SHINGO ARAKI

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,409

    Status
    Anonymous
    SHINGO ARAKI: LA VITA E LE OPERE
    NOTA: Le immagini presenti nel sito sono di proprietà degli aventi diritto e sono state qui raccolte a puro scopo divulgativo. Tutti i marchi appartengono ai legittimi proprietari.

    image


    Shingo Araki, considerato il re dell’animazione giapponese per l’incredibile bellezza dei suoi disegni, ha iniziato giovanissimo il suo lavoro, fondando poi il suo studio, la Araki Production, insieme alla sua collaboratrice Michi Himeno, un altro nome notissimo nel mondo dell’animazione giapponese, e altri dieci assistenti. Si è spento a Tokyo il 1 Dicembre 2011 a 72 anni per improvviso collasso circolatorio. Curiosamente, la notizia della sua morte si diffuse prima in Europa, in un sito francese, solo in un secondo tempo in Giappone, tanto che per un attimo si era pensato ad una falsa notizia. Il figlio, Shinji Araki, ha spiegato che suo padre era morto per insufficienza cardiaca mentre nuotava in piscina, come faceva da anni per riprendersi dalla sua malattia, il morbo di Parkinson, di cui soffriva da anni.

    Nacque il 1 Gennaio 1939 a Nagoya, capoluogo della prefettura di Aichi. A 18 anni esordì come fumettista nella rivista locale “Machi” e vinse il primo premio come migliore nuova promessa. Dopo aver pubblicato circa 60 manga, con un ritmo produttivo di circa 40-50 tavole al mese, a 26 anni entrò come animatore alla Mushi Production, gestita da Osamu Tezuka. Si distinse tanto che in pochi mesi gli furono affidate alcune regie.
    Nel 1967 diede vita al "Studio Jaguar" (o "Gruppo Jakard"), un team di valenti disegnatori e animatori nata in seno alla Mushi: il loro primi lavori furono Rocky Joe e Tommy la stella dei Giants. Il suo tratto incredibilmente preciso, dolce e aggressivo allo stesso tempo, cominciò ad attirare l’attenzione dei fan.

    image image


    Lasciata la Mushi, creò con un amico lo "Studio Z", che durò solo due anni (’71-’73) e si legò soprattutto con la Toei Doga, occupandosi della serie animata Devilman (1972).

    image


    Nel 1973 scoppiò la “arakimania”, quando disegnò per la Toei Doga Babil Junior, una serie che in Giappone divenne oggetto di culto e che è tuttora molto popolare.

    image


    Michi Himeno, giovane diplomata all’Istituto d’Arte, rimase scioccata dalla bellezza delle immagini e della dinamicità di Babil Junior, e decise di lavorare con lui.

    Michi-Himeno2


    Successivamente, Arachi fece Cutie Honey e Bia, la sfida della magia: questi lavori segnalarono la sua consacrazione a migliore disegnatore di cartoni animati televisivi del Giappone. Bia era una maghetta non più “buona bambina” stile Sally o Chappy, ma con una certa dose di malizia, che Araki seppe rendere con molta eleganza.

    image image


    Nel 1975 Shingo Araki fondò la Araki Production, assumendo la giovane Michi Himeno. “Da lei” disse Araki “ho imparato ad abbandonare definitivamente il tratto rude di Joe o Babil, per affinarlo e pulirlo sempre di più, come avevo cominciato a fare a partire da Bia e Cutie Honey”. Da quel momento, il marchio Araki Production cominciò a significare Araki e Himeno, un duo che lavorò su Atlas Ufo Robot Goldrake (1975), creando personaggi di successo come Maria (che ebbe un enorme successo in Giappone), Naida e Rubina. Il personaggio di Duke Fleed nell’anime fu realizzato graficamente da Kazuo Komatsubara, che lo disegnò ispirandosi agli eroi realistici di Yoshitaka Amano: Tekkaman, Kyashan, Polimar. Ma Araki, in seguito, lo ridisegnò dandogli tratti molto più dolci.

    image image image


    Nel 1977, lavorarono su Danguard: tra l’altro, Danguard ebbe un grande successo in Giappone anche per l’introduzione del bello e cattivo Fritz Archen, personaggio che sarà poi ripreso dal Char Aznable di Gundam.

    image


    Inoltre, le forme squadrate del robot, l’attenzione della serie prestata sulla psicologia dei personaggi più che ai combattimenti, furono fattori che apriranno la strada a Gundam e Macross.

