere a Peline e le dice di separare le lettere in inglese dalle altre.
    "Sì, signor Pandavoine. Non devo fare l'interprete?"
    "Lo farai dopo. Fai come ti ho detto."
    "Sì. Ecco, le lettere in inglese sono quattro. Ah, e c'è il giornale in inglese."
    "Da dove vengono le lettere in inglese?"
    "Da Glasgow."
    "Ah" sospira "non è arrivata la lettera che aspettavo. Traducimi quel giornale."
    "Ma non conosco i termini tecnici" protesta Peline.
    "Ti dirò io il loro significato. Cerca la colonna del tessile."
    "L'ho trovata."
    "Leggila in francese."
    Peline traduce e, quando l'articolo fa un cenno a delle spedizioni in India, per un attimo Peline sobbalza: è il paese da cui è partita.

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    "Che ti succede? Hai sussultato" dice Pandavoine.
    "Niente, continuo."
    Peline continua a leggere, quando annunciano che sono arrivati gli ingegneri. Pandavoine e Peline scendono e, quando escono dallo stabilimento, Benoix, il direttore dello stabilimento, fa per aiutarlo, ma Pandavoine gli dice duramente che sa com'è fatta questa fabbrica: l'ha costruita lui. Peline è sorpresa dell'ostinazione e dell'orgoglio di Pandavoine. Riprende il suo lavoro di interprete, poi torna a Maraucourt, accompagnata da Guillaume. Dorme dalla stanchezza.
    "Siamo quasi arrivati" dice Guillaume, svegliandola "Ricordati di dire tutto a Toluel."
    "Eh?"

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    Quando Peline è ancora davanti a Toluel, lui le chiede delle lettere in inglese.
    "Non so se posso farlo" replica Peline.
    Toluel, stizzito, replica: "Senti, un mio ordine è un mio ordine. Posso licenziarti!" Poi si calma e dice: "Cerca di capire. Se al signor Pandavoine succedesse qualcosa, la baracca la dovrei mandare avanti io. Allora?"
    Peline tace.

    Dopo un pò, si vede Peline che cammina in silenzio per le vie di Maraucourt. Incontra Barone in piazza. Va all'osteria di Rosalie, raccontandole l'accaduto e confidandole che aveva mentito a Toluel.

    n5 o6


    Rosalie non è sorpresa dalla faccenda.
    "Vedi, Aurelie, il signor Pandavoine aspetta da tempo notizie su suo figlio da parte dell'avvocato Philippe, che è andato fino in India a parlare con dei religiosi per rintracciarlo. Sembra che il signor Pandavoine non sia più arrabbiato col figlio Edmond. E poi, ormai è in età avanzata."
    "Ma...e se il figlio fosse morto?" chiede Peline, incerta.
    "Qui sta il punto. Theodore e il signor Toluel vogliono succedere al signor Pandavoine. Edmond era una persona molto a modo, adatta a gestire bene un'azienda: così mi dice sempre mia nonna. Così tutti a Maraucourt aspettano il suo ritorno."
    Peline è pensierosa: solo lei sa la verità, che cioè Edmond - suo padre - è morto di malattia in Bosnia. Saluta Rosalie e torna a dormire nella casetta.

    o9 p7 p8



    DOCUMENTAZIONE

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    36 - INVITO A PRANZO

    Arriva l'autunno. Peline asciuga i panni e se li toglie, mentre Barone abbaia agli scoiattoli. Arriva Rosalie, che le dice che l'ingegner Fabry è tornato dall'Inghilterra.
    "Ha chiesto di te, vuole invitarti a cena all'osteria" aggiunge.
    "Ci verrò volentieri. Oggi è anche una bella domenica."
    Rosalie osserva i panni di Peline che sono stesi e nota che sono ormai logori e consunti. Perplessa, le dice che ha un cappotto usato che non le serve più, potrebbe farle comodo.
    "Ti ringrazio, ma per ora non penso di averne bisogno."
    Rosalie resta in silenzio: per la prima volta ha capito che Peline è davvero povera, ben più di quello che pensava.

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    Più tardi, Peline è a tavola con l'ingegner Fabry: la ragazza gli racconta tutto quello che le è successo.
    "Fare l'interprete è pesante" commenta lei.
    Arriva il padre di Rosalie, che porta il piatto. Peline è contenta per l'arrivo di Fabry, anche se questo significa che non c'è più bisogno di lei come interprete, visto che Fabry conosce bene l'inglese. Domani dovrà ritornare a spostare i carrelli in fabbrica.
    Il giorno dopo, Guillaume, il conducente, porta ancora Peline a Saint-Pepoy. Guillaume, tra vari giri di parole, fa capire a Peline che, se non vuole ritornare ai carrelli, potrebbe spiare Pandavoine per conto di Toluel, come sta facendo lui (anche se questo non lo dice a Peline). La ragazza però si mostra indignata e dice a Guillaume di non parlarne più.

    d7 e3


    Quando Peline arriva, vede l'ingegner Fabry che parla con gli ingegneri inglesi e lei sta da parte, visto che il suo lavoro di interprete non serve più: ormai il suo lavoro è finito e, tra l'altro, si chiede cosa l'hanno portata lì a fare. Ad un certo punto, il signor Pandavoine, presente anche lui sul posto, chiede:
    "Come mai non ho sentito oggi la voce di Aurelie? Non l'avete portata qui?"
    "E' dietro di voi, signor Pandavoine. Non parla perchè non sa cosa fare. Anzi, le chiedo di non riportarla a muovere i carrelli" spiega l'ingegner Fabry.
    "Aurelie, perchè non parli?" chiede Vulfran.
    "Ecco, pensavo di non dover dire niente" spiega Peline.
    "Sentimi bene, Aurelie: non sei tu a decidere per conto tuo cosa fare. Devi agire secondo quello che ti dico di fare. Ingegner Fabry, quando mai ho detto di riportarla ai carrelli? Aurelie, vai nel mio studio: devi tradurmi delle lettere. Ti raggiungerò tra poco."
    "Sì, signor Pandavoine" Peline si allontana.
    "Continui, ingegner Fabry."
    "Sissignore."

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    Quando Pandavoine entra nello studio, porge delle lettere a Peline, ma, prima di toccarle, Pandavoine gli dice:
    "Ho saputo che hai perso tua madre, è così?"
    "Sì, è morta a Parigi qualche mese fa."
    "E tuo padre?"
    "E' morto anche lui, prima della mamma."
    "Ma come hai fatto a venire fin qui da Parigi a Maraucourt?"
    "Ecco, avevo preso un treno, ma non avevo abbastanza soldi e mi sono fermata alla prima stazione: da lì sono andata avanti a piedi."
    "A piedi? Fino a Maraucourt?" commenta Pandavoine sorpreso.
    "Sì."
    "Ma avevi dei soldi, almeno?"
    "Circa 5 franchi."
    "Assurdo. Raccontami come hai fatto a fare un viaggio simile."
    "Ma le lettere..."
    "Non mi interessano! Dimmi come hai fatto ad arrivare fin qui. Che razza di viaggio hai fatto a piedi? Raccontami."
    Peline inizia a raccontare: la storia della fornaia che l'aveva imbrogliata, il suo crollo, l'aiuto di La Rocquerie. Pandavoine ascolta tutto in silenzio.

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    Alla fine chiede: "Quanti anni hai?"
    "13 anni."
    Pandavoine non sa cosa dire. All'improvviso, suonano le sette.
    "Abbiamo fatto tardi, devo tornare a Maraucourt. Metti via le lettere, le leggerai dopo" dice Pandavoine, alzandosi.
    Quando scendono, si accorgono che la carrozza è senza il cocchiere, Guillaume.
    "Che significa, Benoix? Dov'è Guillaume?" chiede Pandavoine seccato.
    "Er...ecco...al momento non c'è, mi dispiace, potrebbe aspettare un pò?"
    "Sta scherzando? Devo andare adesso a Maraucourt! Trovi un altro cocchiere, subito!"
    "Ma...non ce ne sono" balbetta spaventato Benoix.
    Peline allora dice che lei è capace di guidare una carrozza.
    "Va bene. Allora sali alla guida" dice Pandavoine.
    Benoix protesta, dicendo che è imprudente far guidare una carrozza da una ragazzina, ma Pandavoine non replica nemmeno.
    "Parti."

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    La carrozza si avvia, e Pandavoine commenta: "Sei brava a guidare la carrozza."
    "Lo faccio da anni" risponde lei.
    A quel punto, esce Guillaume, ubriaco, dall'osteria e vede, sorpreso, la carrozza di Pandavoine, guidata da Peline. Si mette davanti al cavallo e Peline è costretta a fermarsi.
    "Che succede?" chiede Pandavoine.
    "E' il vostro cocchiere, signor Pandavoine. Si era messo davanti al cavallo" spiega Peline.
    "Adesso posso guidare io" le dice Guillaume "Grazie per aver guidato fin qui."
    Peline si alza per dargli il posto, ma Pandavoine, con un gesto, la ferma e chiede al cocchiere:
    "Hai bevuto di nuovo, vero, Guillaume?"
    "Ecco, signor Pandavoine..." replica lui, sudando freddo.
    "Ti avevo detto più volte di non farlo, vero?"
    "Sì, signor Pandavoine, mi dispiace."
    "Non ho più bisogno di te, Guillaume. Sei licenziato."
    "Cosa? Ma sono stato al vostro servizio per 15 anni, signor Pandavoine! Non potete..."
    Anche Peline replica a Pandavoine: "Ma..."
    "Non perdono chi mi tradisce. VIA!"
    Pandavoine colpisce il cavallo col bastone, che nitrisce e galoppa via. Guillaume si accascia a terra, vedendo la carrozza che si allontana:
    "Perdono, signor Pandavoine! Non lo farò mai più!"
    Ma ormai la carrozza è scomparsa.

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    Quando arrivano alla fabbrica, Toluel è sorpreso di vedere Peline alla guida della carrozza di Pandavoine.
    "Ma, signor Pandavoine, che è successo a Guillaume?"
    "L'ho licenziato."
    "Cosa?" Toluel è esterrefatto.
    "Puoi andare a casa, Aurelie" conclude Pandavoine.
    Peline torna alla sua casetta, sorpresa dalla severità del nonno: capisce che è meglio tacere sulla sua identità. Ma cosa può fare adesso, che c'è l'autunno alle porte e non potrà più stare nella costruzione di legno, che è una postazione per i cacciatori? Dove andrà?

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    37 - RITORNO ALLA FABBRICA

    Peline ha un incubo: va alla villa Pandavoine, dove entra e chiama il signor Pandavoine, che è seduto sulla scrivania. Gli dice:
    "Nonno, sono io!"
    Il nonno si alza e cerca di vederla, ma non ci riesce, perchè è cieco. La porta si chiude dietro a Peline, tutto è buio e passano Toluel e Theodore, senza dire niente. Peline chiama il nonno, ma inutilmente. Poi si sveglia, e sente la persiana della finestra agitarsi, anche se è chiusa. Peline la apre e sente il vento che si agita.
    "Comincia a far freddo la notte" commenta lei.
    Infatti siamo in autunno inoltrato: l'inverno si avvicina.

    a3 b1 b3


    Peline si veste e tossisce.
    "Faceva freddo stanotte, Barone. Mi spiace, ma credo che prima o poi dovremo lasciare questo posto."
    Va alla fabbrica e saluta Rosalie, e nel farlo starnutisce ancora.
    "Ti sei raffreddata?" chiede Rosalie.
    "Un pò, devo stare attenta."
    "Torni ai carrelli oggi?"
    "Sì, il lavoro di traduttrice è terminato."
    "Sei diventata famosa, sai? Tutti ne parlano."
    "E' un pò una seccatura" commenta Peline.
    "Ti facevi capire bene da loro, vero?"
    "Ma no, cercavo di cavarmela."
    "Non fare la modesta, sei la ragazza più in gamba della fabbrica" dice Rosalie, mettendole un braccio al collo.