    image


    Il personaggio principale, Arin, il pilota del Danguard, nell’anime, grazie ad Araki, ebbe un aspetto più adulto rispetto al manga di Matsumoto.

    image


    Nel 1979, la Tokyo Movie Shinsha affidò allo Studio Araki la realizzazione di Lady Oscar, che fu la serie che fece conoscere più di tutti la coppia Araki/Himeno.

    image


    Di norma, Araki si occupava dei personaggi maschili e la Himeno di quelli femminili. Per questo, il personaggio di Lady Oscar è più della Himeno che di Araki; e così pure Lulù, l’angelo dei fiori, il lavoro successivo (1979).

    image


    Lady Oscar, tra l’altro, ebbe il pregio di rendere noto Araki anche all’estero, in particolare presso gli esperti del mondo dell’animazione francese: per alcuni anni, infatti, Araki si occupò di coproduzioni franco-nipponiche, in cui il suo disegno assunse forme curiose e spesso irriconoscibili per adattarsi ai parametri europei: da qui nacque Ulisse 31 (1980), serie di 12 episodi, che venne trasmessa anche in Giappone, per soddisfare le richieste dei fan di Araki.

    image


    Altri lavori franco-nipponici furono Lupin Ottavo (Rupan Hachisei), una serie di Lupin (8 episodi, 1981) ambientata nel futuro, che però non venne mai trasmessa per via di problemi di diritti coi discendenti di Maurice Leblanc, l’autore delle storie originali di Lupin.

    image


    Altri lavori di coproduzione furono Chanson Nono e L’Ispettore Gadget.

    image image


    Tornato in Giappone a collaborare con la Toei Doga, si occupò della seconda serie di Capitan Harlock (Capitan Harlock SSX, anno 1982), di Kiss Me Licia (1983), Memole dolce Memole (1984), Juni Peperina inventatutto (1985), I racconti di Mapletown (1986).

    image image image image image


    Inoltre, con la Tokyo Movie Shinsha, riprendendo lo stile di Lupin Ottavo, lavorò alla terza serie di Lupin III (1984) e al layout di Occhi di Gatto.

    image image


    Tornato ad occuparsi di coproduzioni, stavolta con i cartoni americani, modificò radicalmente il suo disegno per adattarlo agli standard americani, lavorando su G.I.Joe.

    image


    Nel 1986, produsse quello che è considerato il suo capolavoro e un sunto di tutte le sue molteplici esperienze di disegnatore: i 114 episodi della serie dei Cavalieri dello Zodiaco, oltre ai quattro film relativi per il cinema.

    image


    Successivamente, si occupò di un OAV di Kojiro dei Fuma, un altro personaggio di Masami Kurumada, l’autore dei Cavalieri dello Zodiaco. Curò anche il character design della serie televisiva di Sangokushi e i nuovi OAV di Babil Junior.

    image image


    Assieme a Michi Himeno, curò le tavole di un racconto serializzato nel periodico “Corocoro comics” della Shogakukan. Si occupò anche del videogioco Burai. Il suo ultimo lavoro, il manga "Sourire" ("sorriso" in francese) è rimasto incompiuto sul suo sito personale: www.arakishingo.com/pc/


    Edited by joe 7 - 9/2/2020, 15:46
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,409

    Status
    Anonymous
    INTERVISTA A SHINGO ARAKI
    (effettuata da Federico Colpi e stampata su "Mangazine" n. 21, Febbraio 1993)

    Araki


    Come ha cominciato ad interessarsi dei manga?
    Si tratta di un amore naturale che mi sono portato dietro sin dall’infanzia. Da piccolo odiavo andare a scuola, avevo una vera e propria repulsione fisica. Quando entravo nell’edificio scolastico mi venivano tremende emicranie e gli stessi professori, esasperati, mi lasciavano andare a casa. Così potevo disegnare tutto il giorno. Disegnavo sempre e dappertutto, i muri di casa erano coperti di schizzi. In seguito, la grande occasione venne quando la rivista “Machi” mi accettò per un certo periodo come fumettista. Però mi resi subito conto, con mio grande dispiacere, che non potevo diventare un fumettista. Per quanto mi piacesse disegnare, non avevo il senso della storia e della narrazione. Per cui, quando a 26 anni, dopo essere andato a Tokyo, fui assunto dalla Mushi Production di Osamu Tezuka ne rimasi molto soddisfatto. Lì potevo disegnare storie scritte da altri, e questo mi bastava.