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    Quando Peline raggiunge la fabbrica, il capomastro le dice:
    "Purtroppo ti abbiamo sostituito."
    "Allora potrei occuparmi delle macchine" risponde Peline.
    "Lo sai fare?"
    "No, ma prima o poi cominciano tutti, no?"
    "Mi spiace, ma non abbiamo bisogno adesso di te: tutte le macchine sono in uso."
    "Allora cosa posso fare?"
    "Perchè non ne parli al direttore Toluel?"
    Peline va da Toluel. Poco dopo arriva l'ingegner Fabry, che si rivolge al capomastro:
    "Dov'è Aurelie?"
    "E' andata dal direttore, perchè?"
    "Allora lei sa già la notizia?"
    "Che notizia?" chiede il capomastro.
    "Il signor Pandavoine le vuole parlare."
    "Eh? Non ne sapevo niente" risponde lui, sorpreso.
    "E allora perchè è andata da Toluel?"
    "Perchè non ha più nessun lavoro qui."

    d1 d4


    Peline viene ricevuta freddamente da Toluel, che le dice:
    "Aspetta che finisco di leggere questo."
    "Va bene" e la fa aspettare.
    Alla fine, il direttore si accende con calma una sigaretta e le dice:
    "Da adesso non c'è più un lavoro per te."
    "Ma non è giusto, sono andata a fare l'interprete per ordine del signor Pandavoine e adesso che l'ho fatto mi togliete il posto!"
    "Potrei licenziarti adesso, sai."
    Arriva l'ingegner Fabry, che dice che il signor Pandavoine vorrebbe parlare con Aurelie. Toluel sussulta e dice a Peline:
    "Ti accompagno dal presidente."
    "Ma ha chiamato solo lei..." obietta Fabry.
    Ma Toluel insiste: può aver bisogno di un intermediario. Soprattutto, vuole capire che sta succedendo e perchè il signor Pandavoine sia così interessato ad Aurelie.

    e1 e5


    Quando i due entrano nello studio di Pandavoine, lui dice seccato:
    "Avevo chiamato solo Aurelie, signor Toluel. Lei può andarsene."
    "Mi sono permesso di accompagnarla, perchè potrebbe aver bisogno di aiuto per capire la situazione..."
    "Non si preoccupi. La ragazza è una persona sveglia. Potete andare."
    Toluel esce, seccato, e origlia dalla porta. Ma viene beccato da Theodore, il nipote di Pandavoine, e lui sobbalza:
    "Sst! Il signor Pandavoine ha chiamato quella ragazza, Aurelie."
    "Eh? E perchè mai?"
    "Credo per farsi tradurre quelle lettere dall'inglese."
    All'improvviso si apre la porta e Pandavoine dice:
    "Cosa bisbigliate tra di voi qui fuori? Theodore, hai chiamato l'avvocato?"
    "Ecco, non ancora..."
    "Allora muoviti! Signor Toluel, torni nel suo studio" e chiude la porta, andando a sedere sul divano accanto a Peline.

    e8 f9 g4


    Pandavoine inizia a parlare:
    "Con la perdita della vista, il mio udito si è raffinato molto, ma quello sciocco di Theodore non l'ha ancora capito. Ti chiederai perchè ti ho chiamato, vero?"
    "Ecco, sì..."
    "Ho deciso di prenderti con me come mia segretaria privata."
    "EH?"
    "Sei troppo giovane per lavorare nell'azienda. Ti dò l'incarico."
    "Ma io non so se ne sono all'altezza!"
    "Ho saputo della tua storia. Hai volontà e coraggio."
    "Avete un'opinione troppo alta di me."
    "No, non mi sbaglio. Avrai 90 franchi al mese."
    "90 franchi?"
    "Prima quanto guadagnavi al mese?"
    "8 franchi e 60 centesimi..."
    "Bene. Sai fare i conti alla svelta. Hai sommato tutte le tue paghe settimanali."
    (questo significa che Peline prendeva 2 franchi e 15 centesimi alla settimana, ndr)

    g7 h1 h2


    Pandavoine si alza e va a sedersi alla sua scrivania.
    "Dovrai anche cambiarti d'abito. Come segretaria dovrai accompagnarmi, quindi dovrai essere ben vestita. Avrai un permesso per acquistare dei vestiti da madame Lachaise. Potrai scegliere quello che ti pare. Giudicherò il tuo carattere dai vestiti che indosserai."
    "La ringrazio, signor Pandavoine" dice Peline, ancora incredula.
    Poi Pandavoine chiama Toluel e gli dice che ora Aurelie è la sua nuova segretaria. Toluel è stupefatto, ma si congratula con Peline per l'incarico.

    h5 h8 i1


    Intanto, Rosalie è preoccupata e dice a Fabry che teme che Peline venga licenziata.
    "Non credo, Rosalie: il signor Pandavoine l'ha chiamata, credo per farle leggere delle lettere in inglese" risponde lui.
    "Ehi, Rosalie, torna al lavoro!" dice il capomastro.
    "Dite ad Aurelie che l'aspetto al solito posto a pranzo" dice Rosalie prima di andarsene.
    "Va bene" risponde Fabry, e Rosalie torna alla macchina tessile.
    Poco dopo, Theodore vuole parlare a Fabry, che ne è infastidito.
    "Cosa volete, signor Theodore?"
    "Ingegner Fabry, il signor Pandavoine non ha più la testa a posto...vorrei sentire un vostro parere..."
    "Perchè, cos'ha fatto?"
    "Ha assunto quella ragazzina, Aurelie, come sua segretaria privata!"
    "Eh?"
    "Rideranno di lui!"
    "Non si preoccupi, sono sicuro che Aurelie se la caverà bene" e Fabry si allontana, soddisfatto.

    i8 j3


    Intanto, Peline è nello studio della segretaria, accanto a quella di Pandavoine, senza sapere cosa fare. All'improvviso bussano: è l'ingegner Fabry, e Peline è felice di rivederlo.
    "Ho saputo la notizia: congratulazioni, Aurelie!" Nota però che è preoccupata. "Ma cosa c'è?"
    "Ecco, ho una gran confusione in testa, non so cosa fare nè cosa dire...non mi sento all'altezza."
    "Non ti preoccupare, sono sicuro che diventerai un'ottima segretaria."
    "E' sicuro?"
    "Ma certo, hai tutti i numeri per farlo."
    Peline quasi piange: "Vi ringrazio."
    "Ma che ti prende? Sei sempre stata in gamba fino ad adesso, e ora sei in crisi?"
    "Dopotutto, sono solo una ragazza."
    "Coraggio, andrà tutto bene."
    "Farò del mio meglio."
    "Ci vediamo. Ah, Rosalie mi ha detto che ti aspetta a pranzo al solito posto."
    "Certo, ci sarò."

    k4 l1 l7


    Dopo che Fabry è uscito, Peline va a sedersi alla scrivania della segretaria. Sta per suonare mezzogiorno.
    "Quanto dovrò aspettare qui?" si chiede.
    Intanto, Toluel e Theodore discutono con Pandavoine riguardo alla sua decisione su Peline.
    "Insomma, pensate che io sia rimbambito?" sbotta alla fine Pandavoine "Aurelie è in gamba, è intelligente, la ritengo all'altezza. Ma vedo che non ne siete convinti. Va bene, faremo una prova. Seguitemi."

    m2 m9 n1


    Mentre Rosalie aspetta la sua amica, Pandavoine chiede a Peline di accompagnarlo, insieme a Theodore e Toluel, al magazzino del materiale grezzo, dove depositano il cotone da lavorare.
    "Vedo che è arrivata la canapa" dice Pandavoine, una volta arrivato.
    "Come fate a capirlo?" chiede Peline.
    "Lo capisco dall'odore. Aurelie, ascoltami: devi dirmi di che colore è la canapa che vedi. Vedi dei colori particolari?"
    "Ecco, mi sembrano tutti dello stesso colore."
    Pandavoine afferra una ciocca di canapa.
    "Guarda bene. Alcune sono rossicce, altre tendono al verde."
    "Ma zio, è inesperta..." obietta Theodore.
    "Silenzio!"
    Peline osserva con attenzione: "Sì, ci sono delle sfumature diverse."
    "Di che colore?"
    "Rossiccio."
    "Passamela."
    Porge la ciocca a Pandavoine, che l'annusa e dice: "Hai visto giusto. Vede, Toluel?"
    "Come ha fatto a capirlo?" chiede Peline.
    "La canapa rossiccia ha un odore caratteristico. Hai un buon spirito di osservazione. Osserva questa ciocca. Di che colore è?"
    "Tende al verde."
    "Ci sono diverse gradazioni di verde. Che tipo di verde è, Aurelie?"
    "Hmm...molto chiaro, con delle macchie diffuse."
    "Come? Delle macchie? Chiamatemi Jacques, il magazziniere!"
    Quando lui arriva, Pandavoine gli dice di togliere quella partita di canapa.
    "Hai visto giusto, Aurelie. Se ci sono delle macchie, significa che la canapa è di qualità scadente. Hai superato la prova."

    o3 o5 p1


    Quando escono, Pandavoine ha un leggero capogiro e Peline gli chiede:
    "Vi tengo per mano?"
    "No, non è niente..." però poi ci ripensa e dice: "Aurelie, dammi la mano."
    Per la prima volta, Peline stringe la mano del nonno. Arriva Rosalie, che stava aspettando Peline.
    "Rosalie, sei tu?" dice Pandavoine "Adesso Aurelie è la mia segretaria. Scusa la sua assenza, aveva da fare fino ad adesso. Dopo che arriviamo all'ufficio, Aurelie, puoi andare da lei."
    Pandavoine e Peline attraversano la fabbrica, sotto gli occhi stupiti dei lavoratori. Con questo giorno, sono passati due mesi dall'arrivo di Peline a Maraucourt.

    q1 q6 q9



    LA VESTIZIONE DI PELINE

    Come si vede, Peline ha una sottoveste bianca, sulla quale si mette una camicia grigia, piuttosto lunga. Poi aggiunge il corpetto marrone coi lacci e la gonna rosso scuro. Questo è il vestito tipico di Peline, che lei porta per quasi tutta la serie. Ma il prossimo episodio, col cambio di vestiti, sarà l'ultimo con Peline coi vestiti classici, per sottolineare il grande punto di svolta della sua vita.

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    38 - UN BEL VESTITO

    h5


    A casa di Rosalie, il fratellino Paul gioca con Barone, mentre entra un cliente del ristorante (lo chiamano Pontignac). Ma tutti ascoltano Peline e parlano della novità: è diventata la segretaria di Pandavoine. La nonna di Rosalie è contenta e aggiunge che è un incarico molto importante. Rosalie, rivolta a Peline, le dice:
    "Fai vedere alla nonna il buono del signor Pandavoine!"
    Peline, imbarazzata, tira fuori dalla borsa il buono per poter prendere un nuovo vestito al negozio di Madame Lachaise, che è il più caro ed elegante della città.

    a2 a6


    "Bisognerà anche prendere una stanza in affitto per Aurelie. Papà, potresti consigliarci qualcosa?" chiede Rosalie.
    "Forse la pensione dell'ingegnere? Sono 90 franchi al mese, però odia i cani".
    (NOTA: io credo che l'affitto sia molto meno. Peline ha ora uno stipendio di 90 franchi al mese: se quel prezzo fosse vero, allora lei spenderebbe tutto il suo stipendio per l'affitto!)
    "Una camera sola per lei, non può dare fastidio un cane, basta metterlo fuori. Aurelie, quella pensione è graziosa, poi la gestisce un mio zio, ti farà un trattamento di favore col prezzo, vedrai!" risponde Rosalie.
    "Bè, allora seguirò il vostro consiglio. Però verrò sempre a mangiare da voi" conclude Peline.