    Che ditta era la Mushi a quel tempo? Ha fatto, se non sbaglio, serie di altissima qualità e di grande successo, per cui non sono mai riuscito a spiegarmi bene la ragione del fallimento.
    La Mushi era la maggiore produttrice del tempo. Ci lavoravano duecento persone, quando io vi entrai e dopo pochi anni, divennero quattrocento, dimensioni impensabili anche per la Toei. A quei tempi, riuscivamo a curare anche quattro serie contemporaneamente, uno sforzo che pochi altri avrebbero potuto sostenere. La ragione del fallimento fu che tutti quei dipendenti erano a contratto e ben presto Tezuka si trovò con le tasche svuotate dagli stipendi. La Mushi dichiarò bancarotta, ma i sindacati occuparono la fabbrica e riuscirono a tenere in vita la ditta sino ad oggi. Adesso produce ancora qualcosa nei video. Tezuka, invece, con altri collaboratori, diede vita più tardi alla Tezuka Productions, attiva ancor oggi con Seisha Monogatari (La Bibbia).

    Qual’era il suo ruolo alla Mushi Production?
    In Kimba, il leone bianco (1965) lavorai come animatore e disegnatore. Così anche nella seconda serie di Kimba, in cui mi vennero affidate anche alcune regie. Così pure per la Principessa Zaffiro.

    image image


    Da Forza, Marin! (1966)” a Mimì e le ragazze della pallavolo (1969) continuai a fare esperienza come disegnatore, scrivendo anche alcuni storyboards per Paman (1967) e, infine, nel 1970, venne la grande occasione di Rocky Joe: per quello, ebbi l’incarico di supervisore dei disegni, o sakkan.

    Può spiegarci di preciso cosa significa questo termine?
    Certo. I disegni che compongono un cartone animato sono fatti da molte persone, ognuna delle quali ha capacità e stili diversi. Se il cartone venisse ripreso usando quei disegni, ne uscirebbero immagini poco fluide e non uniformi. Il lavoro di supervisione consiste nel correggere quei disegni dove è necessario, per esempio nelle anatomie, o nelle espressioni del volto più difficili da rendere, e rintracciarli tutti in base al proprio stile, il che dà al cartone un aspetto unitario. Il sakkan può sembrare un lavoro semplice, perché si tratta solo di modificare dei disegni già fatti, ma in realtà richiede molto tempo, specie nel caso di studi d’animazione che non posseggono disegnatori molto in gamba. In Lady Oscar, per citare un caso, era necessario rifare i disegni quasi daccapo, perché quelli che ci arrivavano dalla Tokyo Movie Shinsha erano completamente sballati nelle anatomie e nella caratterizzazione grafica dei personaggi…

    Occuparvi di Lady Oscar può essere stato un lavoro molto duro, però il risultato è stato stupendo. Probabilmente, la serie meglio disegnata nella storia degli anime televisivi…
    Grazie. Benchè nel manga la protagonista fosse Maria Antonietta, la serie TV diede il ruolo principale alla sua mascolina “guardia del corpo”. La grafica di questa serie fu completamente affidata a me e al mio gruppo. Michi Himeno divenne il character designer (disegnatrice dei settei) e io il sakkan di tutti gli episodi, però con un curioso sistema: io disegnavo i personaggi maschili e lei quelli femminili. Se, per esempio, Fersen e Andrè sono miei, Oscar e Maria Antonietta sono della Himeno. Per Lady Oscar mi venne affidato il lavoro di sakkan per tutti gli episodi, cosa rara negli anime. Proprio perché è un lavoro che richiede molto tempo, di solito il lavoro di sakkan di una serie viene affidato a circa quattro persone o studi diversi, ognuno dei quali si occupa di una puntata al mese. Così, penso che chiunque lo possa notare, in una serie animata non c’è uniformità nel disegno, ma esso varia da puntata a puntata, a cicli di quattro o cinque episodi, a seconda di chi lo ha curato. Questo è anche il motivo per cui in molte serie, tra le quali anche i Cavalieri dello Zodiaco, esiste un grande divario qualitativo tra i vari episodi. Lady Oscar, e in parte anche Rocky Joe, che sono curate in tutti gli episodi dallo stesso personale, rappresentano un’eccezione a questa regola degli anime televisivi. Inizialmente, anche Kiss Me Licia doveva essere fatto con questi criteri, ma alla fine mi sono occupato solo di un episodio ogni quattro.