    Lei e Rosalie vanno alla pensione e il gestore mostra loro la stanza: è ampia e spaziosa.
    "E' assolata, tranquilla" commenta lui "per 50 franchi al mese, colazione e pranzo compresi, è un affare."
    "Guarda, zio, che lei farà colazione da noi, puoi abbassare il prezzo" dice Rosalie.
    "In tal caso, si possono fare 20 franchi al mese."
    Peline è un pò incerta.
    "Ma Rosalie, non è un pò troppo lussuoso per me?"
    "Guarda che, se prendi una camera che valga meno, ti farai ridere dietro."
    "Allora va bene. Signore, posso tenere il mio cane?"
    "Oh, ha un cane? Certo, può stare fuori, però. In tal caso, saranno 25 franchi."
    "Ehi, zio, sei avaro!" protesta Rosalie.

    b9 c3


    Successivamente, Rosalie e Peline vanno al negozio di Madame Lachaise.
    "Mi vergogno un pò ad entrare qui vestita in questo modo" dice Peline.
    "Ma dobbiamo farlo. Su, coraggio!" insiste Rosalie.
    Quando entrano, Madame Lachaise va da loro e dice:
    "Ragazze, questa è una boutique, non avrete sbagliato negozio?"
    "Falle vedere il buono" dice Rosalie, e Peline glielo mostra.
    Madame Lachaise allora sorride e dice:
    "Ah, un buono del signor Pandavoine. Va bene, accomodatevi. Volete qualcosa per tutte e due?"
    "Solo per lei" risponde Rosalie "dei vestiti, cappelli, scarpe."
    "Ma certo, venite. Per lei credo vada bene un vestito col bluette, che ne dice?" risponde lei mostrando a Peline una stoffa raffinata. "E' un pò costosa, ma di qualità" aggiunge.
    "Non so, sono incerta" risponde Peline "Preferirei un vestito già pronto per domani."
    "Ma con quel buono potete farvi fare un vestito apposta. Volete sprecarlo per un vestito già confezionato?" risponde seccata Madame Lachaise.
    "Ecco, preferirei così."
    "Va bene: ecco, questi vestiti sono molto carini, coi merletti."
    "Vorrei un vestito un pò più scuro, non così vivace, senza molti merletti" risponde Peline "e con una semplice stoffa, che non costi troppo."
    "Ah ah ah" ridacchia Madame Lachaise "Lei ha gusti molto sobri. Osservi pure quello che abbiamo."

    d3 d5 e2


    Si allontana da loro e dice sottovoce all'inserviente:
    "Occupati tu di loro, non le sopporto, quella è una sempliciotta."
    Rosalie chiede a Peline:
    "Ma perchè vuoi un vestito scuro?"
    "Non so, ma mia madre è morta solo da due mesi e non mi sembra giusto vestirmi in un modo troppo vistoso in questo momento."
    Rosalie si guarda in giro e nota un vestito blu scuro sobrio, ma elegante.
    "Cosa ne dici di questo, Aurelie? E' semplice, ma giovanile. Guarda, ti sta bene."
    "Hmm...sì, questo mi piace."
    "Allora lo prendiamo?"
    "Sì"
    "Prendiamo questo" dice Rosalie, e Madame Lachaise ironizza:
    "Non cercavate un vestito scuro? Siete un pò volubili, vero?"
    "Sì, è un pò troppo semplice, ma a me piace." risponde Peline.
    "Di certo sarà difficile che si sporchi" risponde Madame Lachaise, ridacchiando.
    E Rosalie risponde, offesa:
    "E' da quando siamo venute qui che ci parlate in modo offensivo. Ma lo sapete chi è lei? E' la segretaria privata del signor Pandavoine!"
    "Ma che dite?" risponde lei, incredula.
    Però la donna che fa l'inserviente la chiama e le dice sottovoce:
    "Madame Lachaise, guardi che stamattina mi avevano detto che sarebbe arrivata la segretaria del signor Pandavoine."
    "Ma allora perchè non me l'hai detto?" replica lei, sorpresa.
    "Perchè non pensavo che fosse lei, a giudicare da com'è vestita."
    Madame Lachaise torna da loro, imbarazzata e dice:
    "Mi dispiace, perdonatemi, Non lo direte al signor Pandavoine, vero?"

    e8 f5 g9


    Alla sera, Peline, nella stanza dell'albergo, si prova il vestito e si guarda allo specchio soddisfatta.
    "Sono contenta."
    Però non riesce a dormire: per la prima volta da molto tempo, ha un letto morbido e la prospettiva di un lavoro importante domani. Esce con Barone e ritorna un'ultima volta al padiglione di caccia, dove è stata finora, per salutarlo. Ma quella sera, Madame Lachaise va alla pensione per scusarsi con Peline: così lei e l'albergatore si accorgono che non c'è. Allora pensano che, forse, è andata fuori a divertirsi.

    h2 h5 i3


    La mattina dopo, Peline si sveglia nella capanna: raccoglie tutto e si prepara a partire. Ormai ha capito l'importanza di contare su se stessa.
    "Dobbiamo dire addio a questo posto, Barone. Addio e grazie" e si allontana.
    Alla fabbrica arriva il signor Pandavoine col nuovo conducente: Peline è all'entrata che lo aspetta. Dopo averlo salutato, gli prende la mano ed entrano.
    "Per prima cosa, mi devi leggere il giornale d'oggi, nella sezione tessile."
    "Sì, signor Pandavoine."
    "Inoltre, alle tre del pomeriggio farò un giro nella fabbrica, mi accompagnerai."
    "Va bene."
    "Se avrò bisogno, ti chiamerò. Ah, un'altra cosa. Ho saputo che sei andata ieri dal negozio di Madame Lachaise. Ora hai il vestito nuovo?"
    "Sì, signor Pandavoine."
    "Purtroppo non posso vederlo. Ma entro oggi saprò che vestito hai preso."
    "Sono sicura che le piacerà."
    "Hmm, sembri sicura. Va bene, puoi andare."

    j2 j8

    k5 k7


    Peline entra nel suo studio, mentre arriva Toluel per parlare con Pandavoine. Mentre Peline si siede e inizia il lavoro, sente bussare: è l'ingegner Fabry.
    "Scusa, Aurelie, ero venuto a salutarti e a vedere il nuovo vestito. Potresti alzarti? Mi piacerebbe vederlo bene."
    Peline si alza e Fabry la osserva attento.
    "Ti sta molto bene."
    "Ma è venuto qui solo per questa cosa da nulla?" dice lei sorridendo.
    "Non è una cosa da nulla, credimi, Aurelie. Dopo facciamo colazione?"
    "Certo, con Rosalie."
    "Va bene" ed esce.

    k9 l2

    l7 l8


    Intanto, Toluel dice a Pandavoine riguardo al fatto che Peline è uscita dalla pensione la sera prima.
    "Non voglio assolutamente parlar male, ma è strano questo fatto che non abbia dormito nella pensione ieri notte, no?"
    Pandavoine è silenzioso. Dopo che Toluel se n'è andato, chiama Peline e le dice:
    "Aurelie, non vorrei aver dato l'incarico di segretaria ad una ragazza frivola. Tu vivi da sola? Credevo che tu vivessi col tuo parente che avevi trovato a Maraucourt."
    "Non ho potuto parlargli...temevo che mi avrebbe accolto freddamente, per via del fatto che aveva litigato coi miei genitori. Volevo aspettare il momento migliore per incontrarlo. Ero arrivata a Maraucourt senza soldi e ho dovuto vivere da sola: ho potuto trovare lavoro presso la vostra fabbrica."
    "Anch'io ho dovuto impegnarmi con mie mie sole forze. Ma tu hai solo 13 anni. Tuttavia, ieri notte tu non hai dormito nella pensione. Come mai?"
    "Ero andata nel padiglione di caccia nel laghetto."
    "Lo conosco, è di mia proprietà. Hai dormito lì?"
    "Sì."
    "E come mai?"
    "Volevo farlo un'ultima volta. Sono stata lì tutto il tempo in cui ho abitato a Maraucourt."
    "Da sola? E non hai avuto paura?"
    "C'era il mio cane con me."
    "Ma quello è un posto umido."
    "Sì, ma mi coprivo. Avevo la mia biancheria, prendevo dei pesci, delle bacche..."
    "Devi raccontarmi tutto in ogni particolare. Dobbiamo andare a fare la visita all'altra fabbrica. Guiderai la carrozza e lì mi racconterai."
    "Va bene."

    m3 m6 o1


    "Ah, un'altra cosa. Il vestito che hai preso ha fatto una buona impressione, ho sentito i commenti."
    "La ringrazio."
    Non ha speso soldi, eppure nessuno la costringeva, pensa Pandavoine.
    Sotto lo sguardo sospettoso di Toluel, che osserva dalla finestra, Peline sale sulla carrozza con Pandavoine e i due partono: durante il viaggio, Peline racconta tutto al nonno sulla sua casetta nel bosco.

    o8



    LA CAMERA DI PELINE

    E' una camera d'albergo ben arredata. Peccato che i giapponesi, abituati al futon, non abbiano l'idea della funzionalità di un letto: dove sarebbe il comodino? E la lampada per leggere qualcosa? Inoltre, i cuscini in fondo al letto sono cuscini da divano, non da letto. I mobili, tra l'altro, sono così vicini al letto che è facile prendere delle pacche ogni volta che scendi da lì. La specchiera non ha neanche una sedia...insomma, la camera così realizzata è bella, ma è poco funzionale.

    b7 b8



    L'INTERNO DI MADAME LECHAISE

    Più che una boutique, sembra di entrare in una serra, con tutti quei vetri, piante e fiori. Non si vede manco un vestito (tranne uno a destra). Se poi compare una scala appena entri, questo ti fa pensare di dover salire al primo piano...

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    39 - UNA LETTERA DALL'INDIA

    Peline dorme nella sua nuova camera, quando, alla mattina, sente martellare: si tratta di Paul, il fratellino di Rosalie, che sta preparando una cuccia per Barone. Peline si alza e va sul balcone (in vestaglia da notte, tra l'altro):
    "Paul, che stai facendo a quest'ora? Una cuccia? Oh, è molto bella!"
    "Manca solo il tetto" specifica Paul.
    "Però fai troppo rumore alla mattina presto. Non lo dico per me, ma anche gli altri adesso stanno dormendo nell'albergo."
    "Oh, non si preoccupi, signorina Aurelie" dice l'albergatore, che compare in quel momento "Gli ho dato il permesso. A tutti i clienti dell'albergo piace Barone."
    "Oh, allora va bene" replica lei, tornando dentro e iniziando a lavarsi la faccia. Poi si veste e va al lavoro, salutando Paul e ricordandogli che dopo deve andare a scuola.