    A proposito di Rocky Joe, perché terminò all’improvviso, nonostante il grandissimo successo che stava ottenendo? Problemi economici?
    No, semplicemente, ad un certo punto, la narrazione di manga e cartone animato si allinearono, perciò sarebbe stato necessario continuare a sviluppare l’anime in modo autonomo rispetto al manga. Si decise che era meglio continuare a rispettare il testo di Chiba, per cui interrompemmo la produzione del cartone, in attesa che questi finisse il manga.

    Agli inizi della sua carriera, lei si è occupato di una gran numero di serie sportive: come disegnatore, “Tommy la stella dei giants”, “Animal 1” “Mimì e le ragazze della pallavolo”; come disegnatore e, in certi episodi, sakkan, “Rocky Joe”, “Il re del kickbocking”, “Baseball Team Apache”…tuttavia, mi sembra che il suo stile non sia stato molto esaltato da cartoni animati dai contenuti così rudi. Lei cosa ne pensa?
    A quel tempo, non avevo ancora elaborato un tratto così pulito e fine come oggi, per cui non ebbi problemi a realizzare quella serie. Anzi, oltre a Joe, con il quale faticai parecchio per renderlo il più possibile simile al tratto energico di Tatsuya Chiba, il disegnatore del manga, ho dei ricordi molto belli dei tempi di Tommy la stella dei Giants. Quella fu la prima serie sportiva della TV e si può dire che divenne l’archetipo di tutte le serie successive. Ma il gruppo che lavorò a Tommy non aveva nessun esempio precedente su cui basarsi, per cui ogni giorno ci spremevamo le meningi ad ideare e sperimentare nuove tecniche d’animazione che rendessero le immagini sufficientemente dinamiche: l’idea di rappresentare in modo esagerato gli sforzi degli atleti nel lanciare la palla, o il fatto che questa, per dare meglio il senso della velocità, si deformi dopo essere stata colpita e prenda un aspetto ovale…

    Quelle furono sue idee?
    Già. Per una serie che aveva il suo fulcro nell’attività fisica e nell’espressione della potenza degli atleti, era necessario elaborare tecniche che superassero le limitazioni dei cartoni televisivi fino ad allora prodotti.

    Il successo di Tommy la stella dei Giants fu probabilmente determinato proprio dall’uso di quelle nuove tecniche di animazione, che effettivamente furono riprese da tutti gli altri cartoni sportivi…anche se, in certe serie, l’idea di esagerare i movimenti produsse situazioni poco credibili…
    Sì…comunque, tornando al discorso di prima, credo che, indipendentemente dal fatto che una serie si addica o meno al proprio tratto, da ogni esperienza si traggono insegnamenti di grande valore. Dalle serie sportive, ho imparato a rendere nei disegni il senso del dinamismo; da serie come Cutie Honey, dove appaiono molti nudi, ho imparato a curare meglio le anatomie…anche dalle coproduzioni con la Francia, per le quali ho prodotto i personaggi che forse più si distaccano dal mio stile, ho imparato molto. Il modo di narrare francese è molto più soft di quello giapponese, le azioni e i movimenti non sono espressi con la tecnica nipponica dell’esagerazione. Proprio perché non fanno gesti e movimenti mirabolanti, è necessario prestare una maggior cura e usare un tratto più “severo” nel disegnare i personaggi francesi. In un certo senso, se da Tommy la stella dei Giants e Babil Junior ho imparato a dare importanza alla dinamicità del segno, dai cartoni francesi ho reimparato che la cosa più importante è la qualità del disegno dei personaggi, ed è a questa che bisogna dare maggior cura. Se non avessi avuto tutte queste esperienze, non sarei mai arrivato a disegnare i “Cavalieri dello Zodiaco”.