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    Una volta arrivata in ufficio, Peline ritaglia le notizie sulla tessitura dal giornale e va da Pandavoine con la cartelletta in mano: riguardano l'lndia. Nel frattempo, Pandavoine redarguisce Toluel per la faccenda di una macchina della fabbrica che non funziona da tempo e non è stata ancora controllata.
    "E' una macchina che avrà vent'anni, signor Pandavoine" si giustifica lui.
    "Ma l'avete controllata? Avete verificato se era il caso di cambiarla davvero o se bisogna solo cambiare qualche pezzo?"
    "Ecco..."
    "Non possiamo spendere soldi inutilmente. Andrò a vedere di persona. Aurelie, vieni con me."

    c2 c4


    Lei e il nonno si avviano per le vie della fabbrica, incrociando diverse persone.
    "Buongiorno, signor Pandavoine."
    "Buongiorno, Pascal. Vanno bene le cose nel tuo settore?"
    "Certo."
    "Lei riconosce tutti, signor Pandavoine?" chiede Aurelie sorpresa, visto che lui è cieco.
    "Se no, non potrei gestire l'azienda" risponde. E Pandavoine si ferma all'improvviso: ha sentito qualcuno sbadigliare nel magazzino, e la persona che l'ha fatto si trova davanti il suo principale in persona.
    "Signor Pandavoine, io..."
    "Jacques, cosa ci fai qui in magazzino? Non dovevi occuparti delle tue cose?"
    "Certo, stavo proprio per farlo, signor Pandavoine" e si allontana di fretta.
    "E' uno sfaticato, l'avevo già redarguito prima" commenta il vecchio.

    c9 d5 d6


    Quando arriva alla macchina rotta, il tecnico gli spiega che si tratta di una ruota dentata danneggiata.
    "Quindi basterebbe cambiare la ruota? Bene, fatevela procurare, poi fatemi sapere" conclude Pandavoine.
    Peline è commossa per lo zelo del nonno che vuole controllare ogni cosa, ma sa che lui è da solo e cieco, nonostante la sua volontà. Quando ritorna, Pandavoine rimprovera Toluel per non aver controllato l'impianto a dovere.

    e1 e4


    Nel frattempo, arriva l'ingegner Fabry con la posta e incrocia Theodore, che lo osserva incuriosito: è molto interessato alla posta e origlia alla porta di Pandavoine.
    "Si tratta di dieci lettere francesi, ma una è in inglese, signor Pandavoine" spiega Fabry.
    "E' un francobollo strano" commenta Toluel "Credo che venga dall'India."
    Pandavoine sussulta e dice:
    "Datelo a me. Il resto lo controllerò più tardi. Potete andare."
    Poi chiama Aurelie/Peline.
    "Aurelie, controlla fuori dalla porta, e vedi se qualcuno origlia" dice subito lui. Peline controlla e vede che non c'è nessuno. Ma Theodore, che si era allontanato in tempo, poi torna indietro per origliare.
    "Va bene, leggimi questa lettera" dice Pandavoine alla ragazza. Peline la apre e dice:
    "La manda un certo Padre...Filder. Ha una brutta calligrafia, non si legge molto bene. Avrei bisogno di un dizionario..."
    "Non mi interessano i dettagli, fammi solo un riassunto."
    "Sì...dunque...ha dei periodi piuttosto lunghi, è dispersivo...faccio fatica ad afferrare il senso subito."
    "Va bene, scrivimi allora un resoconto completo. Vai a tradurre. Ah, Aurelie: questa è una lettera privata. Nessuno deve sapere niente di quello che c'è scritto."
    "Sì, signor Pandavoine."
    Peline si avvia verso il suo studio e Theodore scappa via subito, perchè si era nascosto proprio lì per ascoltare. Quando esce, una dipendente, la signora La Sec, lo vede e lui la saluta imbarazzato.

    e8 g2 g4


    Peline apre il dizionario e inizia la traduzione: rimane sconvolta nel capire che la lettera parla di suo padre, di sua madre e di lei.
    "I fatti si sono svolti tempo fa" racconta la lettera "Il signor Edmond Pandavoine si era sposato con miss Mary Stevenson: una donna bella, intelligente, generosa. Si spostarono a Dethra con la figlia di tre anni."
    Peline piange tenendo stretta la lettera. Nel frattempo, Toluel, che è fuori dall'edificio, vuole sapere dov'è Theodore. La signora La Sec gli dice che lo aveva visto nelle vicinanze dello studio di Pandavoine.

    h4 h5 h6

    h3 h8


    Intanto, Theodore entra nello studio di Peline: lei nasconde subito i fogli e chiede cosa vuole.
    "Oh, volevo solo prendere un vocabolario inglese-francese"
    "Ma lei non sa l'inglese..."
    "Bè, lo sto studiando. Mi sembra che la traduzione della lettera a mio zio stia andando bene, eh?"
    "Sì, sta andando bene."
    "Posso vedere come va?"
    "Mi dispiace, non potete leggerla."
    "Ma tanto me lo dirà mio zio, no?" risponde lui stizzito.
    "Allora ve lo dirà lui, io non ve lo posso dire."
    "Brutta..."

    i4 i8


    In quel momento, arriva Toluel:
    "Non dovreste essere allo stabilimento di Saint Pepoy, signor Theodore?"
    "Ecco, volevo prendere un dizionario d'inglese."
    "E non lo potete usare" replica lui.
    Peline gli dà il dizionario che stava usando lei, e Theodore se ne va seccato.
    "Quel dizionario vi poteva servire" commenta Theodore.
    "Ne posso fare a meno" replica Peline.
    "Allora la traduzione l'ha già fatta?"
    "Non posso rispondere."
    "Ma io sono il rappresentante del signor Pandavoine, ho il diritto di sapere i suoi affari."
    "Anche quelli personali?"
    "Allora si tratta di cose personali in quella lettera?"
    "Non intendevo questo. Solo, anche per le cose personali?"
    "Il signor Pandavoine è molto malato. Una brutta notizia potrebbe essergli fatale. Potrebbe morire. Capisce quello che sto tentando di dire? Bisogna che io sappia anche dei suoi affari personali per trovare il modo di dirglieli nel modo giusto. Quindi, è giusto che sappia cosa c'è scritto sulla lettera" e si tira subito avanti per afferrare la traduzione. Ma Peline allontana subito i fogli e li mette nel cassetto, dicendo:
    "Non posso darveli!"
    Toluel cerca di afferrare i fogli, ma la mano viene bloccata dal cassetto che si chiude sulle dita di Toluel. Lui tira indietro la mano dolorante, esclamando:
    "Brutta arpia!"