    “I Cavalieri dello Zodiaco” è considerato da critici e fan un sunto delle sue capacità artistiche. Lei cosa ne pensa a proposito?
    Effettivamente, i “Cavalieri dello Zodiaco” sono nati con quell’intento: quello di proporre una “summa” del mio stile. Tratto dal manga di Masami Kurumada, questa serie lanciò il genere dei combattenti dotati di armatura. Inaugurato da Go Nagai col non molto fortunato Tetsu Senshi Musashi (Musashi, guerriero d’acciaio, 1981), in cui dei robot si scompongono nelle varie parti di una corazza, questo genere fu rivitalizzato da Kurumada e ripreso poi da un’infinità di imitazioni più o meno riuscite, come Yoroiden Samurai Troopers e Tenku Senshi Shurato.
    Se si guardano i cinque protagonisti dei Cavalieri dello Zodiaco, si può notare come essi rappresentino i cinque modelli più ricorrenti nelle mie opere:
    Pegasus è il tipo sanguigno, come lo erano Arin di Danguard o Babil Junior;

    image


    Crystal è il “bellissimo” come lo erano Fritz Archen di Danguard o Serge di Lulù, l’angelo dei fiori (tra l’altro, Serge e Archen devono molto alla mano di Michi Himeno, essendo efebici, cioè molto femminili nelle fattezze).

    image


    Poi, Sirio può essere bello e misterioso come Actarus di Goldrake o Andrè di Lady Oscar;

    image


    Phoenix è un personaggio maturo come Fersen di Lady Oscar;

    image


    Andromeda, infine, è un personaggio dal viso rotondeggiante e femminile, e che quindi, più che un uomo, può ricordare eroine come Maria Antonietta, Bia, o Maria di Goldrake.

    image



    Tra tutti questi personaggi, qual è quello a cui lei si sente maggiormente legato?
    Può sembrare strano, ma probabilmente è Babil Junior.

    image


    E’ stato il primo personaggio a cui ho dovuto dare io un volto. Inoltre, quando disegnavo manga, avevo creato personaggi che, come Babil, avevano un viso infantile e indossavano la divisa scolastica. Inoltre, Babil Junior è stata un’esperienza importante nella mia carriera. Da quella serie, ho imparato ad esprimere il dinamismo, il senso della velocità e il senso del tempo nella narrazione. E’ stata forse l’esperienza più preziosa della mia carriera, perché, disegnando Babil ho finalmente cominciato a provare sicurezza nelle mie capacità, perdendo quel senso di “paura” verso l’animazione che sempre avevo provato.

    In un’intervista ho letto che lei, più che un disegnatore di anime, continua a sentirsi un disegnatore fallito di fumetti…
    Sì, il fatto che non sono mai riuscito a fare dei buoni fumetti, che sono la cosa che davvero avevo intenzione di fare, continua ancora oggi a pesarmi molto.

    Non pensa di cimentarsi ancora una volta nella scrittura di un soggetto originale, come ai tempi in cui scriveva manga?
    Ci ho pensato molte volte, ma, da un lato, ancora non mi sento sicuro, dall’altro sono troppo occupato con gli anime per mettermi a fare qualcosa di veramente mio.

    Se dovesse scrivere una storia, che tema sceglierebbe?
    Probabilmente, un racconto fiabesco, che corrisponde a quello che avrei sempre voluto fare nei manga. O un fantasy…(e qui viene in mente il manga fiabesco “Sourire” , “sorriso”, che Araki farà online anni dopo)

    Ma, tra le opere che lei ha fatto come disegnatore di cartoni animati, ce n’è qualcuna di cui si sente davvero soddisfatto? Lady Oscar, i Cavalieri dello Zodiaco…
    No, non sono completamente soddisfatto di nessuna delle cose che ho fatto.

    Vuol dire che, alla conclusione di un’opera, lei non ha mai pensato: “questo è proprio un gran bel lavoro”?
    Bè…sì…ripensandoci, effettivamente, c’è qualcosa di cui vado piuttosto orgoglioso. Parlo degli ultimi tre dei quattro film cinematografici dei Cavalieri dello Zodiaco. Sì, quelli sono davvero ben fatti.

    Lei si è dedicato molto poco ad opere per il cinema. Anzi, quasi per niente…
    Ho fatto qualche lungometraggio, ma esclusivamente per il mercato degli OAV.