    j8 k2 k8


    Toluel si allontana a denti stretti e Peline va nello studio di Pandavoine.
    "Scusi il ritardo."
    "Ho sentito la tua porta aprirsi due volte."
    "Sì, erano il signor Theodore e il signor Toluel."
    "Lo immaginavo. Hai fatto leggere loro al lettera?"
    "No."
    "Bene, leggimela allora."
    "Dunque, la lettera dice che il signor Edmond è partito da Decca per Dajir, insieme alla moglie e alla figlia. Aveva mandato delle lettere da Dehra, vicino al Tibet, dove si è fermato lì per alcuni anni."
    "Quanti anni?"
    "Non lo dice."
    "E poi?"
    "Dice che l'avvocato Philippe in India non ha potuto incontrare Padre Filder, perchè era in viaggio."
    "Tutto qui? Non c'è dell'altro?"
    "Bè, parla della moglie di Edmond."
    "Hmm?"
    "Dice che la signora Pandavoine era molto bella, intelligente, gentile..."
    "Basta, io non considero quella donna come mia nuora!"
    "Eh? Ma...si sono sposati..."
    "Un matrimonio in India non conta in Francia."
    "Ma...la loro figlia?"
    "Bè, posso darle del denaro. Io aspetto mio figlio. Se n'è andato per colpa di quella donna. Io sento di odiarla. E non voglio sentir parlare della nipote!"
    Peline piange in silenzio.

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    COMMENTO

    LA MADRE DI PELINE

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    Per la prima volta si viene a sapere il nome della madre indiana di Peline: Mary Stevenson. Non è certo un nome indiano, e nel romanzo originale si chiama Marie Doressany. Apparteneva a una casta alta di bramini (è la casta sacerdotale più elevata). Lei e la sua famiglia, però, si erano convertiti alla religione cattolica per merito di Padre Leclerc, coetaneo di padre Filder, l'autore della lettera in questione. Ma chi abbandona la religione induista abbandona anche la sua casta, quindi il proprio rango, le relazioni, la vita sociale. Il fatto di aver abbracciato la religione cristiana li portò a discendere tra i paria. Non è che la conversione al cristianesimo sia una cosa facile nei paesi non cristiani: oltre alla vita sociale, a volte si perde anche la vita stessa (i musulmani per esempio sgozzano i convertiti al cristianesimo). La famiglia Doressany, rinnegata dal mondo indiano, si rivolse verso la società europea, e in particolare si creò un legame di affetto e affari con la famiglia Bercher, una famiglia francese residente in India. Le due famiglie fondarono una fabbrica franco-indiana di mussole (tessuto asiatico prodotto a Dacca, in Bangladesh), la Doressany-Bercher. A casa della signora Bercher, Edmond Pandavoine, il figlio di Vulfran, conobbe Marie Doressany e si innamorò di lei. Il sentimento fu reciproco, e così si sposarono a Dacca, nella cappella di padre Leclerc, contro il volere di Vulfran Pandavoine, il padre di Edmond. Edmond e Marie vissero per quattro anni a Dacca, nella casa dei suoceri Doressany, e lì nacque Peline. Però, ad un certo punto, la fabbrica Doressany-Bercher fece cattivi affari e alla fine fallì. I genitori di Marie, i coniugi Doressany, morirono uno dopo l'altro e la famiglia Bercher ritornò in Francia. Edmond e la moglie partirono con la bambina, che a quei tempi aveva tre anni, per un viaggio di esplorazione a Dalhousie, una città dell'India, per collezionare piante e curiosità di ogni genere per conto di alcune ditte inglesi (fu in quell'occasione che Peline iniziò a conoscere l'inglese). Non tornarono più a Dacca: si stabilirono a Dehra, sulla frontiera del Tibet e dell'Himalaya, dove Edmond, coi suoi affari, guadagnò parecchio. Però conobbe ancora delle difficoltà economiche e alla fine fece il fotografo ambulante a bordo di una carrozza, raggiungendo Sarajevo, in Bosnia. Poi si ammalò di polmonite e morì a Bousovatcha, sempre in Bosnia, lasciando sole la moglie e la figlia Peline: da lì inizia la storia che conosciamo.

    QUESTO MATRIMONIO NON S'HA DA FARE!

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    Come ho scritto qui, in questo episodio Vulfran Pandavoine dice a Peline che il matrimonio di suo figlio Edmond, fatto in India, non ha valore in Francia. Dal punto di vista religioso, ovviamente, questa affermazione non ha senso, visto che il sacramento del matrimonio per la Chiesa Cattolica è sempre valido, dovunque sia fatto. Ma, dal punto di vista civile, le cose erano diverse: a quei tempi, infatti, il codice Napoleonico del 1804 (caratterizzato da un forte anticlericalismo) era ancora in vigore in Francia, e detto codice stabiliva che il matrimonio fosse considerato valido per lo Stato solo se celebrato di fronte a un ufficiale di stato civile. Si trattava di una intromissione illecita dello Stato nelle cose della Chiesa e negli affari personali delle persone. Evidentemente, in India quel matrimonio non era stato celebrato in presenza di un ufficiale di Stato francese: quindi, se era valido per la Chiesa Cattolica, non lo era per lo Stato francese.

    SOTTOTITOLI AGGIUNTI

    I sottotitoli sono stati aggiunti alle scene tagliate nella trasmissione originale: non si vede però il motivo di questi tagli. Forse per questioni di minutaggio, cioè per stare dentro allo spazio di trasmissione permesso. Infatti, si trattava solo dei commenti dei lavoratori, della presentazione delle lettere da parte di Fabry e dei tentativi di Toluel di convincere Peline.

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    L'INDIRIZZO

    Il nome Vulfran Pandavoine è spesso storpiato nelle lettere: qui, per esempio, è chiamato Billflan Pande Van. Inoltre, l'indirizzo dovrebbe essere Maraucourt, visto che vive lì: invece c'è il nome della città di Villeneuve le Roi, che credo che non esista.

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