    Ho letto una bellissima critica su di lei, in cui si dice che lei fa dei disegni troppo beli e precisi per potersi dedicare al cinema. Intendo dire che nelle serie TV si usa un numero relativamente limitato di disegni, per cui è la bellezza di questi a determinare la qualità del cartone. Al contrario, nei lungometraggi viene utilizzato un numero molto elevato di disegni, al fine di ottenere un’animazione più fluida; ma così ogni disegno resta sullo schermo solo per poche frazioni di secondo e lo spettatore non ha il tempo sufficiente per gustarne la bellezza; perciò i suoi disegni non sarebbero adeguatamente valorizzati in un film cinematografico. Lei che ne pensa?
    Mah…

    Personalmente, non me la sentirei di affermare che un film come Akira, realizzato utilizzando un numero enorme di disegni, abbia un impatto visivo maggiore di Lady Oscar o dei Cavalieri dello Zodiaco, realizzati con pochi disegni ma meglio curati…
    Bè…dipende dai gusti...

    Parliamo adesso di quel fatto accaduto tempo fa: la rapina alla Araki Productions.
    Ah, ne ha sentito parlare anche lei? Adesso il responsabile è stato trovato. Era un mio fan che, di notte, era entrato negli studi rompendo il vetro vicino alla porta d’entrata e aveva rubato 3000 rodovetri. Probabilmente, se si fosse limitato a questo, non gli sarebbe successo molto. Invece, ha avuto la buona idea di vendere quelli che non gli piacevano a prezzi variabili da 10 a 100.000 yen (all’epoca dell’intervista, da 60 a 600 € circa).

    100.000 yen? Scusi, ma non li vendono anche alla Toei a 500-800 yen l’uno? (da 3 a 4,8 € l’uno)
    Sì, quello è il prezzo normale di un rodovetro. Però, né alla Toei né in altre case ne rimangono più di disegnati da me, per cui sembra che le quotazioni si siano alzate di molto.

    Ho sentito dire dalla Toei che, durante gli scioperi generali degli anni settanta, si lasciavano i rodovetri a marcire sotto la pioggia. Se si pensa che adesso potrebbero valere qualche centinaio di milioni…comunque, lei non pensa che il fatto che solo i rodovetri disegnati da lei siano valutati a così alto prezzo e che ci siano fan che pagano tutti quei soldi per averli, dimostri che, in fin dei conti, lei, più che un fumettista fallito, dovrebbe considerarsi il re dell’animazione televisiva giapponese?
    (sorriso impacciato)
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,409

    Status
    Anonymous
    SHINGO ARAKI: I SUOI LAVORI SU GOLDRAKE

    image


    Shingo Araki, insieme con Michi Himeno, ha lavorato sulla serie di Goldrake come "sakkan" all'inizio.

    Il sakkan è il supervisore dei disegni: infatti, i disegni che compongono un cartone animato sono fatti da molte persone, ognuna delle quali ha capacità e stili diversi. Se il cartone venisse ripreso usando quei disegni, ne uscirebbero immagini poco fluide e non uniformi. Il lavoro del sakkan consiste nel correggere quei disegni dove è necessario: per esempio, nelle anatomie, o nelle espressioni del volto più difficili da rendere, e ritracciarli tutti in base al proprio stile, il che dà al cartone un aspetto unitario. Il sakkan può sembrare un lavoro semplice, perché si tratta solo di modificare dei disegni già fatti, ma in realtà richiede molto tempo, specie nel caso di studi d’animazione che non posseggono disegnatori molto in gamba.

    Le storie di Goldrake sulle quali Araki, insieme a Himeno, ha lavorato come sakkan (e quindi coi suoi disegni) sono:

    Episodio 5: “Una serata di gloria”
    In una gara aerea dove partecipa Alcor, in cui Venusia, Banta e Mizar fanno da spettatori tra gli altri, un mostro di Vega cattura Goldrake, incatenandolo sotto la minaccia di uccidere tutti i partecipanti alla gara. Con l’aiuto di Alcor, Goldrake si libera e ottiene la vittoria. Venusia qui viene disegnata per la prima volta da Araki, con ottimi risultati.

    image image image


    Episodio 17: “La bufera di neve”
    Mentre gli uomini del ranch incappano in una bufera di neve mentre portano i cavalli al pascolo, Mizar cerca di salvare un puledrino rischiando la vita, ma Alcor interviene col TFO a salvarlo. In questo modo, vengono a scopire l’esistenza di un mostro di Vega che vuole distruggere una città per la realizzazione di una base veghiana. Goldrake interviene e distrugge il mostro, dalle fattezze simili a quelle di Devilman. Da notare qui la maestria di Araki anche nel disegnare i cavalli.

    image image image


    Episodio 20: “L’insidia sotto la montagna”
    Actarus e Alcor sospettano dell'esistenza di una base di Vega: alla fine, la scoprono, ma Hydargos, a bordo del robot di Vega, cattura Alcor e ricatta Actarus. Quando stanno per essere giustiziati, Actarus si libera e riesce a liberare Alcor, sconfiggendo poi con Goldrake il mostro di Vega e distruggendo la base. Da notare che qui il mostro di Vega è uno dei più classici, ripreso spesso nei disegni italiani dell'epoca sui libri dedicati a Goldrake.

    image image image


    Episodio 25: “L’amore che sbocciò nel cielo”
    Il famoso episodio di Naida. Qui Araki e Himeno creano un personaggio indimenticabile.

    image image image


    Episodio 29: “Un amico dallo spazio”
    La famosa storia del comandante Haruk, che amava le colombe.

    image image image


    Episodio 35: “Il terremoto misterioso”
    Un mostro talpa provoca terremoti e assalta la base di Goldrake: per la prima volta compare il Goldrake 2 e il mostro viene distrutto.

    image image image


    Episodio 40: “Il mare è in fiamme”
    I veghiani vogliono il giacimento di superuranio, e Goldrake è costretto ad ingaggiare un durissimo combattimento sotto il mare. Il mostro è particolarmente inquietante. Alla fine, la vittoria è stata conquistata, ma a fatica. Procton propone per la prima volta la costruzione del Delfino Spaziale, che aiuterà Goldrake sott'acqua.

    image image image


    Episodio 44: “Un segreto dalla preistoria”
    Hiroshi, un giovane archeologo, e la sorella Midori sono coinvolti nella scoperta di un sito preistorico, che in realtà è un avamposto veghiano nascosto. Il fratello viene ucciso, ma Goldrake riesce a salvare Midori.

    image image image


    A partire dal 49° episodio: “Il mostro ribelle”, Araki diventò anche il Character Designer della serie, sostituendo Kazuo Komatsubara. In questo episodio compare per la prima volta Maria Fleed, la sorella di Actarus. Da notare che il Character Designer non è il disegnatore, ma l’autore dei settei di base: per questo, il 49° episodio non si avvale dei disegni di Araki, ma di quelli dei sakkan Jouji Kikuchi e Tomeko Horikawa.

    Episodio 50: “Eliminate Alcor”
    Maria entra a far parte del gruppo, guidando la Trivella Spaziale. Intanto, Lady Gandal manda tre assassine androidi ad eliminare Alcor, ma il piano fallisce: riescono solo a ferirlo e non può guidare il Goldrake 2. Ma Maria lo sostituisce ed aiuta Goldrake ad ottenere la vittoria. In questa storia, Maria viene presentata agli altri personaggi e diventa la vera e propria protagonista dell'episodio.

    image image image


    Episodio 56: “L’occhio spaziale”
    Procton e gli altri cercano di coinvolgere le altre nazioni intervenendo in un congresso in Svizzera: ma Zuril interviene, ostacolando il successo dell’impresa. Qui Araki si sbizzarrisce cambiando i vestiti dei personaggi e intervenendo in un contesto diverso da quello giapponese.

    image image image


    Episodio 63: “Gelo mortale”
    La famosa storia del capitano alieno Shira, un altro personaggio indimenticabile creato da Araki e Himeno.

    image image image


    Episodio 68: “Maria nella tempesta”
    La tragica storia di Kein, una volta amico di Maria.

    image image image


    Episodio 72: “Rivoluzione nello spazio”
    L’indimenticabile episodio di Rubina.

    image image image



    Edited by joe 7 - 15/2/2016, 23:00
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,409

    Status
    Anonymous
    INTERVISTA A SHINGO ARAKI DAL ROMAN ALBUM DI GOLDRAKE
    Da un’intervista a Shingo Araki a proposito del suo lavoro su Goldrake, pubblicata sul Roman Album (libro giapponese originale) di Goldrake: “Il personaggio principale fra quelli che ho curato è la sorella di Duke Fleed, Maria.

    image


    Penso di averla rappresentata carina, vivace ed innocente. Riflettendo su questo anime, penso che i personaggi secondari ospitati in ogni episodio abbiano portato una ventata d'aria fresca, soprattutto Kein nella 68° puntata (“Maria nella tempesta”) e Shira nella 63° puntata (“Gelo mortale”). Gli anime robotici attirano il pubblico con i combattimenti spettacolari, ma io ho cercato di portare sulla scena di Goldrake l’amore fraterno, l’amicizia e l’amore romantico. Inoltre, abbiamo curato attentamente la recitazione dei personaggi, affinchè fosse bella ed affascinante.”
    Da un'altra intervista (Montosi, Goldrake, ed. Jacobelli), Araki dichiarò: "La cosa che apprezzo in Nagai è che dà la possibilità agli sceneggiatori di curare i personaggi come meglio credono. Penso sia il migliore degli autori, da questo punto di vista. Goldrake è stata la prima serie curata dalla Araki Production e ne ho un gran bel ricordo. All'epoca lavoravo con sole cinque persone, ogni puntata era una sfida contro il tempo. A me piaceva dare importanza ai personaggi secondari, come i nemici, e poi ho potuto fare quello che volevo. Forse è stato il cartone animato che ha più risentito della cura grafica dei personaggi. Parte del lavoro l'ha fatto però la Himeno."

    IL SEGUITO DI GOLDRAKE DI SHINGO ARAKI CHE NON FU MAI FATTO
    Nel 1981-82, una televisione francese contattò Nagai e la Dynamic Production, dicendo che voleva produrre un nuovo Goldrake. Fecero anche un film pilota insieme alla Toei Animation, disegnato da Shingo Araki. Però il lavoro fu assai faticoso a causa delle grandi distanze e fu abbandonato. Infatti, a quei tempi non c’erano né fax, né e-mail e nemmeno internet: solo per mostrare un disegno si doveva fare un viaggio di 14 ore con scalo in Alaska. Molti di quegli spunti, comunque, furono riutilizzati dalla Toei per la serie dei “Cavalieri dello Zodiaco”.

    image



    I LAVORI DI SHINGO ARAKI E MICHI HIMENO SULLA SERIE DI GOLDRAKE
    In Goldrake si sottolinea molto l’importanza dell’elemento femminile. Gran parte del merito va riconosciuto alla coppia Araki/Himeno, che ha creato figure femminili rimaste nella storia dell’animazione giapponese. Nel caso di Maria, lo stesso Go Nagai, che aveva dato un look molto differente alla sorella di Actarus, fu molto colpito dal restyling operato da Araki e accettò immediatamente le numerose modifiche operate dall’animatore. Quando cominciò a lavorare a “UFO Robot Goldrake”, Araki aveva già una lunghissima esperienza, avendo curato il character designer di serie come “Bia la sfida della magia”, “Babil Junior”, “Cutie Honey”.
    Michi Himeno, una giovane e dotatissima animatrice che divenne la sua assistente dal quinto episodio di Goldrake in poi, contribuì però a rendere le linee dei suoi personaggi ancora più flessuose. Riconoscendo le capacità della ragazza, Araki le affidò il design di molti personaggi femminili: da Naida (episodio 25) a Elsa, la ragazza che compare nell’episodio 56, in cui i nostri protagonisti vanno alla conferenza all’estero per incontrare il professor Shriber: un personaggio minore ed una comparsa molto breve, ma con un disegno ottimo.

    image image


    Oltre a loro, la Himeno si occupò anche del capitano Shira (o Kirika), dell’episodio 63, e di Rubina (episodio 72).
    Araki continuò ad occuparsi di tutti i personaggi maschili, che però assunsero anch’essi lineamenti molto più aggraziati. Questo fascino efebico, che divenne il marchio di fabbrica di tutte le serie curate da Araki (basti pensare ai “Cavalieri dello Zodiaco”), gli attirò però anche alcune critiche in Giappone: nell’episodio 25, in cui compare Naida e Actarus crolla psicologicamente, ci fu infatti chi si lamentò del fatto che in quella scena il principe di Fleed aveva un aspetto esageratamente effemminato. I personaggi della coppia Araki/Himeno sono comunque considerati oggi tra i più belli dei cartoni giapponesi: soprattutto l’immagine della donna alta e magra, dagli occhi allungati e intensi come quelli di una gatta, che i due crearono per le tre assassine veghiane dell’episodio 50, si impose in molti anime successivi della Toei Animation che hanno ottenuto grande successo anche in Italia, come “Danguard” o “Galaxy Express 999”.

    image

     
    Top
    .
3 replies since 20/1/2016, 14:12   1161 views
  Share  
.